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mercoledì 3 giugno 2020

La quarantena ha sviluppato la fantasia


Calamaio cinese in porcellana bianca di G. Radice
I TANTI MODI DI AMMAZZARE LA NOIA DURANTE GLI  
ARRESTI DOMICILIARI





Chi ha rivisto le sue collezioni; chi ha

scritto un romanzo; chi ha realizzato

casette per gli uccelli; chi ha rimesso

in sesto una bicicletta sgangherata; chi

ha fatto cinquanta volte il giro delle

stanze di casa e ha visto i film di John

Waine.








Franco Presicci
Il bravissimo Aldo Cazzullo, inviato e editorialista del “Corriere della Sera”, nel suo libro “Metti via quel cellulare”, rivolto ai suoi figli, dice tra l’altro che non ne può più di quell’aggeggio onnipresente addirittura in pizzeria. E’ un problema di tutti.
Disegno di Piero Lotito
Nelle ore libere dallo studio mia nipote se ne sta seduta sul divano a guardare non so che cosa sul telefonino. Sentendo scoppiettare le sue risate, credo siano cartoni animati forse giapponesi. Io non la rimprovero, perché sono il nonno e non ho questo compito. Ma un giorno con il solito tono bonario le ho chiesto se qualche volta quello strumento non le venga a noia. Mi ha risposto di no, perché le dà la possibilità di cambiare pagina gustando le bellezze di un paesaggio, come il lago di Como con un piroscafo che lo attraversa o di apprendere come si prepara un piatto particolare. Il “coronavirus” ha reso indispensabile questo simbolo dei tempi che viviamo. La clausura è stata vissuta male da tante persone, che, non potendo andare al bar o al circolo per una partita a scopa o a tressette, chiamavano l’amico e si confidavano.

Scultura di piombo
L’ho fatto anch’io, che pure, oltre a scrivere per assolvere il mio impegno morale per “Minerva news”, ho rispolverato un hobby che avevo abbandonato da tempo: le “sculture” di piombo. Il mio amico Gianfranco Radice, persona colta, curiosa, titolare di una collezione di libri di ogni genere anche antichi, di etichette di bottigliette di profumi, di ventagli grandi quanto flabelli d’Oriente e quant’altro, ascoltando la confidenza non si è meravigliato. E mi ha chiesto di spiegargli il procedimento: “Metto dei pezzi di piombo in un tegamino, li lascio sciogliere su un fornello e rovescio il contenitore in un recipiente semipieno d’acqua; quindi interpreto il risultato: un tronco d’ulivo o un’ala di farfalla. In passato ne facevo tante anche per mostrare il “fenomeno” ai ragazzini che con i genitori venivano a trovarmi. L’dea baluginò negli anni 60, quando mi ricordai che il giorno di San Paolo a Taranto – potevo avere una dozzina d’anni – sull’argomento fui erudito dalla nonna, prodiga di particolari: aggiunse per esempio che la forma emersa avrebbe indicato il mestiere che avrei fatto da grande: il contadino. Riprendendo quel passatempo da sigillato in casa, mi sono divertito e ho accumulato oggetti da regalare a Natale.

Presicci in un disegno di Lotito
Ah, ho anche letto un volume sulla storia dei viaggi in treno,


Casetta per gli uccelli

contemplando le immagini di passeggeri altezzosamente seduti in prima classe con il cappello a cilindro e “papillon”, di fianco a signore con gonne a campana e linea morbida e cappelli con guarnizioni di fiori. Il mio amico Antonio ha trasformato uno dei suoi due box in falegnameria e ha costruito parecchie casette per gli uccelli. E siccome ci ha provato gusto è rimasto incollato al bancone e continua a fabbricare. “Sempre meglio che stare con le braccia conserte davanti alla televisione ad ascoltare le tiritere dei “signor so tutto”. “L’idea mi piace – ho osservato - ma se fai tutti questi ricoveri per volatili, diventa un problema di spazio”. “Ci ho pensato.

Cavatappi figurativo eseguito da Osvaldo Menegazzi
Vado al Parco Nord e appendo i “rifugi” agli alberi in punti nascosti per consentire ai possibili abitanti una certa riservatezza. Al Parco ci sono sedili, campi da bocce, piste ciclabili e tante altre cose, ma nessuno si è preoccupato di predisporre questi ripari per il periodo invernale. Il ‘covid 19’ ha stuzzicato la fantasia”. E ha reso bollenti gli apparecchi telefonici, fissi e portatili. Ho trascorso più ore al telefono in questi mesi che nel resto della mia vita. Cataldo mi ha spedito un video commovente: il matrimonio, celebrato il primo giorno di “apertura”, e il ricevimento in un b&b della figlia di una coppia di amici che non vedevo da quarant’anni. Che bello assistere alla solennizzazione di un amore attraverso il telefonino!
L’ho detto a Saverio N., che, insofferente agli arresti domiciliari, ha impiegato il suo tempo passando in rassegna la sua collezione di cavatappi. “Ne ho di diversi tipi: uno con il manico a becco di uccello, un altro a cappello da prete a tre spicchi; e cavatappi sormontati da una specie di topo o di gatto: cavatappi figurativi molto simpatici. E ho anche cavatappi tascabili. Esistono cavatappi di grande valore, che io non posseggo, perché le mie finanze lasciano a desiderare. Ne vorrei avere uno con la ‘testa’ in metallo a forma d’aquila o di pesce. Ho anche letto la storia, dei cavatappi. 

