Pagine

Print Friendly and PDF

mercoledì 8 dicembre 2021

Arriva Natale: come lo festeggiamo?

NON SOLO CON LE PETTOLE E LE CARTELLATE

MA CON UNA BELLA SCENOGRAFIA PRESEPIALE

 

Ovunque, in Puglia o in Lombardia, in Sicilia o in Toscana, a Napoli è già

ora di prepararsi per fare l’albero o il presepe. I ragazzi aspettano i

Manola e Giuseppe
giocattoli il nonno è pronto

per raccontare le favole

inventate al momento,

mamme e nonne per 

spianare la pasta per i

dolci. 

E’ festa grande: nasce

Gesù.

Franco Presicci 

In “Natale in casa Cupiello”, Concetta dice: “Io nun capisco che ‘o faie a ffà stu presebbio. Na casa nguaiata, denare ca se ne vanno, colla, pastori, puzza e pittura…”. Ma per Lucariello, il personaggio interpretato da Eduardo De Filippo,

Presepe in fieri di M. Sforza
Natale senza presepe non è Natale. Gli sembra un cattivo augurio. E ricorda il padre che quella scenografia la metteva in piedi per lui e per il fratello quando erano marmocchi. E cerca di convincere Concetta, la moglie, e il figlio Nennillo, che alla sua domanda “Te piace ‘u presebbio?, risponde sempre in modo sgarbato, guardandolo di traverso: “No, u presebbio nun me piace”. Ma Lucariello non si scoraggia, continua nella sua opera con pazienza e rammarico. Nella realtà il presepe non piace a tutti.
Albero realizzato dal presepista

Molti preferiscono, non solo al Nord, l’albero, che per loro fa più scena con tutte quelle luci multicolori; le palle rosse, bianche, versi, grandi e piccole, il puntale, che può rappresentare un angelo o un minuscolo abete imbiancato; i fili d’argento e la neve spruzzata con uno “spray” apposito oppure fatta con ovatta spezzettata: fiocchi grossi come cicchi di grandine. L’albero a volte occupa mezza stanza, ma anche il presepe, se c’è spazio, si può sviluppare parecchio, soprattutto se chi lo confeziona ama i personaggi mobili, come il calzolaio che muove il bussetto, il portatore d’acqua che succhia dalla fontana, il pastore che munge la mucca...

In due o tre ore l’albero può essere completato, mentre il presepe richiede più tempo: occorre sistemare l’ossatura, sulla quale modellare le strade, le grotte, i sentieri, i passaggi, i ponti, le arcate, collocare le figure: il guardastelle, i Re Magi, gli animali, gli zampognari, che nel presepe non mancano mai mancare, quindi l’illuminazione anche degli interni, soprattutto di quello che ospita il Bambinello. Chi non ha mai realizzato un presepe non immagina la gioia che crea il manufatto in chi lo monta. C’è chi si sente partecipe del paesaggio, addirittura dell’Evento. Lo vive, il presepe, si sente parte del contesto che va creando.

Particolare di presepe

Il presepe è magia, spettacolo, fiaba. Il presepe affascina, coinvolge, dà serenità. Il presepe più dell’albero porta l’atmosfera del Natale, che si respira già dal giorno della festa dell’Immacolata e per alcuni anche prima. I personaggi che popolano il presepe sembrano veri a chi li ama: il panettiere, la lavandaia, il vecchietto con la lucerna nella mano alzata, la ragazza che governa il cortile pieno di galline, conigli, ochette, il fabbro, il suonatore che si diletta fuori da una taverna. Il presepe ha i suoi simboli. Il fuoco indica il tempo che trascorre; il ponte la rinascita dell’uomo, la luce la fede… Il presepe incanta. Più è ricco di statuine e di altri elementi è più attira. A proposito di statuite una volta nel presepe milanese, e in genere lombardo, non c’erano il pescivendolo e il pizzaiolo.

Presepe in sughero
 
 
 
Il secondo arrivò, immagino, dopo il 1929, quando in un ristorante vicino a piazza San Fedele sbarcò la pizza. Manola Artuso, una signora che a 5 anni già si affaccendava con i presepi, poi diplomandos a Brera in pittura, è maestra dii presepi d’arte. Ha cominciato da sola, nel suo negozio “La Stele” di viale Certosa, in seguito ha proseguito con il suo compagno Gianluca Giuseppe Seregni, che dopo aver frequentato una scuola d’arte si è specializzato in scultura e restauro: discende da una famiglia di artisti che già nel 1200 restauravano chiese e facevano figure per il presepe. Oltre che bravissimi, Manola e Giuseppe sono entusiasti del loro lavoro.
 
