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martedì 24 maggio 2016

Il 10 giugno 1987 per la presentazione del libro di Emilio Tadini


“Minerva News” ringrazia l'Archivio fotografico Gestione Navigazione Laghi per l'autorizzazione concessa alla pubblicazione delle due foto




Piroscafo Concordia
Motore piroscafo Concordia 

Foto pubblicate per gentile concessione dell'Archivio fotografico Gestione Navigazione Laghi)


 
            

 Servizio di Franco Presicci - "Miglior Cronista 2002"

 

Lago di Como
La notte del 10 giugno 1987 pioggia e vento sembravano averci teso un’insidia, per guastare la festa. Quando salimmo a bordo del piroscafo Concordia diretti a Bellagio, il cielo era, sì, imbronciato, ma non al punto da far sospettare una violenza imminente. Così, in fila indiana, dal pontile numero 3 di piazza Cavour andammo a prendere posto nel salone, da dove potevamo vedere la nave che partiva, salutando con la sirena chi, non essendo della compagnia, rimaneva a terra.
Un’ora dopo l’acqua cominciò a cadere lentamente, bucando il pelo del lago e gocciolando sulle vetrate. Ma dopo pochi minuti venne giù a bariglioni, aizzata da Eolo che ruggiva. Il Concordia beccheggiava, ma avanzava spedito. I naviganti sapevano di poter stare tranquilli, e conversavano, gustavano l’aperitivo, stringevano mani, si scambiavano battute. Alcuni si dicevano contenti di potersi godere questa traversata, sognata e sempre rimandata. L’occasione era importante:
Da sx: O. Patani, R. De Grada, G. Ballo, E. Tadini
la presentazione del libro “La lunga notte” di Emilio Tadini, uno degli artisti più versatili del dopoguerra. Giovanna Silvestri, guida dell’ufficio stampa della casa editrice, la Rizzoli, aveva fatto le cose in grande, scegliendo quella imbarcazione storica, ispirata dal contenuto dell’opera, la cui trama si svolge appunto sul lago di Como. Un giornalista, di quelli che vanno sempre alla ricerca di uno “scoop”, piomba in una villa di Torno per intervistare un gerarca “polveroso e dannunziano” da tutti chiamato Comandante, e apprende che l’uomo è appena deceduto. Ma può parlarne la vedova, Sibilla, che lo fa, immaginandosi l’ultima ribalta, con toni enfatici e apologetici, mischiando realtà e inventiva. Per festeggiare Emilio Tadini e per discutere del suo libro avevano risposto all’appello Umberto Eco, Giorgio Bocca, il giallista Renato Oliveri (fra i tanti suoi testi “Il caso Kodra”, “Largo Richini”, “Maledetto ferragosto”, da cui venne tratto un film in parte girato nella questura di Milano con Ugo Tognazzi e Carlo Delle Piane), lo stilista Ottavio Missoni, Giulia Borgese… Alle 20 tutti a tavola, per una cena gustosa.
Tognazzi nella lavorazione del film di Olivieri
Gli oratori presero la parola al “dessert”, coinvolgendo gli invitati, fra i quali quattro o cinque giornalisti che il libro (poi ripubblicato da Einaudi) lo avevano già letto. Al termine qualcuno tentò di uscire ma fu respinto dalla burrasca; e si riunì al suo gruppo, impegnato negli elogi del Concordia, che, nato con il nome di “28 Ottobre” in omaggio alla marcia su Roma, venne ribattezzato il 25 luglio ’43, quando Vittorio Emanuele III liquidò il duce facendolo arrestare e affidò il governo al maresciallo Badoglio. Imbarcazione bellissima, veloce, snella, accogliente, decorazioni Liberty, lunghi divani di cuoio, tendine di velluto rosso nel prestigioso salone. Varata nel 1926, lunga 53 metri, larga 12, capienza fino a 900 passeggeri, mezzo cassero, motore a vapore a vista, che si poteva ammirare dalla balaustra; e molti vi si affacciarono, quando finalmente l’estro del tempo si placò, dopo un fulmine fragoroso come una bomba. Una signora alta, magra, capelli biondi, dotta, sui sessanta, straniera, dissertava sui libri di Francesco Ogliari
Ogliari con amici nel suo museo dei trasporti di Ranco
