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mercoledì 3 agosto 2022

L’automobile è, sì, una bella invenzione

MA SULLA STRADA COMPIE MISFATTI

ED E’ NECESSARIA MOLTA PRUDENZA

 

 

L’episodio del presunto prete che fece un sermone per non finire ammaccato.

La donna che, colpevole di un brutto tamponamento finse di non saperne nulla. 

I maniaci del clacson che lo usano come l’apparecchio per la barba.

 

 

 

Franco Presicci

L’auto è semplicemente un mezzo di locomozione. Eppure spesso è causa di polemiche, alterchi, violenze. Di per sé la vettura non è un demone del nostro tempo che va cambiando come quello meteorologico. Sono le persone alla guida che avrebbero bisogno di una revisione. Il motivo è sotto gli occhi di tutti: c’è chi ama la quattro ruote più della propria moglie, e prima di metterla in moto la guarda, la osserva, la ispeziona, chiude il garage e torna a sbirciarla davanti, di dietro, di fianco, per appurare che non abbia subito una ferita sia pur lieve, un’ammaccatura in un punto meno visibile, una rigatura.

Se la scoprisse, darebbe i numeri e infierirebbe contro l’ignoto autore dell’oltraggio. Un amico, che lavorava nella mia stessa azienda, un giorno parcheggiò la vettura nel cortile e la sottopose a un esame accurata. Solo dopo una ventina di minuti emise una diagnosi favorevole e le voltò le spalle Considerava la sua auto un gioiello. Quando si sedeva al volante si sentiva un magnate, un padrone del vapore, un re: il volante era il suo scettro, il suo simbolo del comando. Un altro giorno trattò in malo modo un giovanotto che vi si era appoggiato. “Come ti permetti? E’ per caso di tua proprietà? Che cos’è? Una sedia? Un divano, una poltrona? Acculati sul muretto, che forse ci stai più comodo”. lI poveretto non riuscì a scucire una parola, sopraffatto dal diluvio di quelle dell’altro. In strada l’amico aveva un’andatura quasi da lumaca per paura che la sua Fiat Uno potesse subire una strisciata, o peggio.

Nonostante la prudenza maniacale, uscendo dal lavoro notò un “livido” sulla fiancata destra e rimase di stucco con gli occhi ardenti. Ero presente alla scena, tentai di confortarlo, mi fulminò con lo sguardo e lo lasciai disperato come Achille alla notizia della morte di Patroclo. Chi con ci crede è affar suo. Evidentemente non ha mai visto neppure i folli, che in macchina devono correre quanto più possibile, perché il sorpasso è il loro godimento. E poi ti aspettano al semaforo, diceva Romano Villi, il “cow-boy“ della televisione negli anni ’70, amico di Febo Conti, che della tivù era il Ridolini, oltre che conduttore elegante e divertente del programma “Chissà chi lo sa”. Romano, solido, solenne, una specie di comandante Custer, si esibiva anche nelle quintane sui prati davanti ad un pubblico appassionato e a giornalisti. Tornando alle auto e ai piloti, ci sono anche quelli con le mani costantemente sul clacson: suonano persino se vai piano e non hanno possibilità di superarti. Una volta incappai in uno che aveva quell’arnese con la voce della mucca. Era un modo per distinguersi, imporsi, costringere ad accelerare per l’integrità delle orecchie, o soltanto per sfottere. Quelli come lui ti affiancano, ti gridano improperi irripetibili, mentre tu continui ad andare a velocità consentita. La macchina dà potere, prestigio, è “status symbol”. Se hai una piccola cilindrata non sei nessuno. Al parcheggio non ti lasciano spazio perché loro devono occupare due posti. E devi stare zitto per la tua incolumità: le liti stradali suscitano il ricordo di brutti precedenti, finiti nelle pagine di cronaca. Si ricordi il delitto del cacciavite, per esempio: episodio da film del brivido.

Un tale in una strada a due passi dalla campagna, non essendosi accorto in tempo che dalla Mercedes che lo precedeva lampeggiava la freccia di svolta a sinistra, frenò rumorosamente. Dal finestrino sbucò un faccione pauroso che, facendo roteare l’indice e l’anulare, gli chiese se per caso avesse voglia di saltare sulla barca del lugubre Caronte. Il “reo” tacque impaurito e l’altro, prendendo il silenzio per offesa, aprì la portiera, uscì con gli occhi fulminanti, le mani grandi come pale, i piedi come quelli del clown in pista al circo equestre e marciò verso l’incauto, che tremava, e non sapeva come comportarsi. Quando l’omaccione fu nei suoi pressi sbottò: “Fermati, sono un ministro di Dio, non entrerai nel grembo dell’eternità se userai violenza a un tuo simile…”. Poi fu colto da un attimo di afasia e Il gigante si fermò, ma non per timore delle fiamme dell’inferno, e retrocesse, urlandogli: “Ma vaffan…”. Dietro l’auto del “colpevole” si era formata una lunga fila e tutti applaudirono al lieto fine. Io non pensai di avvicinarmi al pilota distratto per chiedergli se fosse davvero un prete o se il suo fosse stato un provvidenziale “escamotage” per evitare di essere ridotto in polpette, anche perché, se lo avessi fatto, avrei bloccato ulteriormente il serpentone, tirandomi a mia volta addosso chissà quanti e quali insulti. Comunque, se fosse stato un semplice laico, avrebbe meritato un premio come primo attore, tanto era stato efficace il ruolo improvvisato e come signore della strada.

