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mercoledì 25 dicembre 2019

Tanti locali di Milano appartengono alla storia


 

AL “BOEUCC”, AL “SANTA LUCIA”…

LUSSO E CUCINA DI ALTA QUALITA’


A quei tavoli si sedettero grandi nomi

dello spettacolo, come Totò, Edoardo, 

la Duse; Wanda Osiris; del giornalismo, 

tra cui Indro Montanelli, Orio Vergani; 

dell’arte.



 





Franco Presicci

Milano vanta locali che hanno più di un secolo sulle spalle. Quello più antico è la trattoria Bagutto, nome ispirato da un termine lombardo che significa” ingordo”. La sua nascita avvenne nel 1284 in via Vittorini 4, in zona Lambrate, come attesta un documento notarile. Col tempo cambiò diverse volte il nome: nel 1400 fu “Hostaria dei gamberi”; nel 1580, “Hostaria de Quattro Marie alla Canova”. Vi comparve anche, nel 1807, Napoleone Bonaparte. Un bel “curriculum”, non c’è che dire. 

Il Presidente Sandro Pertini all'uscita dal Bagutta. A sx. Presicci
Più giovane, il “Boeucc”, che aprì nel 1696 in via Durini, come osteria. Nel 1939 si trasferì in piazza Belgioioso, una delle più belle della città, radicata nel cuore di Stendhal, che amava, senza essere corrisposto, la baronessa Matilde Viscontini, alloggiata in quel gioiello architettonico. Nelle sale del “Boeucc”, che splendono nel palazzo del giovin signore del Parini, si sedettero illustri personalità del teatro, della musica, della letteratura, della politica, da Toscanini a Maazel, a Piovene… Nel 1810 Carlo Porta vi fece un brindisi per Maria Luigia di Parma, imperatrice dei francesi, che secondo una sua biografia amava i dolci, le corse a cavallo e il gioco del biliardo. Eduardo De Filippo dichiarò che oltre i confini di Napoli gli spaghetti con pomodoro e basilico più deliziosi uscivano da quella cucina. Poi il titolare del “Boeucc” qualche anno fa è deceduto e ne ha preso il posto la figlia, che, laureata in legge, si stava preparando agli esami per diventare notaio. Lo “chef” e il direttore di sala l’accolsero con affetto, aiutandola a prendere dimestichezza con la nuova attività. Del 1820 è il bar caffè pasticceria “Gin Rosa”, in Galleria San Babila, ieri luogo di scontri fra elementi di opposte passioni politiche e oggi dotata di fontane zampillanti. Anche il “Gin Rosa” ha cambiato più volte l’insegna: “Bottigliera del Leone”, “Caffè Canetta”, “Donini”, frequentato da Ernesto Calindri soprattutto all’epoca in cui recitava al vicino teatro di Franco Parenti, che aveva lo stesso nome della piazza (vi portò in scena, nel 63, “Uno sporco egoista”, e io a mezzanotte lo intervistai proprio al Donini, raccontando poi la sua disponibilità, la sua cordialità e la ricchezza dei dettagli delle sue risposte). 


La Galleria Vittorio Emanuele
Nel 1817 nacque Il Cova, il cui titolare, Antonio, simpatizzò per i moti del ’48. Collocato di fianco alla Scala, accolse sodalizi di nobili, convegni, feste da ballo, personalità come Giuseppe Mazzini e Giovanni Verga, che allora soggiornava a Milano. Del 1866, il ristorante “Da Berti”, precedentemente denominato “Osteria dei ladri”, probabilmente per la categoria che di tanto in tanto vi si affacciava. Ammirevole un bel giardino d’epoca, frequentato spesso dal pittore Ernesto Treccani, al quale il fotografo e gallerista Mimmo Dabbrescia ha dedicato un capitolo pieno d’immagini nel suo volume “Visti da vicino”. La “Pobbia”, aperta nel 1850 come osteria con alloggio e stallazzo in un pioppeto, nei giorni nostri è un ristorante elegante tenuto dai discendenti dei fondatori. All’alba del ‘900, vi si fermavano i tram diretti a Gallarate. 

I portici di corso Vittorio Emanuele





La Pasticceria Cucchi accese le luci nel 1928, lanciando a Milano il caffè-concerto e favorendo ispirazione a Giuseppe Ungaretti, maestro dell’ermetismo (nato ad Alessandria d’Egitto da genitori lucchesi), del quale ci piace ricordare alcuni versi: “…Mio fiume, anche tu, Tevere fatale/ ora che notte già turbata scorre;/ ora che persistente/ e come a stento erotto dalla pietra/ un gemito d’agnelli si propaga/ smarrito per le strade esterrefatte/ che di male l’attesa senza requie, /il peggiore dei mali/ che l’attesa di male imprevedibile/ intralcia animo e passi/ che singhiozzi infiniti, a lungo rantoli…”. L’Hotel Diana Majestic, in viale Piave, venne costruito nel 1908, per aumentare la dotazione di sale da ballo, teatri, ristoranti, caffè piscina a Porta Venezia. 



