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mercoledì 20 gennaio 2021

Dirigente di banca e fotografo

LE SUGGESTIVE IMMAGINI DI ENZO ROCCA SUSCITANO EMOZIONI IN CHI LE OSSERVA

C’è tutto in quest’antologia: lo splendore di Taranto, con i suoi tramonti che accendono.


Il cielo; le bellezze di Milano, cara a Stendhal.

Preferisce riprendere persone e paesaggi, ma anche opere d’arte e artisti e l’architettura che ha cambiato il volto della città.


Franco Presicci

Passeggiando per corso Garibaldi, nella città vecchia, a Taranto, qualche estate fa, vidi passare ‘n’u sciarabàllle e subito una carrozzella con due giovani sposi a bordo. Non pensai che la ruota del tempo stesse girando al contrario e stessi per rivedere sulla ringhiera sferragliare i tram che andavano lentamente dalla stazione ferroviaria alle dieci palazzine, cioè a Solito, e viceversa; o la salumeria Gambardella in via D’Aquino riaperta e piena di avventori.

Rocca - Protopapa
E non mi preparai a sentire la voce degli strilloni che annunciavano i numeri del lotto, la cui ricevitoria era “abbasci’a marine”, e quelle dei bagnanti di Lido Taranto, in viale Virgilio, vicino al palazzone, un fungo di cemento che toglie la vista del mare a quelli che abitano di fronte. “Uagnè’, ‘u pèsce jè frische, l’hònne pescàte mo’; e uardàte ce bbèdde còzze pelòse, uagnè, avenìte”, gridava anche all’epoca ”u peciauèle” sotto la tettoia “d’a Duàne”, che adesso ammiro tra le fotografie di Enzo Rocca, dirigente di un istituto di credito, a Milano, e turista sempre con la macchina fotografica appesa al collo. Si dirà che tutti i turisti viaggiano così attrezzati per dare testimonianza dei luoghi che hanno visitato. Sì, ma Rocca è un artista: durante i suoi vagabondaggi estivi in Puglia, per esempio, Taranto la gira tutta, dalla marina al borgo, cogliendo angoli che sorprendono lo stesso indigeno. “Na, vit’addà, ‘stu passàgge strìtt’accùm’a ‘na ‘ndràme ste’ a Tarde vècchie?”. Se uno ha l’anima del fotografo, e Rocca ce l’ha, sa come andare a scoprire gli aspetti nascosti e quelli che pur stando sotto gli occhi di tutti rimangono spesso inosservati. I pescatori che rammendano la rete su un pontile di Mare Piccolo lo vedono tutti, ma Enzo Rocca ha un modo tutto suo per riprenderlo.

Rocca Enzo - Taranto
Così come per il giardino dei mitili, che una volta “le varcarùle” raggiungevano con gli ospiti della città seduti “sus’a rote” o trasto della barca e offrivano loro, con il permesso dei titolari, quattro o cinque esemplari da gustare subito con una goccia di limone. Un paio di anni fa, in occasione di una conferenza di Francesco Lenoci sui sassi di Matera, al Castello Aragonese, prima dell’inizio della serata non riuscii più a vedere Enzo, che era venuto con noi. Se n’era andato a spasso per il Castello con la curiosità di scovare i punti più attraenti. Così è: appare, scompare, cattura le immagini più singolari e una volta soddisfatto si “rimaterializza”. Enzo Rocca non parla mai delle sue foto. Se fai domande, lui risponde con frasi brevi e senza enfasi, con voce bassa.

Rocca Enzo - Taranto

Se ti complimenti per il suo lavoro di cacciatore d’immagini, sorride. Non ama glorificarsi. Eppure i suoi scatti sulla città vecchia, non solo quella decantata dai grandi poeti della Bimare, da Petrosillo a Diego Marturano, a De Cuja, o esaltati da scrittori del livello di Giacinto Peluso e di Nicola Caputo, che hanno raccontato il borgo antico e quello nuovo con passione, competenza e dovizia di particolari: il postino che entrava nell’androne dei palazzi, fischiava e urlava il nome dei destinatari della corrispondenza e se aveva tempo si faceva anche la chiacchierata con le casalinghe; il chiostro “de quìdde d’u gràtta-gràtte” e gli attrezzi dei vari artigiani, come la bilancia a molle e il trapano “d’u conzagràste”.

Rocca Enzo - Taranto
Rocca preferisce il paesaggio: i tramonti di Taranto che accendono il cielo, striandolo di colori di una bellezza tutta da godere; le chiese; il Castello, dal quale secoli fa le sentinelle vegliavano per difendere la città dai turchi; gli edifici storici; il monumento al marinaio vicino all’Ammiragliato, enorme, possente; il Mar Grande; i muri secolari screpolati come le labbra dei vecchi nostalgici delle notti passate sulle paranze; il ponte girevole che si apre per far passare le navi; il ponte di pietra, che unisce come quello di ferro le due distese d’acqua; gli slarghi; le targhe, come quella a Paisiello… Enzo Rocca fotografa con passione, a colori e in bianco e nero, e il risultato è quello di un artista sensibile ed emozionante.

