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mercoledì 5 giugno 2019

Si conosce il mondo andando su due ruote


Alessandra Scolari
LA BICI NON E’ SOLO MEZZO DI TRASPORTO

MA LIBERTA’, PASSIONE, SOGNO, FELICITA’


La professoressa Alessandra Scolari pedala

dalle elementari. 

A 64 anni continua i suoi

giri in Italia e fuori. 

Racconta con dolcezza 

paesi, città, borgate, monumenti, riserve

naturali, cascine, strade

e le sue prossime mete.




Franco Presicci

Quando la professoressa di matematica e scienze, Alessandra Scolari, 64 anni, ha raggiunto l’età della pensione, l’ultimo giorno gli alunni della sua classe nella scuola melia le hanno regalato un libro sulla storia della bicicletta, riempiendo la prima pagina bianca di firme; e lo hanno accompagnato con una caricatura elaborata da uno di loro. 


Alessandra Scolari
Una testimonianza di stima e di affetto, di riconoscenza per averli aiutati a crescere. Sapevano che la docente amava cavalcare le due ruote tra salite e discese, terreni impervi ed asfaltati, paesaggi che incantano, sentieri che tagliano campagne costellate di papaveri e margherite, qua e là popolate di architetture rurali, ancora pulsanti del lavoro contadino; e l’autore l’aveva ritratta con la sua bici. La bicicletta è libertà, passione, gioia, festa, sport; porta il sole negli occhi, ti fa divorare la strada. Chi l’ha vista una volta, quell’immagine de “La Domenica del Corriere” del maggio 1905 con una folla di ciclisti pronti a partire dall’arco del Sempione per festeggiare a Milano l’anniversario del Touring Club, non la dimentica facilmente. Non sono incorniciati, ma a godersi lo spettacolo ci saranno state trecento mila persone.

Era domenica 28. La bicicletta ha una storia lunga e storie avvincenti.
Caricatura eseguita dagli allievi
La bici è avventura, bisogno di evadere, di respirare a pieni polmoni laddove non ti aggredisce lo smog, non ti ossessiona la folla, non ti coinvolge la fretta di arrivare chissà dove, tipica dei meneghini. La bici è stata complice di momenti d’amore, ha ispirato canzoni; è stata protagonista di film divertenti o amari: “Bellezze in bicicletta” con Silvana Pampanini, Renato Rascel, Delia Scala, Peppino De Filippo, Aroldo Tieri, Carlo Croccolo; “Ladri di Biciclette”, di Vittorio De Sica, toccante, con Lamberto Maggiorani, del ’48. Il compianto Ugo Ronfani, vicedirettore del quotidiano “Il Giorno”, una quarantina di anni fa, partecipando a un Premio sulla bicicletta - istituito dall’associazione del settore – in cui conquistò il secondo posto, scrisse una pagina preziosa ricordando, nelle prime righe, che la rivoluzione cinese era stata fatta cavalcando le due ruote. Aggiungo che I contadini raggiungevano i poderi lontani dal paese su vecchi trabiccoli; gli operai le fabbriche (donne e uomini); Padre Matteo (al secolo Terence Hill), nello sceneggiato tivù a lui intitolato va a ruota libera per le strade di Gubbio. La bicicletta trionfava sulle vecchie cartoline illustrate e su manifesti pubblicitari della Prinetti & Stucchi, della Maino… La Civica Raccolta Bertarelli custodisce, fra i tantssimi, un esemplare con un elefante che pedala su un cartellone e un altro con due innamorati che negli anni 40 si baciano castamente su un tandem. Oggi molta gente, per andare al lavoro, lascia l’auto in garage e inforca, se può, la bici, facendo lo slalom tra le cilindrate che sputano gas. Gli appassionati della gita domenicale in sella si moltiplicano. 

