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mercoledì 27 novembre 2019

Natale è ormai alle porte


Zampognari in un cortile milanese

ATTRAVERSANDO L’ITALIA

ALLA RICERCA DEI PRESEPI



Da Bergamo a Lecce artisti
autentici ricostruiscono la
Natività, che spesso finisce
sugli scaffali dei collezionisti
e dei musei, come quello di
Brembo di Dalmine, che ha
circa mille manufatti arrivati
anche da Paesi lontani.





Franco Presicci

                                                    
Riecco Natale. Nelle case ci si prepara ad allestire il presepe, a tirare fuori dalle scatole di cartone guardastelle, pastori, pecorelle, pizzaioli, la stella cometa, che guidò i Re Magi alla grotta del Bambinello. Molti hanno in mente il progetto; altri faranno nascere e crescere il paesaggio in modo estemporaneo. Qualcuno rimarrà fedele alle costruzioni del nonno e del papà, che però non avevano tutti gli elementi di oggi. L’illuminazione, per esempio, allora si otteneva con una normale lampadina nascosta dietro una roccia”, un sasso, o appesa in cima all’abete o al pino.

Presepe Associazione La Natività
Ai giorni nostri sono a disposizione i “piselli” policromi, che producono effetti teatrali. “Mio padre – mi dice un amico che dedica al presepe una stanzetta – ricopriva un’ossatura di legno con fogli immersi in un secchio colmo di creta e acqua, inzaccherando pavimento e pareti, e ogni volta, smontata l’architettura, bisognava ridipingere. Io confeziono a modo mio la cartapesta. E mentre mi accingo a inventare la scenografia, penso alla mia mamma, che dava una mano a mio padre plasmando l’argilla per fare le statuette. Faceva le forme con il gesso, le riempiva e maneggiava colori e pennelli”. All’epoca – una settantina di anni fa – non circolava molto denaro, anzi le tasche piangevano, e siccome al presepe non si voleva rinunciare, a Taranto qualcuno andava sulla via per San Vito e fuori dello stabilimento balneare Praia a Mare e raccoglieva da terra i rami secchi dei pini e strappava dalle pareti il muschio.

Scena natalizia a Milano
Non esistevano l’erba e il terreno sintetici. La passione per il presepe ha avuto alti e bassi, ma non si è mai esaurita. Ai primi del Novecento nei bagagli degli emigranti, tra calze e magliette, c’erano il pescatore, il pollivendolo, la lavandaia, il gregge, tutti in terracotta, perché avvertivano il bisogno di fare il presepe nella terra che li avrebbe ospitati; e i loro discendenti continuano la tradizione. Nessuna competizione con l’albero di Natale. In quasi tutte le abitazioni, a Milano, come nel resto del Paese, l’uno e l’altro convivevano come adesso sapientemente. Negli anni Venti e trenta per lo scrittore Carlo Castellaneta Il Natale a Milano era atteso dai bambini non soltanto per il presepe, ma per i regali. “Una febbre che raggiungeva l’acme il pomeriggio della vigilia e la sera vedevi sui tram genitori carichi di pacchi… La Rinascente era il paese dei balocchi…”. 

Presepe Associazione La Natività
Le confezioni venivano sistemate sotto l’albero o vicino alla grotta della natività. C’è da restare ammirati davanti a certi impianti scenici della nascita di Gesù, tra l’altro con la neve ottenuta con il borotalco o con fiocchi di bambagia o altro. A Cantù, a Brescia, a Bergamo… si realizzano presepi spettacolari, con il Bambino che scalcia nella stalla di una minuscola cascina realizzata con polistirolo o mattoncini in terracotta o in gesso, con gli elementi architettonici ispirati alle strutture agricole vere, con la ringhiera, il cortile, le abitazioni dei contadini, i pomodori appesi, il granoturco accumulato su una panca, la carriola, il carretto… Ovunque, i manufatti spesso escono dalle mani di autentici artisti. Stupefacente, a Milano, il presepe meccanico, un vero gioiello, collocato accanto al “scior Carrera”, una statua sulla quale venivano appiccicati foglietti di protesta o sfottiture con obiettivo il potere, come Pasquino a Roma fino al 1870, la presa di Porta Pia. Nel capoluogo lombardo era famoso con altri il presepe quello del Cordusio che rimaneva acceso fino al carnevale ambrosiano. Presepi venivano creati anche in case di importanti capitani d’industria entrati nella storia. 

Statuine nella Casa del presepe
All’allestimento dei presepi popolari spesso contribuiva tutta la famiglia, come in molti casi anche oggi. Alcuni depongono subito Gesù tra bue, asinello, san Giuseppe e Maria, nel truogolo o per terra su strati di paglia; altri preferiscono portando alla mezzanotte del 24 dicembre, in processione, cantando “Tu scendi dalle stelle”, composta a Nola nel 1754 dal vescovo Alfonso de’ Liguori, diventato santo. In Puglia il presepe sarebbe stato incrementato dallo scultore Stefano da Putignano tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento. Suoi presepi, bellissimi, si trovano in diverse parti della regione. Non dimentichiamo le statuine e gli impianti scenografici del Leccese, che prevedono anche l’albero della cuccagna, con salumi, formaggi, frutta in alto, come nella vita reale accadeva durante le feste paesane; la raccolta di fichid’india, oltre all’angelo e ai Magi, la cui radice, “mag”, vuol dire dono. Le statuine di Cutrofiano, Ruffano… fanno parte di collezioni private e pubbliche. Sempre a Lecce e dintorni si svolge il mercato di Natale. A Milano la fiera di Sant’Ambrogio, dove qualche banco vende statuine. A Napoli al presepe e ai suoi personaggi è riservata tutta una strada. E sempre nella città campana Carlo VII, re dal 1734, s‘impegnò in quest’arte, con la collaborazione della moglie Maria Amalia, che cuciva i vestiti per la lavandaia, la Madonna, San Giuseppe… 

