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mercoledì 21 giugno 2023

Un ricordo della Milano notturna

IL CRONISTA MICHELE FOCARETE RACCONTA MINUZIOSAMENTE


Descrive luoghi, personaggi, orari,

guadagni, spogliarelli, aperture e

chiusure, curiosità e altro, fino ai

boss della mala e il loro seguito,

che frequentavano i locali. Con la

sua penna felice il “segugio” ha

scritto un libro: “Milano by night”.

 

Franco Presicci 

Focarete dal Santo Padre
E’ la memoria storica delle vecchie notti milanesi. Per motivi professionali ha frequentato tutti i locali, ha conosciuto le ragazze di sala, ha osservato i clienti abituali, tra cui anche qualche boss della malandra, ha conversato con i titolari, di qualcuno è diventato amico, raccogliendone le confidenze.
Focarete al Salone del Libro

 

 

E quando gli capita di rispolverare quel mondo, sollecitato da un collega giornalista, che ne deve scrivere o parlare in tivù, risponde senza dover forzare la cassapanca in cui custodisce i ricordi. Michele Focarete è un cronista molto bravo e scrupoloso, attento e infaticabile, che quando cacciava non mollava la preda a nessun costo. La notizia era per lui sacra, e quando la conquistava la irrorava, stando al linguaggio di Gaetano Afeltra, per soddisfare ogni curiosità del lettore. Uomo simpatico, spiritoso, pronto alla battuta, leale, rispettoso, abilità nel raccontare e nello scrivere, era tempo che volevo farmi descrivere da lui l’ambiente dei night e non solo; e quando sono riuscito a catturarlo, l’ho sommerso di domande. 

Michele Focarete
E lui, calmo e paziente, mi ha tratteggiato un quadro non proprio completo, perché il tempo è prezioso per tutti, quindi anche per lui, nonostante sia in pensione e le pagine dei giornali non siano di gomma. E lui mi ha parlato di ”entraineuse”, di spettacoli di nudo, di impresari, dei guadagni, dei comportamenti dei boss della mala…. Una sera uno di questi vide una bella ragazza e impose al proprietario: “Questa non lavora più, la prendo io”. L’interlocutore, che non lo conosceva, stava per rispondere a tono, il cameriere che gli stava di fianco gli sussurrò qualcosa all’orecchio e lui con molta rabbia dentro ma con gentilezza affettata rispose: “D’Accordo, faccia pure”. E probabilmente gli offrì anche una bottiglia di “champagne”. Questo tipo di clientela era tollerata, con il timore che la sua sola presenza potesse infastidire gli altri. La mole dei ricordi Michele li ha travasati in un libro del 2017, “Milano by night – quando lo spogliarello era un’arte” - che attira subito l’attenzione del lettore e la tiene viva pagina dopo pagina: “Ogni lunedì sera era lì. Sesto posto di sinistra, in prima fila.
Michee Focarete
Renzino, come lo chiamavano tutti, non mancava mai alla prima di uno show al teatro Smeraldo. Cascasse il mondo. Eppure faceva fatica a camminare per via di un ictus che l’aveva minato nella parte sinistra del corpo una decina di anni prima, quando aveva cinquantadue anni. Zoppicava vistosamente e muoveva il braccio a stento. Di solito quel braccio gli serviva da appendiabito. I suoi applausi alla vedette al termine del numero li vedevano e sentivano tutti: si metteva in piedi urlando ‘Sei brava, la più brava’”. Smetteva perché il fiato non era più quello di una volta. Renzino appariva in teatro alle 15, quando veniva proiettato un film porno della durata di circa un’ora e mezzo. Pellicole che negli anni Sessanta erano alquanto trasgressive”, ma che oggi non scandalizzerebbero neppure un’educanda. Alle 18 la musica cambiava: toccava a una specie di varietà con “gag” etichettati con titoli di fantasia del genere “Tutti i nudi vengono al pettine”. L’ultima volta che Renzino era stato seduto sulla sua poltrona preferita, fu l’8 settembre del ’79. Dovette rimanere prigioniero in casa, sospirando il tendone rosso porpora del teatro Smeraldo che si sollevava.
Focarete e il sigaro

Nel racconto di Michele sfilano le “entraineuse” più richieste che all’estero percepivano proventi molto elevati. Le loro storie le rievoca bene e le snocciola volentieri. Quella più pagata d’Europa si confessò con lui, gli mostrò il pancione e gli disse che aveva già un contratto per una “tournèe” in Canada. Nel ’59 al teatro Alle Maschere in via Borgogna una delle donnine aveva mobilitato la Buon Costume per le sue ardite acrobazie. “E’ passato tanto tempo da allora, ero appena arrivata da Parigi e avevo lasciato le ‘Folies Bergère’, debuttando a Milano”. Via di questo passo. Nel libro di Focarete c’è dunque tutto e di più sulla vita di questi locali, di cui oggi si è persa anche la memoria. I locali più prestigiosi, tutti e tre con lo stesso proprietario, erano l’Astoria, la Porta d’Oro, che stava nella piazza Diaz di una volta, quando non aveva ancora il monumento dedicato al carabiniere, e il Gatto verde, vicino alla Stazione Centrale. Il primo era stato inaugurato alla fine della guerra e non aveva mai cambiato aspetto. Il proprietario era sempre presente – annota Focarete – all’Astoria e alla Porta d’Oro; nel terzo mandava suo figlio, forse perché facesse il rodaggio. “Quando entravo alla Porta d’Oro” – indubbiamente il più ampio night di Milano. per andare a trovarlo, mi veniva incontro una mora longilinea dal trucco marcato e dai movimenti lenti quasi studiati. Era una sorta di icona inamovibile mentre le altre ragazze venivano tenute al massimo un mese…”.