Ciclisti lungo il naviglio
E’ facile vederli, sparsi o a frotte, lungo le sponde del Naviglio Grande, il Ticinello, tra cascine, castelli, ville, prati ingioiellati, mentre il vaporetto fende l’acqua del canale e spumeggia dietro di sè. Sono di fronte alla professoressa Scolari, così dolce, così bella, che mi parla tranquilla, senza enfasi, delle sue “fughe”. Ogni tanto interpella il telefonino alla ricerca di un po’ di foto da farmi vedere e snocciola la sua biografia: “Sono nata per caso a Sanremo, sono stata 12 anni a Varese, poi sempre a Milano, con molta parte dell’anno a Marchirolo, centro a metà fra il lago Maggiore e il lago di Lugano. Lì vado spesso in bici, in montagna, fra tornanti e salite”. Chissà che fatica. “Macchè, amo le salite: farle è una condizione mentale. Nella bella stagione corro su quel cavallo meccanico almeno tre volte la settimana... “Adoro la mia ‘Mountain bike’”.

Cascina lungo il naviglio
La vocazione per la bicicletta l’ha colta quand’era bambina. “Dopo gli esami di quinta elementare volli in regalo una ‘Graziella’. Percorrevo tutto l’ampio cortile del caseggiato costruito da papà, ingegnere. Facevo il girotondo con gli amichetti e con gli altri bambini”. Organizzava il trenino: lei davanti in sella e cinque o sei sui pattini alle sue spalle. Con la bici andava all’oratorio, alla fattoria, dove muggivano i bovini e i galli, superbi e dominatori, corteggiavano le galline, che se la davano a gambe; sfiorava i prati e i terreni coltivati a foraggio per le bestie. “Che sofferenza per il nostro trasferimento a Milano, al Carrobbio”.. Dove ai tempi che furono sorgeva la famosa “Osteria dei Tre Scanni”, frequentata dal più grande comico del teatro milanese, Edoardo Ferravilla, morto nel 1916. “Lì non c’era la possibilità di giocare fuori, di vivere la campagna. 

Alessandra Scolari
Firme sul libro
I miei genitori mi hanno dato il permesso di prendere la bici quando facevo il liceo scientifico ‘Leonardo da Vinci’, vicino al Palazzo di Giustizia”. Poi ha cominciato ad affrontare itinerari più lunghi. “Non seguivo gli amici che facevano mille chilometri in macchina per andare in Sicilia. Ho messo un annuncio su ‘Secondamano’ per trovare amici disposti a pedalare con me verso i Paesi del Nord. Abbiamo attraversato un po’ l’Alta Italia, quindi via per la Norvegia, la Svezia... Ci siamo prima allenati... Al ritorno abbiamo pedalato sul lago d’Iseo, sulle rive del Po, del lago di Garda, del lago Maggiore”. Ogni tanto si fermavano per scattare foto al panorama, agli uccelli che planavano sull’erba o che attraversavano il cielo… In bici si apprezza di più la ricchezza della natura, la si gode di più, la si assorbe con felicità. La bici appartiene alla vita di chi la cavalca. Se la si appende al chiodo, si avverte che un’epoca è finita; e arriva la nostalgia. Un ottantenne pedalava ogni mattina alle 8 fino al Parco Nord, a Milano, e trasformava gli alberi morti in sculture: un alpino, un coccodrillo… Lo fermarono non le gambe, ma i vandali, che di notte frustavano le sue opere o se le portavano via. La stagione della bici non tramonta. Pedalando, osservi le perle create dall’uomo o da Dio e t’inebri. “Sostavamo davanti alle cascine, alle riserve naturali, alle chiese, ai monumenti… La pianura padana è strapiena di ricordi storici, di abbazie… Abbiamo anche pedalato sulla via Francigena da Milano a Sarzana”. L’amore per la bici indusse Alessandra, quando insegnava, a proporre ai suoi ragazzi di seconda una gita da Pavia a una fattoria di Zerbolò, che li ha ospitati per due notti. “Abbiamo fatto Milano-Pavia in treno, quindi il resto del percorso in sella, con visita alla città, alla Certosa... Un ragazzo non sapeva andare in bici e se ne vergognava. Ma ha trovato il coraggio di rimediare: ha imparato abbastanza per poterci seguire al Parco del Ticino”. Anch’io amo la bici, anche se viaggio in tram o in autobus. E a volte mi vengono in mente i quadri di Man Rey, di Segal, di Mario Schifano; le scene di un film della Rai, “Girotondo Show”, con cinque cantanti sulla stessa bici. Penso alla geometria di questo mezzo di locomozione affascinante. Lo “ricostruisco” pezzo per pezzo nella memoria (ci giocavo da marmocchio): la pedivella, la dinamo, la forcella, il mozzo… Lo rivedo, il mio ferrovecchio, e mi prende la voglia di tornare a filare, le mani strette sul manubrio. Ma l’energia appartiene al passato. “ La bici è anche meditazione, riflessione”. Curiosità. Ci sali, a volte senza sapere dove andare, e lei ti porta, leggera. Senza farti sentire Bartali o Girardengo.

