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mercoledì 18 dicembre 2019

Un grande giornalista e scrittore


TRASCORSE LA VITA SCRIVENDO LIBRI
E CRITICHE TEATRALI E LETTERARIE

Ugo Ronfani
 
               












Fu corrispondente da Parigi, intervistò
Sartre, Simone de Beauvoir, Rostand…;
prese parte alla guerra d’Algeria; fondò
la rivista ‘Hystrio’, dirigendola; vinse il
Premio Campione, fu vicedirettore de
“Il Giorno”.
Era severo, disponibile e
amava valorizzare i talenti.                                                                                      
                                                                                                                                   
Franco Presicci 
Correva il settembre del ’76 quando un amico mi regalò il libro “La toga rossa” di Ugo Ronfani, giornalista, critico d’arte e letterario, saggista, uno dei maggiori censori teatrali del Novecento. Da 15 anni era corrispondente da Parigi del quotidiano “Il Giorno” e stava per rientrare in sede con la qualifica di vicedirettore. Cominciai quasi subito a leggere il testo e mi prese al punto che a mezzanotte ero arrivato già all’ultima pagina. Decisi di recensirlo. Quelle pagine, tra l’altro scritte in maniera lucida, stringata, erano così avvincenti, che proprio non riuscii a reprimere il desiderio, anzi il bisogno, di esprimere le emozioni che mi avevano procurato. Qualche mese dopo Ugo venne a cercarmi al giornale e alla presenza di tutti i colleghi mi ringraziò. Era la prima volta che lo vedevo, e da allora vi siamo rivisti molto spesso. 

I direttori Lino Rizzi e Gaetano Afeltra
Occupava una stanza al secondo piano, vicina a quelle di un altro mitico vicedirettore, Angelo Rozzoni, e del direttore Gaetano Afeltra. Diventammo amici. Quando scrisse “La rivolta del vescovo Levebvre”, fui il primo ad averlo fra le mani. Me lo consegnò personalmente al quarto piano, dove era sistemata la cronaca, ma io ero fuori per seguire un grave fatto di sangue. Me lo lasciò sulla scrivania con un biglietto. Mi chiese spesso articoli per la sua rivista dedicata all’Europa, prevalentemente interviste a personaggi importanti, tra cui Giorgio Bocca, che mi ricevette nella sua abitazione in via Bagutta (se la memoria non m’inganna). Gli volevo molto bene e non gli dicevo mai di no. Trovavo sempre un ritaglio di tempo per lui. E quando il giorno prima della mia partenza per le ferie mi dette uno di quegli incarichi, non gli dissi che avevo già pronti i bagagli per andare in ferie a Martina. Eseguii e basta. Quando lo seppe, si scusò ripetutamente. Lo rassicurai: non c’era alcun problema. E così non si fece scrupolo a telefonarmi nella città dei trulli per dirmi che in una località a un’ora e mezza dalla mia, se non erro Metaponto, i carabinieri avevano trovato la testa di una donna che era stata rapita a Milano. Lo bloccai: “Ugo, mi metto in macchina e vado”. E fu felice una settimana dopo, quando gli riferirono che era arrivato un mio articolo sugli ori di Taranto prossimi a partire per Milano per essere esposti, contro il volere di molti nella bimare, tanto che si affidò la decisione a un “referendum”. A Milano l’articolo suscitò l’ira della concorrenza, che se la prese con la presidente della Provincia, l’organizzatrice, accusata di avermi privilegiato. Invece io avevo semplicemente letto un pezzo su “Il Corriere del Giorno, firma di Nicola Caputo, autore di tanti volumi sulla storia, le tradizioni della città. Mi telefonò il grande collega Nino Gorio per rallegrarsi dello “scoop” e per riferirmi della protesta. Mi trovavo molto bene con Ronfani.

Ugo Ronfano a sinistra
Uomo coltissimo, schietto, acuto, con l’abitudine di lasciarsi scappare ogni tanto una parola in francese, e per questo qualcuno scioccamente sorrideva. Era anche severo. Mi affidò la “cucina” di una pagina sulla linea del freddo e mi raccomandò di non avere indugi nel tagliare ciò che andava tagliato. Un’altra volta per queste pagine speciali mi mandò a intervistare un capoccione dell’Alitalia. Non lo trovai e ripiegai sul capo delle pubbliche relazioni. Più di una volta andammo a cena insieme e in un’occasione ci fece compagnia il pittore Mario Bardi, un siciliano già docente di storia dell’arte al liceo scientifico, che rimase molto colpito dalla cultura e dai giudizi del nostro commensale, tanto che poi mi chiamò al telefono per dirmi: “Ronfani mi ha affascinato”. E mi invitò a fornirgli notizie della sua biografia: aveva scritto una quindicina di testi teatrali rappresentati anche all’estero e in televisione; per la poesia (“Nella città straniera”, “I porti per l’allegria”…); saggi, tra cui “Trent’anni di teatro francese”; “Rapporto sulla Francia di Mitterrand”; il pamphlet “La morte di Pulcinella”; romanzi, come “La toga rossa”, “Il cavallo d’oro”… ; altri lavori come “Lo stuzzicadenti di Jarry”; “La rosa e la spina”; Premio Campione con “Perché De Gaulle” e “Salotto parigino”; Premio Estense con “Il nuovo teatro in Francia”. Nel ’76 tra i primi cinque selezionati per il Premio Estense… Nel 1988 fondò e diresse la rivista di teatro “Hystrio”. Per la televisione curò “.