Rocca Enzo - Taranto
Osservo volentieri le sue antologie, che dovrebbero essere esposte. E osservo con immenso piacere le sue immagini su Milano: la Galleria Vittorio Emanuele II, con i suoi famosi ed eleganti locali (Biffi, Savini, Campari, la libreria storica Bocca…); la Terrazza Martini, dove ha lo studio Francesco Lenoci (nel ’60 vi conobbi Arnoldo Foà e tanti altri attori); la Galleria del Corso, mèta negli anni Cinquanta e Sessanta di cantanti dell’altezza di Domenico Modugno, Tony Renis, Caterina Caselli, Memo Remigi…, diretti alle varie case discografiche .Vi conobbi anche Giovanni D’Anzi, autore di “O Mia bela Madunina”, che ritrovai la sera in cui Febo Conti, Roberto Brivio, Evelina Sironi, Liliana Feldmann… si esibirono all’aperto per ridare a un noto circo il telone che la tempesta aveva distrutto. Con Enzo Rocca s’incontrano e s’intrecciano storia e arte.

Milano-Monumentale-Enzo Rocca
Via Morone, a Milano, che da via Manzoni corre verso piazza Belgioioso, cara a Stendhal, non soltanto perché vi aveva dimora la baronessa Matilde Viscontini, da lui tanto amata; Via Bigli, dove aveva il suo salotto la contessa Clara Maffei, che presentò Boito a Verdi, e la casa il Premio Nobel Eugenio Montale; piazza della Scala, via Borgonuovo, via Sant’Andrea (ci abitò Wanda Osiris, che faceva colazione con le amiche al Caffè Cova), via Della Spiga, via Palestro, corso Venezia, via Montenapoleone… e i cortili fiabeschi con colonne inghirlandate, sculture, vialetti che s’intersecano, fontane zampillanti…L’obiettivo di Enzo Rocca spazia senza limiti, come la penna di Francesco Ogliari, patito di trasporti e di ogni altro mezzo di locomozione, a cominciare dai treni. Francesco l’amava profondamente Milano (la guardava dall’alto, dal basso, di dentro. Scrisse che questa città è bella dove nessuno la vede, perché la sua bellezza è discreta, riservata e non ama imporsi, assecondato da Guido Piovene. Bisogna percorrerla con amore per vedere ciò che tanti non vedono. Come fa Enzo Rocca, che si definisce fotografo amatoriale e ottiene risultati che hanno a che fare con l’arte. Nato a Pisoniano, un piccolo paese a due passi da Roma, ha iniziato a fare scatti all’età di vent’anni. Era ancora all’università e acquistò un attrezzo del mestiere con i soldi ricavati dal lavoro che svolgeva.

Rocca Enzo - Taranto
Nelle ore libere dallo studio. Amando molto viaggiare, dapprima in Italia e in Europa, e poi spingendosi oltreconfine, con i suoi “clic” immortalava culture e tradizioni. Lo incalzo e mi dice: “La passione per il cinema ispira la mia estetica, l’uso della luce e la ricerca di atmosfere”. Predilige il ritratto, il reportage e le persone nel contesto sociale e ambientale. E’ sempre difficile fotografare la gente a sua insaputa, cogliere quel momento nel contempo intimo e in simbiosi con il contesto in cui agisce. Le mie foto catturano questo sentimento, includono quell’aspetto emotivo imprevisto a me stesso”. Scatta velocemente per cogliere il soggetto nel suo atteggiamento più naturale. Ammira tutto ciò che d’interessante cade sotto i suoi occhi. E’ attratto dal paesaggio urbano: luoghi reali, vivi facendo riviere ricordi ed emozioni.

Milano-Barona-Enzo Rocca
Appassionato di arte contemporanea fotografa le opere d’arte e gli artisti: Fontana, De Chirico, Carmassi, Dova… Alcuni suoi ritratti sono stati pubblicati in cataloghi d’arte. Furono gli amici ad incoraggiarlo, e negli ultimi anni ha intensificato l’attività: ha collaborato con un’agenzia fotografica di Roma, si è iscritto al novantenne Circolo fotografico milanese, sodalizio storico di via Bezzecca, da sempre frequentato da maestri dell’obiettivo come Enrico Fantozzi, Pietro Donzelli, Valentino Bassanini, Sergio Manni… “Amo camminare – mi racconta – esplorare la città. Vado anche in compagnia dei soci del sodalizio. Siamo attirati dalle architetture”, dall’abside di una chiesa, da una modanatura, da un’edicola, da una strada articolata in modo diverso dalle altre, dalla piazza dedicata a Gae Aulenti, da luci, ombre”. 

Milano-Bovisa-Enzo Rocca
Quando va da solo, punta l’obiettivo verso le persone, giovani, vecchi che si tengono per mano; setaccia la zona Bovisa, un tempo ricca di fabbriche; l’Ortica, il quartiere un tempo con tanti “trani”, immortalato da Giorgio Gaber, Nanni Svampa, Ornella Vanoni, Enzo Jannacci, Dario Fo…; la Barona, che come le altre ha cambiato faccia; Porta Romana, protagonista di un brano interpretato da Nanni Svampa (“Porta Romana bella, Porta Romana/ Ci stan le ragazze che te la danno/ Prima la buonasera e poi la mano/ E buttami la giacca ed il coltello/ che voglio vendicare mio fratello…); monumenti; ragazzi che giocano a palla per la strada. Foto bellissime, come quelle dei Navigli, di piazza San Babila, che non è più quella di una volta. Enzo Rocca riprende questi luoghi con trasporto. E’ affascinato da Milano, dove gli arti demoliti, come la Pusterla dei Fabbri, restano nel ricordo di tanti, curiosi di vedere che cosa hanno messo al loro posto. Chi viene a Milano e lega il proprio cuore a quello della città non ha più il coraggio di tornare indietro. Si capisce perché Stendhal era rapito da Milano, dove voleva essere sepolto.








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