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mercoledì 7 giugno 2023

La grandezza di Moira Orfei

LA RACCONTA SANDRO RAVAGNANI

PER 40 ANNI SUO ADDETTO STAMPA

Moira legge la lettera di Tortora

Donna autorevole, generosa, cortese,

puntuale, nel suo circo pretendeva

ordine e disciplina. Scopriva e lanciava

talenti, amava i gelati e il cinema,

bella, elegante, “la Moira degli

elefanti” era una regina della pista.

 

Franco Presicci

I circhi che sono venuti a Milano li ho visti tutti: gli Orfei, i Togni, il circo americano… Al Campo Giuriati, al Giambellino, alle Varesine… Lavoravo allo storico quotidiano “L’Italia” e mi occupavo di spettacoli. Andavo anche in giro per il Paese: Bergamo, San Miniato, Genova, Miradolo Terme, Monticello d’Ongina… Una sera piombai nei pressi di Pavia, dove i titolari di un piccolo circo familiare erano disperati: la tigre aveva azzannato il compagno e bisognava eliminarla. Occorreva spegnere per sempre le luci e afflosciare il tendone. Già gli incassi piangevano. Bussai alla porta della roulotte dei proprietari e raccolsi il loro dolore. Dolore che fu anche il mio, appassionato di piste e chapiteaux. Ebbi un’altra brutta esperienza quando un temporale abbattè il tendone del circo Togni e un gruppo di artisti improvvisarono una “performance” all’aria aperta per rimetterlo in piedi. C’erano il maestro Giovanni D’Anzi, Febo Conti, Roberto Brivio, Liliana Feldman, Evelina Sironi e qualche altro. Correvano gli anni Sessanta.

Moira intervistata

Durante le mie frequentazioni di domatori e trapezisti conobbi Orlando Orfei, alto, solido, le gambe con i segni dei morsi delle jene, la testa leonina, intervistai Liana Orfei e scambiai due parole con Moira, che mi sembrò una signora autoritaria, ma cortese, precisa. Mi sono spesso fatto domande sulla vita quotidiana del circo. La mia innata curiosità, senza la quale non avrei potuto esercitare il mestiere di cronista, mi spingeva ad indagare, ma non riuscivo a individuare un buco, una breccia in cui infilarmi per poter “fotografare” i gesti, gli impegni, le abitudini di un “cow boy”, di un funambolo, di un acrobata, di un “clown”. E questa curiosità mi ha accompagnato per anni. Amavo e amo tuttora il circo, e di questo “villaggio” rutilante volevo conoscere non soltanto quello che vedono tutti dopo aver pagato il biglietto.

Ravagnani - Premio Telegatto

Finalmente, grazie ad un amico ispettore di polizia, investigatore dal fiuto potente, Alberto Rocco Maria Sala, sono entrato in contatto con Sebastiano Sandro Ravagnani, 67 anni, che per 40 è stato capo ufficio stampa del circo di Moira Orfei. E’ stato per me come vincere un terno al lotto (si fa per dire, naturalmente). Non è stato necessario stuzzicarlo. Quando Ravagnani parla di circo corre come una locomotiva a vapore su binari degni dell’uso e a volte bisogna indossare il cappello rosso del capostazione per regolare il ritmo: la penna ha le sue esigenze. E si prova imbarazzo nel farlo: i suoi ricordi cadono come le ciliege. Faccio poche domande, la narrazione la gestisce lui senza deragliare: è una sorgente cristallina, un serbatoio di ricordi, uno scrigno, un cassettone della nonna custodito in solaio, pieno di oggetti cari e intoccabili: una reliquia. Aprite le orecchie. “Nel circo di Moira Orfei ho cominciato a la lavorare come capo ufficio stampa. Era appena tornata dall’Iran, dove era rimasta bloccata dalla guerra, per circa un anno. Il debutto avvenne a Napoli, dove era approdata con i resti del circo grazie all’armatore Achille Lauro, che aveva mandato una nave per riprenderla. Io per la prima volta entravo a far parte dell’ambiente, dove misero a diposizione una roulotte per me e mia moglie.

