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mercoledì 9 febbraio 2022

Un ristorante di lusso sorto nel 1696

Monica Brioschi e Marco Fuzier
 

 

LA MERAVIGLIOSA PIAZZA

BELGIOIOSO ACCOGLIE LA

RAFFINATEZZA DEL BOEUCC

 

A gestirlo, oggi, Monica Brioschi, una

dolce giovane, bella signora, che si

muove con passi felpati nelle sale con il

marito Marco Fuzier.

Laureata in Legge, studiava da notaio,

ma le morì il padre, Paolo, e dovette

cambiare strada.


 

 

Franco Presicci


A un tavolo del ristorante “Boeucc” mi sono seduto soltanto una volta. Ospite di Giancarlo Vigorelli, uno dei maggiori critici letterari italiani e amico di Krusciov, che andava a trovare tutte le volte che atterrava a Mosca. 

Piazza Belgioioso con il Palazzo di Manzoni

Mi aveva invitato nel suo ufficio, che aveva sede nel palazzo di “don Lisander” (era presidente degli Studi manzoniani), tra via Morone e quella splendida, prestigiosa piazza Belgioioso, definita da Leonida Villani il salotto classico di Milano, ricco di storia e di storie, di respiri d’amore di Stendhal e di Foscolo per la baronessa Matilde Viscontini, ritratta dallo storico Guido Lopez come “splendida creatura tutta anima, maritata a un soldato tutto corpo, il generale polacco Dembowski”. All’ora di pranzo Giancarlo disse: “Premiamoci andando a mangiare al il Boeucc”, distante una trentina di metri. Mentre degustava i piatti, parlava: del tempo che aveva impiegato per scrivere i suoi volumi sull’autore de “I Promessi Sposi”, che mi aveva appena regalato con tanto di dedica; del quotidiano “Il Giorno”, di cui curava le pagine dei libri ed era presidente della società editrice e di altri argomenti, mentre un cameriere impettito come un corazziere stava attento a versare il nettare appena il bicchiere stava per mettersi a piangere. Era luglio del 2011.

Ingresso della Galleria in piazza Duomo

Una bella giornata di sole che suggeriva lunghe passeggiate per le strade di Milano, soprattutto quelle del centro, da piazza Duomo alla Galleria, a via Manzoni, svirgolando per via Bigli e rientrando sull’asfalto su cui impera l’Hotel de Milan, in cui nel 1901 morì Giuseppe Verdi e il barbitonsore-scrittore, quasi ancora ragazzo di bottega, Franco Bompieri, fece la barba al principe de Curtis, in arte Totò. Sono vie che hanno tanto da raccontare, oltre a vantare la bellezza degli edifici che vi si ergono, ricordando le personalità che vi abitarono: Eugenio Montale, in via Bigli; la contessa Clara Maffei con il suo salotto culturale in via Morone; la famosa contessa russa Samoyloff, che sbalordì Milano, in via Borgonuovo... Quasi di fronte al Teatro Manzoni regnava in uno dei suoi negozi Larus, il famoso sarto Guglielmo Miani, che ha davvero onorato la sua Puglia e il capoluogo lombardo, ospitando tra l’altro a casa sua il principe Filippo di Edimburgo, consorte della regina Elisabetta. Ho fatto una deviazione, e chiedo scusa. Ma quando mi soffermo su questa città, fatti, personaggi, luoghi mi si affollano e mi fanno perdere il filo. 

Ingresso Boeucc
                                                        

Tornando al Boeucc e a Vigorelli, dunque, va detto che l’autorevole critico, alla fine del pranzo, mi invitò nel suo studio privato dalle parti di piazzale Baiamonti (se non ricordo male), ma per quel pomeriggio non mi era possibile e rimandammo alla settimana successiva. E lo sorpresi seduto alla scrivania con una specie di leggio su cui era poggiato un libro grosso quanto un messale. Conversammo, mi mostrò qualche volume di letteratura spagnola, lo commentò, lasciando trasparire, non certo per vanteria (non ne aveva bisogno) la sua cultura, che non aveva confini. E scivolammo sulla storia, accennando al palazzo che il Manzoni acquistò nel 1813, alloggiandovi fino alla morte, a parte i periodi trascorsi nella sua villa di Brusuglio; dei ritrovi milanesi, tra cui il Boeucc”, i cui tavoli videro pranzare per anni Guido Piovene, il giornalista e scrittore, autore del “Viaggio in Italia” (uscito nel 1957 per Mondadori), che aveva casa al primo piano dello stesso palazzo in cui si apre lo storico locale, che emanò i suoi primi profumi nel 1696, in via Durini 28, angolo via Borgogna, a un passo da largo Augusto e da piazza San Babila. Allora era un’osteria.

