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giovedì 13 settembre 2018

La sagra del peperoncino di San Simone


MUSICHE E TANTE LUCI
PER SUA ALTEZZA REALE

Il festeggiato ha ricambiato
esaltando piatti prelibati, come
la fagiolata di Simeone Rodio,
docente all’istituto alberghiero
di Crispiano. Il pubblico è stato
numerosissimo e soddisfatto.






Franco Presicci

Ogni anno, puntuale, ritorna a San Simone, Crispiano, sua altezza reale il peperoncino. Ed è una gioia per le migliaia di fans, che aspettano i primi di settembre per fargli onore. II festeggiato ricambia deliziando tutti i tipi di piatti forniti nelle serate del suo trionfo.
Gran folla alla sagra del peperoncino
La gente fa la ronda tra la chiesa dell’arcangelo Michele e l’inizio di via Martellotta, gustando una frisella con un pizzico di “habanero”, che si pavoneggia appeso sulle bancarelle bello nel suo colore verde pallido e la sua forma di lanterna; o di tabasco, che, portato nel 1868 in America da un reduce dalla guerra in Messico, forse prende il nome da un fiume che scorre in quella zona. Da noi l’uso del pepe rosso è diffuso ovunque, lo si sparge sul gelato, lo si lascia cadere nel caffè. Fa la sua figura anche la grappa al peperoncino.
Lo stand del prof. Biagi
Peperoncino in mostra






Occorre però moderazione, per evitare inconvenienti come quelli snocciolati alla sagra da una sorta di “cow boy” texano: una coppia venne invitata da amici lucani, che scodellarono con orgoglio spaghetti al sugo con tanto peperoncino, che gli ospiti invocarono i pompieri. In casa di un affermato professionista pugliese a Milano la signora servì la pasta con i ceci e uno dei commensali richiese il peperoncino; con l’indice e il pollice pescò dall’ampolla un “cornetto” intero e se lo mise in bocca senza scomporsi; un altro ospite volle imitarlo e gli si incendiò il palato. Su fatti del genere c’era anche chi intratteneva i vicini seduti su un muretto, elencando quasi tutte le virtù della spezie, che tra l’altro potenzierebbe gli amplessi.
Prof. Massimo Biagi
Il peperoncino ha moltissimi seguaci, e anche a loro si deve il successo che ottiene San Simone in ogni edizione. Fino a qualche anno fa approdava da Pisa in questa contrada un famoso esperto della materia: il docente universitario Massimo Biagi, che montava nel suo stand un tavolo con una quarantina di contenitori colmi di peperoncini multicolori, che davamo l’impressione di una lunga tavolozza. Biagi, che è morto e al posto del suo capannone ce n’è un altro, alle persone che lo sollecitavano dava spiegazioni sulla pianta e presentava quelle che aveva inventato egli stesso. Richiesto, accennava anche alla storia del “francisello”, come lo chiamano in Basilicata, di cui sono state trovate tracce del tipo “Chile tepin” nel 7500 a. C. Sentiamo ancora la voce bassa e pacata dell’illustre maestro, che riferì anche una leggenda, una delle tante che riguardano l’argomento. Quella del dio Tezcatlipoca che si presentò alla sua futura sposa travestito da venditore di spezie indemoniate. Insomma, frequentando la “Sagra d’u diavulicchie ascquande” cispianese, ci si diverte, assaggiando pietanze “firmate” da cuochi
Franco Mirabello
fantasiosi e famosi.

Lo chef Simeone Rodio





 





