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martedì 8 giugno 2021

La magia di un grande fotografo


Cataldo Albano
 

IL TARANTINO CATALDO ALBANO

RITRAE LA BELLEZZA DI VERONA

Ha raccolto le sue immagini in un

libro, il cui ricavato è destinato

alla Casa della Giovane, una onlus

con sede anche nella città veneta,

dove ospita e aiuta tante ragazze

sfortunate.

 

 

 

Franco Presicci

Copertina del libro

Due città: Taranto, con i due mari, il ponte girevole, il borgo antico, i tramonti da sogno…; Verona, detta la Firenze del Nord, scelta da Dante come asilo forse per la somiglianza con la sua città. Questi due gioielli sono nel cuore di Cataldo Albano, che ha avuto la culla nella prima e ha la residenza nella seconda. Vivendo in una, non trascura l’altra. In entrambe trova motivi di ispirazione per le sue foto, davvero magistrali. Con la sua macchina fotografica coglie i panorami e i particolari; entra nelle chiese e punta l’obiettivo sull’ambone, sul battistero, sul pulpito, sul ciborio, sul rosone, sul presbiterio…; percorre una via o una piazza e ritrae l’edicola, i negozi, le facciate colorate, una fontana, una statua, una bicicletta addossata a un muro… Verona, un salotto signorile e deserto per colpa d’un cecchino che pare quasi sconfitto. Questa volta dunque Albano ha ritratto la Verona del silenzio: la città con le strade deserte, come imposto dal coprifuoco ovunque: la città con la gente in clausura come monache salmodianti, e pur sempre elegante, bella, affascinante, luminosa. “Verona è un passaggio obbligato, un semaforo d’Europa”, ha scritto Cesare De Marchi. La città con piazza Bra con le aiuole al centro; piazza dei Signori, sorta nel Medioevo; piazza delle Erbe, in cui 2000 anni fa c’era il foro della città romana e per secoli fu fulcro politico ed economico”.

L'Arena
Verona, città sublime, tranquilla, storica; la città dell’Arena, uno dei maggiori anfiteatri romani sopravvissuti. Cataldo Albano vi si trova a suo agio. Ovunque metta piede trova un monumento da glorificare, architetture, fregi, un paio di colombi che tubano su un cornicione o volano da un tetto ad un altro. Ha ripreso la città bagnata dall’Adige forse ascoltando l’eco della canzone dialettale “Voria cantar Verona”, ha scritto don Maurizio Viviani nel libro che raccoglie queste immagini e il cui ricavato è destinato alla casa della giovane, onlus internazionale con una sede a Verona (accoglie le ragazze sole, abbandonate e le aiuta fra l’altro nel percorso verso la nascita di una nuova vita). Il brano – sempre don Maurizio – ha celebrato la città che si erge sul bordo della pianura padana… Ha cantato questo gioiello d’arte conosciuto in tutto mondo. Cataldo, fotografo “per schietta passione e per diletto artistico, ha cercato più volte di scoprire e di celebrare a suo modo la città di Giulietta e Romeo. La raccolta delle sue immagini è la sintesi, realizzata nei giorni della pandemia, delle preziosità di Verona dal crepuscolo sino al buio inoltrato. Con le sue panoramiche e i suoi dettagli catturati con una sensibilità intensa, con una capacità non comune di immergersi nel soggetto prescelto: le piazze, come le agorà dell’antica Grecia o il foro romano, per molti luoghi alternativi alla casa, come il circolo, il caffè… sono gli spazi in cui la gente si raccoglie, protesta, discute, passa il tempo, si ribella, sono per Aldo e la sua macchina fotografica alimento indispensabile, scenografie spettacolari, abbiano o no porticati, fontane, negozi di lusso, ritrovi di lusso…
 
Cataldo Albano,Francesco Lenoci,Andrea Dolci

Ed ecco nel libro, presentato da Francesco Lenoci, vie e statue, muri graffitati, ponti… Verona Aldo, che si può degnamente definire artista, se la porta nel cuore. Tutto gli piace della città, comprese le storie. Verona fu la sede periferica del re longobardo Alboino - aggiunge De Marchi – “ma nel palazzo forse non c’erano abbastanza bicchieri, dato che il sovrano impose alla moglie Rosmunda di brindare in un teschio, quello del padre, fatto fuori da lui”. Matteo Bandello, per molti esperti il più rilevante novelliere del Rinascimento, disse che poche città possono dirsi superiori a Verona. “Mescolata e impura – giudizio di Guido Piovene – Verona è vibrazione, è irradiazioni, è colore, arte divenuta paesaggio e confusa al paesaggio, miraggio di città romantica. Verona fu romana, gota, poi bizantina e longobarda”. Quanta storia e quanta arte! Per questo Aldo ha scelto la città dell’amore come suo domicilio, di cui rendere testimonianza per mezzo del suo strumento magico? Può darsi. Certo dalla sua città natale non è fuggito.