Presepe in fieri di M. Sforza
Giuseppe è preparatissimo nella storia del presepe e ricorda bene una bottega di via Copernico e l’artista, Confalonieri, che produceva figure per il presepe in punta di cartapesta. Manola riferisce che si procurò vecchi modelli del presepe bergamasco e li utilizza per fare le statuine. “Dai miei ricordi – commenta - posso dire che a Milano il presepe è stato sempre presente, magari a fianco dell’albero di Natale. E non solo a Milano”. Tanto che a Dalmine, vicino a Bergamo, c’è un Museo del Presepe, che espone oltre 800 esemplari, uno più bello dell’altro. Vi si ammirano il presepe napoletano, quello sardo, con i pastori che si riposano tenendo il cappuccio che si piega sul capo; quello che viene dalla Puglia, dove la Natività a volte è ambientata in un trullo, quello siciliano…
In Lombardia molti presepi rappresentano una cascina con i personaggi principali nella stalla e pomodori, aglio, cipolla che pendono dalla. Si ricorda il presepe allestito da Mario Matallanzo nel Centro Commerciale di viale Sarca, a Milano. In Lombardia, nel Bergamasco, nel Bresciano e altrove prolificano le associazioni di presepisti” e mi dicono che da qualche parte hanno edificato un presepe di 600 metri. Il presepe nasce soprattutto per i piccoli, che in alcuni casi collaborano procurando il muschio, l’erba, i rami di pino, quando l’autore non è fornito del materiale sintetico che serve per il verde, per il terreno, per gli alberi, per la neve, per i sassolini… La maggior parte dei bambini adora il presepe, mi raccontava Matarazzo, della Casa del presepe di Taranto, che di allestimenti, assieme a suo padre, ne ha costruiti tanti, e ha anche insegnato ad altri a farne.
 
Presepe da completare
Presepe artigianale
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il professor Raffaele D’Addario, che era pittore e aveva lavorato come scenografo a Cinecittà, aveva appreso l’arte da loro. Io ho visto validissimi artigiani intenti a sagomare natività, pastori, greggi, asinelli, buoi, mulini, forni, pozzi, usando cartapesta, terracotta, resina, gesso, eccetera. A Grottaglie un ceramista fa in terracotta figure alte quasi due centimetri, utilizzate per creare la prospettiva del presepe. I materiali impiegati sono tanti. Il sughero è uno di questi: non ha bisogno di spatole per imprimergli l’effetto delle parti rocciose. Si deve sapere accostare con sapienza i vari pezzi e poi coprire le giunture con carta da pacco immersa nella colla di farina. Nel presepe del Seicento si amava conseguire effetti scenografici, forse ispirati dal Barocco. A Napoli Ferdinando IV aveva ereditato la passione per il presepe dal padre e faceva confezionare pastori vestiti con costumi del regno seguiti da personaggi illustri. Il re Carlo III, grande appassionato del presepe, lo preparava con notevole cura assieme alla moglie, che curava l’abbigliamento, lussuoso.
I rilievi erano fatti in sughero. La locanda fece la sua apparizione nell’impianto presepiale con tutti i suoi contenuti durante il trionfo del Barocco. Naturalmente ci sono presepi poveri e presepi ricchi; presepi fatti con arte e presepi edificati alla bell’e meglio, senza un progetto iniziale. In questi casi bastano delle stecche di legno ruvido, fogli di giornale o per pacchi immersi nella creta diluita in acqua e un lavoro con le mani per non avere un risultato piatto. Oltre che per il presepe i bambini aspettano il Natale per avere i giocattoli. A proposito di balocchi in un suo libro, “Nostalgia di Milano”, uscito con Mondadori nel 1997, Carlo Castellaneta ricorda il tempo in cui Natale significava appunto giocattolo. “Anzi il Natale si identificava con i giocattoli. E la Rinascente (deve il nome a Gabriele d’Annunzio: n.d.a.) “era il tempio dove si officiavano i riti più fastosi.
 
Zampognari al centro incisione
Erano gli anni Venti e Trenta e i bambini nei giorni che precedevano il Grande Evento se ne stavano estasiati davanti alle vetrine ad ammirare il trenino elettrico che s’imbucava in una galleria e ne usciva fischiando. rifacendo pochi secondi dopo lo stesso percorso. I più ricchi non avevano problemi, visto che quel convoglio, se lo desideravano, sarebbe arrivato alla loro stazione; i più poveri potevano soltanto sognare e fare una scelta più modesta.
Per i primi la mattina di Natale era trascorsa a vedere il papà che stabiliva circuiti, collocava gallerie, stazioni, passeggeri. Agli altri toccava giocare con il Pinocchio di legno o con il motociclista di latta. Da noi i regali non li portava quel Babbo grasso con il volto nascosto dietro una folta barba bianca, il vestito rosso e il berretto con il pon pon, ma la Befana, che poverina aveva un’età molto avanzata, le scarpe rotte, un abito nero e la scopa come mezzo di locomozione. Se devo dirla tutta, a me di regali non ne ha mai portati. Forse perchè non avevamo il camino e si diceva che la vecchia scendesse proprio da quella gola. Dove trovasse le forze per fare tutta quella strada e al buio non l’ho mai capito. Poi una notte mi svegliai e scoprii mio padre che metteva per mia sorella sul tavolo una camera da letto di legno fatto da mio zio, che era un falegname geniale, per poi stendere sulla parete manifesti con la scritta “Viva la Befana”. Ma un regalo lo avevo già avuto: un presepe allestito in modo rudimentale che inzaccherava il muro e le statuine fatte da mia madre, che aveva le mani d’oro. Lo facevano quasi tutti il presepe. I tempi erano magri e l’illuminazione era fatta con una semplice lampadina nascosta dietro un pino. Il presepe veniva smantellato un paio di giorni dopo l’Epifania e allora era necessario imbiancare la stanza. Anche se misero, quel presepe mi dava serenità. Non vedevo l’ora che a casa arrivasse la creta. Felice anche mio nonno che la sera della Vigilia ci raccontava le storie che s’inventava al momento. Mio nonno è un altro capitolo della mia vita. Un caposaldo, un mito. Lo avrei visto sul presepe a sistemare un ponte tra una roccia e un’altra. Il ponte è comunicazione, legame, abbraccio, ricerca dell’altro. 

