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mercoledì 26 gennaio 2022

Un pomeriggio alla Rai di Milano

IL DIRETTORE ROBERTO COSTA

PARLAVA E DISEGNAVA GATTI


Un gatto di Costa
In casa sua aveva un Blu di Prussia,

che quando aveva voglia di uscire

andava a prendersi il guinzaglio da

solo. Il noto libraio Renzo Cortina

sottrasse al l’amico giornalista un

mucchio di foglio e pubblicò il libro

40 gatti”. Uno dei volumi di Costa

fu presentato da Ruggero Orlando.

Tra l’altro vinse il “Premio Campione

d’Italia”.


 

 

Franco Presicci

Roberto Costa
Ci sono persone che sono state dimenticate o vivono nel ricordo di pochi. Roberto Costa per esempio, che fu condirettore del Centro di produzione Rai di corso Sempione a Milano. Lo intervistati il pomeriggio del 9 marzo del ’73, nel suo ufficio, e ricordo la sua cortesia e il suo piacere di colloquiare. Mentre gli ponevo le domande, pur ascoltando attentamente, spesso con la mano lasciava scorrere la matita su un foglio di carta, poi su un altro. Non erano scarabocchi per un’antica abitudine. Erano gatti.

Gli bastavano poche linee ad arco, attorcigliate, rapide, nette, mai spezzate, cerchi, ovali. Lì c’era il gatto. Li conosceva bene, i gatti, pur avendone sempre diffidato. Fino a quando un operatore del Telegiornale trovò in corso Sempione, a due passi dalla Rai, un Blu di Prussia di colore grigio-azzurro, come le uniformi degli avieri. Non si sapeva dove ospitarlo, era intirizzito e ancora bagnato di neve. Costa lo mandò a casa sua. Era un gatto elegante, fine, da ammirare per la sua bellezza, di quelli amati alla corte reale inglese e che le fioraie russe tengono fra gli scanni. Costa cominciò a osservarlo, a seguire i suoi atteggiamenti, le sue espressioni; e a capirlo. 

Paolo Grassi in una tela di Angela Barratta
Il felino perdeva la testa ogni volta che arrivavano in casa rose o gladioli. Soprattutto le rose. E anche se si spandeva in casa un profumo che richiamava i fiori. Era un gattocane. Non usava le unghie e andava al guinzaglio. Quando aveva voglia di uscire, il guinzaglio se lo andava a prendere da solo. Poi è rimasto vittima di un incidente stradale, come tanti suoi confratelli che vengono abbandonati o si smarriscono. Il giornalista cominciò a schizzare sagome di gatti, che aveva conosciuto in città e in campagna, e che gli erano rimasti nella memoria. Prima di allora non aveva mai disegnato un gatto. Tracciava segni con quelle forme mentre pensava ad altro. Forse non si accorgeva che dalla sua matita nasceva il corpo svelto, slanciato, la coda affusolata di un siamese focato-marrone o il collo agile e sottile di un birmano. 

Antenne RAI
I fogli si accatastavano sula scrivania: centinaia di gatti accigliati, aggressivi, scontrosi, ritrosi, docili. Un giorno si accorse che aveva allestito un gattile di carta. Se ne accorse anche un suo amico da anni, Renzo Cortina, il famoso librario bellunese che aveva la galleria d’arte nel piano sottostante, in piazza Cavour, e un quadro di Dino Buzzati esposto in vetrina (credo un mastino napoletano, il cane più antico d‘Europa, testa grossa, severo, bonario, vigile, intelligente, imponente) e gli soffiò una quarantina di esemplari, che raccolse in un volume intitolato appunto “40 gatti”. Il cedimento di Costa all’invito di Cortina di organizzare anche una mostra di gatti da portare in giro per l’Italia e all’estero avvenne dopo parecchie resistenze. Costa non amava mostrare le sue opere. Da anni infatti dipingeva, scolpiva e nascondeva tutto in cantina o in altri luoghi. Eppure, due sue mostre ebbero un successo tale da fare invida ai maestri. In quelle esposizioni veva allineato, nella prima, ombrelloni da spiaggia; nella seconda, automobili. Non so se mantenne il proposito di realizzare gatti su legno, con una tecnica che si rifà a quella dell’ebanista.

Sede RAI
“Sarà il legno a dirmi che c’è il gatto, io lo ricaverò esaltando le venature”, mi disse, mostrandomi un gatto di carta appena accennato, che mi regalò. E aggiunse: “Recentemente ho fatto una scultura raffigurante l’animale che lotta per vivere”. L’opera, che era ispirata da una mummia di gatto trovata a Livigno in una legnaia, raffigurava un felino che camminava andando sempre avanti, non poteva fare marcia indietro; per cui se s’infilava in un buco non poteva più uscire, senza la possibilità di girarsi. Roberto Costa parlava come disegnava: senza fronzoli, rendendo l’essenziale. E quando aveva bisogno di descrivere una persona che l’interlocutore non conosceva, lui ne affidava i tratti alla matita. Se lo chiamavano al telefono, riempiva fogli e fogli. In un disegno gli occhi espressivi di un gatto abissino. Poteva capitare che fosse sprovvisto di carta bianca davanti; allora il segno scorreva sulle colonne di un giornale o di un libro scritto in latino. 