Presepe Associazione La Natività
Con il tempo sono sorti gruppi, associazioni, musei. Famoso quello di Brembo di Dalmine, che conta un migliaio di presepi, tra cui quelli partenopei: uno del ‘700, di grandissime dimensioni, 79 personaggi, 32 animali, una notevole quantità di attrezzi. Anche la Puglia ha il suo posto nel Museo, sorto in terra bergamasca, per il fatto che in questa regione la produzione presepiale è sempre stata molto diffusa. A Martina Franca, quattro o cinque anni fa tre appassionati – Michele Sforza, Martino Minardi, Giuseppe Semeraro - hanno formato l’associazione “la Natività”, con sede in un locale nei pressi del municipio, dove compongono presepi suggestivi, con sentieri, muri diroccati, cortili, forni, piazze, tratturi, interni di case illuminate e con il paiolo che pende dalla gola del camino: tutto attorno alla grotta che ospita il Bambino. 

Statuette nella Casa del Presepe
Hanno idee originali nella elaborazione dei vari elementi: ulivi saraceni ottenuti spruzzando colla a spray su ciuffi d’erba, su cui poi spargono origano … Hanno fantasia, esperienza, abilità, e anche talento. Fanno da sé anche le statuine piccolissime per le esigenze della prospettiva. I loro presepi sono realizzati con molta cura: gli ambienti, come quelli del fabbro, del falegname, del bottaio, del maniscalco… ricostruiti nei minimi particolari, con gli strumenti del mestiere, frattazzo, sparviere, incudine, fucina, rampino, martello a portata di mano dell’artigiano… Sono dunque dotati di pazienza, sono meticolosi, attenti, per i loro progetti, alle abitudini della gente nei mercati, nella vita privata e anche in campagna, dove si può vedere il contadino che, seduto su un muretto a secco che delimita un vigneto, pasteggia con un panino e un bicchiere di vino; o un pastore, in mano un bastone, che porta a spasso il suo gregge con l’aiuto di un cane. Meriterebbero quindi che il Comune della città pugliese, così laboriosa e intelligente, mettesse a loro disposizione un locale più ampio. Sino a qualche anno fa uno del gruppo, Michele Sforza, ha creato il suo presepe in una chiesetta sconsacrata nel ringo, sempre visitato e apprezzato da molti suoi concittadini, che in questo periodo vivono come altrove tutte le iniziative tradizionali. 

Presepe Associazione La Natività
A Taranto, nei pressi del Palazzo del Governo, in via Principe Amedeo, c’è la Casa del Presepe, che fu aperta un’ottantina di anni fa da Antonio Mazzarano, deceduto qualche anno fa a 105 anni. I figli, tra cui Giuseppe, continuano a costruire presepi a regola d’arte. Il presepe dà felicità, in chi lo esegue e in chi lo ammira. E’ magica, fiabesca, da sogno l’atmosfera del presepe. Quando ci si trova di fronte a uno di questi paesaggi sacri si resta estasiati. “Vorrei entrarci, trovarmi in un cortile con oche, conigli, agnelli, galli, galline, in quel silenzio e in quella pace che danno ristoro”, commentava l’anno scorso un amico milanese, mentre ascoltava due zampognari entrati in un cortile lungo il Naviglio Grande. Non è soltanto per un senso religioso”. E’ forse il desiderio inconscio di sottrarsi al frastuono, al caos alle insidie della città; alle competizioni del luogo di lavoro. Il presepe affascina. Ne ho visti tanti. Anche quelli che costruivano “Gli amici da sempre”, tra cui Alfredo De Lucreziis, a Crispiano, fatti con pane o biscotti scaduti. Presepi meravigliosi, grandi, in una saletta vicina al corso principale. Presepi con ponti, cascate, archi, fontane, colonne, scalinate e figure fortemente espressive, fondali con sorgenti di luce. Un tempo, a Taranto, la mia città, era famoso il presepe della chiesa di san Pasquale in corso Umberto, di fronte a piazza Garibaldi. Il grande evento di Betlemme, borgo detto “casa del pane”, lo riviviamo ogni anno nella ricorrenza di Natale. Con gioia. “Non rinuncerei mai al presepe”, mi dice l’amico. “Che Natale sarebbe senza il presepe?” Che vuol dire mangiatoia, stalla, greppia e anche chiusura con una siepe. “L’albero è freddo, ornamentale, nonostante la stella sul puntale”. No, anche l’albero, innevato con coriandoli bianchi e con pezzettini di ovatta, incanta.







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