Ugo Ronfani con Jean Rostand
Pomeriggio a teatro”. Diresse l’Istituto per la formazione al giornalismo di Milano e fu coordinatore artistico del bicentenario goldoniano. A Taranto iniun albergo di viale Virgilio allestì un convegno sul teatro, presente Ernesto Calindri. Ricordo che tantissimi anni fa prese parte a un premio che aveva come tema la bicicletta e arrivò secondo, se non sbaglio dopo Gianni Granzotto. Ma lo aveva fatto per sfizio. Insomma un’attività intensa, la sua. Il lavoro lo appassionava, gli faceva “sentire la fortuna di vivere fortemente questo periodo”. Un lavoro vissuto anche con momenti di rischio professionale “in certi viaggi d’emergenza per verificare gli attimi più drammatici della guerra d’Algeria, attimi in cui a Parigi gravava l’atmosfera pesante degli attentati al plastico, della caccia al terrorista…”. Me lo raccontò durante una mia visita nella sua casa di via Raffaele De Grada, al villaggio dei giornalisti, a due passi dalla sede del “Giorno”, che allora era nel palazzo dell’Eni n via Angelo Fava. “Le luci esplodevano in più di cinquanta teatri; nonostante la guerra d’Algeria a Parigi nacque il ‘Nouveau Thèatre’. 

Il pittore Mario Bardi con Presicci
Si schieravano non già sulle grandi ribalte, dove si continuava a fare del teatro digestivo da boulevard, non sulle scene sovvenzionate, dove si recitavano Corneille, Molière, ma nei teatrini della ‘rive gauche’ con i mostri sacri del nuovo teatro: Adamov, Genet, Jonesco, Beckett. Intorno a questa costellazione, che è la matrice del muovo teatro francese, c’era la vecchia vena del teatro ‘naturalist’, il teatro esistenzialista, che ripropone i vecchi tempi dell’angoscia esistenziale suscitati dalla guerra. C’è soprattutto, sul piano non più dei contenuti, ma delle grandi strutture, il grande esempio del teatro di Jean Vilar…”. Non facevo molte domande, ascoltavo, questo eminente giornalista e scrittore; questo pozzo di cultura che aveva conversato con Sarte, Rostand e Simone de Beauvoir… Che impressione hai avuto di questa scrittrice? “Cominciava a interrogarsi sul suo futuro prossimo, confessava le sue inquietudini, meditava. Aveva perso molto della sua combattività; discuteva sulla dignità di prendere congedo dai piaceri della vita, sul mistero dell’esistenza”. Com’era arrivato, Ugo Ronfani, al giornalismo? “Per caso. Avevo cominciato l’attività politica, quando mi accorsi che la parola detta, gridata, quella del comizio, del dibattito era più approssimativa della parola scritta. 

Gaetano Afeltra
E dall’altra parte mi rendevo conto che la parola scritta nell’atmosfera un po’ artificiale della creazione letteraria correva il rischio dello scollamento dalla realtà. Allora fra la realtà gridata in modo spiccio come uomo politico e una parola che si confrontava con la realtà nuda, quotidiana la soluzione migliore era la seconda”. Non potevo non domandargli che cosa fosse rimasto del Ronfani che si calava nel personaggio del professore nella “Toga rossa”, delle intemperanze, dell’estremismo, dell’entusiasmo che spingono il docente a parteggiare per l’evaso Vincenzo Oblato fino a gettargli addosso la toga del giudice. “Lo sdegno per l’ingiustizia sociale… E’ cambiato il modo di rivoltarsi: dalla generosa, cieca contestazione, fatta a testa bassa, come il toro nell’arena, alla consapevolezza che non tutto è da buttare”. Parlava con distacco, con un tono qua e là un tantino professorale, ma in uno stile lineare, pulito, scorrevole. Come se dettasse un pezzo per il giornale. Metteva persino a posto le virgole. Forse aveva un po’ l’aria del parroco di città, robusto, non alto, cordiale. Pessimista sulla solidità della democrazia in Italia, assertore dell’azione individuale, accanto a quella collettiva, nella ricostruzione della società. Ugo Ronfani, che aveva vinto anche il Premio Fabbri, morì nel sonno a 82 anni. Ai funerali nella chiesa Sant’Angela Morici, a Milano, in via Cagliero, a un tiro di schioppo dal “Giorno”, parteciparono pochissimi colleghi di via Fava; Franco Abruzzo, che dal quotidiano dell’Eni era passato come redattore capo al “Sole-Ventiuattr’ore e allora presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia; Piero Lotito, giornalista e scrittore; il titolare della galleria di via Carlo Toma, “Spazio Prospettive d’arte” Mimmo Dabbrescia, accompagnato da uno dei suoi due figli, e altri. Era socialista e non penso fosse credente (non ne parlammo mai). Eppure il celebrante rivelò che Ugo andava a fargli visita in chiesa e si confidava con lui.


                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      



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