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mercoledì 4 maggio 2022

Alberto di Monaco in Puglia

HA VISITATO ANCHE IL NEGOZIO

DI FISCHIETTI DI MARIA MATARRESE

Alberto di Monaco nella bottega di Maria Matarrese

Ha compiuto un giro lungo:

da Alberobello a Canosa; da

Trani a Terlizzi, per poi

andare a Matera a visitare i

Sassi.

Ovunque è stato accolto

festosamente. 

Maria ha esclamato:

“’U princepe ind’o negozzie

megghie!”.

 

FRANCO PRESICCI

“Beautiful”, deve aver esclamato il principe di Monaco appena entrato nei giorni scorsi nella bottega dei fischietti di Maria Matarrese, ad Alberobello.

Si è guardato intorno, ha osservato a uno a uno i soggetti esposti nei lunghi scaffali e in quella sorta di alcova che fronteggia l’ingresso si è trovato di fronte a una folla di carabinieri, severi, mustacciuti, impettiti, orgogliosi della propria uniforme, e un po’ più in là la banda dell’Arma nell’atto di suonare l’inno di Mameli, quasi in onore del sovrano. Immagino la gioia di Maria, regina di quel regno così ben popolato, con “personaggi” di spicco: Vittorio De Sica, Roberto Benigni, Aldo Fabrizi, l’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano, sua emittenza Silvio Berlusconi, realizzati con divertente ironia; e poi esemplari della vita quotidiana, e gli animali, tra cui il gallo che giostra con il vento, un simbolo, superbo, tutto preso dalla sua posizione di dominatore del pollaio.

 

Tutti elementi rivestiti di colori squillanti, senza sfumature: i colori dei fiori, naturali, esaltati in questa deliziosa sintesi di acqua, terra, fuoco, maneggiati da abilissimi figuli soprattutto di Rutigliano, dove ogni anno si svolge la saga del fischietto, con decine di bancarelle allineate nelle vie principali della città in provincia di Bari. E nella bottega di Maria Matarrese sono presenti tutti gli esemplari che negli anni hanno vinto quella sagra nazionale. 

Alberto di Monaco ha fatto domande su questi fischietti, sorti dal desiderio dell’uomo di dar luce e forma ai suoi sogni; e Maria, che adora questi oggetti e non ignora la dinamica della loro trasformazione dalla materia, l’argilla, al manufatto, opera di veri artisti, ha risposto con il suo solito entusiasmo, per nulla sopraffatta dall’emozione di avere di fronte una personalità così alta. E l’ha anche accompagnata a vedere le sue stoffe pregiate, il trullo, facendolo salire sul terrazzo ristretto fra cupole di trulli, da cui si vedono altre costruzioni a cono di gelato. Il principe sorrideva, sembrava ammirare questa donna volitiva, cordiale, ospitale, generosa, che gli parlava in modo quasi confidenziale. “Quando l’ho visto stagliarsi sulla soglia – dirà poi Maria a chi le chiedeva particolari – mi è sembrata una faccia conosciuta, ma non riuscivo a metterla a fuoco.. Quando poi ho capito chi era non credevo ai miei occhi.

‘Madonna maie, ‘u principe!”. Le batteva il cuore, ma ha saputo controllare la sua emozione e ha accolto la figura regale con tutta la grazia di cui è capace. Poi il principe é uscito per altre mete, per altri paesi della Puglia, dotati di fascino irresistibile. Ogni città, ogni paese ha le sue attrattive. La Puglia: un sogno, terra policroma, luminosa, calce e pietra, architetture solenni, facciate biancolatte, simboli misteriosi sulle case a cono di gelato principe… Ne ha viste di bellezze, il principe nel suo giro in Puglia, in cui ha visitato Terlizzi - che fu possedimento della sua famiglia - dove ha scoperto la targa stradale con la scritta “Terlizzi, sito storico Grimaldi” e ha quindi visitato la chiesa nella quale è sepolto un suo avo. Da lì a Canosa, che spazia a un tiro di schioppo dall’Ofanto, di cui parla il poeta venosino Orazio nel libro IV delle “Odi”, a Barletta, Andria, Trani, Castel del Monte, che fu indicato come “un mare di pietra” da un viaggiatore tedesco; a Barletta, con gli alti campanili avvolti dal profumo del mare. Qua e là sono state scoperte altre targhe con cerimonie festose.