Il clown e Ravagnani

Ogni mattina organizzavo la rassegna stampa, rispondevo ai quesiti dei colleghi giornalisti e provvedevo alle ospitate di Moira in televisione. Un giorno, essendo io anche conduttore di programmi per ragazzi, mi presero come presentatore di uno spettacolo con Rita Pavone al circo, con la regia di Romolo Siena. Dopo questo lavoro, in attesa della mia prima figlia, Emma, nata nella roulotte, dopo tanti spettacoli anche all’estero, decisi di mettere su due uffici, uno a Napoli e uno a Milano, tenendo i contatti tra il circo e la stampa”. Nell’86 con Silvio Berlusconi Ravagnani ideò il programma su Canale 5 “Sabato al circo”, (durato 5 anni), con il quale vinse il Telegatto, come migliore spettacolo d’intrattenimento televisivo”. “Torniamo a Moira”. “Già.

Moira Orfei
Moira e Ravagnani
La sua giornata nel circo cominciava alle 12.30 con la colazione, quindi ancora in vestaglia si truccava da sola per circa due ore e verso le 17 rilasciava le interviste, quindi partecipava allo show pomeridiano. A volte andava a cena fuori o in una gelateria e poi al cinema, preferendo le commedie all’italiana e i gialli. Durante il film si addormentava, ma negava di essersi fatta rapire da Morfeo, pur chiedendomi come fosse finita la storia”. Ravagnani ha aperto le chiuse del canale e l’acqua scorre veloce e senza salti.
E’ cortese, colto, disponibile, informatissimo. Nel circo si è dato tanto da fare. “Un giorno mi chiamarono da Uno Mattina, il programma condotto da Piero Badaloni e mi comunicarono che, avendo riservato uno spazio per Moira, la volevano in trasmissione. Ma era impossibile svegliare la signora alle 5 del mattino. Così partimmo da Firenze a mezzanotte e aspettammo poi in auto fino alle 5 e mezzo per la diretta delle 6. Di solito Moira dormiva dalle 5 del mattino alle 11. Amava guardare la Tv di notte e quando scoprì che si potevano fare acquisti si divertiva a chiamare per comprare di tutto, chiedendosi il giorno dopo chi le avesse spedito il pacco. Quando andava al cinema nel tratto tra il parcheggio e l’ingresso del locale dava dei soldi a tutti i poveri che incontrava”. Era molto generosa. Ascolto come quando da ragazzo m’incollavo alla radio per seguire le commedie o “la Caravella” con Coline Mariette, due attori impagabili nell’uso del dialetto, su Radio Bari.
 
Ravagnani con Nando Orfei e Pertini al circo
La parola ancora a Ravagnani: “Nel ’71, studiando al liceo artistico, con i docenti organizzai una mostra di pittura estemporanea con tema il circo di Moira e portai sotto il tendone centinaia di pittori, evento che stupì la padrona, al punto che diventammo amici”. Pause? Nessuna. Avanti c’è posto. Mi sento un po’ come uno scrivano napoletano appostato ai Quartieri Spagnoli con il suo banco sgangherato, per raccogliere i pensieri del richiedente. Ma la cosa non mi dispiace, anzi: l’importante è riempire di appunti i fogli e arricchirmi. Dove trovo un’altra occasione? Sebastiano - a questo punto ci diamo del tu, del resto siamo colleghi - ne ha di cose da dire, e le dice senza enfasi. Torna indietro: “Quando ero bambino la mamma mi portava al circo di Orlando Orfei, dove ero attirato dalle luci, dalle musiche, dai lustrini, oltre che dagli abiti e dalle bizzarrie dei ‘clown’”. Ricomincia: “Grazie alla mostra, conobbi anche il marito di Moira, Walter Nones, uno dei più grandi impresari italiani, che portò in Italia ‘Holiday on ice’, rivista americana su ghiaccio”.