Di esempi ne avrei da raccontare tanti, vissuti o ritagliati da racconti di testimoni affidabili e forse anche oculari. Avete mai visto, per esempio, due macchine affiancate, con i piloti intenti tranquillamente a conversare, senza curarsi degli automobilisti bloccati dall’una e dall’altra parte? Io ne ho viste più di una. Anzi alcuni li ho subiti, perché fra quelle attese forzate, paziente e taciturno, c’ero anch’io. E guai a mettere il ditino sul clacson: non sai come può andare a finire: devi essere sereno e attendere che il dialogo finisca. Ed ecco l’auto ferma proprio sulla mezzeria e uno con i gomiti appoggiati sul finestrino, il deretano teso verso l’altro, faccia da maresciallo Cecchini in “Don Matteo”, chiacchierava con l’uomo al volante, come fosse sul balcone di casa sua. Ogni tanto si voltava verso di me, con esibita indifferenza. Dopo una mezz’oretta, evidentemente dopo aver salutato l’interlocutore, mi disse, arrogante: “Non ti muovi? Che stai a fare lì a ingolfare il traffico?”. Come si dice: Cornuto e mazziato. E anche cacciato di casa, visto che la strada, come si sa, è di tutti.

Mi piace ricordare la sera in cui stavo percorrendo un budello, quando da un gomito sbucò una 850 guidata da una signora bionda e carina se non proprio bella e io le indicai un varco dove poteva immettersi per consentirmi di proseguire. Lei invece urlò: “No, tu sei maschio e tu devi tornare indietro”. Obiettai che seguendo il suo consiglio avrei dovuto rifare 300 metri: un percorso pericoloso, soprattutto al momento di uscire con il didietro su quella via di traffico veloce. Ma lei continuava con la tiritera che io ero maschio e io dovevo provvedere a risolvere la situazione. Intervenne un giovane e si offrì di fare lui la manovra giusta, ma lei si oppose. Si aggiunse un signore che con la voce perentoria chiese “Di chi è la precedenza?”, trasformando la commedia in farsa, anche perché l’amazzone alla fine si decise ad affrontare quell’apertura che era stata praticata apposta. Avrei voluto baciarle la mano. Un fatto del genere accadde altrove, in una strettoia cittadina.

Due auto, guidate da donne (per carità, non si pensi che io ce l’abbia con le signore al volante, anche perché penso che siano più brave dell’altra categoria) anzichè utilizzare uno slargo che consentiva in quei casi a una delle due di sgomberare il “corridoio”, si fronteggiarono, pretendendo entrambe che fosse l’altra a retrocedere, e dopo molti minuti di resistenza esplosero con parole roventi e si azzuffarono. Due marcantoni riuscirono a placare gli animi. Il fatto mi fu riferito da un mio amico ottantenne che ripensava spesso alla sua divisa di carabiniere, stando seduto, nei pomeriggi d’estate, davanti alla porta di casa. “Da qui ho assistito a quella scena che il buon senso avrebbe evitato. Scena da bambini che giocano alla guerra”. La persona al volante si trasforma, non dico che diventi mister Hide, ma gli si avvicina. E devi stare zitto, per evitare conseguenze. “Toh, assapora questa caramella, fatti la bocca”. Il caldo ti scioglieva: avevo bisogno di una granita. “Devi stare attento”, mi suggeri un mio parente, saputo e meschinello, bugiardo e invidioso, accanito giocatore del lotto: mi aveva sentito raccontare al padre quel pezzo di teatro e farfugliò: “Se non stai zitto qui ti spaccano i denti”. Per carità, i denti no. ero stato appena dal dentista, ma non, per grazia di Dio, per una lite stradale. I miei improperi me li prendo senza mai replicare, sia perché nella guida ammetto di non essere un campione sia perché sono una persona di pace. Sono stato tamponato da fermo da uno che probabilmente guidando parlava al telefono o aveva avuto un colpo di sonno e mi è quasi venuto un cardiopalma, vedendo sfracellato tutto il posteriore della mia Ford Fiesta rossa fiammante. Ma dopo il verbale dei vigili urbani ho stretto la mano alla controparte. Mi diceva: “Sono guai seri per me, ho tre figli”.

Mi chiedo perché non si possa essere gentiluomini anche nel caso di un sinistro. Se uno compie un errore non va appeso ad un albero come facevano con i ladri di cavalli nel Far West. Conoscevo un tale tranquillo come quello del famoso film, ma sosteneva che in caso di incidente non sarebbe forse riuscito a mantenere la calma. Che cosa avrei dovuto fare io la sera in cui, fermo al semaforo, fui speronato la prima volta? Uscii dall’abitacolo, bussai al finestrino e mi trovai di fronte a una giovane donna con il capo chino sul telefono. Alzò la testa solo quando le dissi che mi aveva tamponato. “Io? “E quando?”. “Adesso. Vede la gente fuori dalle auto? Il rumore si è sentito fino a piazza Duomo”. “E da me che cosa vuole? Io che cosa c’entro? Io non ho sentito niente”. Paziente come Giobbe, ispezionai le auto, non notai danni e ripartii, mugugnando. Il carrozziere sentenziò; 200 euro solo per riparare la serratura del portabagagli; 1000 per il piano che come vedi è diventato come il mantice della fisarmonica: il paraurti è di gomma, con l’urto è rientrato e subito ritornato come prima. Perciò non hai visto il danno”. La prudenza e l’educazione costano.










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