Biffi in Galleria
Orio Vergani, nel ‘53, vi creò l’Accademia italiana della cucina. Il 1911 è la data di nascita del Bar Jamaica, a Brera, che fu meta di artisti, da Dova a Guttuso a Kodra, di poeti come Salvatore Quasimodo, critici musicali come Giulio Confalonieri e personaggi come Benito Mussolini, all’epoca giornalista, direttore de “Il popolo d’Italia”.
Del !880, l’”Antica trattoria della Pesa”, in via Pasubio, che conserva tracce di una Milano scomparsa. Era facile incontrarvi lo scrittore e giornalista Dino Buzzati, l’editore Arnoldo Mondador, Indro Montanelli, Curzio Malaparte, Luchino Visconti. Nei primi anni ‘40 ebbe come cameriere o cuoco, non si sa bene, Ho Ci- Minh, poi assurto alla carica di presidente del Vietnam (oggi è inutile chiedere informazioni sull’argomento a chi ci lavora, dato il tempo che è passato). L’”Hotel Principe di Savoia” (1927) accolse Gabriele d’Annunzio, Chaplin, Onassis, la Callas… “Al Grand’Hotel et de Milan” (1863) nel 1901 morì Giuseppe Verdi e fu realizzato il primo disco di Caruso. 


Campari in Galleria


Il “Santa Lucia” di via San Pietro all’Orto venne battezzato nel 1929 e il 12 ottobre dello stesso anno sfornò le prime pizze a Milano, che non furono subito apprezzate dai meneghini, ma da poliziotti della questura (allora nella vicina piazza San Fedele), prevalentemente meridionali. Come hanno raccontato Gaetano Afeltra, uno dei grandi del “Corriere della Sera” e poi direttore del “Giorno”, nel suo libro “Milano, amore mio”, e Edmondo Capecelatro in “Storia di una città (Napoli: n.d.a.), attraverso la sua cucina”. Il proprietario del ristorante, per convincere i renitenti, ebbe l’idea di accompagnare la delizia con un frutto. E la pizza ebbe successo, che oggi si è moltiplicato, tanto che viene servita in tutti sapori in molti ristoranti, che vantano pizzaioli di alto livello. Ai tavoli del “Santa Lucia” si sedettero anche due miti: Eduardo De Filippo e Totò, che buongustai di grande classe, davano preziosi suggerimenti culinari allo “chef”. 

Caffè moderno
L'ottagono della Galleria









 










Al Savini”, quasi coetaneo della Galleria Vittorio Emanuele, dove spiccano le sue insegne, alla nascita denominata Birreria Stocker, dotata di divani di velluto rosso e lampadari in cristallo stile Belle Epoque e posaterie in argento, andavano Praga, Guido da Verona, Renato Simoni, la Duse, Puccini. Al Caffè Zucca, sempre in Galleria, stessa età del Savini, Cavallotti e tanti altri personaggi illustri. Il Biffi, anche questo con le vetrine nella Galleria Vittorio Emanuele, locale ad alto livello, elegante, cucina squisita e ottima accoglienza, ottimamente frequentato, ricevette a suo tempo artisti della Scala, giornalisti di nome, scrittori…, Al Bagutta, di Alberto Pepori, nell’omonima via che parte da corso Matteotti (battesimo nel 1924) l’11 novembre del ’26 fu fondato l’omonimo Premio per il miglior libro.                                                                                                                                                                                     Ci pensarono, con altri dieci, tra cui Mario Vellani Marchi, Riccardo Bacchelli, autore tra l’altro del libro “Il mulino del Po” (che ebbe una seguitissima trasposizione televisiva), e Orio Vergani, grande giornalista che, chiamato da Ugo Ojetti al “Corriere della Sera” come inviato speciale della terza pagina, divenne famosissimo anche partecipando a 25 Giri d’Italia e ad altrettanti “Tour de France”, e scrivendo di diversi volumi. Tra i vincitori di quel Premio, troviamo negli anni Giovanni Comisso, Vincenzo Cardarelli, Giovanni Titta Rosa, Leonida Repaci, Carlo Emilio Gadda, Giulio Confalonieri, Giorgio Bocca, Mario Soldati e via dicendo… Al Bagutta, dove pranzò anche il presidente della Repubblica Sandro Pertini, in occasione di una delle sue visite private a Milano, città che amava, un grande dipinto raffigurava la giuria del Premio e tanti ritratti, schizzi, disegni, caricature di artisti, a partire da Vellani Marchi, pittore che prese parte a diverse Biennali di Venezia, creò costumi e scene per la Scala, collaborò alla “Fiera Letteraria”, a “L’”Illustrazione italiana”. Nato a Modena, incontrò Vergani e Bacchelli nel ’25 a Milano, dove morì.
Quanta storia è passata in questi e in altri locali milanesi! Una sintesi è contenuta anche nella guida “Locali storici d’Italia”, di cui è in giro l’edizione dell’anno in corso. Sfogliandola, si possono apprendere particolari interessanti sulle origini e la vita di luoghi di ritrovo prestigiosi e longevi. Ma lo spazio è tiranno e non lo consente. Sarà per una prossima volta.


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