Via Manzoni

In piazza Belgioioso traslocò nel 1939, trasformandosi in ristorante (il cui oste partecipò alle Cinque Giornate di Milano), sempre affollato di personaggi illustri, tra i quali Toscanini, Maazel, e tanti altri celebri maestri e voci del tempio della lirica, oltre a Giovanni Spadolini, Bettino Craxi, Carlo Tognoli, per anni sindaco della città… Carlo Porta, pieno di speranze nella politica di Napoleone, nel 1810, in una di queste sale prestigiose fece un brindisi in onore di Maria Luigia e Eduardo De Filippo dichiarò che oltre i confini di Napoli gli spaghetti con il pomodoro e basilico più deliziosi si confezionavano in questa cucina. Si dice, e non si ha motivo di dubitare, che Toscanini scrisse con il lapis l’antipasto e lo passò al cuoco: “Cozze, vongole, gamberetti e scampi conditi al sapore del mare. E caldi appena per sprigionare tutto il profumo dei frutti delle onde”. 

Galleria Vittorio Emanuele
Occorre ora ascoltare un profondo conoscitore di caffè, trattorie e ristoranti non soltanto meneghini, Claudio Guagnini, che per anni ha architettato “Locali storici d’Italia”, che con brevi ed efficaci parole dice quel che c’è da dire, per esempio, sul Caffè Florian di Venezia; sulla pasticceria caffetteria Cova di Milano, data di nascita 1817 (ospitava Giovanni Verga, Mazzini, Garibaldi…); sul Gambrinus di Napoli, dove Gabriele d’Annunzio scrisse i versi di “Vucchella”, forse per dimostrare, come osservò qualcuno, che le canzoni napoletane le potevano riversare sulla carta anche quelli che non erano partenopei. Guagnini, allora: “Il Boeucc, prima di fare il ‘salto’ nelle eleganti sale disegnate dall’architetto Giuseppe Piermarini – progettista della Scala – era una delle osterie milanesi in cui, tra un gotto e un risotto, era passata la storia di Milano, fatta di quelle silenziose cospirazioni d’osteria che nel 1853 avevano contribuito a dare il via alle ‘Cinque Giornate’”. Alcuni anni fa ebbi il grande piacere di incontrare fra le colonne dell’omonimo salone la nuova titolare, Monica, una ragazza, bella, riservata, gentile, ospitale, di poche parole. 

Salone colonne

Laureata in Giurisprudenza, stava studiando per diventare notaio, quando le morì il padre, Paolo Brioschi, che lo gestiva dal 1979, e le spettava continuare la tradizione di questo museo dei ricordi, tutto classe e squisitezza e tanta storia (nel 1757 era già nel catalogo dell’Amministrazione austriaca). Mi sembrò imbarazzata di fronte alla nuova responsabilità che stava per affrontare e due maestri di cucina mi apparirono affettuosi e molto ben disposti a darle una mano nella conduzione di questo “gioiello”, che nacque mentre gli spagnoli lasciavano Milano. I turisti, girovagando per Milano, in cerca delle curiosità, dei luoghi più singolari ed affascinanti, delle prelibatezze, non si fermano solo in piazza del Duomo o di fronte alla Scala o a Palazzo Marino o in via Montenapoleone.

Ottagono della Galleria
Hanno come mèta anche casa Manzoni, che, come detto, si affaccia su piazza Belgioioso e sulle sue raffinate architetture. Qui molti cittadini, milanesi e non, vengono anche per vedere la dimora del Giovin Signore di pariniana memoria e per godere il silenzio e la pace, lontano dal chiasso delle auto e dallo sferragliare dei tram. Piazza Belgioioso sotto questo aspetto è un’isola, oltre che una delle maglie più suggestive del tessuto urbano di Milano. Non per niente Stendhal amava tanto questa città, dove avrebbe voluto essere sepolto, con la scritta sulla lapide “Henry Beyle milanese”.

Piazza della Scala
Nel capoluogo lombardo arrivò nel 1800 con la divisa di ufficiale. Aveva appena 17 anni e abitava a Palazzo Bovara sul corso di Porta Orientale, oggi Porta Venezia, sede della delegazione di Francia. Di lui lo scrittore Carlo Castellaneta ha scritto nel suo “Dizionario di Milano, dalla A alla Zeta”, che nessuno straniero ha amato questa città quanto Stendhal (nato in una famiglia benestante di Grenoble). Frequentava il Caffè Nuovo in Corsia dei Servi e gli piaceva osservare le linee delle carrozze parcheggiate sui bastioni dei Gardini Pubblici; e pur avendo nel cuore la famosa baronessa, le cui finestre davano su piazza Belgioioso illuminata anche dalle luci del “Boeucc, era sensibile alle scollature delle signore. E’ mai entrato nel Boeucc? Ho sentito nuovamente, al telefono Monica, che si muove molto più sicura di ieri nelle sale del suo regno, affiancata dal marito Marco Fuzier, un giovane distinto e cortese, e non ha alcuna nostalgia della professione di notaio, fatta di pandette e contratti da stendere, che l’avrebbero assorbita. Le ho chiesto come vadano le cose in tempo di pandemia e subito mi sono pentito, perché la domanda era inutile. “A ottobre e dicembre è andata meglio, con il fatturato superiore al 2019; a gennaio, di nuovo giù”, per questo maledetto covid assassino, questo killer spietato, questo cecchino che sta facendo danni e procurando lutti dappertutto. Per fortuna sembra l’abbiano costretto a fare marcia indietro. Speriamo che gli scienziati riescano presto a strozzarlo, facendo tirare un sospiro di sollievo a miliardi di persone, in tutto il mondo.










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