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mercoledì 25 marzo 2020

Il coronavirus corre come un bolide

SE NON LO AGEVOLIAMO SI DOVRA' PUR FERMARE


La gente alle finestre durante i suoni


A Milano finalmente hanno capito
che bisogna stare a casa. Le strade
sono deserte, lunghe le file davanti
ai supermercati. Chiusi i giardini e
i parchi; carabinieri, polizia e vigili
urbani per bloccare chi non rispetta
i provvedimenti del governo.









Franco Presicci

Mai vista Milano così. Strade deserte, chiusi parchi e giardinetti, saracinesche abbassate, silenzio interrotto dall'ululato delle sirene delle ambulanze... Tutti agli arresti domiciliari imposti dai provvedimenti governativi emanati per vincere la battaglia contro un nemico invisibile che uccide come un cecchino.

La lunga coda per la spesa
Alle sei della sera e tre ore dopo da un balcone un'ondata di musica avvolge anche i condomini vicini; la gente si affaccia alle finestre, sventola bandiere e fa dondolare le luci dei telefonini o delle torce e sventola le mani come ai concerti o allo stadio. E poi una valanga di applausi, mentre il suono si placa e una voce promette un altro appuntamento. E' un modo per reagire alla clausura, un abbraccio ideale, un incoraggiamento, un'esortazione alla speranza che questo flagello sia sconfitto quanto prima, e anche un abbraccio collettivo, un breve sollievo, un'espressione di vicinanza a chi ha una persona cara in quarantena o all'ospedale in terapia intensiva. Ne usciremo? E come? Mi domandava al telefono un amico, che ha avuto un bimbo da poco e ha paura di renderlo orfano. 

Strada deserta

Ne usciremo?, mi ripete. Chi può saperlo? Confidiamo nei medici, che, eroi del nostro tempo, ce la stanno mettendo tutta per farci uscire dall'incubo; e ringraziamo i volontari e i cosiddetti angeli del fango, che portano la spesa a domicilio a chi è molto anziano e non può muoversi; e gli infermieri che stanno affrontando, anche loro, fatiche immani, rischiando la vita. Stiamo assistendo a scene antiche, con i camion dell'esercito al posto dei carretti per portar via chi ci ha lasciato la pelle senza la presenza di un parente. Un altro amico mi telefona per salutarmi, avere notizie della mia salute e giacchè c'è mi domanda che cosa faccia durante la mia reclusione. Niente di eccezionale: quello che facevo prima: scrivo, leggo, guardo la televisione. Ma la televisione, il telegiornale, acuisce l'angoscia, incute rabbia - incalza l'amico ricordando le immagini di chi disobbedisce ai provvedimenti di contenimento e se ne va tranquillamente a passeggio.

Silenzio nelle vie
Altra strada deserta vista dalla finestra

Terribile l'episodio di qualche settimana fa di tutti quei giovani alla movida in corso di Ripa Ticinese, che fiancheggia il Naviglio Grande; e incivile quel gruppetto di ragazzi, uno in particolare, che ha inveito contro i carabinieri che consigliavano di tornare nelle loro abitazioni. E difficile capire che dobbiamo stare a casa?        L'irresponsabilità, l'incoscienza, il menefreghismo, il gusto della trasgressione agevolano il cecchino. Accendere la tivù per assistere a questi spettacoli? Non se la sente. La televisione dà anche informazioni utili, suggerisce ciò che si deve fare per la salvezza. Certo. Ma non reggo all'elenco quotidiano dei ricoveri, dei morti: aguzza la paura, l'inquietudine. In guerra spesso vince il coraggio commento - e questa è una guerra, a cui dobbiamo partecipare per non vanificare gli sforzi di chi sta in prima linea. La lettura? riprende lui -Va bene quando sei sereno, ma quando hai qualcosa che ti assilla, quando sei terrorizzato al pensiero di quello che ti può accadere, e su quello che fissi l'attenzione. Ho letto su facebook la trepidazione di una giovane amica.