Tra queste la fagiolata ardente, apprezzatissima da tutti, di Simeone Rodio, un re della cucina, docente alla scuola alberghiera di Crispiano. I punti di ristoro qui sono decine. Gli stand dispensano, oltre al piatto di fagioli cucinato a regola d’arte, polpette, orecchiette, gulasch e tanti altri alimenti, sempre esaltati dal peperoncino. Qualche anno fa a questo protagonista indiscusso fu riservato il palcoscenico, messo su nella piazzetta, sul quale abili parrucchiere inventarono originali architetture tra i capelli di deliziose fanciulle. Era prevista anche una sfilata, ma un manolesta la fece naufragare rubando tutti gli ornamenti, corolle e quant’altro, che erano stati depositati dietro le quinte.
Tutti al lavoro, compreso il presidente(a destra)
E la sorpresa ideata dagli organizzatori della sagra, gli “Amici da Sempre”, suscitò non poca amarezza, soprattutto in Alfredo De Lucreziis, che della compagnia, composta anche dalle mogli, figli e nipoti, è un po’ l’anima. Anche lui presentava uno stand, ben arredato con peperoncini pendenti come orecchini o con gli steli calati in grossi vasi e in “capase”. Quest’anno la sagra, giunta alla XIX edizione, ha registrato un’affluenza straordinaria; file interminabili, siepi umane difficili da solcare, e tanti numeri: Franco Mirabello, partner del virtuoso della fisarmonica Vito Santoro, assente per indisposizione, cantava pizzicando le corde della chitarra; Michele Serio, autore di serigrafie, scattava “foto piccanti” a visitatori che i suoi assistenti trasformavano in peperoncini giganti; la vinicola Luccarelli offriva assaggi di vino prelibato.
Fotografie piccanti di Michele Serio
Che si poteva fare di più per solennizzare il “capsicum” che entusiasma i cuochi e i gastronomi, compreso, a suo tempo, l’informatissimo e autorevole Vincenzo Buonassisi. A loro pensano tanti discepoli improvvisati, che a Crispiano trovano il terreno adatto per esibirsi. “Il peperoncino è il pepe dei poveri, anche perché chi lo ama se lo può coltivare sul balcone di casa” – pontificava un tale corpacciuto, capo potato al massimo, pancia penzolante, barba da frate cappuccino, continuando: “Si chiama anche pepe d’India, da cui viene l’espressione abruzzese ‘Pepedigne’”. Teneva una vera e propria lezione peripatetica al suo seguito e accennava a Ettore Luini, ufficiale lucano della Guardia di Finanza, profondo conoscitore delle qualità del peperoncino, e tenace sostenitore delle sue virtù terapeutiche. E concludeva che una buona spaghettata a mezzanotte è un vero toccasana per la salute. Michele Annese, già segretario generale della Comunità Montana pugliese e direttore della biblioteca “Carlo Natale”, che grazie a lui e ai suoi collaboratori, era una fucina d’iniziative nuove e interessanti, come lo è adesso l’Università del Tempo Libero e del Sapere da lui fondata, passeggiava salutando gli amici e osservando le varie scene di questo teatro indimenticabile.
Il cestaio Antimo Calò
Improvvisamente dalla folla è sbucato il cestaio Antimo Calò di Uggiano Montefusco, Comune di Manduria, che per un momento aveva disertato il suo banco acquartierato vicino a una chiesetta antica per abbracciarlo; tornando subito a intrecciare fusti di lentischio per confezionare i suoi “panari”, attorniato da spettatori curiosi del suo lavoro. La sagra “d’u diavulicchie ascquande” è un appuntamento atteso, e gli interessati arrivano a frotte da ogni parte della Puglia, in particolare da Martina, da Taranto, da Grottaglie, da Montemesola, e anche da Bari per rendere omaggio al peperoncino, passione di Ugo Tognazzi (si ricordano le sue “penne infuriate”) e di Aldo Fabrizi, il bravissimo attore comico che inseguiva Totò, di professione ladro nella finzione cinematografica di “Guardie e ladri”. E innaffiati di peperoncino saranno stati anche gli spaghetti che Alberto Sordi divora in un film, dove pare interpreti un personaggio invaghito degli Stati Uniti. Anche tanti uomini politici di casa nostra e di Paesi lontani da noi impazziscono per il peperoncino.
Se non siamo in errore il chi chien, origini asiatiche, allettava il palato di Mao Tsè-tung. “Lo sai che a Diamante, in provincia di Cosenza, dove si svolge il “Peperoncino Festival” di respiro nazionale, esiste l’Accademia italiana del peperoncino per approfondire e diffondere la cultura del “diavoletto”, immigrato in Italia grazie a Cristoforo Colombo?, domandava ad un’altra una signora slanciata, capelli bianchi raccolti sulla nuca, andamento signorile. L’ interlocutrice era al corrente anche di altre attività dell’Accademia, che si preoccupa di far conoscere le vicende, le caratteristiche dei diversi tipi di questo frutto che genera allegria, di cui a abbiamo testimonianza personale visitando quasi dalla sua nascita la manifestazione allestita con sapienza dagli “Amici da sempre”. Fu Michele Annese ad invogliarci la prima volta, mentre ammiravamo uno splendido presepe di grandi dimensioni che gli stessi avevano costruito con quintali di biscotti scaduti. Da quella volta anche noi come gli altri aspettiamo con ansia i primi di settembre.
La Cantina
Ricordiamo che qualche anno fa il tempo minacciava pioggia (ne era già caduta a catinelle) ma c’erano coraggiosi che avevano raggiunto San Simone con gli ombrelli. All’ora stabilita il cielo si rasserenò e la sagra potè aprirsi senza timori. Al peperoncino, che nutre l’entusiasmo di chi sta ai fornelli con il cappello bianco, si ispirano orefici-artisti per creare gioielli a forma di corno, che, oltre a rappresentare un vanto per le signore in società, all’occorrenza possono assumere una funzione apotropaica, per chi ci crede. Anche la poesia, in lingua, in dialetto romano, abruzzese… parla di peperoncino. Ecco la prima quartina di un sonetto di Berto Lembo: “Io m’aricordo che, da ragazzino, / nun stavo fermo manco per un seconno / tanto che me diceva, pòro nonno / “Ma c’hai magnato er peperoncino?”. Intanto abbiamo cercato di sapere quale “diavolicchio” detenga il primo posto nella scala di Scoville. Anni fa il primato spettava all’habanero, originario dello Yucatan. A Oria gli è stata intestata la sede dell’Accademia. Ma quella posizione è traballante: a un campione succede subito un altro. L’habanero sfatò la leggenda che la più “incendiaria” fosse la Cayenna, poi sorpassata dalla Cayenna Golden. Una sagra variopinta, quella di Crispiano, ottimamente “confezionata”, ricca d’idee, rilassante. Purtroppo è durata soltanto due giorni. Quando hanno cominciato a spegnere le luci il pubblico si è sfoltito con malinconia, dandosi appuntamento all’anno prossimo. Alfredo De Lucreziis ha atteso che l’ultimo partecipante si dileguasse e poi è andato a dormire. Arrivederci al 2019.





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