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mercoledì 19 giugno 2019

Ha preso per la gola anche Kissinger


Antonio Marangi


LA BRILLANTE CARRIERA CULINARIA

DEL PUGLIESE ANTONIO MARANGI



Ha cucinato per George Bush e per
Steven Seagal, attore ed esperto in
arti marziali (cintura nera).                                  

E’ stato allievo della scuola alberghiera di
Castellana Grotte ed ha conquistato successi.

Ha lavorato come “chef” nei più
Grandi locali internazionali.











Franco Presicci

Prese per la gola persino Henry Alfred Kissinger, l’uomo politico americano divenuto il più prestigioso portavoce della Casa Bianca e si adoperò per una soluzione pacifica nella guerra contro il Vietnam, ottenendo il premio Nobel della Pace nel ’73. Antonio Marangi, “chef” noto ed apprezzato in tutto il mondo, mi fu presentato da Dino Abbascià, costruttore di un impero commerciale a Milano e “dominus” in tante aziende rilevanti non soltanto milanesi, oltre che vicepresidente dell’Unione Commercianti, in corso Venezia (scomparso da qualche anno).
Dino Abbascià tra il prof. Lenoci e Maura Arlunno
Una sera, durante una manifestazione nella sede dell’associazione pugliesi del capoluogo lombardo, parlando di cibi e di vini, ma soprattutto della storia del nettare di Manduria con Francesco Lenoci e della nostra Martina Franca, così luminosa e così seducente, il docente universitario allora numero due del sodalizio regionale, mi disse: “Ti presenterò un maestro della cucina che sicuramente apprezzerai. E’ un giovanotto di grande esperienza culinaria, famoso e disponibile, dalla parola affascinante”. Lenoci iniziò il suo giro di conferenze in l’Italia, e a far da tramite fu Abbascià, uomo intelligente, generoso, pieno di idee, piacevole parlatore, propulsore dell’associazionismo, lontano dall’abitudine di dire le cose tanto per dirle. Mi fissò l’appuntamento alle 10 del mattino del 15 maggio del 2008, un giovedì, e puntuale, mi presentai a Palazzo Bovara, in corso Venezia 51, dove incontrai Marangi, executive chef, all’AFM Banquetim, una delle aziende leader in Italia nell’ambito del “catering”, tra l’altro responsabile della ristorazione alla Borsa di Milano, alla Terrazza Martini, al circolo dell’Unione del Commercio, in alcune aree dell’autodromo di Monza e in “shoroom” di grandi della moda. Stando seduto dietro un tavolo lungo e largo, un gomito sul ripiano e la mano sotto il mento, aspettava le domande senza mai essere interrotto da uno dei 40 uomini alle sue dipendenze. Ma il telefono era ostinato. Una chiamata dopo l’altra, tutte professionali. Spuntò per un saluto Ruggero Fregonese, “chef” personale di Marina Berlusconi, in procinto di partire per un soggiorno di lavoro in Francia e gli prese una decina di minuti.
Gualtiero Marchesi e Antonio Marangi
Marangi dopo un’ora aveva un appuntamento in piazza della Scala con Gualtiero Marchesi (ritenuto il creatore della nuova cucina italiana), ma non mi dette fretta. (“Ci andiamo insieme, così potremo continuare a parlare tranquillamente”). Non arrivavano voci, nella sala; soltanto aromi: la cucina, che era in un ampio spazio attiguo era un sacrario. Marangi si raccontava, guardandomi fisso negli occhi. Lo interruppe una telefonata dal Giappone, e fu educato ma breve. Lo avvertivano che avevano spedito una spezie da lui ordinata. Mi dette notizie della sostanza, avendo intuito che ero interessato. Da piccolo sognava di diventare asso dei fornelli. E sapeva che avrebbe dovuto studiare parecchio per conquistare quel traguardo. Sapeva anche di avere intelligenza e costanza e che niente lo avrebbe distratto. E grazie alle sue qualità, che gli venivano riconosciute e incoraggiate, anticipò probabilmente qualche tappa. Era ancora giovane quando sfornellò per Kissinger, e per altre alte personalità, tra cui George Bush, Woody Allen, Zubin Metha e per “vip” della finanza internazionale.
Antonio Marangi
Un “curriculum” di tutto rispetto, quello di Antonio Marangi, che riportava in ogni riga un successo: affermazione nei locali più famosi ed eleganti, come “Le Cirque” di New York; secondo cuoco sulla “Sea Princess”, una diva del mare in navigazione in tutto il Pacifico… Poi, sette anni prima del nostro incontro, aveva gettato l’ancora a Palazzo Bovara. “Sono nato da genitori pugliesi a Maracay, in Venezuela, splendida città-giardino; città colta per i suoi teatri importanti, le sue biblioteche, i suoi musei. Quando lo intervistai aveva 40 anni. Alto, aitante, rispettoso, premuroso. Frugava nei ricordi e li riferiva sinteticamente, senza lasciare campo alla retorica. Non si vantava di ciò che aveva realizzato, si esprimeva con naturalezza. “Sono stato ‘chef’ ospite al Festival della cucina italiana nell’esclusivo ’Pacific Club Kovloon’ di Hong Kong, frequentato dai più danarosi e autorevoli esponenti della zona; al Metropolitan Hotel” di Dubai; all’Avana per l’esposizione della nostra gastronomia al Gruppo Palmares…”. A Milano “chef” di partita all’Hotel Gallia di piazza Duca d’Aosta (di fronte alla stazione Centrale), edificio vittoriano per anni sede del mercato del calcio italiano; all’apertura del Carlton Baglioni in via Senato; primo “chef” di cucina allo storico Giannino, i cui tavoli hanno a suo tempo ospitato Tito Schipa, Barbara Hutton, Sarah Churchill, Isa Miranda, l’Aga Khan…
La stazione Centrale
E’ stato secondo “chef executive” allo “Sheraton” di Bari; “chef” ospite per il battesimo del “Gohta Tower Hotel L’incontro” di Gatborg (Svezia); e in diverse stagioni capopartita al “Gallia Palace Hotel” di Prima Ala. Preparatissimo, instancabile. “A ‘Le Cirque’, dove ho accumulato l’esperienza più vasta e completa in una brigata numerosissima e multietnica, di squisiti professionisti, ogni giorno arrivava il ‘top’ dei prodotti da ogni angolo della terra: tartufi grossi quanto patate, nove tipi di caviale… Avevo 24 anni ed ero ‘chef tournant’”. Nelle sue cucine arrivavano prelibatezze sofisticate da ogni parte: da Tokio spiedini di bambù, che servono per la presentazione del cibo a boccone di forma e qualità ricercatissimi. Marangi era contento di vivere a Milano: “una città che adoro”. Palazzo Bovara lo affascina per le sue linee neoclassiche. Vi ebbe dimora Stendhal, tanto innamorato di Milano, delle dame meneghine e dello stesso corso di Porta Orientale che alimentò l’aurora della sua vita. Mentre parlava Marangi sorrideva.
La Lama a Martina Franca
Sergio Escobar e Franco Punzi














