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mercoledì 25 settembre 2019

Un ricordo di Guido Lopez


ESPLORO’ MILANO CON AMORE

RACCONTANDOLA NEI SUOI LIBRI


                                  Scrittore scrupoloso e infaticabile

Era stato anche capo ufficio stampa
della Mondadori e presidente della
Università Popolare locale. Uomo
coltissimo, generoso, affabile, ha
scritto numerosi volumi, tra cui
“Milano in mano”, apprezzato da
Dino Buzzati e da tanti altri.


Franco Presicci
 
Era il 3 dicembre del 2010 quando si sparse la notizia che lo storico di Milano e della Lombardia, Guido Lopez, se n’era appena andato. A darla agli amici fu Roberta Cordani, curatrice di tutti i gioielli della casa editrice Celip di Nicola Partipilo: un terrone (“absit injuria verbis”) innamorato di Milano così tanto, da volerne far raccogliere le bellezze in una serie di volumi molto eleganti e corposi. Di alcuni Lopez era la firma autorevole e scrupolosa.

Nicola Partipilo
Roberta mi aveva dato appuntamento in un negozio vicino a corso Buenos Ayres e alla stessa libreria di Partipilo, con l’intento di presentarmi la titolare e la figlia, bravissime nell’eseguire lavoretti ambiti dalle signore. Mentre conversavo sentivo che lei parlava al telefono con il figlio di Lopez e subito dopo mi riferì che lo scrittore era appena deceduto. Nel 2008 lo avevo incontrato alla Società del Giardino; era su una sedia a rotelle e non avevo avuto il coraggio di chiedergli il motivo. Anche perché Guido era generoso, affabile, ma dal carattere ruvido. Un amico lo aveva salutato poco prima, riportando l’impressione di non essere stato riconosciuto. Fu Nicola a spiegarmi che tre anni prima Guido era stato investito da una moto e che da allora non si era più ripreso: oltre alla frattura del femore, aveva subito un “deficit” della memoria e aveva difficoltà a scrivere. 

Sandro Neri, direttore del Giorno.
Telefonai a Sandro Neri, al tempo non ancora direttore de “Il Giorno”, che mi chiese di scrivere una pagina, avendo conosciuto il personaggio, stimato e amato, molto da vicino. Quando usciva un libro della Celip, Lopez, che era stato capo ufficio stampa della Mondadori, si meravigliava che io scrivessi per alcuni giornali che me li chiedevano lunghi articoli uno diverso dall’altro, potendo mandare a tutti un comunicato con tutte le caratteristiche del volume. Mi piaceva così, e farlo non mi costava fatica. Navigavo tra quelle pagine quasi con gioia: erano tra l’altro illuminate da immagini spettacolari di grandi fotografi, come Mario De Biasi (che per il settimanale “Epoca” aveva girato il mondo), Fulvio Roiter, veneziano con un pezzo di cuore per Milano, quadri di pittori illustri del passato… A presentare i libri in luoghi prestigiosi erano lo stesso Lopez, Ferruccio De Bortoli, allora direttore de “Il Corriere della Sera”, la Cordani (alla Basilica di Sant’Ambrogio o a Palazzo Tè, a Mantova; alla Biblioteca di Cernusco sul Naviglio o alla Società del Giardino, dove l’accesso era consentito soltanto a chi indossava giacca e cravatta. Una volta fu scento Spazio Prospettive, la galleria di un altro apulo-milanese, Mimmo Dabbrescia, fotografo eccezionale e intenditore d’arte.
Gianni Brera con la pipa
Ricordo che in questa sede, spaziosa ed elegante, al tavolo dei relatori si sedettero anche Don Lurio, il famoso coreografo e ballerino di Rai Uno, che vi esponeva le sue opere pittoriche, e l’ex campione del Milan Giovanni Lodetti. Doveva esserci anche Bearzot, invitato dal pittore Guido Bertuzzi, ma un malessere lo aveva costretto a rinunciarvi. Con la scomparsa di Guido, il capoluogo lombardo aveva perso un figlio di grandissima cultura, conoscitore profondo di ogni angolo della città. Il suo voluminoso “Milano in mano” (steso con Silvestro Severgnini e più volte riedito da Mursia), per Dino Buzzati era “ritratto storico, amabile e saporita conversazione, romanzo, potente invito a fare una quantità di bellissime cose… attraversare per esempio il capoluogo lombardo, ammirando monumenti, teatri, palazzi patrizi, piazze, musei, chiese, monasteri, archi, la stazione Centrale, i navigli, la Torre Velasca, i circoli, le fabbriche, ricordando i salotti letterari, i personaggi, i moti, le dominazioni straniere… 

Don Lurio
Una guida, un libro indispensabile per chi ama Milano e voglia scoprirla sempre di più. Per scriverlo, Guido fece anche lunghissime camminate dal Duomo alla Darsena, dagli scali ferroviari al Ticinese, per rintracciare le sopravvivenze storiche, i resti della Pusterla dei Fabbri, che tante polemiche suscitò in consiglio comunale all’epoca della decisione di demolirla. Nato nel ’24 da genitori toscani, figlio di Sabatino, che fu docente universitario, scrittore e illustre autore teatrale, amato da grandissimi attori, tra cui Ermete Novelli, Ermete Zacconi, Emma Gramatica; da proprietari di sale, critici teatrali (che poi lo ebbero nelle loro file), dalla borghesia lombarda... Morì a Milano nel ’51. Guido aveva ereditato dunque la vocazione da lui e come lui divenne popolarissimo.