Moira con gli artisti del circo di Mosca dal Papa

“Parliamo degli artisti?”. “Tutti di grande valore. Il circo di Moira Orfei – che, nata come trapezista, continuò con il numero dei colombi, poi con quello degli elefanti, proseguendo con le foche e in un gala di Natale con le tigri -- è stato il primo a vincere il ‘Clown d’oro’ a Montecarlo, consegnatole dal principe Ranieri”. “Lei com’era?” “Molto severa: voleva che tutto fosse sempre in ordine. Nel circo erano impegnate 300 persone e c’era anche una carovana adibita a scuola e la falegnameria, l’officina meccanica per la riparazione dei mezzi del circo, con dieci operai, il ristorante con ‘chef e camerieri e tutto l’occorrente per la ristorazione, la lavanderia con annessa tintoria, la sartoria, dove si confezionavano e riparavano i costumi, l’ufficio amministrativo, l’ufficio acquisti, la chiesetta con due suore e le stalle con stallieri, addomesticatori, il veterinario. 

Moira e la tigre
Il circo di Moira aveva uno dei parchi zoologici itineranti più rilevanti d’Europa. Ah, Moira aveva tra l’altro la dote della puntualità. Mai arrivata in ritardo ad un appuntamento”. “Le prove dove si svolgevano?” “Gli artisti per quest’attività occupavano spazi dentro e fuori il tendone. Per i numeri più difficili c’era un quartiere generale a San Donà di Piave”. Insomma il circo di Moira era davvero un villaggio. “Vita in comune?”. “Sì, i componenti spesso si riunivano per fare grigliate, suonare e cantare, celebrando compleanni, onomastici, matrimoni e altre ricorrenze. Spesso sulla pista, nella gabbia con gli animali, che loro considerano compagni di vita e di lavoro”. Moira è nata il 21 dicembre del ’31 a Codroipo, ma aveva vissuto la gioventù a Bologna, per cui si spacciava per felsinea. 

Moira e i colombi
Tenne uno spettacolo nel cortile del carcere di Bergamo per Enzo Tortora, grande giornalista, grande conduttore e uomo coltissimo e integerrimo, sommerso da accuse infami e ingiuste. Enzo non fu tra il pubblico e si scusò con Moira: era troppo avvilito. Il presentatore amava il circo e varie volte aveva invitato Moira a Portobello e in altri suoi programmi. Io lo conobbi a Campione d’Italia in occasione del Festival del Clown dedicato a Grock, organizzato da Pino Correnti, allora direttore del Teatro Manzoni. Si offrì di farmi da interprete nell’intervista a Charlie River, un clown noto e apprezzato nel mondo, e mi sentii onorato. Oltre ai trapezisti, alle belle ragazze che stavano in piedi in equilibrio sulla groppa del cavallo in corsa, ai virtuosismi aerei dei trapezisti, grandi erano i “clown” che si esibivano sulla pista del circo di Moira: i Rossi, augusti musicali che suonavano la tromba, il sax, i palloni delle fiere paesane, la sega. “Grande la famiglia Sali, il cui fondatore era soprannominato Patata. Il marito di Moira preferiva i ’clown’ russi. Tra i giocolieri ricordo Albertino Sforzi e i Rastelli, che erano anche loro augusti musicali. Moira, bravissima nello scoprire talenti, lanciò anche David Larible, diventato il più grande “clown” del mondo, attore in film con Jerry Louis. Al funerale della grandissima circense, il 18 novembre del 2015 a San Donà di Piave, Sebastiano Ravagnani ha tenuto un discorso, rivelando che Moira nel corso degli anni, in gran segreto, aveva inviato denaro a missioni, università straniere, fondazioni, per consentire a giovani non abbienti di conseguire una laurea. La regina del circo aveva un cuore grande come il suo “chapiteau”. Moira per sempre, conclude Sandro.








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