UN LABORATORIO DI IDEE
CON SAGRE E UNIVERSITA’
Presicci intervista il prof. M. Biagi
Memorabile il lavoro
alla Biblioteca
“Carlo Natale”,
diretta con passione
da Michele Annese.
Gli incontri con
gli autori nella sede
di via Roma.
Il Centro Montaliano.
Le manifestazioni nelle masserie.
Il fornito Museo della Civiltà
Contadina nei saloni della
"Lupoli" di Luigi Perrone.
Come direttore di "Minerva News",
sento il dovere di ringraziare
l'amico giornalista Franco Presicci, per
l'articolo dedicato a Crispiano, i generosi
riferimenti alla mia persona e il
valido sostegno offerto al "giornale", con
la sua riconosciuta professionalità, serietà
d'impegno e qualificata collaborazione
Michele Annese
l'amico giornalista Franco Presicci, per
l'articolo dedicato a Crispiano, i generosi
riferimenti alla mia persona e il
valido sostegno offerto al "giornale", con
la sua riconosciuta professionalità, serietà
d'impegno e qualificata collaborazione
Michele Annese
A Franco Presicci la targa del Premio
“Guido Vergani” “Vita da cronista”
è stata consegnata da Cesare Giuzzi e
dal vicequestore Alessandra Simone, dirigente del commissariato di polizia di Poma.Franco Presicci
La prima volta che sentii parlare di Crispiano fu in casa di un’amica di mia nonna. Avevo una quindicina d’anni. Durante una visita di cortesia l’ospite, sui settanta, vestita di nero, colore dello scialle che le copriva i capelli d’argento, ingobbita, naso adunco, pallida, sottile, esaltò la sua “culla”, ma soprattutto un personaggio che per lei, e per i suoi compaesani, era un mito: l’onorevole Lorè. “E’ un deputato, si dà un gran da fare, va e viene da Roma e non prende un centesimo. Non ne avrebbe bisogno: ha tante di quelle terre…”. E tornava a descrivere Crispiano e l’aria che vi si respirava. “Devo andare a vederla, questa cittadina, di cui lei è tanto innamorata”, mi promisi. Era a pochi chilometri da Taranto e in treno, “’a “ciucculatera” (la locomotiva che fumava come una ciminiera) ci avrei impiegato sì e no una mezz’ora. Ma a quei tempi i ragazzi non viaggiavano da soli e gli eventuali accompagnatori erano tutti impegnati e nelle ore libere preferivano la partita a scopa.
Annese-De Lucrezis-Santoro |
Mio nonno avrebbe voluto, ma da qualche tempo aveva molti acciacchi. Passarono gli anni e mi trasferii a Milano, dove ben presto incontrai Vito Plantone, un poliziotto stimatissimo per l’umanità e la bravura. Diventammo amici. E un giorno mi disse: “Voglio mostrarti la mia città, che ha il centro storico più bello di quello di Martina. E voglio farti assaggiare le salsicce e le mozzarelle che fanno da noi. Hanno un gusto ineguagliabile”. Di questo centro sapevo di una manifestazione, “Le noci d’oro”, che aveva luogo ogni anno. Niente di più. Vito aggiunse: “Qualche altra volta facciamo un salto a Crispiano, dove mio fratello Donato è il segretario comunale”. A Noci raccolse tutta la famiglia in campagna dal cognato Lino, accese il fuoco, vi sistemò la griglia e vi adagiò qualche metro di delizia. Poi Vito si spense, e lo riportarono a Noci, dove ai funerali conobbi Michele Annese, direttore della Biblioteca “Carlo Natale” di Crispiano e segretario generale della Comunità Montana, che m‘incoraggiò, anche lui, ad ampliare i miei soliti tragitti. Lo feci, e scoprii che la patria di Lorè era risposante, tranquilla, ospitale.
