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mercoledì 21 dicembre 2022

I presepi di Manola Artuso e Gianluca Seregni

Manola Artuso e Gianluca Seregni
UNA SCENOGRAFIA

SPETTACOLARE ALLA

STAZIONE CADORNA DI

MILANO

L’hanno realizzata i due artisti, che hanno

il laboratorio, “La Stele”, in viale Certosa.

Un giro ideale fra i presepi di Lecce,

Genova, Taranto, Bergamo… 

Il presepe dà gioia allo spirito.



 

Franco Presicci

E siamo arrivati a Natale. Nelle case è già pronto il presepe o è stato progettato e in via di esecuzione. Nei negozi gli scaffali riservati a cammelli, dormienti, acquaioli sono quasi vuoti.

Particolare di un presepe

A Milano come a Taranto, nelle metropoli e nelle piccole città, nei borghi si vive la particolare atmosfera che sempre la festa più bella del mondo porta con sé. Soprattutto i bimbi sono estasiati davanti alla scenografia sacra realizzata dai papà. Ci sono presepi poveri e presepi ricchi, alcuni fabbricati in gesso o in terracotta o in cartapesta. Da noi il presepe ha avuto quasi sempre persone abili, quando non veri e propri artisti, come certi esperti del campo, la cui inventiva si sviluppa in ogni esemplare. Il presepe genovese è noto per la raffinatezza dei suoi personaggi Intagliati nel legno. Ma l’arte del presepe ha il suo splendore a Napoli, dove specialmente durante il regno di Carlo III di Borbone, sia il popolo sia lo stesso re e la sua consorte manifestarono una grande passione per questo spettacolo che procura gioia in chi lo fa e in chi lo osserva. Si racconta infatti che il sovrano si dedicasse personalmente all’impianto della struttura mentre la moglie si occupasse dei vestiti.
Assieme ad alcune cortigiane. Ci sono presepi che incantano, affascinano, come dimostrano i quasi mille “pezzi” che si trovano anche nel Museo del Presepe di Dalmine, dove dominano alcuni presepi napoletani, le cui figure sono in terracotta..

Presepe
Il presepe è ricco di simboli: gli animali della grotta, il bue e l’asinello, nell’antichità raffiguravano la fecondità; il fiumicello, la lavandaia, la fontana la purificazione; la luce negli anfratti, sui sentieri, nelle casette la fede. Quanti artigiani, oltre a Napoli, a Bergamo (dove adottavano il gesso), a Brescia, a Caltagirone, a Milano si sono distinti per la loro bravura nell’eseguire il calzolaio con il deschetto, i pastori, i portatori d’acqua, i fabbri, i guardastelle, i pizzaioli, i pescivendoli, i dormienti, i re Magi con ammirevole valore espressivo; gli oggetti della casa, gli attrezzi… Un presepe napoletano del 1800 con 40 elementi fa la sua bella figura nel Museo del Presepe di Vilanova, a Modena. Il presepe ha avuto i suoi periodi bui, dovuti anche alla presenza dell’albero di Natale. Ma poi è tornato ad essere diffuso non solo in Italia, ma anche negli altri Paesi europei. Milano, per esempio, sino agli anni Cinquanta ha avuto un grande maestro, Lamborghini, che usava la pasta di cartapesta nel suo laboratorio di via Copernico, vicino alla stazione Centrale.
 
Figure del Presepe alla Stazione

Oggi è molto attivo un laboratorio in cui due artisti di grande prestigio, Manola Artuso e Gianluca Seregni, costruiscono statue di santi ad altezza naturale richiesti da ogni parte del mondo, ma anche il popolo del presepe, in miniatura. Quest’anno ne hanno allestito uno nella stazione nord di Milano. Non so più in quale città c’è un presepe lungo 600 metri. Ognuno il presepe lo fa come vuole. La grotta della natività per esempio dovrebbe contenere soltanto Giuseppe, Maria, i due animali e il Bambino; e alcuni ci collocano invece anche altri personaggi. In alcuni presepi Gesù è adagiato sulla paglia accumulata per terra; in altri nella mangiatoia. La fantasia si sbizzarrisce. In una mostra a Cantù, anni fa ho visto presepi con Gesù nato nella stalla di una cascina, ben ricostruita in piccole dimensioni, con la ringhiera di pomodori appesi. A Martina Franca in un trullo e anni fa con figure a mo’ di “capasoni” davanti a Palazzo Ducale; e l’anno scorso una grande scenografia, del gruppo di Michele Sforza, di fronte alla Basilica di San Martino… Ormai il Bambinello nasce nei luoghi meno tradizionali: in un cortile, su un’aia, in un casale semidiroccato. 

