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mercoledì 24 aprile 2019

I cinquant’anni della biblioteca di Crispiano



UNA STORIA ILLUSTRE IN UN VOLUME
AFFIDATO ALL’EREDE DEL GRANDE NUNZIO
 


Il Presidente del Senato Spadolini con Schena



Schena fu apprezzato da grandi personaggi,
tra cui Paolo Grassi, Giovanni Spadolini,
Alfredo De Marsico, il Dalai Lama, il Papa. Negli anni ’80 ricevette l’onorificenza, di “Chevalier dans l’ordre des artres et des lettres” dal governo francese e di Grand’Ufficiale al Merito dalla Presidenza della Repubblica italiana. Per
l’Università di Pavia pubblicò a tempo di record
un libro evitato da altri editori per l’urgenza
richiesta, meritando la laurea honoris causa in Lettere.







Franco Presicci - Premio "Vita da Cronista 2015"

“Un giorno dobbiamo andare insieme a Crispiano, a far visita a Michele Annese, direttore della biblioteca ‘Carlo Natale’. Crispiano è una cittadina tranquilla, dove durante la guerra si rifugiavano i tarantini per scampare alle bombe. La biblioteca è straricca di volumi interessantissimi e di documenti riguardanti Eugenio Montale. Nel 1996, il professor Giuseppe Milano, donando la sua collezione di libri e testimonianze sul Poeta vincitore del Premio Nobel, pubblicò su di lui un trattato. “E tu, che sei di Noci, dove vai ogni anno a villeggiare, come lo sai?”.
Il compianto Vito Plantone
“Mio fratello Donato lì è segretario comunale e ad ogni incontro, spesso in campagna da mio cognato Lino, sapendomi interessato a ciò che accade in Puglia, mi fornisce notizie anche sull’attività della biblioteca, che tra l’altro possiede un’emeroteca invidiabile”. Incuriosito, più volte lo sollecitai, quando stavamo lui a Noci e io a Martina tra vigneti gravidi, zolle rosse e coccodè di galline; ma all’ultimo momento un impegno di lavoro lo dirottava. Poi si ammalò e io Annese lo conobbi al funerale. “Verrò un giorno a Crispiano – gli dissi – l’ho promesso a Vito”. E mantenni la parola, con ancora il groppo in gola. Con Vito Plantone avevamo trascorso ore nei suoi uffici di dirigente dei distretti di via Poma e di piazza San Sepolcro, a Milano, quindi, promosso questore, in quelli di Catanzaro, Palermo, Brescia, Livorno… e serate a cena nelle rispettive abitazioni o da Enzo Caracciolo, che fu capo della Squadra Mobile severo e infaticabile, prima di andare in pensione anche lui da questore.
Filippo Alto
Serate allietate da amici cari, immancabili, con la moglie Ada, il pittore cantore della Puglia Filippo Alto, barese trapiantato a Milano. Argomento delle nostre conversazioni spesso la nostra terra. Di Noci Vito era innamorato. Sosteneva che il suo centro storico fosse più bello di quello di Martina, più pulito, più fiorito, più luminoso, più silenzioso; e quando mi invitava, sulla tavola trionfavano le mozzarelle e le salsicce del luogo, oltre alla “‘nduria”, che io non avevo mai neppure assaggiato. Aveva la virtù dell’ospitalità tipicamente pugliese. L’amicizia per lui era sacra. La lealtà un bene inviolabile. E sapeva scherzare, raccontare barzellette. Una sera degli anni ’70 lo sorpresi in un ristorante con la moglie Emma, a gustare le fave con la cicoria. Lo avevo intervistato una sola volta durante una mia inchiesta sulla Milano di notte (lui allora dirigeva la sezione antirapine in questura), m’invitò a sedermi, ordinando per me lo stesso piatto. Quella sera nacque un’amicizia preziosa. Ma mai, dico mai, mi privilegiò nel mio lavoro di cane da tartufo; e io non lo misi mai in imbarazzo con domande indiscrete. Era inflessibile: le notizie, quando poteva senza compromettere le indagini, le distribuiva indiscriminatamente a tutti i cronisti. Aveva lavorato con Mario Nardone, un mito della polizia, e sui fatti passati non scomodava mai i nomi dei protagonisti (“Possono aver cambiato vita, avere figli all’università…”). Quando mi accennò a Crispiano eravamo già come due fratelli. E fu per me una sofferenza andarci da solo. Annese mi ricevette nel suo quartier generale con molta cordialità.
Aprì un armadio e tirò fuori un grosso libro arieggiato con immagini di ulivi, carte topografiche, volti di contadini e massari, sagome di briganti, stalle, cappelle, cortili e facciate di masserie, tra le quali Le Mesole, la Pizzica, la Monti del Duca, le Monache, l’Amastuola, il cui sottosuolo, indagato da esperti dell’ateneo di Amsterdam, ha restituito sopravvivenze archeologiche di grandissimo valore... Lo sfogliai, sorvolando i saggi, che una volta a casa trovai importanti, stimolanti: firmati da Silvia e Michele Annese, Angelo Carmelo Bello, Tony Fumarola, Pasquale Pellegrini, Renato Perrini, Nicola Colucci, Domenico Luccarelli, prefazione del sindaco Francesco Paolo Liuzzi.
Un gioiello, che Annese mi volle regalare, dopo avermi sottolineato che era ”la sintesi di un lavoro di documentazione storico-architettonica delle masserie – durato vent’anni – che ha caratterizzato il territorio con la denominazione di ‘Le cento masserie del territorio di Crispiano’”, che dava il titolo al libro. Informandomi, mi accompagnava in una visita ai diversi locali, tutti con libri ordinati su lunghe mensole e pile di quotidiani e settimanali su un tavolo. Fui colpito da una decina di anziani intenti alla lettura del giornale e da studenti, che impegnati nelle tesi di laurea, trovavano alimento nella biblioteca. Non si sentiva volare una mosca.Due signore, collaboratrici esperte e premurose, in un baleno estraevano i libri richiesti e li consegnavano. Mimino Tagliente e Tonino Palmisano, che tra l’altro suona da maestro la chitarra in un precedente complesso, “Crispianapoli”, catalogavano i nuovi arrivi. Io avevo bisogno di consultare un’opera di Giacinto Peluso, storico della bimare: “Taranto: dall’Isola al Borgo”, che non ero riuscito a reperire altrove, e mi fu subito fornito da Comasia Basta, che insieme a Rina Lofano assicurava i servizi al cittadino.
Mass.Monti del Duca:Donato Plantone
Fui conquistato dalla Biblioteca di Crispiano, che a Michele Annese era costata tanta fatica.“Annese per noi è indispensabile – mi confidò una persona che mi era stata presentata in un bar da Donato Plantone – Pensi che anni fa, vincitore di un concorso, aveva deciso di andarsene al Nord, a Torino, e un gruppetto di concittadini lo raggiunse alla stazione, tirandolo giù dal predellino del treno”, proprio perché si curasse della biblioteca, ancora in embrione. I frutti si videro. In biblioteca lievitavano idee anche originali. Una di queste, libri in condominio: si mandavano titoli direttamente nelle portinerie, negli studi medici, nelle palestre; la gente li leggeva e li restituiva anche in postazioni diverse, dove trovava la possibilità di prendere altri libri. “Tutti onoravano puntualmente l’impegno della restituzione”.

