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mercoledì 9 gennaio 2019

Roberta Cordani e il suo amore per i navigli


Roberta Cordani

HA RACCOLTO LA SUA MILANO
 

IN PRESTIGIOSI, FAMOSI VOLUMI


 
Curò le sue creature con grande

competenza sollecitando docenti

universitari, giornalisti, come Gaetano

Afeltra e Guido Vergani, critici e storici 

dell’arte, scrittori…

Le presentazioni

si svolgevano nella Basilica di 

Sant’Ambrogio, alla Società del Giardino, a Palazzo Tè …





Franco Presicci



Non lo dice, ma è evidente: coltiva un amore profondo per Milano. Lo si vede anche sfogliando i libri da lei scrupolosamente curati su questa città, che se oggi può sembrare meno affascinante di una volta, possiede una grande ricchezza, purtroppo non da tutti riconosciuta. Roberta Cordani parla senza enfasi di questi volumi ponderosi e splendidi: bellezza dignitosa e pudica, dignità.
Nicola Partipilo,Giulio Nascimbeni,l'ex direttore dell'Ansa Brazzi
“Milano è anche piena di storia, custodita in archivi, musei, biblioteche, collezioni private, edifici… Da lì si possono rintracciare tanti filoni tematici per ricostruire antiche fisionomie”. Quando l’editore Nicola Partipilo, barese a sua volta rapito dalla terra del Porta, a suo tempo le affidò il progetto di un libro sulle vie d’acqua, sulle prime era un po’ spaventata al pensiero di dover condensare in 600 pagine secoli e secoli di avvenimenti. Ma si mise subito all’opera, coordinando gli interventi di diversi autori, tutti specialisti, scegliendo con molta attenzione centinaia di immagini d’epoca colte da fotografi di alto prestigio, tra i quali Mario De Biasi, Fulvio Roiter, Piero Orlandi, dipinti di pittori celebrati…”. Si impegnò a spulciare nella civica Raccolta di stampe Bertarelli, grazie alla generosa professionalità della conservatrice Giovanna Mori e dei suoi collaboratori; per la stesura dei testi sollecitò giornalisti come Gaetano Afeltra, da sempre innamorato di Milano, Guido Vergani, critici e storici dell’arte, docenti universitari, scrittori, come Giuseppe Pontiggia; ripercorse le sponde del Naviglio Grande e Pavese… “Quelle passeggiate mi hanno dato non pochi suggerimenti per l’esecuzione dell’opera e la consapevolezza della specificità di ogni naviglio: vigoroso, nel primo tratto, quello che scivola verso Pavia; tranquillo, silenzioso quello di Bereguardo, vivacissimo il Grande, alimentato dal Ticino, ‘selvaggio’ quello di Paderno”.
Gaetano Afeltra
Sono molti i volumi realizzati dalla Cordani per la Celip. Qualche titolo: “Milano nei palazzi privati”; “I venticinque secoli di Milano”; Milano, Il volto perduto della città”; “I Navigli”; “Natività e Presepi”; “Milano verso il Sempione; “Il Castello”…                Quella sui navigli sembra essere la sua creatura prediletta. “Quando ho assunto l’impegno di quel libro ho trovato tantissimo materiale che illustrava una città favolosa, fatta d’acqua, di ponti, di riflessi, di vecchie botteghe, di artigiani, di pittori, di gallerie d’arte… E mi sono entusiasmata: consultando quelle pagine, i lettori avrebbero potuto compiere un viaggio non solo leggendo ma anche osservando itinerari suggestivi, stampe d’arte, mappe, dipinti di Arturo Ferrari (meraviglioso quello che ritrae il naviglio di via Francesco Sforza con il ponte dell’ospedale); di Giannino Grossi, di Dino Rossi, di Filippo Carcano, di Giovanni Segantini…”.
Un volume della Celip
L’affascina rimettere insieme ciò che è scomparso: “Mi sono commossa creando ‘Milano, il volto della città perduta’. E’ destino delle città cambiare faccia. E Milano, nel periodo tra l’Ottocento e il Novecento, ha cambiato radicalmente la sua”. Cancellati per esempio l’importante Pazzo Visconti di Modrone, tra via della Cerva e il naviglio di San Damiano; il laghetto di San Marco, per Giacomo C. Bascapè “un impareggiabile fiore dell’architettura milanese”; la Pusterla dei Fabbri, che tante accese polemiche suscitò in consiglio comunale tra chi la voleva salva e chi demolita. Cancellate anche tante contrade apprezzate da Giovanni Verga, lo scrittore definito “il gentiluomo di Sicilia”, nel suo libro “Le vie di Milano”. E’ esaltante per me – dice Roberta Cordani, colta, comunicativa, intelligente, di una ironia coinvolgente – “rivisitare la Milano romana, la Milano medievale, la Milano delle corti rinascimentali, la Milano borromaica, la Milano neoclassica di Maria Teresa e di Napoleone; quella della borghesia illuminata e dotta con i suoi valori di progresso e fiducia nel lavoro. Di Milano ammiro le testimonianze d’arte, le chiese e il loro prezioso arredo; i capolavori sparsi dappertutto, che pochi vanno a contemplare”.
Corso Venezia