Ospedale Niguarda
Abita nei pressi dell'ospedale Sacco, vive da sola, ha i genitori e il nonno a mille chilometri di distanza, li può sentire per telefono. Soltanto adesso mi accorgo di quanto stia lontano da loro.. Poi conclude: State a casa, per amore del cielo, state a casa, perché quello che si vive qui non dobbiamo farlo vivere a nessuno. Ascoltatela.
Non giocatevi la vita e non mettete a repentaglio quella degli altri. Un ex collega mi chiama per darsi e darmi conforto. Per ammazzare il tempo si fa lunghe partite a scopa con il padre anziano, la mamma e la sorella. E quando non ne ha più voglia riprende in mano La Divina Commedia. E mi recita il trentesimo terzo canto dell'Inferno. La bocca sollevò dal fiero pasto/ quel peccator, forbendola a' capelli/ del capo ch'elli avea di retro guasto: il conte Ugolino. Lo ascolto, perché mi piace la sua dizione (ha fatto teatro, a suo tempo). Gli ricordo Sordello, e lui: Ahi, serva Italia di dolore ostello, nave senza nocchiero in gran tempesta. E continua. Poi si sente il sibilo di una sirena e s'interrompe. La voce gli si fa cupa: E tu, oltre a scrivere?. Leggo il quotidiano, un libro di Carofiglio o di Bufalino o di Ignazio Silone, preferibilmente Fontamara (li ho già letti un paio di volte), un libro di Ferruccio De Bortoli, di Federico Rampini, il Canzoniere di Francesco Petrarca, che immortalò Laura. Ti prego, dimmi qualche verso, anch'io lo adoro, fin dai tempi del liceo. Mi imbarazza, ma lo accontento: Solo e pensoso i più deserti campi vo' misurando a passi tardi e lenti e gli occhi porto per fuggire intenti ove vestigio uman la rena stampi. A lui piacciono le rime del vecchierello che alla sua età vuol lasciare la famiglia sbigottita per andare a Roma. Ma non è questo il tempo di mettersi a declamare rime e racconti. Aggiunge: Secondo te, sarà vero che la pandemia farà incrementare le nascite e le richieste di separazione fra coniugi? Che domanda. Posso pensare che sia possibile, ma oltre non posso andare: non sono l'oracolo di Apollo. 

Luci accese durante il concerto della sera
E non vorrei esserlo, se no t'immagini la fila? Sarei in grado anche di dire quando finirà questa strage e come saremo domani. A giudicare da quello che si vede e si sente, aumenteranno le persone sagge ma altre rimarranno tali e quali. Questo diabolico coronavirus, così chiamato forse per la sua struttura ha commentato l'altro giorno una signora che è venuta a bussare alla nostra porta, per dirci che nella via di fianco alla nostra c'era una coda di mezzo chilometro o quasi per arrivare al supermercato per la spesa non lo dimenticheremo più. Si propaga con la velocità di un bolide ed è inesorabile. Mentre scrivo il giovane del condominio ci regala altra musica. Le serrande vengono alzate, riaperte le finestre, sciorinate le bandiere, la gente applaude Felicità, di Albano, Volare, di Domenico Modugno, Caro amico ti scrivo di Lucio Dalla e qualche brano rock. Gli ascoltatori urlano, battono le mani e condividono l'appuntamento per la sera. Io dopo mi vedrò Il commissario Montalbano di Andrea Cammilleri. Questo scrittore mi piace e mi piace anche Zingaretti; mi piace Catarella (mi meraviglio che quella porta resista ancora alle sue spallate); mi piace il dialetto siciliano. E mi piacciono le storie raccontante in quegli sceneggiati. Ma tra un piatto di triglie fritte al ristorante di Calogero e una delizia gastronomica preparatagli dalla cammarera Angelina, che mandano in estasi il famoso commissario di Vigata; tra un macari e un che me veni a significari? la mia pena sbiadisce per riaffacciarsi al termine della pellicola..Ci pensa il telegiornale con la lista dei deceduti, dei nuovi ammalati, delle persone in quarantena, delle città più colpite, delle mascherine che non arrivano e dei loro prezzi che lievitano se si ha la fortuna di trovarne; dei macchinari che scarseggiano; dei medici e degli infermieri che soccombono dei morti portati via come pacchi Nei cimiteri non c'è più posto, per i morti; sulle bare nessuno può versare una lacrima, una preghiera, un bacio. Tutte le trasmissioni televisive continuano a ripetere che è necessario stare a casa, mantenere le distanza tra l'uno e l'altro e c'è chi prende la costrizione come le prigioni di Silvio Pellico. Alcune città sono diventate zone rosse o zone gialle, Bergamo è allo stremo, Brescia pure, Milamo no sta senza pace. E' un flagello. Dobbiamo collaborare tutti. Non essere intolleranti alla clausura. Anche se si deve stare con le braccia conserte, si pensi al bene proprio e a quello degli altri. Il covid 19 falcia senza pietà.


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