Franco Presicci. Michele Annese
Annese,Alfredo De Lucreziis,Vito Santoro
Si organizzavano corsi di ogni genere, tenuti da specialisti dei vari settori (computer, sartoria, ufficio-stampa, lingue straniere, recupero anni scolastici, strumenti musicali, recitazione, danza, ricamo…); si ospitavano mostre di fotografia e pittura. Si svolgevano letture di poesie, come quella di Giacomo Salvemini (nato a Manfredonia nel ’46, vive a Crispiano), autore tra l’altro di bellissimi versi raccolti in “Via Convertino 10”. Venivano invitati scrittori famosi, come, per esempio, Alberto Bevilacqua, che parlò dei suoi libri, del padre, delle sue origini letterarie, calamitando l’attenzione del folto pubblico nell’atrio della biblioteca, in via Roma 9. E poi ancora Marcello Veneziani, Stefano Zecchi e Folco Quilici; assegnate cittadinanze onorarie a personaggio importanti, come Francesco Paolo Casavola Presidente della Corte Costituzionale, Franco Punzi Presidente del Festival della Valle d’Itria, a mons. Guglielmo Motolese arcivescovo di Taranto ed altri. Da ricordare anche “La biblioteca in vetrina”, curata da Anna Sorn, che non aveva bisogno di pungolare i commercianti, subito impegnati in una gara tra chi montava lo spazio espositivo più scenografico.
Annese impostava spettacoli teatrali, concerti, presentazioni di “bèst sèller” nei cortili delle pregevoli architetture rurali, che per l’occasione si riempivano di spettatori provenienti da Taranto, Bari, Brindisi, Grottaglie, Martina, Ceglie Messapica… Centinaia e centinaia furono quelli che accorsero quando Giuseppe Giacovazzo, già direttore de “La Gazzetta del Mezzogiorno”, alla Monti Del Duca illustrò “Puglia, il suo cuore”, aggiungendovi particolari sconosciuti risalenti al tempo in cui lui faceva la campagna elettorale per Aldo Moro. In un’altra masseria Annese organizzò una manifestazione con figure in costumi d’epoca calate in lavori scomparsi, “sorvegliati” da briganti con tanto di fucile a tracolla. Su una fila di bancarelle erano allineati manufatti in legno, in pietra o in metallo: primeggiava un don Chisciotte stilizzato, eseguito con maestria autentica da Mimino Miccoli, uno scultore di Statte, che meriterebbe una maggiore considerazione al di fuori dei suoi confini. Alla Pilano andò in scena uno spettacolo con musiche polacche.