Particolare del presepe a Cadorna

Manola Artuso e Gianluca Seregni, due campioni, che lavorano nel loro laboratorio, “La Stele”, in viale Certosa 91, lo hanno fatto nascere anche alla stazione ferroviaria Cadorna: un capolavoro, un allestimento grandioso, particolare, stupendo in una grande teca di 3 metri per 1.50 (visitabile fino al 6 gennaio). I re Magi vestiti con stoffe preziose e i pastori nel loro abbigliamento usuale. La scenografia è in sughero, legno, corteccia, con tante botteghe di artigiani, tutto lavorato a mano dai due artisti, compresa la signora del pane, l’una e l’altro fatti e dipinti da Manola e Gianluca, che confezionano opere di grandissima classe. A mano sono fatti anche i carretti, le bancarelle... Sulla base tanto muschio e fieno veri; nella capanna, molto grande, in legno e corteccia, la natività con l’angelo adoratore in ginocchio davanti a Gesù. Un presepe magnifico, un’autentica opera d’arte, fra l’altro ricco di luci calde e luci blu per la notte. Tutto incorniciato da alberi leggermente innevati. Il laboratorio di Manola e Gianluca, sorto oltre un secolo fa, è famoso. L’attività che i due artisti vi svolgono è molto seguita, tanto che tra l’altro eseguono, a richiesta, presepi a domicilio.

Rivista "Pepe e Sale"

Fanno inoltre alberi di Natale su misura e collaborano con il cinema, la televisione. La rivista “Sale e Pepe” ha dedicato loro un lungo servizio, pubblicando anche le loro statuine, ognuna delle quali portava un cibo. Un’attività di alto livello, quella di Manola e Gianluca, sempre insieme nell’arte e nella vita, lei del ’68 e lui del ‘63. Altra città ricca di figuli bravissimi è Lecce, ma anche Taranto, dove c’è la Casa del Presepe, con i fratelli Mazzarano che costruiscono presepi da una vita. Conobbi il padre, che negli anni 50 dava suggerimenti al professor Raffaele Daddario, che aveva fatto lo scenografo a Cinecittà e svolgeva l’attività di pittore. Il Natale e il presepe hanno ispirato anche poeti, pittori… Nel bellissimo libro “Natale è un presepe” a cura di Guido Davico Bonino, si ricordano i versi di Maurice Carème, belga, di Edmond Rostand e di Albert Flory.

Particolare del presepe alla stazione Cadorna di Milano
 
Il primo recita: ”Ala viglia, di un’età così nuova/ chi mai ci dirà perché/ Dio abbia scelto/ i neri occhi di un bue/ per specchiare quella notte là/ nell’ombra calda della stalla/ il Suo figlio, /più dorato di un affresco…”. Il secondo: “Perdettero la Stella un giorno. Come si fa a perdere/ la Stella?/ Per averla troppo a lungo fissata…/ I due re bianchi/ ch’erano due sapienti di Caldea/ tracciarono al suolo due cerchi, col bastone/ Si misero a calcolare, si calcarono il mento… /Ma la Stella era svanita come svanisce un’idea…/ e quegli uomini la cui anima aveva sete d’essere guidata/ piansero innalzando le tende di cotone…”.

Particolare d'un presepe

 

Il terzo scrive che un dono prezioso che possiamo ricavare dalla vita è quello di essere sempre nella grazia di Dio. Poeti e scrittori, pittori, ma anche menestrelli, hanno celebrano e continuano nelle loro opere il Natale e il presepe e la sua magia.

Particolare di un presepe

Nel dicembre del 2003 nel Castello Episcopio di Grottaglie allestirono una splendida Mostra del Presepe accompagnata da un ricchissimo catalogo in veste tipografica elegante, con testi di Raffaele Bagnardi, Daniela De Vincentis, Marisa Patruno, Rosario Quaranta, Bianca Tragni, Nelle prime pagine il sindaco, Bagnardi, dice che “il presepe deve essere un perfetto equilibrio tra arte, tradizione e culto, ricerca del sublime nell’estasi dello spirito, vita tramandata di un popolo, espressione di fede laica e confessionale”. Nel suo lungo e profondo intervento Bianca Tragni ricorda che in una sede prestigiosa della Capitale, il Museo nazionale delle arti e tradizioni popolari, era in progetto per l’anno successivo un’esposizione di ceramica grottagliese con 130 manufatti dall’800 ai giorni nostri. Nel catalogo sfilano pastori di Leonardo Petraroli, presepi napoletani, tra cui uno di Vincenzo Corcione, presepi su piatti, in vasi di terracotta tipici del luogo, figure stilizzate…Insomma il presepe a Grottaglie ha una lunga tradizione e “uno dei presepi storici di Puglia si trova proprio a Grottaglie, nella Chiesa di Santa Maria del Carmine, scolpito nel 1530 da Stefano da Putignano, “il più famoso se non il più grande scultore del nostro Rinascimento regionale…L’amore per il presepe è senza fine.Il presepe nutre lo spirito.