C’è arte nella fattura di tanti di questi arnesi così utili alla nostra vita quotidiana. C’è chi mi prende in giro, ma allora che dire di quelli che collezionano bottoni? O menù? Ne ho visti, da qualche parte: alcuni eseguiti per le grandi occasioni, e sono davvero raffinati. In una “brochure” dell’Accademia italiana della cucina ((‘Un secolo di menù italiani’) si ammirano anche quelli approntati per i pranzi di Vittorio Emanuele III e della Regina Elena in una loro visita a Parigi nel 1903. Certo, occorre passione a raccoglierli, e di fronte alla passione non si discute”. 

Piero Lotito
Il mio amico Piero Lotito, giornalista e scrittore egregio, ha ritoccato i suoi romanzi, ne ha cominciato un altro, ha eseguito interessanti disegni e rivisto quelli degli ultimi anni, a cominciare dai ritratti caricaturali dei nostri colleghi. Quando lavoravamo, nonostante le scarpinate alla ricerca di notizie, avevo messo su un po’ di pancetta e lui mi ha raffigurato come una mela; e siccome fumavo i toscanelli, mi ha messo fra le labbra una specie di sigaro da Al Capone. Devo essere per lui un soggetto facile, perché al tempo della cattura di un famoso “boss”, mi ha… colto in un trullo con la scritta: “Arrestato ieri…”. E naturalmente ha incrementato le sue letture. Non gli ho chiesto i titoli, ma io ho ripercorso per la terza volta “Fontamara” di Ignazio Silone, per la seconda la vita e le imprese di Joe Petrosino, che a New York combattè la Mano Nera, e “Il processo Vidocq, nell’800, re delle evasioni francese e poi, per un periodo, comandante della Brigata della Suretè. Luigi Bazzani, che per anni ha guidato prima i tram e poi i metrò, come sempre si leggeva dalla prima all’ultima pagina il “Corriere” e faceva i “puzzle”; e poiché è un patito della corsa e della bicicletta, non potendo andare come nei giorni normali sino al Parco Nord, faceva un giro tra i viali del condominio. Pietro Carrideo,75 anni, abilissimo nel fai da te, ha potato le piante del suo lenzuolino di terreno, restaurato le persiane, sbloccato la serratura della porta blindata di casa, rimesso a posto un tiretto della scrivania, rivisto qualche film western con Joan Waine e “L’albero degli zoccoli” di Ermanno Olmi. E ha litigato con la moglie Lidia, riconciliandosi subito in nome dell’amore che li lega. 

Mulinelli mediatici bipolari di Lotito
Virgilio A., incoraggiato, istruito e aiutato dalla signora, si è messo a fare lavori in punto croce (centrini, tovaglioli, eccetera). Sergio C. (“Niente cognome, io sono Nessuno”) in cantina aveva una vecchia bicicletta acquistata nel 70 alla Fiera di Senigaglia, mercatino delle pulci attivo fin dall’Ottocento nel quartiere Ticinese (io lo visitai l’ultima volta sulla darsena). Geloso com’è delle sue cose, la teneva appesa al chiodo, sordo alle sollecitazioni della moglie a disfarsene, perché ormai un trabiccolo. Approfittando del divieto di uscire, gli ha voluto ridare una vita nuova, servendosi anche di pezzi che conservava qua e là. “Sembra quasi nuova. L’ho cavalcata fino a piazza Belloveso, a Niguarda, e mi ha inorgoglito. Quando la usavo per andare in azienda cigolava, adesso non più”. Bene, le due ruote sono tornate di moda. A Tonino P., 70 anni, hanno chiesto in prestito il suo Jack Russel, cane vivace e amabile, non avendo alcuna giustificazione per farsi quattro passi. “Io naturalmente ho rifiutato anche perché avrei fatto offesa al mio gioiello, che, permaloso com’è, non me l’avrebbe perdonata”. Insomma, la pandemia ha ucciso tante vite umane, diffuso paura e sofferenze, ingolfato gli ospedali, imposto la segregazione e la gente si è ingegnata. Ma tanti si sono scoraggiati, sognando il momento della libera uscita. Nel nostro condominio e in vari altri a ore fisse un giovane, per sollevare lo spirito, spargeva musica dal balcone, la gente si affacciava, sbandierando il tricolore e applaudendo. Gli anziani si eccitavano quando toccava alle canzoni napoletane o a quelle di Aznavour e di Edith Piaf. Ora il “virus” a quanto pare si va spegnendo e nutriamo la speranza che perda completamente la sua energia.















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