Pagine

Print Friendly and PDF

mercoledì 16 febbraio 2022

La Fondazione di Franco Cologni

TRA I MESTIERI DA VALORIZZARE

ANCHE QUELLO DEL VIGNAIOLO

Franco Cologni con Giscard D'Estaing

Le iniziative della creazione dell’ex

Presidente di Cartier sono

numerose e continue, comprese

quella della pubblicazione di

prestigiosi volumi, tra cui uno sul

tipografo.


 

Franco Presicci


Alberto Curti
Conobbi Franco Cologni nella redazione dello storico quotidiano “L’Italia”, in piazza Duca D’Aosta, a pochi passi dalla stazione Centrale. Lo vedevo quasi tutte le sere seduto alla scrivania di fianco a quella di Graziano Motta, a curare la pagina letteraria. Era taciturno, coltissimo, alto, gentile, serio, disponibile. Avevo scritto un articolo sulle pubbliche relazioni e glielo sottoposi per la pubblicazione. Lui lo lesse e lo mise in pagina. All’epoca ero segretario organizzativo del centro di Milano dell’Airp (Associazione italiana per le pubbliche relazioni), che aveva numerosi soci, tra aziende e singoli, che si occupavano appunto di questa nuova attività. Un po’ di tempo prima era uscita un’intera pagina sull”Espresso” formato lenzuolo, in cui l’autore dava tutte le informazioni necessarie sull’argomento: sul ruolo e come doveva essere svolto, anche perché qualche frequentatore della nuova attività ne aveva una visione tutta sua. A Cologni il mio articolo piacque e un paio di giorni dopo lo vidi pubblicato. E fu per me una vera soddisfazione anche perché tanti studenti universitari o laureati cominciarono a venire in ufficio per sapere tutto quello che c’era da sapere sulla materia, comprese le possibilità di occupazione. Erano i primi anni Sessanta. Fondai anche un club di p.r. e feci un elenco di complessi da visitare, per allargare il nostro orizzonte osservando che cosa facevano gli addetti, per esempio all’Olivetti e all’Italsider di Genova.

 

Cologni Mercandelli
Via Solferino

 

 

 

Tornando a Franco Cologni, dopo essere stato capo ufficio stampa, credo, dell’Associazione produttori di fiammiferi, fu il primo a fondare per Cartier una filiale italiana nel mondo. Dopo qualche anno la multinazionale nota ovunque per i suoi gioielli e altri oggetti di grandissimo pregio, incorporò la Tobako International, creata dallo stesso Cologni, dando vita alla prima e importante azienda multimarca nel settore del lusso, con “boutiques” nelle vie più nobili delle città più importanti. Era il periodo ’69-’73, e già tutti intuirono che quel ragazzo laureato in Lettere e Filosofia con 110 e lode alla Cattolica, aveva fatto il servizio militare negli Alpini, autore di articoli, saggi, libri specializzati su teatro, cinema, televisione e comunicazione sarebbe arrivato molto in alto. Infatti nell’80 venne nominato direttore generale di Cartier International, a Parigi, sei anni dopo vicepresidente, nel 2002 presidente. Le sue doti manageriali di altissimo livello venivano seguite con molto interesse e Valery Giscard D’Estaing, nelle Palazzo delle Stelline, gli conferì il titolo di ufficiale della Legion d’Onore: il massimo dei riconoscimenti. Poi ne arrivarono altri: nel ’90 Francois Mitterrand lo nominò “Chevalier de l’ordre national du meritè”; nel ’99 il ministro della Cultura francese, Catherine Trautmann, “Chevalier de l’orde de l’arte e de lettre; nel 2002 Carlo Azeglio Ciampi: Cavaliere del lavoro. Una carriera costellata di onori e di gloria. Quanta strada luminosa fatta da quel giovane aitante seduto di fianco a Graziano Motta, responsabile degli Spettacoli del quotidiano “L’Italia”, che aveva come direttore monsignor Chiavazza e vice l’esimio professor Lugaro. 

Giorgio Gregato

La bottega di Gregato
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel ’95. Franco Cologni, personaggio famoso in tutto il mondo, crea a Milano la Fondazione Mestieri d’arte e ne diventa presidente. A darmi la notizia, una sera a cena a casa mia, fu il prefetto Francesco Colucci. Mi feci dare il numero di telefono e lo chiamai, ricevendo un invito nel suo ufficio per il giorno dopo alle 15 al terzo piano di via Statuto 10, dove mi presentai puntuale come un orologio Cartier e venni accolto dal sorriso coinvolgente di un padrone di casa che mi trattò come un amico di sempre. Ricordammo i tempi di piazza Duca d’Aosta, gli dissi che lo avevo sempre seguito sui giornali, accennai all’intervista che gli avevo fatto in occasione di un rilevante furto di orologi Cartier, a Milano; e poi venimmo al motivo che mi aveva portato ad incontrarlo: un grand’uomo, con i baffi bianchi folti, mi esortò a fargli tutte le domande che avevo in mente. 

Corso Venezia
Ma poi cominciò a parlare senza aspettarle. “I mestieri d’arte sono quelli fatti da un maestro che utilizza l’intelligenza, la creatività della mani, realizzando oggetti che s’imparentano con l’arte”. Sono mestieri che devono essere rivalutati. Per rivalutarli bisogna partire dall’informazione: farli conoscere nella loro storia e nella loro realtà; conoscendoli, si apprezzano; per poterli apprezzare occorrono cultura, buongusto, curiosità, ricerca e tempo da spendere. A questo tende la Fondazione, che ha promosso tante iniziative, tra cui un convegno internazionale sull’”Intelligenza della mano”, svoltosi sotto la presidenza di Giscard d’Estaing all’Università del Sacro Cuore; una mostra storico-didattica su “Monete, orologi e grande cucina”, alla Triennale, con partner autorevoli, fra cui l’Istituto Poligrafico e Zecca di Stato; una tavola rotonda ancora alla Cattolica, alla quale hanno preso parte personalità provenienti da tutto il mondo. 

