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mercoledì 20 novembre 2019

Una città che accoglie con il cuore in mano


SE A MILANO CI FOSSE IL MARE

SAREBBE UNA PICCOLA BARI






Un detto che fotografa la realtà. 

Nel capoluogo lombardo sono più 

I tarantini, gli abruzzesi, i campani,

i siciliani, i pugliesi… che i meneghini. 

Molti personaggi illustri sono nell’albo

d’oro di quelli che hanno fatto grande

questa terra: da Mattioli a Grassi; tanti

altri hanno raggiunto posizioni prestigiose.









Franco Presicci

Una volta Indro Montanelli, che era di Fucecchio, “un paese di Valdarno, accovacciato a mezza strada tra Pisa e Firenze, scrisse: “Venni a Milano per stabilirmici, cinquant’anni fa, e conservo ancora intatte, nella memoria e nel cuore, le mie impressioni d’allora: senso immediato, quasi fisico, nell’impatto con le strade e con la gente, di un grande ordine borghese, politica intesa come amministrazione, spirito d’iniziativa; solidarismo…”. Il suo obiettivo era il “Corriere” e scrisse al direttore del quotidiano: “Non ho cercato, per presentarmi a Lei, raccomandazioni più meno autorevoli. Mi dissero che Ella è uomo di ‘larghe idee’ senza precisarmi altro. E mi affido a questa larghezza.” Son tanti quelli che, sbarcati giovincelli in questa città, con impegno, sacrificio, intelligenza, vi si sono guadagnati onore e rispetto. 

Gaetano Afeltra
Il procuratore Gresti e il prof. Dall'Ora


















Per fare qualche esempio illustre, i Falck avevano origini alsaziane; gli Hoepli e i Richard Ginori arrivarono dalla Svizzera; i Peck dall’Ungheria; Cuccia, fondatore di Mediobanca, era siciliano; Torelli Viollier, papà del “Corsera”, napoletano; Il notissimo medico professor Nicola Dioguardi, tra i fondatori dell’ospedale “Humanitas”, di Bari; Arnoldo Mondadori di Poggio Rusco, nel Mantovano; Silvio Garattini, direttore dell’Istituto Mario Negri, di Bergamo; Eugenio Montale, Premio Nobel per la letteratura nel ’75, di Genova; Piero Mazzarella, “el Peppon” d’”El nost Milan”, lasciò la natìa Vercelli per calcare il palcoscenico in terra meneghina; Raffaele Mattioli, banchiere e letterato, presidente della Banca Commerciale, di Vasto; Gaetano Afeltra, nome importante del “Corriere della Sera” poi trasmigrato al “Giorno” come direttore, di Amalfi, di cui scriveva spesso nei suoi racconti sul quotidiano di via Solferino; Domenico Porzio, giornalista e scrittore, tra i padri del settimanale “Oggi”, e Raffaele Carrieri, critico d’arte e poeta, di Taranto; il giallista Renato Olivieri, di Sanguinetto (Verona); Enzo Biagi, di Lizzano in Belvedere (Bologna); il professor Alberto D’Allora, principe del Foro, anche lui della città nota per la tragedia di Romeo e Giulietta; il sociologo, giornalista, scrittore, docente universitario Francesco Alberoni, di Borgonovo Val Tidone (Piacenza)… Persino Ambrogio, patrono della città, era di Treviri (Renania-Palatinato). I patroni delle città non sempre sono concittadini dei loro protetti: san Cataldo a Taranto veniva dall’Irlanda e san Nicola (vescovo di Lycia), a Bari, entrambi accusati di favorire i forestieri, tanto che l’ottimo giornalista della Rai, Antonio Rossano, da anni scomparso, era così rammaricato per l’indifferenza del suo santo, che scrisse un libricino dal titolo: “O cambiamo protettore o rubiamo san Nicola”. Scherzava naturalmente. Autentico gentiluomo, non voleva certo essere blasfemo. Milano, lo dicono in molti, se non tutti, accoglie grandi e piccini, persone altolocate e non, con il cuore in mano. 

Palumbo. Kodra, Nenella, Chechele
A patto che non facciano i furbi, che non pretendano di fare il lavoro in qualche maniera o a mezza giornata: mi disse una sessantina di anni fa Domenico Porzio; e almeno una volta era così. Questa Milano disponibile, così affascinante, con tanti personaggi acquisiti, è stata raccontata in parecchi libri, partendo da lontano, dai nomi più rilevanti della “gentes” nella Milano in epoca romana, per arrivare ai Visconti, la cui corte attirò geni di ogni genere; agli Sforza, che ebbero altrettanti meriti nell’ambito dell’arte e in quello dell’assistenza ospedaliera (il duca Francesco commissionò al Filarete la Ca’ Granda, nome assegnatole dai sudditi). Ludovico il Moro, illuminato mecenate, invitò Leonardo… Seguono patrizi, imprenditori, professionisti di alto livello, letterati, artisti: i Casati Dugnani, i Trivulzio, I Clerici e tante altre famiglie che impegnarono parte delle loro fortune ordinando capolavori per accrescere il loro prestigio. I Melzi d’Eril erano milanesi dal XV secolo; Ferdinando Bocconi, che nel 1902 creò l’omonima università, era anche lui meneghino; ma Giovanni Battista Pirelli, fondatore dell’omonima azienda, era di Varenna; Ernesto Breda, che nel 1886 dette vita alla famosa azienda di Sesto San Giovanni, padovano; la contessa Clara Maffei, della quale Balzac disse che era” fatta per brillare in pubblico, per attirare gli uomini più raffinati”, di Bergamo Alta (Francesco Hayez le fece il ritratto). Arrivando agli anni più vicini a noi, incontriamo un’altra figura eccelsa: Paolo Grassi, che era nato a Milano da padre pugliese, precisamente di Martina Franca, e alla Puglia era rimasto legato con fedeltà, tra l’altro sostenendo con passione il Festival della Valle d’Itria della città con le case con il cappello a punta. 

