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mercoledì 28 agosto 2019

Una serata al Castello Aragonese

L'Ammiraglio Vitiello con Cataldo Albano

UNA RICCA RACCOLTA DI FOTO

SULLA BELLEZZA DI MATERA



Autore Cataldo Albano, maestro
dell’obiettivo, che ha trascorso
quattro giorni nella città della
cultura per riprenderla dal basso
e dall’alto con un drone. 

Interventi dell’ammiraglio Salvatore Vitiello e del professor Francesco Lenoci.




Franco Presicci
La serata si è svolta il 24 agosto al Castello Aragonese di Taranto in un clima di entusiasmo per la notizia che a Patrasso per acclamazione l’Assemblea di 26 Paesi aveva scelto Taranto, la città dei due mari, come sede dei Giochi del Mediterraneo del 2026. 
Francesco Lenoci al Castello
Esultava il professor Francesco Lenoci, martinese docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano. A chi gli stava intorno sollecitava commenti e dava, dell’evento, qualche particolare in più. Tanti, ascoltandolo, ammiravano le stupende immagini di Matera e dei suoi Sassi, proclamati patrimonio mondiale dell’Unesco, che Cataldo Albano ha ripreso dall’alto con un drone e dal basso, di giorno e di notte, esponendole nella “galleria meridionale” del maniero. “E’ una giornata storica per questa meravigliosa città; una giornata esaltante, da non dimenticare”, predicava Lenoci mentre il pubblico s’infoltiva. Poi è arrivato l’ammiraglio Salvatore Vitiello e Cataldo Albano, maestro dell’obiettivo fotografico che viaggia da un capo all’altro dell’Italia, per immortalarne le bellezze, ha invitato gli ospiti, numerosi, a prendere posto. L’ammiraglio ha fatto squisitamente gli onori di casa, sintetizzando sia le attività realizzate nel maniero sia quelle in cantiere, senza tralasciare d’informare sulla notevole quantità di turisti che vengono ogni anno a visitare questo gioiello. Il ceramista grottagliese Mimmo Vestita gli ha poi consegnato un gallo in terracotta come “simbolo del comando”. 
Cataldo Albano



Mentre la televisione catturava le fasi della cerimonia, lo stesso Vestita ha tenuto il microfono per delineare il lavoro di Albano, che, nato a Taranto, emigrò con destinazione l’Ibm, ma continuando a fare i suoi scatti davanti a un monumento, ad un edificio storico, a una perla architettonica, a una chiesa, all’attività di un artigiano…allestendo mostre in varie parti del Paese. Poteva non puntare su Matera, tra l’altro città della cultura 2019, terra magica che ha colpito il cuore di tanti, compresi famosi artisti, compresi registi di fama? E’ del ’53 “la lupa” di Alberto Lattuada; del ’64 “Il Vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini; del 2004 “La passione di Cristo” di Mel Gibson, girato, oltre che a Cinecittà, appunto a Matera e nella vicina Graco, il paese disabitato a causa di una frana (il regista Francesco Rosi vi girò le scene di ”Cristo si è fermato a Eboli”, di Carlo Levi, con Gian Maria Volontè); del 2016 “Volare come il vento” di Matteo Rovere…, ai quali vanno aggiunti i documentari.