Pippo Baudo con Presicci

Era un uomo disponibile, schietto, puntuale ad ogni domanda sugli argomenti più vari: sullo stato del nostro mestiere; sui giovani; sulla moda dei capelli lunghi (uno studente universitario che faceva parte di un complesso musicale fu messo alla porta dal docente, perdendo l’esame, proprio per la capigliatura e la cosa finì nelle pagine di cronaca); sulla partenza della Stramilano, marcia non competitiva organizzata dal gruppo alpino “Fior di Roccia”, con il patrocinio del Comune di Milano, de “La Gazzetta dello Sport” e il contributo della Banca Popolare di Milano, percorso da piazza Duomo all’Arena; su Pippo Baudo, che conduceva “Canzonissina”; sui “Pullman dell’arte” per raggiungere i vari quartieri milanesi; sulla Scala, dove Ghiringhelli aveva ceduto la poltrona a Paolo Grassi; sulla visita alla nostra città di Salvator Allende, presidente costituzionale della Repubblica del Cile, con la consegna da parte del sindaco Aldo Aniasi del sigillo di Milano (In seguito lo stesso Aniasi andò a rendere visita a Pablo Neruda)... Insomma un diluvio di domande, mentre Roberto Costa faceva scorrere la matita. Poi disse: “Voglio bene a tutti gli animali, ma il gatto è per me l’animale più complicato e più semplice nello stesso tempo. Nella sua linea anatomica e nei suoi movimenti non ha angoli, solo curve.

Gatto sui pesci
L’ho studiato molto. Anche il fenomeno dell’abbagliamento. Se un gatto che attraversa la strada di notte è abbagliato da una macchina finirà sotto le ruote con molta facilità. Perché per qualche secondo non vedrà più niente e credendo che l’auto sia già passata andrà incontro alla morte”. Gli domandai: “Quale delle tue attività preferisci?”. Non ebbe alcuna esitazione: “Certamente quelle del giornalista e dello scrittore. E’ da quando avevo 25 anni che scrivo e più passa il tempo e più la mia professione mi entusiasma”. Il suo era un lavoro intenso. Dove trovasse il tempo per fare tante cose lo sapeva soltanto lui. Certo toglieva diverse ore al sonno, tanto che poteva scrivere libri come “Uomini e buoi” o come “Maroja”, con il quale l’anno prima aveva vinto il “Premio Campione d’Italia”, e lavorare 12 ore al giorno alla Rai. La sera arrivava stanco davanti al cavalletto; eppure dipingeva e se non dipingeva disegnava; se non disegnava leggeva o scriveva.
 

Sede RAI
Con i gatti, scrisse Ruggero Orlando (lo ricordate? “Qui New York, vi parla Ruggero Orlando”, sventolando la mano a mo’ di saluto) nella prefazione al libro, “si trova a suo agio con queste creature e con esse si riposa”. Ad ogni modo questi gatti erano eseguiti con una verità e un’efficacia che quasi balzavano dalla pagina per venirti sulle ginocchia. Il dialogo con Roberto Costa durò un’ora e mezza e nessuno dei due aveva voglia di alzarsi dalla sedia. Una volta in piedi mi guidò sino alla porta con un sorriso e un arrivederci. “Alla tua prossima mostra di gatti?” “Certamente in un’altra occasione. Negli anni ho pensato spesso a lui e più volte mi sono proposto di andarlo a trovare. Ma si sa, gli impegni ammazzano i propositi. Alla sede della televisione di corso Sempione sono stato andato molte volte, per partecipare a varie trasmissioni, tra le quali, su Rai3, “Fuori Orario” con Davide Riondino, i critici cinematografici Tatti Sanguinetti, Enrico Ghezzi, tra l’altro anima di “Blob” (una sera, aspettando il mio turno, mi capitò di fare una conversazione con il poeta americano Gregory Corso e un’altra con Amanda Lear), ma non ho mai avuto il tempo di cercarlo. Un mezzogiorno fui intervistato da Giancarlo Magalli sui rapporti tra Francis Turatello e Renato Vallanzasca, e non riuscii neppure a intercettare la bravissima e bella collega Elena Golino, e quindi non potetti chiederle notizie su Roberto Costa: pur essendo troppo giovane, la storia della Rai di corso Sempione la conosce e dei giornalisti che l’hanno preceduta hanno sentito parlare.












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