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mercoledì 30 novembre 2016

Il grande mercante d’arte Guido Le Noci





Guido Le Noci

NELLE SUE GALLERIE ACCOLSE

LE AVANGUARDIE PIU’ ARDITE


Figlio di un eccellente scalpellino della Valle d’Itria, fu amico di Paolo Grassi, Pierre Restany, Dino Buzzati, Raffaele Carrieri e di tantissime altre personalità.

 

 

Pubblicò testi pregevoli su Quasimodo, Montale, Apollinaire e “Martina Franca”di Cesare Brandi, ancora oggi richiesto.




                                   

                                                      
 
 Servizio di



 FRANCO PRESICCI

C’era una volta in via Brera, a Milano, la Galleria d’arte Apollinaire.

Apparteneva a Guido Le Noci, pugliese tenace, geniale, dalla storia lunga e luminosa, dalle scelte ardite, dalla capacità di percorrere strade insidiose, di affrontare le novità senza timore di imbattersi in una tormenta, a suo modo un poeta impegnato non con la parola scritta ma con l’azione.

Pierre Restany e il pittore Elio Santarella
Le Noci accolse, sostenne e diffuse in Italia e in Europa le correnti d’avanguardia anche le più estreme. Tra l’altro, a detta di Pierre Restany, padre del Nouveau Realisme, fu “l’annunciatore milanese e il maestro delle cerimonie del X anniversario” del movimento, che aveva abbracciato con entusiasmo e convinzione. Scopritore di talenti, favorì la palingenesi di artisti dimenticati. Oggi chi, venendo da via Verdi diretto all’Accademia, passa davanti al civico 4, che contrassegnava il tempio di Le Noci, al ricordo è colto da un pizzico di nostalgia. Le Noci era di Martina Franca, città dalle case bianco-latte. Data di nascita 1904, figlio di uno dei più ispirati scalpellini del luogo, ben presto avvertì la propria inclinazione e la consapevolezza di poterla realizzare espatriando, pronto ad affrontare difficoltà, sacrifici, incomprensioni.Il 19 marzo del ’25 scese dal treno alla stazione Centrale, grande ventre metallico che incute timore nei nuovi arrivati; uscì in piazza Duca d’Aosta pensando al paese lasciatosi alle spalle, al sole che in ogni stagione lo benedice. Milano ha il cuore in mano, non emargina, non discrimina, non respinge chi ha buone doti e volontà; e Guido ne aveva davvero tante. Conosceva l’arte dell’approccio, e seppe accostarsi al mondo che sognava. Uno dei suoi primi contatti, la Galleria Pesaro, che prese a frequentare assiduamente. Conobbe Guido Tallone e la sua progenie; Oronzo Celiberti, appassionato di filosofia che gli presentò i comaschi Terragni, Figini, Pollini e altri. Lo attiravano le avanguardie; e in via Manzoni 25 non tardò ad aprire una sede per proporvi disegni di Modigliani, dipinti di De Chirico, De Pisis, Savinio, che l’amico Raffaele Carrieri, poeta e critico d’arte (scriveva su “Epoca” e sul “Corriere della Sera”), originario di Taranto, gli presenterà negli anni 30, fornendogli un’occasione d’oro, dato che Le Noci nutriva per le opere dell’artista, fratello di De Chirico, un’autentica passione.
Già due anni dopo il suo approdo in Lombardia, il grande martinese stilava articoli di critica per “La Gazzetta del Mezzogiorno”, il quotidiano barese; e lo faceva anche per mantenere saldi i legami con la sua terra. Intanto vendeva i primi disegni. Nel ’43 il salto, inaugurando a Como la Borromini, la sua prima galleria, in cui espone Atanasio Soldati, Giacomo Balla, Bruno Munari… Poi il primo viaggio in auto a Parigi, con due amici. Nel ’50 la Borromini spense le luci. Nel ’53 altro viaggio nella capitale francese, dove incontrò Pierre Restany. Il 17 dicembre del ’54 battezzò in via Brera, a Milano, la Galleria Apollinaire con opere di Modigliani, De Chirico, Morandi, Savinio, Soldati, Borra, Cagli, Campigli, Capogrossi, Carrà Casorati, Meloni, Migneco, Severini, Sironi, Tosi...                                   