Focarete e la pornostar Moana Pozzi
Da cronista e conoscitore dell’ambiente, Michele Focarete non riusciva a spiegarsi il motivo che la rendeva così radicata, come le radici della quercia alla terra, ed essendo in confidenza con il “manager”, gli pose la domanda. La risposta fu una rivelazione: la longilinea era un capitano dell’esercito turco. Michele trasalì. Un capitano nelle vesti di una “striptease”! A quei tempi Michele girava per Milano con un vecchio motorino, già un privilegiato rispetto a Giovannino Guareschi, che, ai tempi di “Candido”, percorreva la città in bicicletta. Michele aveva collaborato con “Il Giorno”, e lo vedevo spuntare in Cronaca con l’articolo in mano, sempre in punta di piedi. Poi fu assunto alla “La Notte”, quotidiano del pomeriggio che aveva in plancia Cesare Lanza, già apprezzato caporedattore al “Secolo XIX” di Genova. Michele era ormai un cronista ben collaudato e un conoscitore senza rivali della Milano “by night”. I suoi articoli contenevano sempre delle chicche e venivano letti con interesse.
 
Focarete si concede un ballo
Focarete
Sulla scrivania da una foto, accanto a lui, occhieggiava Moana Pozzi, già una leggenda, chiamata spesso anche dalla Rai, oltre ad avere ruoli in alcune commedie, e ad esibirsi nel porno con il nomignolo Linda Heverer. Michele aveva scritto anche per il “Corriere d’Informazione”, altro giornale del pomeriggio fratello minore del “Corriera della Sera”, dove aveva curato una rubrica intitolata “Notte e musica”, voluta dal grande Arnaldo Giuliani, all’epoca capocronista. Di giornali ne ha girati parecchi. Quando era agli esordi al “Corriere d’Informazione” gli affidarono un’intervista alla fidanzata di allora di Gianni Rivera, credendo che non sarebbe riuscito ad avvicinarla; invece tornò con il carniere pieno. Al “Giorno” arrivò quando capocronista era Enzo Catania e vicedirettore Gudo Gerosa, poi una parentesi a “Repubblica”, quindi al “Corrierone“, in cronaca., dove si occupò e bene anche di “nera”. Nei night era molto stimato: corretto, professionale, competente. Tutto questo emerge dal suo libro, in cui sciorina i nomi, i nomignoli, il livello delle spogliarelliste, gli orari in cui davano spettacolo, i teatri e le loro vicende… Ha fatto anche un librettino con tutti i ritrovi notturni, dal “Capolinea” ai locali “burleschi”, dove uomini vestiti da donna cantavano, alle discoteche per sole donne, alla figura di un notissimo “play boy” e del suo locale per i giovani che determinò la fine del ballo lento. “Quanto si spendeva in una serata al night?”. “Beh una bottiglia di ‘champagne’ millesimato costava 300mila lire; se si aggiungeva altro si poteva arrivare al milione”. Gli arabi preferivano le bionde e richiedevano l’esclusiva del locale per una sera, sborsando 15 milioni. Le “entraineuse” guadagnavano 60 mila per sera e 120 quelle che facevano anche lo spogliarello. In più con intrattenimenti a tappo, cioè la quantità di bottiglie che riuscivano a far smaltire all’avventore, intascavano il 10 per cento su ogni consumazione. Le notizie che l’autore sforna sono inesauribili: Negli Sessanta suonavano le orchestre note, poi piano piano hanno mantenuto gli spogliarelli e le vedette che chiudevano il numero. La “Porta d’Oro” aveva il palco più grande, mentre l’Astoria era il più raffinato con velluti rossi, quadri di autori rispettabili alle pareti, lampadari in cristallo di Boemia, 30 ragazze di sala. Il teatro Smeraldo aveva 1500 posti. CertI malavitosi entravano, consumavano, non pagavano e non gli veniva neppure presentato il conto. C’è stato anche il periodo delle donne dell’Est. Focarete guardava gli spettacoli stando dietro le quinte e prendeva appunti per la recensione da proporre ai lettori affezionati. Negli Stati Uniti lo avrebbero chiamato “nightman”. Le luci dei locali notturni a poco a poco si spensero, per colpa della televisione, della malandra, degli affitti alle stelle. Nel 2010 ha conseguito il Premio Vergani. Un cronista come lui lo meritava, il premio intitolato al grande Guido, che ha raccontato Milano con il cuore




7 commenti:

  1. Come sempre riesci a far vivere ai lettori storie, colori, aromi, emozioni... Sei una penna magica. Dagli articoli ai libri è un piacere leggerti

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  2. Attraverso i tuoi racconti ci fai vivere emozioni, colori, profumi... Dai libri agli articoli è sempre un piacere leggerti

    K.A.Campanelli

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  3. Bellissima Milano notturna

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  4. Mi portarono a cena al Moncucco !!....finale del canto corale"la in mezzo al mar c'è un cul che fuma,sarà il tuo cul che si consumaaaa !
    Memorabili anni 70 !!

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  5. grazie per questo ricordo di milano. oggi siamo molto lontani da questi tempi e mi spiace perchè questo nuovo mondo non mi "appartiene" proprio.

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  6. Ciao "vecchio" amicone dei tempi d'oro! Bravo! Qualche giorno ci vediamo per bere
    Qualcosa insieme, per ricordare che con poche

    qualcosa insieme e ricordare i tempi in cui, con poche lire in tasca, ci si divertiva molto, ma molto di più dei giovani d'oggi, senza cellulari e con il gettone della Sip in tasca per telefonarci!

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  7. è un giornalista vero e competente gli latri dovrebbero imparare da lui.

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