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mercoledì 3 aprile 2019

La televisione di Legnano, in Lombardia

Colleghi della cronaca del Giorno


BATTEZZATA CON UN INCONTRO DI BOXE

TRA I CAMPIONI MAZZINGHI E ADKINS


Direttore dei servizi giornalisti era Enzo Tortora

 

 









Il telegiornale era confezionato

da un gruppo di cronisti del quotidiano

“Il Giorno”, in una “stanza” al quarto

piano di via Fava. Fra le trasmissioni più 

seguite, “La macchina della verità” e

“Caffè doppio”, protagonista la moviola

a bordo campo.

 



Franco Presicci

Enzo Catania
Antennatrè Lombardia venne inaugurata nei primi di novembre del ’77 con un incontro di pugilato tra Mazzinghi, 39 anni, e Adkins, alla presenza di oltre 1200 persone; e con grossi titoli su quotidiani e settimanali: “Parte la televisione di Tortora”; “L’emittente di Tortora fa le cose in grande”. Il presentatore se ne aveva a male e puntualizzava: “Non è la mia tivù: Antennatrè Lombardia è il luogo in cui presterò la mia attività. Io sono soltanto il responsabile dei servizi giornalistici. “E’ vero che lei ha detto che il suo ufficio sarà grande quanto uno stadio?”. “Nel senso dello studio in cui lavorerò… Poi i giornali hanno personalizzato la frase”. Lo diceva con la sua solita eleganza e cortesia. Lo studio della tivù in cui eravamo era enorme, con una scalinata che arrivava quasi al soffitto. E sulla scalinata file di poltrone.

Una trasmissione di Antennatrè







Vi si svolse anche la selezione delle annunciatrici: ragazze impacciate si avvicendarono al microfono e lessero con voce tremante i testi che venivano loro consegnati da Ettore Andenna, sempre brillante e spiritoso. Ma nessuna delle candidate arrossì alla domanda: “Scusi, lei si spoglierebbe?”. Una domanda provocatoria, alla quale una mostrò perplessità, un’altra indecisione, un’altra ancora rispose seccamente di no. Certo però che se non arrossì rimase di stucco Renzo Villa, quando una concorrente, già di casa nelle sale di trasmissione, disse che, sì, si sarebbe svestita, a patto però che lo facesse anche lui. Risate a non finire. Ettore Andenna, un giovanotto alto, spigliato, preparato, era già meritatamente gallonato per il lavoro fatto a Telealto Milanese, per cui era spesso “catturato” dalle copertine dei settimanali. Qui i suoi programmi si annunciavano ricchi di idee per i ragazzi e di quiz per adulti. “Quiz di tipo nuovo, perché il pubblico oggi si è svegliato, è diverso e non gli si possono ammannire le stesse cose … Guardiamo agli americani, che hanno raggiunto livelli importantissimi…”, commentò. Si notava che era stanco. Tutte quelle domande anche per scegliere la voce per “Il Giorno”, il quotidiano incaricato di curare i servizi giornalistici. Si sedette sugli scalini del “ring” e strinse le mani sulla nuca: “E ora che cosa chiedo?”.

