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mercoledì 13 luglio 2022

Incontro con Vincenzo Gallone

Vincenzo Gallone
OVUNQUE METTA LE MANI

RICAVA UN CAPOLAVORO

Vincenzo Gallone, 89 anni, memoria

lucida, simpatico, talentuoso, fonte

inesauribile d’informazioni, narratore

gradevole e interessante, collezionista

di ricetrasmittenti trovate nei mercatini

rionali della Puglia.

 

 

 

 

Franco Presicci

Ogni volta che faccio un salto da Michele Annese a Crispiano, gioiellino a un tiro di schioppo da Taranto, tranquillo, riposante, le vie strette, silenziose, mi aspetta una sorpresa: un incontro importante, una vita da raccontare, un’attività speciale di una persona che sta per arrivare agli ottanta o ai novant’anni o c’è già arrivata…

Come in altre città, grandi o piccole, ma più o meno movimentate, più o meno frenetiche, chiassose, molto trafficate, c’è chi invece di oziare all’ombra degli alberi nei giardini, magari sotto casa, passa ore in un laboratorio per costruire oggetti in legno o in metallo, a volte vere e proprie opere d’arte, o testimonianze a decorare il suo mento di eccellenza.

 

FRANCO

PRESICCI

CON

CENZINO

GALLONE

 

 

 

Questa volta mi sono trovato di fronte ad un collezionista di ricetrasmittenti militari, tutte funzionanti, acquistate nel tempo frequentando mercatini di diversi paesi della Puglia, pellegrino particolare e instancabile. Annese, uomo colto e molto sensibile, mi aveva parlato di questo signore, dicendomi che era un raccoglitore di radio antiche e io per associazione di idee, ho pensato al libro “Abbassa la tua radio per favore: storia dell’ascolto radiofonico nell’Italia fascista”, di Gianni Isola, pieno di notizie e di opinioni, tra cui quella del regista, saggista e critico cinematografico Anton Giulio Bragaglia, secondo il quale la radio aveva bisogno di poesia.

 

MOTO D'EPOCA 

COLLEZIONATE 

DA GALLONE

Quando poi mi sono trovato di fronte a Vincenzo Gallone, 89 anni, alto, un bel volto con una barbetta bianca, pantaloni scuri e camicia bianca, aspetto da gentiluomo di campagna, simpaticissimo, saltellante da un fatto all’altro, da un argomento all’altro, costringendomi ad un lavoro mentale di cucito, ho scoperto che non le radio erano il suo “Hobby”.

“Colleziono anche auto d’epoca (una 1500 coupè corazzata Vignale, una 600 D da corsa, una Land Rover, fuoristrada…, oltre a una serie di moto (il leggendario  Falcone sport 500CC, motoveicolo Guzzi con cui si partecipa alla Milano-Taranto). Parla con distacco dei suoi esemplari, come un marito geloso che tiene nascosta la moglie per paura che gliela portino via.

Dice lo stretto necessario. Conversiamo immersi in una congerie di oggetti, molti coperti da teloni, forse per evitare che prendano polvere, lui affondato in una poltrona anteguerra, io seduto su una sedia bassa a cui tremolano le gambe, senza un piano d’appoggio, in una stanza con poca luce, con un piccolo “corridoio” fra cumuli di cose che consente di andare da un estremo all’altro. Comunque ascolto con interesse quello che dice Vincenzo, che spesso accompagna le parole ad un sorriso da uomo che ha attraversato tante strade, piane, impervie, sterrate, senza vacillare. A volte comunica con gli occhi, ammiccando verso Michele Annese, che sta invece in piedi e si guarda intorno incuriosito da  un bel po’ di ricetrasmittenti allineate su una mensola e altrove e coglie nella memoria la figura che l’intervistato ha indicato con il solo soprannome: “Beh, a quello rifeci tutta la moto con pezzi di ricambio introvabili fatti da me”. Vincenzo scantona, svirgola, accenna ad altri concittadini usando sempre i nomignoli, mai offensivi (nei paesi ognuno ha il suo ricavato da una caratteristica fisica, dal mestiere che esercita, da un’abitudine o ereditato dal capo famiglia… e poco manca che li inseriscano anche nella carta d’identità) e Michele annuisce, ricordando: a Crispiano con i suoi 13 mila abitanti ci vuole poco a conoscere tutti. “Prima di partire per il militare facevo l’ebanista con mio padre Tommaso, però avevo la passione per l’elettronica e la meccanica, quindi studiai da solo queste materie.