Elio Greco con Le Noci
Nel gennaio del ’57 vi espose “Dodici composizioni monocrome” di Klein e disegni e tempere
Le Noci e Christo
di Fautrier per la prima volta nel nostro Paese. Yves Klein tornò all’Apollinaire nel novembre del ’61 per mostrare sculture, bassorilievi di spugne oro, pitture di fuoco... Il 29 novembre del ’70 “Ultima Cena” del Nouveau Realisme. Memorabili anche le esposizioni di Dorazio, Peter Bruning, con presentazione di Restany, Hans Hartung, Fontana, Licini, Mimmo Rotella, Cèsar…; e nel ’66 quella con le sculture di Jean Fautrier. Nel maggio dello stesso anno toccò a Elio Marchegiani. Dal 28 ottobre al 13 novembre a “Manifesto bianco” di Lucio Fontana, in quattro lingue;e poi a Enrico Baj, con poesie visive di Emilio Isgrò…Un’attività intensa, qui solo sfiorata.

Nel 1980 l’”Apollinaire” cessò di vivere. E Dino Buzzati su “Il Corriere d’Informazione”, quotidiano del pomeriggio di via Solferino, pubblicò un necrologio. Il 2 luglio dell’83 scomparirà quasi novantenne Guido Le Noci, il grande mercante d’arte che fu anche raffinato editore di volumi su Montale e Quasimodo, e sullo stesso Apollinaire. Suo lo splendido, prezioso libro del ’68 su Martina Franca, testo di Cesare Brandi e centinaia di meravigliose immagini di Ciro De Vincentis (interni e facciate di chiese, chiostri, portali, palazzi, campanili, volte, “’nchiostre”, stemmi, torri, scene di vita quotidiana…). Brandi qualche anno prima aveva pubblicato con Laterza “Pellegrino di Puglia” e Guido riuscì a riportarlo tra le nostre bellezze paesaggistiche e architettoniche. Grande Guido. Aveva anche in mente di creare un Premio “Apollinaire-Sud”, riservato alla Puglia. Una vita ricca di progetti realizzati e di successi, di conquiste, di atti di coraggio, quella di Guido Lenoci.

Lucio Fontana e Guido Le Noci
Le Noci su un'opera di Christo
Nel ’70, alla fine di novembre, fu l’anima delle celebrazioni del decimo anniversario della fondazione del Nouveau Realisme, fondato da Restany in casa di Yves Klein alla presenza di Arman, Dufrène, Spoerri, Tinguely…La festa ebbe inizio con un’esposizione storica alla Rotonda della Besana; l’accensione della scultura di fuoco di Klein, seguita da tante altre iniziative in vari punti della città. Il bulgaro Christo Javacheff, che aveva imballato la fontana di piazza del Mercato a Spoleto; un pezzo di una valle delle Montagne Rocciose in California…, impacchettò la statua di Leonardo in piazza della Scala e il “re galantuomo” a cavallo in piazza Duomo; ma esplosero polemiche e fu costretto a liberare il sovrano e a rinunciare all’idea d’imprigionare la Cattedrale. Altre scenografie spettacolari in Galleria Vittorio Emanuele e in piazza Formentini con i muri invasi da manifesti strappati di Mimmo Rotella… Fu un’opera di Christo a provocare il mio incontro con Guido. Un pomeriggio del maggio ’63 imboccai via Brera per andare ad un appuntamento in via Fiori Chiari con il baritono Giuseppe Zecchillo (270 opere in repertorio ed esibizioni nei maggiori teatri del mondo) e sulla soglia di un locale al civico 2 notai una branda avvolta in un telo modellato con giri di corde. Mentre la osservavo, una voce alle mie spalle.

“Se vieni in galleria, ti mostro altri suoi lavori”. Guido aveva un sorriso benevolo, uno sguardo comunicativo, i capelli folti. Da allora andai a trovarlo spesso. Mi prese in simpatia, mi promise di farmi conoscere Dino Buzzati e Raffaele Carrieri, mi invitò a cena a casa sua. Quando nel ‘76 al Cida (Centro informazioni d’arte”), nella stessa via Brera, quasi di fronte all’Apollinaire, organizzai un’affollatissima serata pugliese in occasione della pubblicazione dell’inchiesta di Salvatore Giannella sul “Malpaese”, apparsa su “L’Europeo”, rispose al mio appello, facendosi precedere da alcuni quadri, che feci appendere in una sala riservata a lui.
Martina Franca, che rende sempre omaggio ai suoi figli più eminenti, il 7 febbraio 2004 gli dedicò un convegno nella Sala dell’Arcadia a Palazzo Ducale. La figura di Guido venne delineata da Nico Blasi, infaticabile direttore di “Umanesimo della Pietra”, presente fra gli altri il sindaco Leonardo Conserva. Nel corso della manifestazione, venne annunciata la decisione di intestare una piazza (dove sopravvivono le statue scolpite dal padre) all’illustre concittadino, che fu tra l’altro amico di Paolo Grassi, fondatore del Piccolo Teatro con Giorgio Strehler e poi sovrintendente del Teatro alla Scala e presidente della Rai dal ’77 all’80.

































































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