Alessandra Scolari, in montagna
Non ce n’è bisogno, anche se qualcuno aspetta il Giro d’Italia, vi si accoda per vivere un momento più esaltante. La bici è bellezza, ti fa sentire giovane, mentre voli verso una città, un paese, un borgo per scoprire gli aspetti sconosciuti, la vita quotidiana della gente. ”Ho visto Policoro, in Basilicata, luogo splendido e riposante, interessante per il museo nazionale archeologico della Sirtide, gli uccelli migratori in sosta, le fragole… Ho visto Matera, ammirando i calanchi, i Sassi, un presepe naturale, noto in tutto il mondo; la cattedrale del XIII secolo... Eletta dall’Unesco patrimonio dell’umanità, fu visitata da Giovanni Paolo II nell’aprile del ’91. Secondo Enrico Caracciolo “Matera è città dell’uomo. Nessuna città come questa racconta lo stretto legame nel tempo fra uomo e territorio. Dall’età della pietra a oggi questo luogo è stato continuamente vissuto e abitato”. Raggiungere Matera in bici è un’emozione irripetibile. “La Basilicata è stupenda, con una diversità di colori e di profumi, con i suoi boschi, i faggeti… Le salite le ho trovate ripide, mentre quello che affronto nelle nostre montagne sono più dolci, come le strade militari della linea Cadorna. In Basilicata ho visto ampie estensioni di terra ben modulata lasciate a prati punteggiati di giallo, di rosso….  I cani dei pastori liberi per i ciclisti sono un pericolo, per difendere il gregge”. Dov’è stata ancora? “In Normandia, Bretagna, Borgogna, Alsazia-Lorena: in pullman che trasporta un carrello per le bici e poi pedalando per 100 chilometri”. Ma Alessandra Scolari cammina anche. E tanto. Fa riposare le due ruote e compie lunghe passeggiate. “Mi sono inoltrata sul cammino di Santiago, sul cammino portoghese…, assorbendo l’aria pura, ristoratrice”. Maratone solitarie e in comitiva. “Una volta in pensione, con un collega ho fatto il giro della Sardegna. In bici; quest’anno si aggrega un altro collega che va in pensione il primo settembre e andremo da Milano a Reggio Calabria. Sempre in bici”. E pensa al Salento, a Galatina, dove visiterà la chiesa di Santa Caterina di Alessandria, fatta erigere da Raimondello Del Balzo-Orsini, la più bella del Mezzogiorno. A Gallipoli, dal greco “città bella”, abbracciata dal mare limpido, con il profumo di pesce che inonda le sue piccole strade. Pensa a Lecce e al suo barocco, ricamo di pietra, trionfo di fantasia. A Maglie, dove nacque Aldo Moro; a Santa Maria di Leuca, punto d’incontro tra lo Jonio e l’Adriatico (l’estate in quel paradiso è più lunga che altrove). La bici è cultura. La bici è sogno. In sella, ogni giorno è diverso dal precedente. Con il vento in faccia si assapora la felicità. E’ così, Alessandra? Lei con la mente è già su nuove strade.








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