Al centro: Vincenzo Gallone

"Sotto le armi feci il 'marconista' (radiotelegrafista del Genio Trasmissioni), attività che con i suoi punti e linea per me era una musica"… E qui deraglia nuovamente: “Suono bene la chitarra e il mandolino, strumenti con i quali, assieme ad altri, ho fatto tante serenate, quando questa pratica era in voga. Con mio fratello Michele facevo parte di un gruppo che si chiamava ‘Magagallo’, e andavamo a suonare ai matrimoni, alle cresime, ad altre feste”. E ritorna al binario originario. “Come radiotelegrafista nel 1956 acquistai un Rice-Tra mod. R19 MK III e, dopo adeguata preparazione, conseguii la patente di Radioamatore con la sigla I7KVG. Iniziai, così, a collezionare apparati radio militari, ceduti dai vari Corpi Militari Nazionali. Ho una ricetrasmittente WHF tedesca anni 40, un ricevitore HF, anch’esso tedesco, una radio RRIA, Ar18, TELEFUNKEN E 52 KOLM, nonchè COLLINS, BC MARELLI ed altre marche italiane di varie epoche, il tutto perfettamente funzionante". Ma non si conclude qui il campo d’azione di Vincenzo Gallone, che ha davvero molto talento e altrettante conoscenze. Per esempio ha creato un sydecar Bianchi MT61(e non è stato il solo), precisando che "la costruzione e le riparazioni dei Sidercar sono state eseguite nelle autorimesse dei rispettivi proprietari, con i loro  mezzi e materiali, l'aiuto loro e degli amici, in uno spirito comune di vecchia amicizia e grande passione". Finita la leva, Gallone fu autorizzato ad aprire un’autofficina Fiat. Poi se ne andò a lavorare a Taranto alla Montubi, quindi passò alla Riveltubi, assunto a Milano, in trasferta nella città dei Due Mari.

Vincenzo Gallone nel suo "museo"a Crispiano
Intanto frequentava i mercatini militari rionali a Bari, a Castellana Grotte… dove acquistava o faceva cambi. Ed era socio di un Club di collezionisti di Roma, G2 C.R.O.S.E.M. AROC, affiliato ad altre organizzazioni similari estere (francesi, olandesi, belghe, inglesi) dove discutevano di argomenti riguardanti il loro “hobby”. Si scambiavano consigli, pareri, idee, riguardanti la ricerca, la riparazione e l'uso di radio ex-militari di tutto il mondo. Insomma Vincenzo Gallone non se n’è stato mai con le mani in mano. Ha anche costruito, per un appassionato, la parte meccanica di un ricetrasmettitore per spie italiane anni '40. Come elettromeccanico specializzato, poi come responsabile dell'Officina Macchine Utensili dell'Officina Generale, in più occasioni, Vincenzo sbalordisce consulenti tecnici giapponesi, per la semplicità e la efficienza delle soluzioni di ordine elettromeccaniche con cui risolve annosi problemi tecnico-industriali. Costruiva pezzi di ricambio che non si trovavano più; e oggi tanti amici anche di alto livello "mi chiedono di fare per loro oggetti non più in circolazione”. Una notizia dietro l’altra. Vincenzo è inesauribile: racconta e si racconta con un pizzico di orgoglio, proclamando: “Mi sono fatto da me”. E scusate se è poco. Ha fatto il motore e l’impianto elettrico di una Topolino 500C (nessun esperto ci voleva mettere mano). Il suo talento stupiva e, diciamolo sottovoce, faceva serpeggiare un pizzico d’invidia: capita anche nelle migliori famiglie. 