La vigna
Inoltre la Fondazione sostiene la ricerca con la creazione e il finanziamento del ‘Centro di ricerca arti e mestieri’ dal ’98, presso l’ateneo di Largo Gemelli; centro che collabora con la Fondazione per l’istituzione di una biblioteca specializzata nelle arti e mei mestieri, in particolare dall’inizio del ‘900 ad oggi, con pubblicazioni scientifiche’’; alimenta rapporti di collaborazione con organismi italiani e stranieri che hanno lo stesso obiettivo: quello di promuovere, sostenere, incoraggiare imprese scientifiche e culturali con programmi di informazione e formazione a favore di queste attività, ”le cui opere sono fatte con materiali duri e durabili, per esempio, un gioiello, un orologio, una moneta, un mobile; e con materiali ‘soft’, cioè consumabili, per esempio il vino, un’acconciatura, un vestito, ‘consumabili’, ma con valenza artistica”. Purtroppo alcuni mestieri d’arte sono scomparsi, tra questi gli spadari, che come gli armorari hanno in città il nome su una targa stradale proprio dove tennero bottega (tra piazza Duomo e via Torino, mentre i fabbri in via Cesare Correnti, dove sopravvivono i resti di una famosa pusterla a loro intitolata. Ma non sono scomparsi del tutto: si rinnovano producendo altri oggetti. Non ci sono più quelli che facevano le spade, ma resistono altri altrettanto abili e noti. La Fondazione Cologni, organismo no profit, ha anche partecipato alla realizzazione dell’edizione 2005 di “Artigianato a Palazzo”, a Firenze, “storica esposizione dedicata agli artigiani italiani di eccellenza e ai segreti dei loro mestieri. 
 
Ristorante Rigolo
 
 
 
 
 
 
 
 
Il giorno del nostro incontro Cologni si alzò, andò verso un armadio, prese dei libri dalla veste molto elegante e dal contenuto specialistico, pubblicati dalla Fondazione: sugli orafi, sui tipografi e uno anche sul vignaiolo. Già il vignaiolo. Avevano preso un terreno, se non ricordo male, dalle parti di Voghera, dove un’esperta si occupava della vigna che produceva un vino pregiato, “Cortinovis”. Cologni mi annunciò una serata in onore proprio di quel vino e mi invitò ad essere presente. La manifestazione si svolse a Palazzo Bovara, con personalità di prestigio, tra cui magistrati, questori, prefetti, industriali famosi... Era, credo, il novembre del 2006. Fui felice di rivedere Franco Cologni e rivissi i tempi del quotidiano “L’Italia”, il primo in cui scrissi appena arrivato a Milano articoli sui circhi, che venivano spesso in città, alle Varesine (gli Orfei, i Togni, e non soltanto questi), sulle anteprime teatrali, sul Festival del Clown dedicato a Grok a Campione d’Italia, su quello dei giocolieri a Bergamo, e facevo la cronaca di rassegne canore (a Cividale del Friuli, a Genova), recensii la mostra del Teatro sovietico a Palazzo Reale a Milano, quella di Giuseppe Gorni, nello stesso edificio. In tutte queste ed altre occasioni incontrai nomi famosi dello spettacolo e del giornalismo, come Davide Lajolo, che era stato direttore de “L’Unità”, Arnoldo Foa, alla Terrazza Martini, Dario Fo, Franca Rame, Mina, Claudio Villa, a San Miniato Rossella Falck, Gian Maria Volontè, il regista Ferrero, l’attore Jannuzzi. Ci ero andato per lo spettacolo teatrale “Riunione di Famiglia” di Eliot, organizzato dall’Istituto del Dramma Popolare. Grandioso fu l’evento dei Beatles, che andai ad aspettare alla stazione, li intervistai con altri il giorno dopo all’Hotel Duomo e assistetti al loro spettacolo al Vigorelli. Andai poi in redazione a scrivere il pezzo, attesi l’uscita del giornale e rientrai a casa alle 5 del mattino in sella alla mia “Graziella”. Non vedo e non sento Franco Cologni da tanto tempo. Le strade non s’incrociano sempre. Via Statuto è vicina al “Corriere della Sera”, al ristorante Rigolo (dove fui spesso ospite del baritono Giuseppe Zecchillo, una volta con la moglie del tenore Giuseppe Di Stefano), ma lontana da casa mia. E sono invecchiato e acciaccato. Se non lo sento, lo seguo anche attraverso le “newsletter” che la sua Fondazione mi manda. Una proprio in questi giorni, che comunica che sono ancora aperte le iscrizioni per partecipare all’edizione del Premio “La Grande Bellezza by Starhotels”, che quest’anno ha come tema “La bellezza della natura”. I partecipanti sono invitati a presentare opere sul tema della natura che s’inserisce negli ambienti domestici e dell’ospitalità come elemento fondamentale dell’arredo e del vivere quotidiano. Possono partecipare artigiani-designer operanti sul territorio nazionale, le cui opere siano totalmente o parzialmente realizzate a mano. Al Vincitore verrò corrisposta una somma in denaro di 10 mila euro. La lettera aggiunge che stanno per prendere il via i tirocini del progetto “Una scuola, un lavoro. Percorsi d’eccellenza”, il programma promosso e finanziato dalla Fondazioni Cologni e realizzato grazie ai main partner del progetto Fondazione Cariplo e Costa Crociere Foundation”.






Nessun commento:

Posta un commento