Bar - Ristoranti chiusi
Perchè avrebbe dovuto? Taranto ha le sue doti, le sue pregevolezze: i due mari, decantati da poeti come Orazio e Virgilio e arrivando fino a noi da Diego Marturano, Alfredo Lucifero Petrosillo, Alfredo Nunziato Majorano, Claudio De Cuia, Nerio Tebano… e dai contemporanei, che hanno tanti meriti, anche quello di aver raccontato la città e la sua storia, i personaggi di una volta e gli ambienti con passione e purezza di stile, come Giacinto Peluso. Taranto ha i suoi edifici storici, i suoi colori, lo spettacolo del tramonto del sole sul Mar Grande, alle spalle del Castello Aragonese, un orgoglio della città. Albano torna spesso a Taranto e un paio di anni fa è tornato per riprendere le sue perle con scatti eccezionali che poi ha esposto nella galleria del maniero, con la presentazione di Francesco Lenoci, che lo segue ovunque, avendo anche lui la passione per l’arte e per i vagabondaggi culturali. Ho scritto più volte di Bar Ristoranti chiusi Cataldo Albano, sapendolo sempre a caccia di angoli di storia, di rigorosa architettura, di bellezza particolare, di cui sono ricche Verona e Taranto, regina dello Jonio. “Taranto vive tra i riflessi, in un’atmosfera traslucida adatta a straordinari eventi di luce”, ha scritto Guido Piovene, che ha assistito come a uno spettacolo ai suoi tramonti. Quello sfolgorare rapisce il fotografo ambulante che si lascia cullare dalla sua vocazione, che lo spinge a Matera, per riprendere i sassi e non solo, alla Bimare, per cogliere appunto la luce, l’atmosfera, le case di Mar Piccolo, il giardino delle cozze, l’orologio di piazza Fontana (‘U relògge d’a chiàzze”, toccante poesia di Diego Marturano), il faro di San Vito, l’anello di San Cataldo...
 
Controllo della Polizia
E’ instancabile; ha una fantasia fertile, il passo veloce. Ama vivere nell’arte, penetrarla. Si emoziona davanti a ogni pregio di una chiesa: un arco rampante, un doccione, una strombatura, una lunetta, un pilastro a fascio, magari i banchi con i fedeli in preghiera e il prete che celebra la Messa… Si bea di fronte a questi elementi. E a Verona trova di che nutrire la sua ansia di bellezza. Come a Taranto, dove è probabile che porti Verona, nella stessa galleria che ospitò Matera e la Bimare. “Non vi è dubbio – ha scritto Lenoci – che Cataldo Albano sia innamorato di Verona, la fatal Verona, la città, dove ha messo su famiglia e curato diversi interessi, tra cui l’amata arte della fotografia. “Il 25 ottobre del 1919 io e Cataldo Albano eravamo in piazza dei Signori… Loggia Vecchia, dove sette secoli prima era stato Dante; e lui ha declamato versi del Poeta sui Capuleti e i Montecchi a Verona, in cui è ambientata la storia d’amore più famosa nel mondo. La storia-simbolo dell’amore”.
 
Cataldo Albano pronto allo scatto
Quelle di Cataldo Albano che spaziano nel libro – ha aggiunto – non sono semplici immagini, ma immagini del silenzio. E il silenzio non può non essere accostato alla musica, come scrive Caterina Cavallone nel racconto intitolato “Il silenzio e la musica”. Nelle foto di Aldo il silenzio è visibile. Noi preferiamo le piazze piene di voci, anche quelle dei venditori di palloncini colorati che attirano i bambini, o di granturco per far accorrere i piccioni che si posano perfino sulle spalle della gente; e quelle dei vecchi con i volti seminascosti dietro una cortina di fumo che esce dal camino della pipa. Le piazze animate, le piazze che a volte innalzano il gran pavese. Sono visioni che attraggono l’obiettivo di Albano, sempre vigile, sempre pronto allo scatto. Lo immaginiamo nel sul suo girovagare alla scoperta di angoli sconosciuti. L’abbiamo visto all’opera, Albano: alle presentazioni del Festival della Valle d’Itria al Piccolo Teatro di Milano, spaziando fra i relatori, il cortile, i manifesti degli spettacoli già andati in scena, il pubblico, la policromia dei prodotti tipici di Martina Franca al termine dell’illustrazione del programma. Lo abbiamo visto sbucare all’improvviso dal pubblico o da una sala vuota e cogliere il presidente Franco Punzi mentre esalta la bellezza della sua Martina Franca, che d’estate è inondata dalla musica, mentre un regista, un cantante, un semplice turista camminano con il naso all’insù per ammirare un balcone spanciato. 

Intervento di Franco Presicci da Milano

 

L'intervista di Studio100 a Cataldo Albano, in occasione della Mostra "Taranto 2 Mari 1 Anima", presentata presso la Galleria Meridionale del Castello Aragonese a Taranto.


VIDEO PRESENTAZIONE OPERA:VERONA IMMAGINI DEL SILENZIO

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