Era sempre presente ai raduni, ovunque si svolgessero. E' andato in Calabria con una moto appena rimessa in sesto, con la moglie, Lucia, seduta sul sellino posteriore. Non era uno spericolato, ma ogni tanto lo coglieva lo spirito d’avventura. E' ritornato  in Calabria con una moto sprovvista del corredo richiesto, e per un pelo riuscì ad evitare una pattuglia dell’Arma. Una volta lo scambiarono per un prete: una signora barese gli si avvicinò e chiese di essere confessata. Vincenzo s’infilò nel confessionale e le chiese se avesse compiuto atti impuri, sentendosi rispondere di sì. “Da sola o con altri?”. “Tutt’e due”. Oltre che burlone è anche miscredente, quindi non si preoccupa se Lassù hanno annotato. E’ anche un tantino ribelle. Quando era ancora in divisa il caporale gli chiese di sbucciare le patate, e lui si rifiutò. Il sottufficiale glissò in cambio di un pezzo di ricambio che era ormai sparito dal mercato. Ha anche costruito utensili da cucina; con il padre una chitarra e un contrabbasso.

Riuso del legno al tornio
Terrazza Ristorante "Tuttobuono"
Oggi si dedica alla tornitura del legno. Da una porta demolita ha ricavato dei portagioie. Il tornio di papà era in legno; con il tempo lo stavano rodendo i tarli; lui lo ha bruciato e ne ha costruito uno in metallo. “Al militare mi misero a riparare radio. Quando c’era la Messa avevo l’incarico di mettere i 78 giri nella sala di proiezione e sbagliavo dischi e tempi, Si guastò il proiettore e lo riparai. Riparavo anche i telefoni”. E’ un uomo geniale, Vincenzo Gallone. Che ha anche la virtù di farsi ascoltare con attenzione e godimento anche quando cambia rotaie, imponendoti di rincorrere il treno, che comunque attraversa terreni fioriti. Mentre stavamo per salutarci ha sollevato un telone che copriva una motocicletta, la "California II" e ho visto che gli brillavano gli occhi. 
Poco dopo, eccoci in un bel ristorante con le mogli, Irene la mia, Silvia quella di Annese, sulla terrazza arredata del ristorante “Tuttobuono” di Giuseppe Russano, segnalato da “Repubblica”. Un locale originale, con giganteschi girasoli decorosamente dipinti sulle pareti da Pamela Miola. Arte pittorica e gastronomica. Il cameriere, molto cortese, ci serve accompagnate da un bicchiere di birra, una pizza, "lievitata 48-72 ore" certifica il titolare Pino, venuto a porgere il suo saluto, e un assaggio di lumache, arrostite o al sugo, molto gradite. Poi, ritorno a Martina Franca, pensando amaramente che a Crispiano non vanno più in scena le manifestazioni antecovid, come il presepe vivente nelle grotte basiliane, il carnevale estivo del fegatino... ; e gioiosamente alla terrazza di casa Annese, da dove si gode la vista di uno spiazzo pieno di bambini che giocano, gridano, si riconcorrono e si sente il fischio della locomotiva che corre verso Taranto o verso Martina Franca, mentre le mamme conversano tra loro. Tornerò presto a Crispiano, per incontrare ancora Vincenzo Gallone, uomo straordinario, ricco di esperienze, dalle narrazioni godibili, dalle marachelle spassose; uomo che arricchisce chi l’ascolta con interesse, fonte d’informazioni preziose, memoria inossidabile. Mi piacerebbe interrogarlo sulla radio italiana (dall’Eiar in poi), che si vorrebbe senza pubblicità, a volte discutibile, senza blà blà interminabili, senza atmosfere da pollaio e senza “gossip”. Anche di quella Vincenzo avrebbe forse cose da dire.















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