Settore opere locali Biblioteca "Natale" |
Prima tappa la Biblioteca, spaziosa, bene organizzata, ricca di titoli, ordinata, silenziosissima, linda, con tanta gente anche anziana ricurva sui libri o sui giornali. Veniva voglia di camminare in punta di piedi, per non disturbare. Il luogo era come una chiesa, dove mi donarono una preziosità: il volume “Le cento masserie di Crispiano”. Lo presi intenzionato a recensirlo. La prefazione era di Annese, i capitoli di autori preparatissimi, compresa Silvia Annese, docente e corrispondente de “Il Corriere del Giorno”. Da allora sono tornato tante altre volte a Crispiano. Cercavo un’opera di Giacinto Peluso, il grande storico di Taranto, e dopo tanto girare a vuoto la trovai in via Roma. Se si aveva bisogno di consultare un documento o uno scritto di Eugenio Montale, il Centro intitolato al Premio Nobel spalancava le sue porte. Per consultare un quotidiano o un settimanale nazionale si poteva bussare all’atra sede della biblioteca, in corso Vittorio Emanuele. Le iniziative allestite da quelle fucine di cultura si susseguivano con ritmo frenetico. Corsi di computer, mostre, presentazioni di libri, incontri con gli autori… Una serata fu dedicata ad Alberto Bevilacqua; un’altra a uno spettacolo d’arte varia alla masseria Monti Del Duca, dove un paio d’anni dopo Giuseppe Giacovazzo illustrò il suo “Puglia il tuo cuore”. I collaboratori della biblioteca erano validissimi ed entusiasti. Annese ebbe l’idea del “libro nel condominio” e subito venne realizzata con ottimi risultati. “Mai un libro affidato alla lettura a domicilio si è smarrito”, ricorda Annese. Crispiano non sonnecchia mai, con le sagre “d’u diavulìcchie asquànde”, promossa dagli “Amici da Sempre”; dei funghi dal ristorante “C’era una volta”; della lumaca da un allevatore del posto.
Liuzzi e moglie alla sagra lumache |
Campi allevamenti lumache |
Franco Liuzzi (laureato in sociologia), che partendo da uno arrivò ad attrezzare ben 18 campi, fornendo gasteropodi ai più prestigiosi ristoranti anche di Martina. Poi chiuse i cancelli. Un altro Liuzzi, Francesco Paolo, ex sindaco ed ex deputato, uomo spiritoso, intelligente e generoso, in un convegno, svoltosi in un’altra masseria, sulle “munacèdde”, m’indusse a mangiarne ben sette coppette. “Coraggio, queste ammazzano il colesterolo”. Se lo diceva lui, medico! Una sera a cena in un locale entrò chiedendo aiuto una ragazza, il cui fidanzato era svenuto. Liuzzi fece un balzo e accorse, seguito dal suo collega Martino De Cesare. Ritornarono dopo un’ora, con la soddisfazione di aver salvato una vita. Per me Crispiano era ed è una calamita. Non sono mai stato assente alla sagra del peperoncino piccante, dove, navigando in una marea di gente, osservavo i piatti e gli “stand” e ascoltavo i commenti. C’era chi confessava di spruzzarlo nel caffè, chi sul gelato, chi sulle frise, chi sul cioccolato. E c’era anche chi giurava sulle capacità erogene “d’u diavulìcchie”, contestate da chi aveva sperimentato inutilmente. Avrebbe potuto chiarire la questione il professor Massimo Biagi, che insegna all’Università di Pisa ed è uno dei più grandi esperti della spezie, ma non risulta che sia stato consultato. Un pomeriggio Donato Plantone e Michele Annese m’invitarono alla illustrazione di un libro di don Romano, sulla piazzetta di fronte alla chiesa di San Michele Arcangelo, di cui il sacerdote era parroco.