 
Video Filastrocca di Franco Presicci
 
Natale 2021
 
Il Presepe di Franco Presicci realizzato, con  grande arte e raffinatezza,  per far rivivere le tradizioni e lo spirito cristiano del Natale, a parenti e amici.


 
Natale de 'na vòte

Quànne stè’ p’arrevà’ Natàle

Je me vète indra ‘na càse peccerèdde

a canòsche, ‘a canòsche bbòne

Jè quèdde addò hàgghie nàte e hàgghie cresciùte

nu besciù, u nònne, stè’ cìtte cìtte

vecìn’a fracère ca se stè’ stùte

me mmìte ad azzettàrme apprìesse a ijdde

e ‘a vecchiarèdde me dìce:

Aspiètte, non te ne scè scènne

ca mo’ hàgghia fa’ ‘na tèdde de taràdde

se te ne vè’ m’a dìcere

ci m’a pòrt‘o furne de mèst Petrine?”

Se ijèdde no’nge respètt’a tradezziòne

le pàre ca no’nge jè Natàle

e vòle c’ama stà’ a tàule tùtt’aunìte

fìgghie, nepùte, canàte, nòre

ad assapurà le sanacchiutère cu l’anesìne

e le carteddàte, màmme ce delìzzie

a le furnìedde ‘a nònne jè ‘n’art’ste

All’andrasàtte ‘nu remòre indr’a l’àtrie me cutelèsce

e m’addòne ca no’nge stòche abbunesìnne

indr’a chìdde quàtte mùre

ma a ‘n’òtra vànne, lundàne, a Melàne

mbrà nègghie, frìdde, viendetrìne

e ‘a segnòre ca vòte le pèttele indr’a frezzòle

So’ le recuèrde ca me pòrtene da chìdde vànne

e m’amarèsce ‘stu viàgge ca fàzze c’u penzìere

addò no’nge stè’ cchiù ‘u Natàle de ‘na vòte

ànze, no’nge stè cchiù nesciùne

quìdde ca ve cònde vìve indr’a mamòrie

e indr’o core

u presèbbie c’attàneme arrangiàve

fòrse p’amòre ca no tenève turnìse

u nònne ca sciucàv’a scòpe cu zie Dionigge

nù’ ca uardàveme le càrte e lucculàveme

quanne assèvene pepècchie e ‘u sètt’a pesellìne

le fèmene indr’a cucìne facèvene òtre suruìzze

a nònne assuttegghiàv’a pàste

mèndre sus’a stràte ddò pastùre

cu ‘nu cappùcce ‘ngàpe

e ‘na càppe de pèdde de pècherèdde

sunàvene‘a nuvène c’u ‘a ciaramèdde

Natàle da puverijdde ère quìdde

sènza capetùne e sènza panettòne

e pùre, armèn‘u ggiùrne de ’sta Feste

a chhiù bbèdde

tànda pàce, grazzi’a Dje.

                                      ^^^^^^^^^^^^^^^^

GLI AUGURI DELLA REDAZIONE: 

 

  
2008-PRESEPE DI SABBIA-"Amici da Sempre"

OGGI SI FESTEGGIA L'IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA VERGINE.

UNA VOLTA I CRISPIANESI,  FINITO IL MESE DEDICATO AI DEFUNTI,  ATTENDEVANO L'8 DICEMBRE PER PREPARARE LE FESTE DI NATALE, CAPODANNO E DELL'EPIFANIA. TANTE TRADIZIONI SONO CAMBIATE, IL CONSUMISMO E' PREVALSO, MA PER FORTUNA IL SIGNIFICATO E LA VOGLIA DI VIVERE IL NATALE SECONDO I PROPRI SENTIMENTI,    SOPRAVVIVONO NONOSTANTE LE PREOCCUPAZIONI ECONOMICHE E DI SALUTE CHE AFFLIGGONO POPOLAZIONI EUROPEE E MONDIALI. NON RESTA QUINDI CHE AUSPICARE A TUTTI GLI AMICI DELL'"ASSOCIAZIONE MINERVA", AI COLLABORATORI, GIORNALISTI E TECNICI DI REDAZIONE, UN SERENO NATALE E L'AUGURIO DI RITROVARE DENTRO DI SE E NELLE PROPRIE FAMIGLIE LE GIOIE NATALIZIE.                                                                                                                   Il direttore


Nessun commento:

Posta un commento