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mercoledì 1 luglio 2020

Il coronavirus non ha demoralizzato il Festival

Franco Punzi, presidente della Fondazione Paolo Grassi
                                                    

ALL’INSEGNA DEL FILO DI ARIANNA



Il programma è ricco: concerti nelle
masserie anche a Crispiano.
Si parte il 14 luglio e si conclude il 2 agosto.
Prima rappresentazione, nell’Atrio del bel Palazzo Ducale, 
“Il borghese gentiluomo”.
I melomani fedeli alla rassegna martinese sono in attesa dell’evento. 
Avevano perduto ogni speranza, ma la tenacia ha vinto.

                                                                                                                 IL RICORDO DI                                    GIUSEPPINA   "ANIMA"  DEL FESTIVAL

                                            
    


Giuseppina Camassa Punzi, deceduta il   21 marzo 2019 a 73 anni di età. Insegnante Elementare di ruolo in pensione ha svolto la sua attività didattica per 40 anni,  in particolare presso il 1 Circolo della scuola elementare Marconi di Martina. Si è dedicata particolarmente alla cura dei ragazzi con problemi particolari e alla formazione dei bambini. Ha collaborato con il Festival della Valle d' Itria per 40 anni garantendo l'ordine e la organizzazione degli spettacoli sempre dietro il palcoscenico e con la Fondazione Paolo Grassi per 25 anni nel settore dei piccoli, che frequentano i corsi musicali. Si è fatta apprezzare per la sua serietà, ha amato e si è fatta amare, severa con se stessa e con gli altri ed ha lasciato in tutti il segno del suo impegno. 








Franco Presicci.

Il “coronavirus” (non so perché gli abbiano dato l’alloro) non ce l’ha fatta a mettere il bavaglio al Festival della Valle d’Itria. Dopo aver imposto il veto alle tradizionali processioni, natalizie e pasquali, di Taranto e di altre città, è stato schivato dal Festival della Valle d’Itria, che si svolgerà nell’atrio di Palazzo Ducale, mentre i concerti si svolgeranno nelle “’nchiostre” e nelle masserie, con il titolo “Il canto degli ulivi”.
Il borghese-gentiluomo
Inaugurazione il 14 luglio (repliche il 22, il 25 luglio e l’1 Agosto) all’insegna di Strauss, con “Il borghese gentiluomo”, diretto da Michele Spotti, e “Arianna a Nasso” da Fabio Luisi. Anche nelle pagine letterarie, comprese quelle di Ovidio, Omero, Catullo… Arianna, figura mitologica, emoziona: figlia di Minosse re di Creta e di Pasifae, salvò Teseo, che, entrato nel labirinto per uccidere il Minotauro, riuscì a trovare l’uscita grazie a un gomitolo di filo che, legato all’entrata, snodandosi lungo il percorso gli consentì di orientarsi. Fuggì poi con Arianna, per abbandonarla sull’isola di Nasso, dove venne trovata da Dioniso, che la sposò.

Torre medievale masseria del Duca-Crispiano
Il 46° Festival della Valle d’Itria avrà anche due appuntamenti al Museo della Fondazione Pino Pascali di Polignano, con il profumo del mare; il 16 luglio a Crispiano, sicuramente in una delle magnifiche masserie della città, come quella del Duca, tra bellissimi affreschi e pregi architettonici, con il recital composto dalle arie più celebri del repertorio del basso Alex Esposito; e il 20 luglio a Cisternino, con un concerto dedicato alle eroine dell’opera, novelle Arianna con Lidia Fridman e Leonora Bonilla; mentre il mezzosoprano Veronica Simeoni sarà il 23 luglio alla masseria Palesi di Martina Franca.

2019-Escobar, Luisi, Punzi, sindaco Ancona, Triola

Un comunicato informa che il calendario, costruito intorno al mito di Arianna, tema centrale di questa edizione intitolata “Per ritrovare il filo”, è stato preparato in brevissimo tempo dal direttore artistico Alberto Triola e dal direttore musicale Fabio Luisi. Squillino dunque le trombe e si battano il petto quelli che temevano il chilleraggio del Cod19 anche contro la rassegna martinese: ha vinto la tenacia degli uomini. ”Abbiamo creduto – ha detto Franco Punzi, presidente della Fondazione Paolo Grassi – anche nei momenti più difficili che le luci di Palazzo Ducale dovessero accendersi sulla 46.ma edizione del Festival: il nostro è un impegno nei confronti del territorio, degli artisti, ma soprattutto del nostro pubblico. E’ nel momento più grave - ha proseguito – che il teatro, così come c’insegna Paolo Grassi, deve essere in grado di affermare il proprio ruolo, di trovare nuova vitalità, per restituirla alla comunità di cui fa parte”. E ha detto grazie a tutto lo staff del Festival, “il cui lavoro instancabile potrà ridare ossigeno a Martina Franca e a tutta la Valle d’Itria”. Via dunque al programma, che prevede opere in forma scenica, concerti vocali e progetti speciali, che si snoderanno con il rispetto delle misure di sicurezza richieste dalla situazione d’emergenza creata dal Covid-19, nei luoghi più ammirevoli della città dei trulli, come nell’Atrio di Palazzo Ducale, che troneggia in piazza Roma, nei chiostri, nelle masserie più dotate e ammirevoli e anche in ambienti ampi di Taranto, di Polignano a Mare, la città che, aggrappata sulla scogliera, dette i natali a Domenico Modugno.