(nella foto il secondo da sinistra-docente universitario, esperto di trasporti e già presidente del Museo della Scienza e della Tecnica) e definiva il Concordia una casa galleggiante signorile. Ero d’accordo. Tra l’altro felice di non essere stato messo al tappeto dal mal di mare per le avversità meteorologiche, come mi era accaduto nel ’73 sul transatlantico Michelangelo di ritorno a Genova da Casablanca. “Mi propongo di visitare almeno l’esterno di Villa Pliniana a Torno – confidai all’interlocutrice -, che come lei sa ospitò il Bonaparte, Byron, Manzoni, Stendhal, Verdi, Bellini…: e offrì ad Antonio Fogazzaro l’ambientazione di ‘Malombra’ e a Mario Soldati quella della sua trasposizione cinematografica”. “Fu costruita nel 1573 – aggiunse lei - e divenne poi nota come dimora di fantasmi per un grave fatto di sangue di cui era stata teatro”. “E vorrei fare un salto nei luoghi in cui trascorse parte dell’infanzia e dell’adolescenza Liala”.  “Lo pseudonimo alla scrittrice, all’anagrafe Amalia Liana Negretti Odescalchi, lo suggerì Gabriele d’Annunzio, a cui si deve anche il nome della Rinascente…. Liala passò quegli anni tra Carate Lario, dov’era nata, e Urio, nella casa dei nonni, sul lago di Como”. E citò alcune sue opere, tra le quali proprio “Tempesta sul lago”.
Umberto Eco
Poi tacque, abbassò lo sguardo e dirottò la memoria su altri piroscafi contemporanei alla trama di Tadini: il Como; il Savoia, che il 28 maggio del ’27 a Villa Olmo prese a bordo il re, a Como per il centenario della morte del Volta, e il 25 luglio ’43 fu rinominato Patria; il Lecco, che, in servizio dal 1874, il 27 maggio del ’23 ricevette Umberto II diretto a una commemorazione manzoniana; il Lombardia, il Lario, il Plinio… Quanti! Tutti meravigliosi. Anche Roberto Serafin, redattore de “Il Corriere d’Informazione”, il quotidiano del pomeriggio di via Solferino, dove lavoravano anche Edoardo Raspelli, autorevole gastronomo, oggi pellegrino fra allevamenti zootecnici, colture agricole e arte culinaria per Rete4; e Mario Ligonzo, che dopo aver curato per anni la prima pagina del “Corriere del Giorno” di Taranto, nei primi anni Sessanta si era trasferito a Milano, chiudendo la sua galleria d’arte in via Mignogna. Serafin si occupava prevalentemente di libri e spettacoli, e riportò il discorso sul testo di Tadini, pittore, poeta, critico, scrittore., definito “narratore per immagini”, e da Umberto Eco scrittore che dipinge e pittore che scrive. Per Domenico Porzio “lo strepitoso ritratto del comandante che Tadini dipinge e anima con felici, epiche e grottesche cadenze cèliniane ci viene consegnato con una mano disincantata”. La
Un battello lascia il pontile
prosa di Porzio, tarantino come il poeta e critico d’arte Raffaele Carrieri, che collaborava con il “Corriere della Sera” e con “Epoca“ e pubblicava con Mondadori, è elevata, arguta, smagliante, avvincente. Da qualche anno non c’è più, e non ci sono più neanche Tadini, deceduto nel 2002 a 75 anni nella sua casa di via Jommelli, a Milano; Eco, Missoni, Bocca, Ogliari, il cui museo europeo dei trasporti di Ranco, così ricco di testimonianze storiche (carrozze a uno, due cavalli, stazioni ricostruite su disegni d’epoca, locomotive a vapore, una funicolare, un “Gamba de legn”, binari, marmotte, sale d’aspetto…) è stato trasferito a Volandia, vicino a Malpensa.
Provai molta amarezza quando nel 2011 mi dissero che il Concordia spegneva il motore; e che quindi andava in archivio un pezzo di storia del Lario. Ma il 20 maggio 2016, data memorabile, il profilo slanciato, raffinato di questa perla del lago è ricomparso, fra applausi calorosi e prolungati. Durante la cerimonia solenne del varo, benedetta da monsignor Renato Pini, che ammira il piroscafo da quando era ragazzo, il direttore della Navigazione Laghi Salvatore Vitulano ha detto che “siamo riusciti a raggiungere un traguardo di cui andare fieri”. E il direttore della Gestione governativa laghi, Alessandro Acquafredda: “C’è l’antico che risplende unito alla tecnologia”. Già, il Concordia è tornato a brillare. Si riascolterà ancora il suo fischio alle partenze e agi arrivi. Per dare il benvenuto e l’arrivederci ai turisti ansiosi di godere il fascino del lago di Como. Lo vedremo attraccare al pontile di Argegno, paese-bomboniera di circa 700 abitanti, mentre ci accingiamo a salire per arrivare a Laino.

1 commento:

  1. Bellissime le due foto dello splendido piroscafo "Concordia" e del suo motore da voi pubblicate per concessione dell'archivio storico navigazione laghi. E bella l'impaginazione dell'articolo, franco presicci

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