E lamenta: “Oggi abbiamo tutti il passo frettoloso, siamo distratti, camminiamo con la testa in giù, indifferenti al patrimonio che ci sta attorno, che qualche volta sta in alto come i giardini pensili; i tesori rappresentati da certi cortili come quelli di via Borgonuovo, via Bigli; le facciate degli edifici di corso Venezia; gli affreschi di una cappella… Basterebbe spingersi un po’ più in là del Duomo, portandosi dietro rivoli di parenti desiderosi di conoscere la città, meta quotidiana di turisti che si divertono a inseguire il volo dei colombi. La passione per Milano a Roberta Cordani, e a sua sorella Elisabetta, l’hanno trasmessa la mamma, Anna Lanterna, tra l’altro sensibilissima pittrice e persona di squisita cordialità; e il papà Giancarlo, che fu tra i primi ad introdurre la fotocomposizione nel capoluogo lombardo e attento ricercatore per lo sviluppo delle arti grafiche.
Guido Lopez
Guido Gerosa
E a tutti quella passione era venuta dal bisnonno Antonio, che nella sua tipografia di via Solferino aveva stampato il “Guerin Meschino-Ciarle milanesi”, un battagliero periodico satirico nato il 12 febbraio del 1882. “Se il ‘Guerino’, scrisse Cordani, non avesse avuto la fortuna di trovare la onestà attività di Antonio Cordani, pronta a supplire alle difficoltà che si aggravavano con l’aumentare della tiratura, non avrebbe tardato la catastrofe”. Al ricordo Roberta sorride compiaciuta. L’ho incontrata spesso: dall’editore Partipilo nella sua libreria di viale Tunisia, dove a suo tempo ho conosciuto lo storico Guido Lopez, autore fra l’altro di “Milano in mano”, “Navigliando”, “Milano in Liberty”…, gli scrittori Carlo Castellaneta, Giuseppe Pontiggia, Alberto Lorenzi, l’architetto Empio Malara, grande militanza nella difesa dei navigli, che vorrebbe dissepolti, i grandi fotografi Fulvio Roiter, che è veneziano, Mario De Biasi, che tra l’altro per il periodico “Epoca” girò tutto il mondo…
Palazzo Litta, Raccolta Bertarelli
Tutti stimavano Roberta, alla quale per la presentazione dei volumi furono aperte le porte della Basilica di Sant’Ambrogio, di Palazzo Tè a Mantova, della prestigiosa “Società del Giardino”, che ebbe tra i suoi soci personalità illustri come Carlo Porta. Al “Giardino” la manifestazione culturale promossa da Roberta veniva ospitata nella sontuosa “Sala d’Oro” disegnata dall’architetto Gerolamo Tanzini per festeggiare la visita a Milano dell’imperatore Ferdinando d’Austria nel 1838. Il sodalizio, che ha sede a Palazzo Spinola, in via San Paolo, venne devastata dalle bombe nell’agosto del ‘43 e poi ricostruita. Fu Francesco Bolchini a fondarla nel 1783 fra i milanesi della piccola borghesia, che nella buona stagione si raccoglievano in osterie suburbane per il gioco delle bocce o delle carte e d’inverno al Caffè Cambiasi. Al "Giardino" fu spesso ricevuto con tutti gli onori Stendhal, che ne scrisse esaltandolo, apprezzando anche il palazzo, edificato alla fine del Cinquecento da Leonardo Spinola, intendente del gabelliere Tomaso Marino (nel salone delle feste si ricorda il ballo dato nel 1861 per Vittorio Emanuele I). Alle serate culturali indette da Roberta affluivano centinaia di persone, rigorosamente in giacca e cravatta, sotto lo sguardo severo del maggiordomo in livrea. Tra i relatori la stessa Roberta, docenti universitari e storici, critici d’arte, direttori di musei. Di Milano, delle sue bellezze; di Brescia, Bergamo, Pavia…, si parla piacevolmente con Roberta, che a suo tempo incaricò Guido Gerosa di scrivere il testo delle “Piazze in Lombardia” (venendo da “L’Europeo, dov’era vicedirettore, il grande giornalista, tra l’altro autore di testi storici, compreso quello su Kappler, era arrivato con lo stesso compito al quotidiano “Il Giorno”); al sottoscritto quelli de “I cortili in Lombardia” e delle “Cascine in Lombardia”. Andrea Bosco, della Rai, scrisse il testo dei “Castelli in Lombardia”, di “Benvenuti a Milano”; Gigliola Magrini firmò “I Giardini di Milano”… Tutti libri quasi esauriti e ancora richiesti, anche per le stupende immagini che contengono a piena pagina, catturate dall’alto. Per il volume sulle Cascine Orlandi entrò negli appartamenti padronali, nei luoghi adibiti a stalla, fotografando gli attrezzi; nelle abitazioni dei lavoratori… Riprese sapientemente le architetture, le torri, i merli. Puntò l’obiettivo sulle architetture rurali che si susseguono sui navigli, Grande e Pavese; sulla “Cassina de’ Pomm”, adagiata di fianco alla Martesana, a pochi metri dal tratto del canale che si rovescia sotto l’asfalto continuando la sua corsa sotto pelle. Roberta Cordani, che presentò una sua creatura anche nel caratteristico studio di Gigi Pedroli, grande acquafortista e cantautore di saporiti brani milanesi, può essere orgogliosa di questo suo lavoro, che celebra una città meravigliosa.


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