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mercoledì 18 marzo 2020

La cascina Linterno a Milano

Folcia all'opera


OASI DI SILENZIO E DI PACE

IN CUI ABITO’ IL PETRARCA

Il cecchino che impazza implacabile
ha sconvolto le abitudini della gente.
E anche la Cascina Linterno, guscio
architettonico in cui abitò Francesco
Petrarca, ha dovuto sospendere l’attività
che in un anno richiama 20 mila persone.
I fratelli Bianchi, angeli custodi del luogo,
attendono che l’emergenza si concluda.






Franco Presicci

Il cecchino che spietatamente imperversa in tutto il mondo ha cambiato le abitudini delle persone, facendo disertare le vie, le piazze, i locali, i musei, ogni luogo di aggregazione. I baci e gli abbracci sono sconsigliati, imposti gli arresti domiciliari per sconfiggere il nemico. I nipoti devono stare lontani dai nonni. In tutte le città: al Nord, dove il killer impazza, e al Sud.
Manifestazione alla Linterno
Prima o poi, come ci auguriamo tutti, il ciclone passerà e riprenderemo i nostri ritmi, esprimendo la nostra riconoscenza a medici, infermieri, collaboratori sanitari per il coraggio, la fatica, l’eroismo, l’altissima professionalità e l’umanità di cui hanno dato prova. Le persone potranno riprendere a circolare, rianimando le città. E i cittadini potranno andare da un paese all’altro senz’alcuna autorizzazione. Come prima dell’emergenza. Quando i milanesi, per esempio, appena potevano, evadevano con allegria. Da soli o con mogli e figli al seguito, o con un codazzo di amici e parenti o di soci del sodalizio d’appartenenza. Li si vedeva pedalare sulle sponde del Naviglio Grande, fermarsi ad osservare chiese, castelli, cascine, casolari… Il sabato e la domenica, soprattutto.
Aia di Cascina Linterno
Altri affollavano il Parco Nord - così vasto da comprendere più paesi attaccati a Milano - dove gli anziani giocavano a bocce, senza agitarsi quando una palla schizzava contro una concorrente vicinissima al pallino; i giovani facevano acrobazie sulla bici; le signore passeggiavano o si godevano l’aria conversando, sedute su una panchina. Al Parco Nord la gente socializzava, lieta di non sentire i rumori della metropoli e di non essere investita dai fumi delle cilindrate. Qualcuno ammirava gli orti, che fioriscono ai margini di quella spianata di verde con le sue costellazioni di colori: pomodori, melanzane, peperoncini, cetrioli e quant’altro; o le sculture che Giuliano Folcia, ultraottantenne (deceduto da un anno), realizzava trasformando gli alberi morti in una testa con il cappello di alpino o in uno scoiattolo o in un coccodrillo, circondato da un nugolo di curiosi. Folcia era il nonno del Parco Nord. Alle 8 del mattino da piazza Belloveso cavalcava la sella e si dirigeva in quest’oasi di pace.
Altri milanesi sceglievano una seconda casa sulle colline di Como o sul Lago Maggiore o in Valle Imagna o nel Pavese, per trascorrevi i “week-end” o il periodo estivo o le feste consacrate. 

L'aia vuota
“Il mio sogno è una cascina, magari piccola, dove poter allevare conigli e galline e installare una voliera e riempirla di canarini e diamantini”, che all’alba danno la sveglia con un concerto di cinguettii - mi disse il mio amico Pietro Carrideo, che ha le mani d’oro e un passato al volante del suo taxi tra gli ingorghi della circolazione, accumulando tra l’altro esperienze umane notevoli. Aggiunse che si era innamorato di queste strutture, andando ad acquistare la legna per il camino installato nella taverna di casa da Antonio Sirtori, un contadino proprietario a Rovagnasco, quartiere di Segrate, di una di queste luci che brillano nonostante il tempo che galoppa. Pensai ad un’altra architettura rurale, la Linterno, in cui trascorse nove anni Francesco Petrarca, soddisfatto del silenzio e della solitudine che il luogo gli consentiva. C’ero stato più volte e vi avevo conosciuto i fratelli Bianchi, Angelo e Gianni, tra l’altro divulgatori appassionati della storia agricola di Milano e della Lombardia.
Cascina lungo il naviglio
“Ecco – risposi a Pietro – puoi realizzare il tuo sogno trascorrendo qualche ora in un luogo ameno che ristora lo spirito e arricchisce culturalmente. Si trova in via Fratelli Zoia, in fondo a via Forze Armate. Non puoi viverci, ma viverlo, sì”. Lo stesso suggerimento detti ai commensali durante una cena di lavoro. Lasciavano la metropoli soltanto per le ferie, ma nel resto dell’anno sentivano il bisogno di stare assieme ad altri, di comunicare. Condividevo quel sogno. Per me la cascina è casa, rifugio, conforto, aria pulita, guscio, serenità. E altro ancora. Chi ha la fortuna di abitarci la mattina apre gli occhi, si affaccia alla finestra, beve il sole e si gode il panorama. Non avendo un gioiello così, mi consolavo visitando quelli che conosco. E provavo piacere nell’osservare le strutture sapientemente restaurate che diffondono gli odori di un ristorante o le voci di un’associazione culturale o dei visitatori di una fornace, come quella di Curti in via Walter Tobagi, nei pressi del Naviglio Grande. Adoro le cascine, fulcro del lavoro contadino. Ne ho visitate tante, anche per motivi professionali. 