Lucio Flauto, Annamaria Rizzoli, Cino Tortorella
Renzo Villa, uno dei tre dirigenti, pronto a dargli una mano davanti alle telecamere, fu distratto dal movimento che si animava a pochi metri, nel raggio degli operatori: le segretarie, tutte affascinanti, facevano la spola tra Gino Monferrari, direttore amministrativo, e Roberto Montresor, segretario generale degli studi. Cino Tortorella, il mago Zurlì, che qui avrà i compiti di regista e di narratore della storia dello “Zecchino d’oro”, se ne stava tranquillamente in poltrona con aria pensosa. Andenna poi fu calamitato dal telefono per rispondere a chiamate che arrivavano da ogni parte, persino dalla Svizzera. All’improvviso s’impose una voce che con entusiasmo si congratulava con lo “staff”. “Ecco un quiz per tutti. La voce è nota, chi l’ascolta deve indovinare a chi appartiene”. Si accese una gara tra chi l’attribuiva addirittura a Gilberto Govi e chi ad altri. Alla fine si fece largo un nome plausibile: “Non sarà Enzo Tortora?” (che se era andato a casa). “Enzo Chiama!”. Sollecitò Andenna; Enzo chiamò. “Sì, ero io”. Erano i primi momenti di quella che venne salutata come “la più grande Tv libera d’Europa”. 
Presicci intervista Walter Chiari e Patrizia Caselli
Folta di nomi dello spettacolo, da Walter Chiari a Lucio Flauto, al regista Davide Rampello, che vedemmo all’opera di fronte a una scacchiera di piccoli televisori mentre impartiva ordini con tono secco: “Uno…due…un po’ più a destra…tieniti pronto…due…uno”. Le immagini scorrevano: gruppi, primi piani. La cabina di regia era affollata di tecnici. Roberto Montresor mi invitò a una passeggiata fra gli studi. Molti erano ancora da allestire. Gli operai erano impegnati ad assicurare l’illuminazione ad alcuni locali. ”Lo studio 3 sarà per scenografie fisse. Vi si ambienteranno programmi per ragazzi, rubriche gastronomiche. Il telegiornale, che verrà confezionato da voi del “Giorno” (Piergiorgio Acquaviva, Giangaspare Basile, Carlo De Barberis, capo Aldo Catalani), verrà trasmesso dallo studio cinque, che sarà adibito anche alle rubriche culturali: avrà una piccola gradinata di 36 posti. Il due dovrà ospitare balletti, sceneggiati... E’ circondato da un ciclorama, su cui sfileranno i fiondali. Il quattro è destinato ai “cabaret” e agli special musicali. Il controllo di tutto, il cosiddetto C.C.U, dove si correggeranno i difetti delle immagini. In un locale, è sistemato un computer pronto a memorizzare 120 effetti luminosi senza l’aiuto di nessuno”. L’antenna – mi spiegò Gino Monferrato – può arrivare fino a Ravenna, Torino, Cuneo… Ma non lo faremo, perché i nostri programmi saranno probabilmente ripresi dalle televisioni delle altre regioni.
E. Tortora e F. Musazzi della Compagnia dei Legnanesi
Per quanto riguarda appunto i programmi, Ettore Andenna condurrà “Classe di ferro”, una specie di “Chissà chi lo sa” (guidato per anni sulla Rai da Febo Conti, il famoso Ridolini televisivo), con due squadre di ragazzi delle scuole medie in gara; Lucio Flauto, “Il pomo fiore”; Enzo Tortora, “Aria di mezzanotte”; Renzo Villa, “Il tombolone”, che avrà un notevole successo. E arrivarono anche i legnanesi, con Felice Musazzi in prima fila, che con le loro commedie, interpretate da attori vestiti da donna, scatenavano risate a crepapelle. Musazzi firmò il contratto per la rubrica “La posta di Teresa”, none di uno degli interpreti della Compagnia. Insomma, quest’antenna, con sede a Legnano, era attrezzata a dovere: tra l’altro un pullmino per le riprese esterne, costo 240 milioni; tredici telecamere a colori e tantissimo altro. Successivamente, per “Il Giorno”, andai ad a scambiare due parole con Ettore Andenna, che abitava in una cascina nei pressi di Varese. Fu come al solito ospitale, gentile, ottimo conversatore e mi accennò alla sua storia e alle idee che aveva in mente e a quelle che si stavano realizzando nella televisione.

Caffè doppio, trasmissione di Antennatrè Lombardia

Si soffermò su alcune trasmissioni: quella di Enzo Catania, capocronista e vicedirettore del “Giorno”: “Parliamone stasera”, che andava in onda il mercoledì; “Caffè doppio”, regista Beppe Recchia, conduttore Gianni Magni, attore e cabarettista, allora popolarissimo “Meneghin” del Carnevale ambrosiano, interventi di Anna Mazzamauro e del mago Aldexander (protagonista l’occhio vigile della moviola a bordo campo, iniziava con una partita di calcio); “La macchina della verità”, di cui era regista Cino Tortorella, Mago Zurlì, e conduttore il giornalista e scrittore Nantas Salvalaggio (si ricorda fra gli altri il libro “Il letto in piazza”). Vi si sottoposero anche diversi personaggi che erano stati coinvolti in fatti di cronaca clamorosi. Il “poligrafo ”, alias” macchina della verità, arrivava direttamente dagli Stati Uniti, dal New Jersey, e fu presentata da un grande esperto americano, Clarence Kirkland, allora sessantenne. 
L'americano Clarence Kirkland, a sx e il prof. Vincenzo Jannone
Colsi l’occasione per intervistarlo e mi disse che i parametri analizzati dal poligrafo erano la respirazione, l’alterazione cardiovascolare, la sudorazione. Aggiunse che la parte riguardante il set psicologico, cioè le emozioni recondite del soggetto, ha bisogno dell’intervento dello psicologo … ”perché potremmo trovarci di fronte a un individuo afflitto da sensi di colpa e disposto quindi a confessare azioni che non ha commesso. Secondo il professor Vincenzo Jannone, 48 anni, napoletano, psicologo che aveva fatto un corso oltreoceano per conseguire il titolo di “polygraph examiner”, e lo stesso Kirkland (che negli Usa usava lo strumento per la polizia e per le aziende intenzionate ad assumere personale), questo giudice meccanico dava un responso azzeccato al 99 per cento. Subito dopo la domanda, i cinque aghi che oscillavano come un sismografo portavano su un foglio gli elementi necessari, tra cui, come detto, le alterazioni della pressione del sangue, l’incremento dei battiti cardiaci e altre manifestazioni fisiologiche, che consentivano il responso. Mi disse anche che la macchina era nata da un’esigenza eterna dell’uomo: sapere se l’amico lo ha tradito. Gli chiesi ancora se un vero colpevole avesse osato sfidare il poligrafo e mi rispose che era capitato “per il fatto che in ognuno di noi c’è un senso di onnipotenza”.










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