Masseria "Le Monache": cucina
Cappella Lupoli: Crocifisso in legno
Cortina: Silvia Laddomada, Michele Annese
Alle Monache fu celebrato il gemellaggio fra Crispiano e la Grecia, con una memorabile esibizione di Vito Santoro, virtuoso della fisarmonica e divertente affabulatore. La biblioteca vantava dunque collaboratori validissimi ed entusiasti, come Anna De Marco e Pina Solito, addette alle visite guidate nel territorio: alla masseria Russoli, dove abitano un centinaio di asini di Martina, razza apprezzata in tutto il mondo; alla Francesca, che tra i suoi cavalli murgesi ospita quello che balla la pizzica…
Proprio la De Marco anni fa mi pilotò alla masseria Lupoli di Luigi Perrone, dotata di una chiesetta con un Cristo in croce sulla sinistra dell’ingresso, e di un ben fornito museo della civiltà contadina. Passando da un salone all’altro, mi veniva in mente Tommaso Nicolò D’Aquino: “tra mirti fresca ombrosa valle/ ergesi a manca un clivo, ed a l’in suso/ di fruttifere ombreggia olive sparte…”. Le iniziative della “C. Natale” contribuivano alla conoscenza di luoghi antichi e attraenti e delle attività che ancora oggi in alcune di loro si sviluppano. Come appunto la Monti Del Duca, che ha, tra l’altro, una scuderia di cavalli imponenti.
Angolo del museo alla Masseria Lupoli
La Biblioteca era un opificio, guidato, ripeto, da Michele Annese dinamico, appassionato, coinvolgente, promotore di cultura. Tanto che quando il sodalizio é entrato crisi, lui e Silvia hanno istituito a Crispiano l’Università del tempo libero e del Sapere, che propone molte occasioni d’incontro. Leggo di una serata dedicata a Dante e di una a Montale, gestite da Silvia, che è professoressa in pensione di lettere, e giornalista. Insomma, questa coppia non riesce a stare mai ferma. Adesso ha affidato alla casa editrice Schena, di Fasano, governata da Angela, figlia di Nunzio, una pubblicazione sui cinquant’anni della biblioteca. Non poteva che essere Schena a fornire i caratteri a questo volume, per la sua storia gloriosa, iniziata con Nunzio, ammirato da grandi personaggi: Giovanni Spadolini, Paolo Grassi, il Dalai Lama, Alfredo De Marsico, avvocato di grido e docente universitario di diritto (nei salotti napoletani le signore commentavano le sue arringhe, di nascosto, perché lui non gradiva), e ministro della Giustizia all’epoca di Mussolini. Schena era stimatissimo anche all’università di Pavia, per la quale aveva stampato a tempo di record un volume evitato da altre case editrici per l’urgenza richiesta. La Grafischena in tutta la sua lunga vita ha dato alla luce migliaia di titoli importanti e giornali creati e confezionati dallo stesso fondatore, che andava da un paese all’altro in bicicletta, a tratti con una mano stretta ad un appiglio della corriera per fare più presto. Un formicone di Puglia, un faro adesso acceso nelle pagine di questo libro, che certamente riceverà molti consensi fra chi ha amato la biblioteca “C. Natale” e Nunzio Schena, a cui Fasano ha giustamente intestato una via. La percorro quando vado alla stazione per accogliere un parente o un amico, e mi commuovo. Due anni fa proprio davanti alla Grafischena si bruciò la frizione della mia macchina e colsi l’occasione per dire ai miei ospiti che oltre quel cancello aveva lasciato le sue tracce l’intelligenza e la laboriosità di un uomo che ha fatto onore alla Puglia e al Paese.









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