Albero di Natale e foto di Artuso e Seregni
 
CON LA FILASTROCCA

   DELL'AMICO

 GIORNALISTA FRANCO

                                                 PRESICCI AUGURIAMO

A TUTTI I NOSTRI LETTORI

                     UN   B U O N  N A T A L E 

                             La Redazione 

 


   
                                                                                   

Natàle e Befanìe

di  Franco Presicci     

Tu’ m’addumànne, fìgghie mjie

accum’ère ‘u Natàle de ‘na vòte

e je te cònde quìdde pìcche ca m’arrecòrde

Je avègne d’a ‘na famìgghia puverèdde

pàteme stàv’a spàsse

e mammà recamàve le chiasciùne

pe’ le uagneddòzze da marìte

e no’nge stàve tànde da scialacquàre .

Facèvem’u presèpie ‘mbastànne

àcque, càrte e crète

sus’a ‘nu schèletre de lègne

e ‘a menzanòtte d’a vesciglie s’apettàve Gesù Bammìne

ca nascève indr’a ‘nu terètte d’u cummò

d’addò ‘mpruggessiòne ‘ u purtàveme indr’a gròtte

candànne “Tu scìnne da le stèdde”

U ggiùrne apprìesse tùtte ‘nzìeme

ziàne e cusseperìne ’a ttàule da le nònne

e d’a cucìne arrevàvene ‘a pàste cu le còzze

po’ ‘u capetòne, le dàttele e le vònghele

c’avève pegghiàte ‘u nònne

le taràdde, ca mammà avève fàtte ‘nfurnà’ da mèste Petrine

e ‘ngorchie òtre sfìzzie

Nu’ ascunnèveme sott’u piàtte d’u nònne ‘a letterìne

e ‘u vecchiarìdde facève ‘na ‘ndìcchie di tiàtre:

Nà! D’addò avène mo’ ‘sta bbùste?

Avìte sendùte lucculà’ quìdde galandòme d’u pustine?”

Po’ rerève, ne lesciàve le capìedde

e ne dàve mènza lire appedùne

A sère le grànne s’accucchiàvene pe’ sciucà’ ‘a càrte

e ci azzeccàv‘u pesellìne se scatenàve

u stèsse ziàneme Dionigge se facève scòpe.

A matìne mmìenz’a stràte sunàvene le zampagnùle

c’avenèvene da lundàne

le uagnùne tùtte quànde vecìn’ a llòre

e ‘a ggènde da le varcùne

menàve abbàsce le turnìse

Po’ avenève’u ggiùrne d’a Befàne

ca vulàve sus’a ‘na scòpe

e scennèv’indr’o camine cu le riàle

pe’ le peccìnne bbuène sciurarjìdde bbèddefàtte

gengelìnge

pe’ ci aveve fàtte ‘le panareddàte

na cazètte chiène de cèner’e caravùne

a mmèje m’attuccàvene ssèmbe zazarèddere

e m’addumannàve ‘u mutìve

Ogne ànne penzàve:

M’accume fàce a Befàne a scènnere indr’o camine

mènz’arruzzenìte accum’è

nu nàse ca pare ‘nu crùcche

No’ nge vè’ mai ‘mbenzione, ‘sta crestiàne?

Hà’ accucchiàte ‘na mòrre d’ànne

e v’e’ angòre ggerànne

Je ère mangupàte e arraggiàte

Peccè a l’òtre pòrt’a bececlètte

o ‘u trène cu ‘a mòlle?

e a mmè’ ‘nu Penòcchie o ‘nu cavàdde arrunzàte?”

E po’ a ccàsa mèje no’ge stè ’u camine

accùme fàce ‘a segnure a trasè’?’’

Na sère je m’aveve ggià curcàte

ma no’nge stè’ durmèv’angòre

quànne vedìve mammà appuggià ddò pacchettìne sus’a’na sèggie

e sùbbete ‘mbelàrse indr’o lìette

a matìne acchiève cìnghe surdatìne de chiùmme

ca je sbranàve e cercàve

No dìche ‘u decrije, l’allerìe.

Ma dòppe ‘na sumàne ’nu meletàre no respunnìe ‘a chiamàte

ngorchedùne l’avève fàtte priggiunìere

mettènnesele ‘nzàcche aùmm’aùmme

je chiangìv’accùme m’avèssere strazzàt‘u còre

Mammà l’avèv’accattàte cu saggrefìggie

A Natàle ‘a fèste ère stà’ tùtte ‘nzìeme

mbra l’addòre de le pèttele e de le sanacchiùtele

ca friscèvene indr’a frezzòle

nù mettèveme le cìcere indrà ‘a cènere d’a frascère

u nònne fumàv’a pipe e ne uardàve

Attìende a le facìdde ca vònne scattaresciànne

e ve putìt’asqua’”

No’nge se vedèvene lumenàrie mmìenz’a vie

vetrìne ca splennèvene e cu tànda rròbbe

e tric-trac e bbòtte accum’a òsce a dje

u Natàle se sendève gnìndre.

Je c’u Bammìne me cumbedàve



                                             






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