Cortile sul Naviglio Grande
Le pagine che ha scritto sono migliaia.
Meticoloso, appassionato, instancabile nell’investigare la città, raccontandola nei minimi particolari ne “I cortili di Milano”, “In Liberty Milano e la Lombardia”, “Navigliando”… , “Storia e storie di Milano”…”. ”Milano in mno” è anche utilizzato dagli studenti per le ricerche, tante sono le notizie precise e dettagliate che contiene. La sua prima opera fu una autobiografia romanzesca, che parlava della fuga in Svizzera e della sua vita nel campo profughi: uscita nella Medusa mondadoriana, venne premiata come opera prima al Premio Bagutta. Seguì “La prova del nove”, ancora con Mondadori. Raccontò i suoi anni lontani ne “I verdi, i viola e gli arancioni”, pubblicato nel ’79 sempre dalla casa editrice di Segrate (nel libro sfilano Hemingway, Faulkner, Thomas Mann, Elio Vittorini, Marco Moretti, Georges Simenon, Italo Cavino….). Fu amico di Primo Levi e lavorò sui suoi libri, compresi quelli meno noti.La sera in cui Guido morì telefonai al figlio Fabio, persona gentilissima, cordiale, sincera: “Ci dava amore, ma avevamo anche discussioni animate, perché aveva un bel caratterino”. Guido non aveva peli sulla lingua. Quello che aveva da dire lo spiattellava e a volte anche in modo brusco. La sera della presentazione del volume della Celip “Milano venticinque secoli di storia” allo Spazio Prospettive d’arte di via Carlo Torre di Dabbrescia, rispose a muso duro a Don Lurio, che aveva detto una battuta banale. Al termine della serata Don Lurio gli scrisse una dedica sulla pagina bianca del suo catalogo, gliela consegnò con un largo sorriso che sciolse l’episodio. Guido era un uomo libero, non accettava condizionamenti. Laico, con attenzione alla cultura ebraica. 

Enzo Biagi e Partipilo a sin.
Lontano dai partiti politici (una sola volta cedette al Partito Socialista, “perché glielo avevano chiesto, non ricordo se Aniasi o Tognoli”, ricordò il figlio Fabio che grazie al papà aveva conosciuto Milano in lungo e in largo. “Mi portava con sé nelle sue peregrinazioni. Indagava, fiutava, scopriva e raccontava. Ogni occasione era buona per visitare luoghi, per incontrare persone disposte a svelarsi. S’imbarcò sulla “Viscontea”, il natante che portava i turisti in gita sul Naviglio Grande, dalla darsena a Gaggiano e oltre, per osservare ancora una volta le cascine (la Guardia di Sopra, la Guardia di Sotto…), anima e fulcro del lavoro contadino, le ville, i castelli, i prati ben pettinati che si offrono agli amanti della bicicletta. In “Milano in mano” se ne trovano alcune: La Gobba, la Cassina de’ Pomm, la Pozzobonella.  Roberta Cordani, che come la mamma, purtroppo da molto defunta (la ricordo sorridente, gioviale, elegante nel linguaggio, nel comportamento), è una donna deliziosa, ne parla spesso con entusiasmo e affetto, e anche con commozione. Nicola Partipilo, un barese di poche parole, schivo, avaro di elogi, che tanti anni fa, prima di diventare libraio e poi editore, aveva percorso Milano in bici per la consegna dei libri a domicilio (appena arrivato dalla Puglia, fra i tanti lavori fece anche il commesso di libreria), quando parla di Guido Lopez diventa loquace. “Nel mio esercizio, che accolse Gianni Brera, Enzo Biagi, Carlo Castellaneta, Giuseppe Pontiggia, Empio Malara, l’architetto che ha scritto tanto su Milano e ha una lunga militanza nella difesa dei navigli, era di casa. Come lo era Alberto Lorenzi, che per la Celip scrisse “I segreti del varietà”, con introduzione di Wanda Osiris. Piero Lotito, valente cronista del “Giorno”, dove si occupava prevalentemente di cultura, aveva intervistato più volte Guido Lopez su Milano e aveva per lui una stima illimitata, come del resto tantissimi giornalisti, a cominciare da quelli di “Repubblica”, quotidiano su cui pubblicò articoli memorabili. Fu anche, dal ’71 al 2002, presidente dell’Università Popolare di Milano.








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