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mercoledì 29 novembre 2017

La gente a Taranto legge Kafka




PALCOSCENICO VIA D’AQUINO


FONDALE LA CASA DEL LIBRO

Conferenza stampa in piazza Giovanni XXIII


Molti gli spettatori a Maratona k
       
la sera del 18 novembre.

E molti quelli che si sono

avvicendati al microfono per

dare voce alle Metamorfosi”

dello scrittore boemo.

Ottima idea, successo meritato.



Franco Presicci




Mimmo Mongelli, il vignettista Nicola Pillinini, Mandese
Il cielo ha tenuto la faccia scura per quasi tutta la giornata, sabato 18 novembre, minacciando barili d’acqua accompagnati da botti e lampi. Ma i tarantini non si sono lasciati impaurire; e, armati di ombrelli, si sono presentati, alle 18.30, alla “Maratona K”, prima alla spicciolata, poi a frotte, con grande sollievo del direttore artistico Mimmo Mongelli, del suo vice Alfredo Traversa e del responsabile organizzativo Massimo Cerbera, che in una conferenza-stampa in piazza Giovanni XXIII, seduti a un tavolo del Bar Italiano, avevano dettagliato il programma e indicato il luogo scelto per la manifestazione: il salotto buono, via D’Aquino, di fronte alla Casa del Libro di Nicola Mandese, dove chiunque avrebbe potuto leggere qualche pagina della “Metamorfosi” di Franz Kafka, lo scrittore boemo di lingua tedesca e di origine ebraica. E non sono stati pochi quelli che si sono fatti avanti, dimostrando che nella città dei due mari le iniziative culturali non vengono accolte con indifferenza. La lettura collettiva dell’autore de “Il Processo”, de “Il Castello”…, che sottintendeva anche l’invito ad arricchirsi culturalmente, e la scelta del teatro, con fondale la Casa del Libro, le vetrine allestite a tema, sono piaciute, e molto. Anche perché il negozio è inserito nell’elenco delle librerie storiche d’Italia per il suo secolo di vita. Una storia che ebbe inizio nel 1882, quando il nonno, omonimo di Nicola jr., attuale titolare della libreria, venne da Nola nella “culla” di Archita e si dedicò al pianeta libro, tra l’altro pubblicando, per la Puglia, con Vallardi, il famoso Melzi, il “vocabolario per tutti illustrato”, stabilendo contatti e amicizie con i più notevoli personaggi dell’epoca, che gli chiedevano consigli e chiarimenti.
Il cav. Antonio Mandese, 2°da sinistra con gli occhiali

Tra questi, Vito Forleo, a cui si deve “Taranto dove la trovo” (in un capitolo osserva che “la gloria è una divinità crudele: Giovanni Paisiello lasciò la città natale, nel 1754, e non la rivide più”); e l’avvocato Pietro Acclavio, figlio di un giureconsulto, Domenico, tenuto in grande considerazione dal governo borbonico. Quando il principe del foro espresse il desiderio di disfarsi dei numerosi volumi ereditati, Nicola “senior” gli suggerì di regalarli alla città; e sorse così la biblioteca civica, inaugurata il 4 novembre del 1893. La Casa del Libro, aperta dal cavalier Antonio, papà di Nicola jr, ha ancora l’insegna con i caratteri dorati originari. Un giorno una comitiva, a Taranto per la “Settimana Santa”, si fermò davanti al civico 142, e una signora, forse rimpatriata dopo un lungo esilio, confidò di essersi nutrita da giovane di libri attingendo da questi scaffali.




Casa del libro
Poi, alzando lo sguardo, commentò: “Che bello, tutto come prima” All’epoca della trasmissione televisiva “Giochi senza frontiere”, la cui prima edizione si svolse nel ’65, arrivando a 17 milioni di telespettatori con venti nazioni in gara, da Mandese entrò il poeta Rafael Alberti, che fece da battistrada al surrealismo spagnolo. Cercava un libro, Nicola glielo dette in omaggio e lui sfoderò i pennarelli e gli “copiò” il volto su un foglio. A sollecitare la memoria di Nicola jr. emergono curiosità, fatti, personalità, atmosfere: “Il mio papà, Antonio, conobbe Gabriele d’Annunzio e Riccardo Bacchelli, invitato a Taranto nel ’70 per un convegno di studi sulla Magna Grecia. Conobbe anche Ignazio Buttitta, di Bagheria, poeta in vernacolo siciliano di spiccato impegno sociale; Salvatore Quasimodo; Giuseppe Ungaretti; Eduardo, che era in cartellone al teatro Orfeo…”.
Nicola Mandese, il prof Sabatini, Raffaele Mandese




 
Con il fratello Raffaele Nicola ha presentato “en plein air” un libro di Francesco Sabatini, edito da Rizzoli, presente l’esimio docente, socio e poi presidente dell’Accademia della Crusca (molto richiesto il suo dizionario della lingua italiana realizzato con Coletti): evento ancor più rilevante, essendo Sabatini molto consultato nella Trasmissione televisiva “Uno mattina”, dove la domenica alle 9 risolve i dubbi della nostra grammatica e dei nostri modi dire.
Dopo Sabatini, Valeria Morricone, che, conversando, ha chiesto a Nicola di accompagnarla alla Sem; e lui ha dirottato verso un altro locale, perché quello, famosissimo, prestigioso, di don Ciccio Messinese, che tra l’altro aveva ospitato eleganti feste danzanti dei Lyon’s e del Rotary, era ormai rintracciabile in qualche raccolta di cose perdute o in “Taranto com’era” di Nicola Caputo.
Nel ’78 la nascita di un’altra sede della Casa del Libro, in viale Liguria, con gli uffici della editrice. Il 1982 è l’anno della “Gerla d’oro” del Premio Bancarella al cavalier Antonio, come “Anziano fra i librai d’Italia”.