Cascina Linterno di G Bianchi
E sento amarezza al ricordo di quelle che sono state azzannate dalle benne della ruspa, magari di notte o nella calura agostana, quando la gente era altrove e non poteva protestare per lo scempio. Mettendo piede in una cascina, mi viene in mente la fatica dei lavoratori, come il cavallante, che si alzava prestissimo per governare gli animali e rientrava a casa al tramonto; il “camparo”, supervisore di tutte le attività legate alla terra… Quando si parla di cascine, mi lascio assorbire dalla Linterno, dove Angelo e Gianni Bianchi sviluppano tante iniziative culturali, spiegando al pubblico, sempre più folto, l’organizzazione de complesso di un tempo, il lavoro agricolo, i compiti dei dipendenti, la produzione… tutti argomenti interessanti, tanto che in un anno si contano 20 mila presenze nei 90 eventi realizzati. Adesso l’attività è sospesa per colpa di quella bestia, che sta demolendo migliaia di persone. Ma verrà sopraffatta, ripeto, ridotta all’impotenza. La cascina Linterno, a corte chiusa, per difendersi dai malintenzionati all’epoca frequenti, è famosa non soltanto a Milano, e sta a cuore anche a molti intellettuali della terra del Porta. Per esempio, in uno degli ultimi incontri, su poesia e cultura milanese, Tullio Barbato, direttore di Radio Meneghina, scrittore e già autorevole giornalista del quotidiano “La Notte”, da tempo scomparso, ha intervistato Lamberto Caimi, per anni direttore della fotografia dei film di Ermanno Olmi e documentarista. Quello dei Bianchi è un impegno ammirevole, battezzato con il nome di AgriCultura, essendo questo il tema prevalente di una buona parte dei progetti, che non trascurano il dialetto milanese, raccontato da esperti del settore. Una signora, assidua alle manifestazioni di questo angolo pieno di storia, ricorda lo slogan coniato dai due anfitrioni: “Il quartiere nella cascina e la cascina nel quartiere”. Ci riescono in pieno. 

Visitatori della Cascina Linterno
E siccome la cascina va tenuta in ordine, quando occorre vengono mobilitati gruppi di volonterosi, giovani e non, per dare una mano a pulire anche i dintorni. “Teniamo pulito il mondo”, il motto. Ho parlato spesso con i fratelli Bianchi, gentili, disponibili, ospitali, laboriosi, autori di libri notevoli, tra cui “Vita in cascina”, presentato come un quadro di una civiltà che la memoria non cancella. “Nel nostro programma – mi ha detto Gianni – fra i temi trattati o da trattare durante l’anno le vicende passate della Linterno, la data di nascita delle marcite, delle polle d’acqua sorgive”, elogiate dal Poeta che immortalò Laura nel ‘Canzoniere’…. E abbiamo parlato anche di lui e dei suoi giorni in questa beatitudine, nella quale curava l’orto e rivedeva i suoi versi; del pret de Ratanà, che abitava in una villetta a due passi da qui; e del Parco delle Cave… Teniamo molto a ravvivare l’attenzione sulla materia dell’agricoltura…”, continuando con cenni ad altre occasioni di aggregazione, come i falò di Sant’Antonio… e la festa di San Martino… Per inciso, ho visto bellissimo un video in cui Angelo spiega a un cronista i cicli di produzione nella cascina. Chiedo a Gianni: ”La cascina aveva, come altre, lavoratori addetti alle diverse funzioni, come il responsabile dell’irrigazione dei campi o lo ‘strapazzone’, un tuttofare?...”.
Cascina Linterno
“La cascina Linterno è sempre stata un’azienda multifunzionale con attività zootecnica, agricola, artigianale, con carrettieri, maestri d’ascia e altri artigiani, orticoli…; ed è sempre stata in simbiosi con la città, rispondendo ai suoi bisogni. Per la città produceva verdure, che si vendevano al Verziere…. La città aveva bisogno di cavalli? Si allevavano quadrupedi; la città aveva bisogno di latte? Si tenevano mucche da latte. Aveva bisogno di spazi? Si provvedeva”. “Quando è apparso questo gioiello?”. “La più antica testimonianza è una pergamena del 1154. I fontanili c’erano già nel 1300”: Il Poeta antesignano della cultura rinascimentale, Petrarca, ne parla in una lettera. La Linterno non era una grande azienda; ed era l’unica cascina dei dintorni con una chiesetta, edificata nella seconda metà del ‘700 e consacrata il 9 ottobre del 1754, come risulta da una testimonianza dell’archivio parrocchiale della chiesa di Trenno. Ha in alto una piccola finestra, oltre la quale stava il coro e tradizionalmente la stanza del Poeta. “E l’Associazione Amici della Linterno?”. 

La luce del cielo investe la cascina
“L’abbiamo battezzata nel 1995, quindi ha compiuto 25 anni”. “Siamo un’associazione di volontariato, con lo scopo di salvaguardare la cascina, di difenderla da interventi speculativi, con la conseguente tutela dell’ambiente e del territorio circostante, compreso il Parco delle Cave; di mantenere l’attività agricola; di divulgare la sua storia, gli usi e i costumi rurali”; non tralasciando “la difesa del patrimonio della collettività; il recupero e la conservazione di strutture, spazi e manufatti, altrimenti destinati all’abbandono oppure ad uso improprio che stravolgerebbero la natura originaria”. Propositi nobili, che i fratelli Bianchi osservano con costanza e competenza. Impiegano tutte le loro energie per tenere alto il nome e il prestigio della cascina: hanno allestito l’incontro su “Economia circolare e Civiltà del mais” con una festa della polenta; Il primo marzo era in programma il tema “Poesia e dialetto: binomio perfetto”, ma il coronavirus si è messo di traverso. Ma presto – è l’auspicio – si tornerà a dire: “Ci vediamo alla Cascina Linterno”. 















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