E tornava spesso indietro, alle origini: “Giunto in Italia all’età di 11 anni, andai a fare il garzone in una pasticceria di Martina Franca (dev’essere quella con le vetrine dalle parti della Madonna della Sanità e del Foro Boario). Dai 14 ai 17, allievo della scuola alberghiera di Castellana Grotte, in provincia di Bari. Ne uscii con la qualifica di cuoco addetto ai servizi di cucina e pasticceria. Dieci anni dopo ho conseguito la maturità di addetto professionale ai servizi alberghieri e della ristorazione. Durante la scuola a Castellana si muoveva tra le pentole in vari locali per accrescere la pratica. Prese a viaggiare: Toscana, Lombardia, Emilia-Romagna, Liguria, Veneto… A 19 anni entrò come capopartita nella brigata del notissimo “chef” Angelo Paracucchi al “Royal Monceau”, uno dei luoghi più prestigiosi di Parigi. “Ho avuto come maestro di cucina classica Maurizio Campolonghi, mio grande amico, che mi reclutò a Salsomaggiore al ‘Grand Hotel et de Milan’, ammirevole testimonianza di ‘art decò’, che entusiasmava Ungaretti, Toscanini, Caruso, Pirandello e altri uomini illustri”. Ne ha fatta, di strada, con tanti amici, sparsi in ogni dove, che ricorda con affetto e stima. Tra questi, Mauro Tomasini, “chef” di gran classe, ed Eugenio Medagliani, considerevole esperto a livello mondiale di utensileria per l’arte culinaria. Ricordava anche i “vip” che aveva conosciuto: Steven Seagal, per esempio, attore, campione di arti marziali (cintura nera), musicista, definito in America Latina “La Tortuga” per la sua abilità nei combattimenti, e alcuni di quelli per cui ha cucinato, come George Clooney.
Questa sua carriera brillante non gli ha mai fatto dimenticare la sua Martina, la città dei trulli e del festival, (che è stato presentato dal presidente Franco Punzi e da Sergio Escobar al Piccolo di Milano proprio il 14 maggio, il giorno in cui, nel ’47, il teatro venne fondato da Giorgio Strehler, Paolo Grassi e da sua moglie Nina Vinchi). A Martina torna l’estate, anche per rivedere gli amici, alcuni titolari di una pasticceria, dove confezionano torte eccellenti, attirando una notevole clientela. Ricordo una serata molto affollata nella sua campagna, con grande quantità di piatti e ospiti provenienti da ogni parte della Puglia: Dino Abbascià dalla sua Bisceglie. Io, inesperto di tratturi martinesi, feci fatica a trovare l’indirizzo, e quando finalmente lo individuai chiedendo alla gente che incrociavo, non sapevo dove parcheggiare, e con l’aiuto di alcuni volenterosi riuscii ad incastrarla in una rientranza del muretto a secco. Gli invitati fecero notte, tra suoni e canti, e nessuno aveva l’aria di volersene andare. Sono anni che non sento Francesco Marangi. Di lui non ho neppure notizie. Chissà dove lo ha portato il vento. E la fama. La bravura indiscutibile.

3 commenti:

  1. Bravooo...Marangi grandi sacrifici...😍

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  2. Ho avuto l onore d collaborare x un agriturismo d arcisate ...chef mi ricorderò sempre come selezionate le tagliatelle!!!🤣🤣🤣🤗grazie di tutto

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  3. Grandissimo Antonio che ho la fortuna di frequentare !!!! Unicoooo!!!!

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