Tre allegri "compari" (1° a sx Pino Caliandro) |
Al termine, si esibì Vito Santoro, fisarmonicista virtuoso noto anche per le sue battute fulminanti. Scrissi l’articolo e don Romano commentò: “Questo Presicci è bravo… non è bravo. Bah!?”. Giocava a fare l’oracolo di Apollo. Comunque il suo lavoro era interessante. Vi descriveva la Crispiano di una volta: i giochi, le usanze, la vita di ogni giorno, le tradizioni... Se non sbaglio, rievocava anche l’albero della cuccagna. A Taranto lo innalzavano in piazza Marconi; e io ritenevo un’ingiustizia che l’”acrobata” che faceva la scalata per ultimo riuscisse ad arrivare in cima al primo tentativo, prendendosi tutto, dopo che gli altri avevano faticato parecchio. A distanza di anni seppi che era tutto concordato: i primi concorrenti avevano il compito di togliere il grasso spennellato sull’”albero”, e che alla fine spartivano in parti uguali.
Don Romano parlava anche dei falò, che si facevano a San Giuseppe e “de le cìcere arrustùte” che durante la festa si lasciavano cuocere sotto la cenere del braciere per mangiarli accompagnati al vino. Quelle pagine erano utili ai giovani, che del passato spesso sanno poco o niente. Sanno però che cos’è la cassarmonica, che ancora oggi a Crispiano si monta per i festeggiamenti della Madonna della Neve, la patrona del paese, molto venerata. Per la ricorrenza gli emigrati fanno una rimpatriata per non farle offesa. Una volta le neonate, in onore della Santa, venivano battezzate con il nome di Marianeve. A Taranto e a Bari i patroni suscitano scontento: San Nicola viene considerato indifferente alla città; San Cataldo amico solo dei forestieri. Anni fa, il giornalista barese Antonio Rossano in un libretto polemizzò con il Santo, concludendo: “O si cambia protettore o si ruba San Nicola”.
Carnevale estivo- Pro Loco Crispiano |
Masseria Belmonte dove venne catturato Pizzichicchio |
Don Romano parlava anche dei falò, che si facevano a San Giuseppe e “de le cìcere arrustùte” che durante la festa si lasciavano cuocere sotto la cenere del braciere per mangiarli accompagnati al vino. Quelle pagine erano utili ai giovani, che del passato spesso sanno poco o niente. Sanno però che cos’è la cassarmonica, che ancora oggi a Crispiano si monta per i festeggiamenti della Madonna della Neve, la patrona del paese, molto venerata. Per la ricorrenza gli emigrati fanno una rimpatriata per non farle offesa. Una volta le neonate, in onore della Santa, venivano battezzate con il nome di Marianeve. A Taranto e a Bari i patroni suscitano scontento: San Nicola viene considerato indifferente alla città; San Cataldo amico solo dei forestieri. Anni fa, il giornalista barese Antonio Rossano in un libretto polemizzò con il Santo, concludendo: “O si cambia protettore o si ruba San Nicola”.
Di Crispiano amo le masserie. La Pilano, la Monti Del Duca, la Pizzica, Le Mesole, la Lupoli, di Luigi Perrone, dotato del Museo della civiltà contadina…. Ogni masseria spesso diventa teatro di esposizioni di artigianato, di arte, di vecchi mestieri, di concerti... E qualche volta compaiono figuranti vestiti da briganti, con lo schioppo a tracolla. Come Pizzichicchio, Cosimo Mazzeo, che aveva il quartier generale proprio a Crispiano. Gli abitanti qui non si annoiano mai. E partecipano numerosi agli eventi. Nel 2013 il professor Burgers, direttore del progetto di scavi presso la masseria L’Amastuola, avviato nel ’98 dall’Istituto Reale neorlandese di Roma, dalla Libera Università di Amsterdam e dalla Sovrintendenza Archeologica della Puglia, presentò il volume “Greci o Indigeni a L’Amastuola” e il pubblico occupò quasi tutto il corso principale. Oggi tanta attività culturale si svolge all’Università del Tempo Libero e del Sapere, che tra l’altro ha ospitato lezioni su Dante Alighieri.
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