Il Castello Aragonese di Taranto
Manifesto serata a Taranto
















No, la sua sensibilità estetica non poteva non rivolgersi a una basilica, a un chiostro, alla chiesa ipogea della Madonna degli Angeli... Eccoli, questi tesori, allineati in questa sala, e sul video che scorre su un telone, con terrazze affacciate su abitazioni-grotta, interni di case rurali, scalinate e vicoli, mani intente a confezionare il famoso pane di Matera, a creare opere in cartapesta o in legno, a trarre forme dalla pietra; una Matera in miniatura: presepe favoloso. Vestita ha aggiunto che Albano manovra il drone come nessun altro: l’osservatore aereo è una meteora, ” un fulmine, un razzo, riprende e corre via, e non si fa vedere fino all’ordine successivo…”. Albano l’ha esplorata, Matera, dove il 7 ottobre del 1882 avviò la sua carriera di docente di latino e greco Giovanni Pascoli, che scrisse: “Sono a Matera dalle ore prime antimeridiane del 7. Arrivai all’una dopo mezzanotte, dopo molto trabalzar di vettura, per vie selvagge, attraverso luoghi che io ho intravisto notturnamente, sinistramente bello… Una città abbastanza bella…”.
L'ammiraglio Salvatore Vitiello e Cataldo Albano
L’ha fotografata con il cuore, consegnandoci un risultato magico, emozionante. Matera è un miracolo che prima o poi tutti dovrebbero ammirare, anche per arricchire la propria cultura. Quattro giorni ha trascorso Albano per scoprire ogni dettaglio, vivendo il contesto come in un sogno. Matera è una città splendida, immersa in una festa di luce. Centodieci e lode, dunque, a Cataldo Albano, artista pellegrino, che regala “quadri” stupendi. E’ dinamico, scattante, infaticabile. Quando lavora compare e scompare; si acquatta in un angolo in attesa della luce che gli va più a genio. Coglie i palpiti più intimi di una città, li riprende con passione, li esalta: entra nell’anima del soggetto. I “clic” allineati nel Castello sanno di poesia, affascinano, coinvolgono. Qualcuno ha detto che Cataldo promuove la bellezza. La fa trionfare, la bellezza. Nelle sue foto della bellezza c’è l’apoteosi. I suoi sono vagabondaggi d’artista. Ha chiesto al pubblico se visiterebbe Matera. Certo che la visiterebbe. Con queste sue opere la fa subito amare; scatena il desiderio di mettersi al volante e partire verso quell’incanto. 
L'ammiraglio Vitiello e la poetessa Cuoccio
Di cui parla in una sua poesia Mariella Cuoccio, di Bitonto, in provincia di Bari, invitata nella serata a recitarla (“Sola nel mio cuore/ mi interrogo, mi accarezzo/ piango e sorrido/ solo alla fine capisco/ che ho Matera ‘dentro’”…). Lei ha fatto di più: ha letto pagine del citato libro di Carlo Levi, che fu confinato in Basilicata tra il ’35 e il ‘36 “(… quella città dei Sassi che con la sua bellezza disarmante, unica nel suo genere, ha ispirato centinaia di pagine di scrittori e poeti sbalorditi di fronte al groviglio di gradinate e vicoletti, chiese e campanili…”); di Guido Piovene, che su Matera indugiò nel suo “Viaggio in Italia”. Matera che per Angela Aniello ”è divina, ridono i Sassi/ come voci stanche di contadini, sublime bellezza il malinconico profilo dei sensuali abbracci in un presepe di cuori, vissuti, sentiti…”. A Matera fu per qualche tempo Rocco Scotellaro, poeta, scrittore e politico, rinchiuso nel vecchio carcere per un’accusa falsa montata dagli avversari politici e poi assolto con formula piena, (da ricordare il suo ”L’uva puttanella”, ”E’ fatto giorno”; inchiesta sui “Contadini del Sud”).
 
Al centro Lenoci
Una serata toccante, che ha tenuto desta l’attenzione dall’inizio alla fine. Ma prima del buffet, con assaggio di vini prelibati come l’Aglianico del Vulture e pane di Matera con gocce d’olio, la parola è passata al professor Francesco Lenoci, applaudito prima, durante e dopo il suo discorso, basato sulla bellezza. La bellezza salverà il mondo, che va a rotoli: “organizziamo la speranza”. Bellezza e speranza ricorrono spesso negli interventi del docente martinese che nel suo peregrinare dalla Lombardia all’amata Puglia, all’Abruzzo di Jhon Fante, caro a Goffredo Palmerini, alla Lucania, che vuol dire luce, porta un messaggio edificante. Pace e rispetto per l’ambiente sono due altri temi che affronta spiegando le creazioni di valore a Martina, a L’aquila… nella moda, nell’enologia, nella cucina, nella ceramica, di cui parlerà tra breve a Cellino San Marco presso la tenuta di        Al Bano.

Dal Castello il mare
Una serata ottimamente allestita, dipanata tra lampi di macchine fotografiche scaturiti dal pubblico, in cui è stata avvertita la presenza del dottor Enzo Rocca, vicedirettore generale del Credito Valtellinese e autore con Lenoci di volumi di ragioneria e finanza aziendale, persona discreta, a sua volta amante della fotografia, tanto che prima dell’inizio della serata ha fatto una passeggiata nella città vecchia puntando l’obiettivo su vicoli, bottegucce, pescherecci, venditori di cozze, non trascurando il Mar Piccolo (‘u mare piccerjidde” del poeta Alfredo Lucifero Petrosillo), la ringhiera: un balcone che si affaccia sul Mar Grande e naturalmente il Castello Aragonese, che è anche una fucina di idee, grazie all’ammiraglio Vitiello.. Conosco Albano da qualche anno. Un concittadino che fa onore a Taranto. L’ho ritrovato alla presentazione del Festival della Valle d’Itria al Piccolo Teatro di Milano, dove spaziava con l’obiettivo tra il pubblico e i relatori, tra il cortile e il salone nell’occasione usato per il ricco “buffet”, tra le personalità e i cantanti, gli editori, i maestri d’orchestra. Non sta mai fermo, domina ovunque, immortala gesti, espressioni; trasmette testimonianze. E’ a sua volta un personaggio. Simpatico, colto, gentile, estroverso, un sorriso comunicativo che emerge da un paio di baffi ben curati. E’ un tedoforo della bellezza, come dimostra ancora una volta nelle immagini allineate nella galleria del Castello, con la volta ad arco.

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