Kodra e Alto
I pugliesi sono sempre stati una flotta: oltre a quelli già citati, Guglielmo Miani, di Andria, sarto dalle virtù eccezionali che vestì personaggi illustri e ospitò il principe Filippo di Edimburgo; titolare di tre negozi in pieno centro (uno in via Manzoni), del Camparino, lo storico locale di piazza Duomo, due volte vincitore del Premio della Bontà (ai giornalisti che andavano a trovarlo, e non soltanto a loro, regalava cravatte o pesanti medaglie raffiguranti una fornace). Peppino Strippoli, di Bari, padre di diversi ristoranti e del supermercato del vino a Saronno, amico di personalità di ogni campo, tra cui Gillo Pontecorvo; il pittore Filippo Alto, che fu anche consulente del ministero dei Beni culturali, trasferitosi giovane dalla città della Fiera del Levante a quella del Porta, riscuotendo un notevole successo… Un angolo di Puglia si apre anche sui navigli… 

Olivieri premiato dal questore Catalano



Ma anche le altre regioni sono degnamente rappresentate, tanto che anni fa nella sede dell’Alemagna in via Manzoni 31, la Società italiana Dolciario Alimentare Milano s.p.a. a cura di Francesco Biagi e con la collaborazione dell’assessorato al Turismo, allestì, nell’85, una mostra fotografica e documentaria su “Le persone che hanno fatto grande Milano”. Pubblicarono anche un catalogo dedicato a Gaetano Afeltra con un testo del critico letterario Giuliano Gramigna, che conosceva “don Gaetano” da oltre trent’anni: “da più ancora, dovrei dire, se il nome Afeltra è legato al ricordo sicuramente infantile di un portasigari. Era un portasigari di rafia colorata, rosso e verde, che mio padre diceva di avere ricevuto in dono da un suo collega: ‘Me l’ha regalato Afeltra’. Solo molto più tardi seppi che l’Afeltra del portasigari era un altro Afeltra, anche lui giornalista del ‘Corriere…”’. 

Gino Palumbo
Cesare era il fratello di Gaetano. Nel 1986 fu istituito un Premio, “Le Porte di Milano”, in un lussuoso ristorante. Aveva in giuria Domenico Porzio, Mario Oriani, direttore di “Qui Touring”, Achille Rinieri, inviato speciale della Rai, Bianca Mazzoni, capocronista de “L’Unità”, Giuliano Molossi, capocronista de “Il Giornale”… Porzio scrisse nella presentazione in catalogo: “E’ stato un gruppo di giornalisti operanti nelle maggiori testate milanesi ad insinuare nella cronaca cittadina anche questo premio la cui sostanza si limita alla consegna di una targa d’oro nel corso di una riunione conviviale… La giuria sceglie il premiando tra gli immigrati a Milano da ogni regione italiana, selezionando coloro che, nell’ambito delle professioni liberali, abbiano agito con tanta intelligenza e capacità e fervore da raggiungere un merito in più, una ragione di orgoglio in più a una città la cui secolare storia è fitta d personalità di fama nazionale e internazionale… 

Papi, Gresti, Vicari, Dall'Ora
La prima edizione venne assegnata al professor Alberto Dall’Ora, la seconda al professor Silvio Garattini, tra l’altro fondatore e direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri”. Il premio era molto seguito e tra gli ospiti aveva il procuratore generale di Milano Adolfo Beria di Argentine, il presidente del tribunale civile Alessandro Alessi, generali della Finanza, colonnelli dei carabinieri, questori, giornalisti, tra i quali Arnaldo Giuliani, pilastro della cronaca del “Corriere”, Giancarlo Rizza, de “Il Giorno”, lo stesso Afeltra, il direttore de “La Notte”, quotidiano del pomeriggio, Pietro Giorgianni… Giornali e televisioni gli dedicavano molto spazio, considerandolo un premio importante. Anni prima, nel ’76, un altro premio era nato nel ristorante “La Porta rossa” di via Vittor Pisani (proprietari Checbele Jacubino e Nennella, originari di Apricena, nel Foggiano): il Premio Milano di giornalismo, la cui prima edizione era stata vinta da Giovanni Valentini, barese, a 29 anni direttore dello astorico settimanale della Rizzoli “L’Europeo”; la seconda, dal grande Gino Palumbo, napoletano, che fra i tanti suoi meriti aveva quello di aver moltiplicato le vendite della “Gazzetta dello Sport”, che dirigeva. Tra le soddisfazioni degli organizzatori, quella di aver avuto come ospite, nella serata della consegna del premio a Franco Di Bella e ad Alberto Cavallari, venuto apposta da Parigi, il giornalista e scrittore Giovanni Testori (“La Gilda del Mac Mahon”, “Il ponte della Ghisolfa”…), restìo a partecipare a queste manifestazioni.Molte le persone invitate, tra cui la scrittrice Milena Milani, il grande fotografo e gallerista Mimmo Dabbrescia… Della giuria facevano parte i giornalisti gastronomi Edoardo Raspelli e Vincenzo Buonassisi, il gallerista Renzo Cortina, il direttore de “La Gazzetta di Parma” Baldassarre Molossi, i pittori Giuseppe Migneco e Filippo Alto, il critico d’arte Raffaele De Grada…, presidente Ibrahim Kodra. Anche questo era un modo per riconoscere il merito di chi aveva lasciato la propria terra per operare a Milano, nell’industria, nelle professioni libere.





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