2019-Presentazione a Milano 45^ edizione Festival Valle d'Itria
Alberto Triola, che per necessità quest’anno non ha potuto presentare, con Punzi e Luisi, la manifestazione pugliese al Piccolo Teatro di Milano, ha affermato che “nessuno sa quando, e se, si potrà tornare a fare teatro e musica com’eravamo abituati prima che la pandemia sconvolgesse il mondo intero, spazzando via schemi e consuetudini. Come in tutte le crisi epocali, anche in queste situazioni emergeranno quanti sapranno individuare e gestire soluzioni innovative, per andare ad occupare spazi inediti della creatività, mettendo in gioco forze, impulsi e risorse fino a qualche tempo fa neppure immaginabili…”. I motivi per alimentare lo sconforto non sono pochi, “ma le energie che il Festival della Valle d’Itria – ha aggiunto Triola – ha saputo mettere in gioco in quasi mezzo secolo di storia sono in grado di reagire alla rassegnazione e di azionare i necessari anticorpi culturali e creativi”. Parole sante, che fanno resuscitare la speranza in chi si era fatto demoralizzare dall’accanimento e dalla brutalità del cecchino. Lo sforzo che il Festival ha compiuto è eccezionale, per venire incontro al pubblico e per incoraggiare “chi dell’arte e con l’arte vive, gli artisti, i lavoratori dello spettacolo, le imprese dell’indotto”. Un anno drammatico, il 2020, segnato da un nemico invisibile che ha decretato la clausura come difesa; ha diffuso la paura; continua a mietere vite umane… Il pubblico – ha detto ancora il direttore artistico – ha bisogno più che mai di occasioni culturali per rivitalizzare lo spirito e scoprirsi comunità. In situazioni straordinarie, risposte straordinarie. E il Festival, “che gioca sempre di più il ruolo di faro per il Mezzogiorno e per l’Italia dello spettacolo dal vivo”, non si presenta indebolito, ma corroborato. Ogni anno un’idea nuova rimpolpa il Festival, lo tiene sempre all’altezza e della reputazione che ha conquistato nel mondo.

Tornando al cartellone, “il borghese gentiluomo” è “ripensato come monologo da Stefano Masini, con la ‘mise en espace’ curata da Davide Gasparro e le musiche di scena del compositore di Monaco di Baviera dirette da Michele Spotti. La musica scritta per accompagnare la commedia sarà eseguita secondo la partitura del 1917, con ‘performance’ d’attore e di danza, nello spirito originale della comèdie ballet di Lully/Molière e della ricreazione di Strauss/Hofmannsthal”. A Masini, che è uno dei maggiori drammaturghi del teatro contemporaneo e tra l’altro direttore artistico del Piccolo Teatro di Milano, il Festival ha commissionato una drammaturgia inedita che parte da Molière per parlare del nostro tempo. Arianna a Nasso, in scena con la bacchetta di Fabio Luisi sarà rappresentata come  nella prima edizione del 1912, con una nuova versione in italiano del libretto di Hugo Hofmannsthal a cura di Quirino Principe e la regia di Walter Pagliaro, gli elementi scenici di Gianni Carluccio e i costumi di Giuseppe Palella, già Premio Abbiati per i suoi precedenti interventi alla rassegna della Valle d’Itria. Nella parte della protagonista Carmela Remigio.

Palazzo ducale - Martina Franca
L’opera verrà riproposta il 21, il 24, il 26 luglio e il 2 agosto. Il 27 luglio si svolgerà un’originale iniziativa musicale in più tappe tra i monumenti del centro storico e attraverso i secoli della musica: “Omaggio a Martina Franca“. Come Teseo, nel labirinto bianco con il filo d’Arianna – prosegue l’ufficio-stampa - con la partecipazione di decine di artisti, tra i quali il direttore Federico Maria Sardelli e il soprano Giulia Semenzato. L’iniziativa potrà essere seguita in “streaming” dal pubblico di tutto il mondo. Anche quest’anno sarà trasformato in teatro il Chiostro di San Domenico con due appuntamenti concertistici per rendere omaggio a Ludwig van Beethoven nel 250° anniversario della nascita: il 17 luglio con il pianista Federico Colli, vincitore del primo premio del 2011 al concorso Mozart di Salisburgo e l’anno successivo al Leads International Piano Competition; e il 18 luglio con il duo composto dalla violinista Francesca Dego e dal direttore d’orchestra Daniele Rustioni, che a Martina Franca sarà presente come pianista.

Giuseppina e Franco con le collaboratrici del Festival

Infine, siccome siamo a Martina Franca, città ricca anche di architetture rurali, poteva l’organizzazione non portare la musica in questi splendidi luoghi, fulcro del lavoro contadino? Non poteva. Quindi alcune manifestazioni, denominate “Il Canto degli ulivi” (che vivono da millenni tra storia e leggenda: secondo Omero era fatto di ulivo il letto di Ulisse e Penelope), verranno ospitate in questi spazi. I melomani che da sempre vengono a Martina per il Festival, ma anche per la bellezza del paesaggio e per l’aria incontaminata, possono essere soddisfatti, magari pensando anche ai versi di Catullo:” Ed ecco sulla riva di Dia battuta dalle onde Arianna/scrutando, vede Teseo in fuga, sulla nave che veloce se ne va/ e in cuore porta invincibile la furia/ ora che strappata in un sogno pieno d’inganni/ si trova tristemente sola sulla spiaggia deserta… Tra le alghe lo guarda da lontano con occhi disperati la figlia di Minosse/ come la statua di marmo di una baccante!...” . Catullo, il poeta delle passioni d’amore intense, pazzo di Lesbia, che vorrebbe riempire di baci, si sarebbe forse trovato a suo agio a Martina Franca, la città del sole e delle meraviglie, delle viti nane, delle case incappucciate e della musica. E forse avrebbe anche scritto un carme, come lo scrisse a Sirmione.



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