Nicola Mandese riceve un premio
Nel ’95 vedono la luce i volumi “Taranto dagli ulivi agli altiforni" e "L’età dell’acciaio” dello storico tarantino Roberto Nistri, e “L’anima incappucciata” di un altro storico, Nicola Caputo. “Il 2009, l’avvio della collaborazione con l’Università”. I titoli di Mandese editore sono una ricchezza. Ricordiamo le pagine curate dal compianto Giuseppe Franco Bandiera (“Taranto tra una guerra e l’altra” e “Taranto la città al borgo”), che fu direttore del Circolo Italsider alla masseria Vaccarella, dove sviluppò decine di idee interessanti: le conferenze, sul cinema, di Morando Morandini, critico del quotidiano “Il Giorno”; e di Gianni Brera, venuti apposta da Milano; il “Teatro sull’erba” con rappresentazione di Luca De Filippo.
Ed ecco il vocabolario della parlata tarantina di Nicola Gigante; le poesie di Claudio De Cuia e la sua Grammatica del dialetto tarantino; ”Zazzareddire” di Alfredo Nunziato Majorana, poeta ed etnologo, che fu in contatto con Gerhard Rohlfs, autore della “Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti”; e con l’etnologo Ernesto De Martino.

Giacinto Peluso e Nicola Mandese
Ed ecco ancora una “Storia di Taranto” in veste pregevole; e “Taranto, il Museo Archeologico”; oltre ai volumi di Giacinto Peluso, che hanno raccontato la regina dello Jonio con esemplare semplicità di linguaggio e dovizia di particolari. Un tempo, verso il tramonto dell’800 bagliori di luce su via D’Aquino – annotava Giovanni Acquaviva – provenivano dalle vetrine del negozio di tessuti di Nicola D’Ammacco, noto in tutta la città, e non solo; da quelle di Talmone, specialista in cioccolato; della drogheria Gambardella; dell’Antica ditta di casalinghi di D’Addario; della Dregher; del negozio di Francesco Quaratino, che tra i suoi clienti contava la Real Casa e il duca d’Aosta…”Mio padre mi parlava di Francesco Rispoli, che era orgoglioso dei suoi banchi pieni di cozze nere, pelose, ostriche e altri sapori del nostro mare. Nell’interno del Palazzo Rochira, proprio di fianco a noi c’era “Nicolino Mustazzone, detto così in virtù del suo pelo cespuglioso: lustrava le scarpe e vendeva i prodotti che servivano allo scopo. Papà lo aveva letto o appreso da un vecchio”. Personaggi di una volta, come Vincenzo Carrieri, che qui aveva la sua “Sala di Toilette, la più elegante, la più preferita”. Insomma, via D’Aquino, dove generazioni di tarantini hanno fatto la ronda “’nnànd’e réte” (onore al poeta Alfredo Lucifero Petrosillo) da piazza Maria Immacolata, prima Giordano Bruno e prima ancora Italo Balbo, all’Ammiragliato, è sempre stata il tratto più frequentato e ambito. Fu nel 1892 che l’amministrazione comunale guidata da Carlo Prinicerj, per rendere omaggio a un illustre cittadino, che scrisse le “Deliciae tarantinae”, le assegnò quel nome. D’Aquino era molto amato e riceveva nella sua casa uomini di cultura, come a Milano la contessa Clara Maffei, che aprì il salotto in via Monte di Pietà nel 1838, trasferendosi poi in via Bigli nel 1850. Una via nobile, via D’Aquino. Per qualcuno l’emblema della città. Felice, dunque, la decisione di collocare “Maratona K” in questo spazio davanti alla Casa del Libro, che si apre – informa Peluso nel suo “Taranto dall’Isola al borgo – dove stava il Salerno, che secondo la locandina serviva la migliora tazza di caffè.

Una ragazza legge Kafka
“Per Maratona K, avvenimento esemplare, Nicola Mandese si è dato da fare, anche telefonando ad amici giornalisti lontani: “A Taranto tutti leggono questo capolavoro”, forse trasposizione letteraria della vita familiare dello scrittore. E a cose fatte, sotto una pioggia di consensi per gli artefici dell’iniziativa, si lasciava andare: “Mi sono commosso nel vedere la ragazza, il giovanotto, la persona anziana che sbucavano dalla folla per avvicinarsi al microfono”. La gente ha voglia di cultura, quindi ben vengano questi appuntamenti, ispirati dal cuore di “Cinema di Taranto”. Taranto! La stessa parola ha un suono ritmico. Chi ha dovuto voltarle le spalle la rimpiange. Sempre bellissima, seducente, ricca di sole, avvolta nel profumo dei due mari: il Grande e il Piccolo. Quanti poeti l’hanno decantata, questa perla. Michele Lentini nel 1833; Armando Perotti alla fine del XIX secolo; Vincenzo Fago nel 1913…”Or con ratto remeggio a la mia sponda vo’ ritornare ove l’amor fiorìa… Francesco Giuseppe De Nicola nell’80. “Molle Tarentum”. Dolce, indimenticabile Taranto. Se si parte si continua a palpitare per i suoi tramonti. Quando si torna, si vorrebbe rimanerle legati come i mitili alle “zoche”. L’amore per Taranto non si spegne mai. A mantenerlo vivo serve “Maratona K, che merita gli applausi con l’esortazione a continuare.


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