Dopo la Puglia, Matera, i Sassi. Ovunque è stato ricevuto affettuosamente, come un figliolo che prova la nostalgia del ritorno. “E’ come essere a casa”, ha esclamato l’illustre ospite. Ne avrebbe da raccontare, adesso, se ne avesse voglia. E nei suoi ricordi troverebbe spazio forse anche il “feudo” dei fischietti di Maria Matarrese, già ampiamente frequentato da turisti di ogni sorta e razza di ogni Paese, cinesi soprattutto. Alcuni di questi sono diventati suoi amici, che l’hanno invitata in Cina, dove Maria si è recata parecchie volte. Un sindaco le regalò il kimono della mamma defunta, giornali e televisioni di quella nazione così lontana sono andati ad Alberobello, patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco, a realizzare servizi nella bottega di Maria¸ e sugli scalini che portano alla chiesa a trullo, di fronte alla quale si apre l’attività di questa signora bassina e briosa, che parla volentieri più l’adorato dialetto che la lingua di Dante e che nel maggio del 2012 ha persino recitato in “Beautiful”, il famoso sceneggiato televisivo che coagula davanti al piccolo schermo milioni di persone. 

La telecamera la riprese per diverse ore nella sua abitazione: Maria che offriva il caffè a due sposini; Maria che sfaccendava in cucina, metteva in ordine la casa, spolverava, ascoltava la radio, spiegava la funzione della camastra, quella catena che scendendo lungo la gola del camino regge il paiolo… “Il 10 aprile anche una tivù giapponese, la Nkh, era venuta nel mio negozio per filmare non soltanto i carabinieri, ma anche le diverse figure della vita e gli animali in terracotta. Erano tre operatori e una guida. E il 10 ottobre un’altra emittente nipponica, che è tornata il 30 per realizzare un servizio dopo il sopralluogo”. Il rapporto con i cittadini del Sol Levante è nato tantissimi anni fa. Un gruppo di turisti con gli occhi a mandarla entrarono, rimasero colpiti dall’ambiente e da allora il flusso si è ingigantito.

Maria Matarrese mostra De Sica

“Insomma il mio negozio di via Monte Pertica 9, ad Alberobello, in Giappone è noto”. E un giorno gli stessi occhi a mandorla sono comparsi su quella scalinata e hanno organizzato una festa in onore di questa donna gentile che per l’occasione ha indossato il kimono. Maria merita tutto questo. Lo ha ottenuto con una grande capacità, con una forte volontà, con un’intelligenza viva. Poi ha lasciato la conduzione alla figlia Claudia, giovane e bella, acuta come la madre. Le ha trasmesso la titolarità, ma tanti clienti cercano sempre lei, che ha molte cose da dire, anche sulla storia dei fischietti, sull’arte della terracotta, sui figuli, sulle loro opere e sa raccontarli senza enfasi, con pazienza, e chi ascolta comprende l’amore che lei ha per questi manufatti antropomorfi e zoomorfi. Piacevolissimi nella loro ironia quelli ispirati dalla vita di ogni giorno: il netturbino, il farmacista, il vigile urbano, il prete, il sacrestano. Spassosi l‘ex presidente del Consiglio Mario Monti in abito vescovile e Roberto Benigni colto nella sua buffa risata. 

Sa tutto anche sugli autori, come Filippo Lasorella e Vito Moccia, vincitore tante volte del primo premio al concorso di Rutigliano. Sono passati diversi anni da quando sono stato l’ultima volta nella bottega di via Monte Pertica, che sul lato destro dell’ingresso ha un’opera di Vito Moccia: una famiglia in vacanza con un’auto carica di bagagli. Un ottimo manufatto, come tutti quelli di Moccia. Poi all’interno trovi o 9 mila fischietti di ogni dimensione , “frutto – come scrisse nell’87 Leonardo Mancino, direttore didattico, scrittore e poeta – “… della millenaria tradizione operaia dell’industria umana dell’applicazione artigianale ‘vascolare’ che direttamente collega i soggetti viventi all’anima del territorio di appartenenza, sanno di natura e di ‘storia elementare’, di trasparenza e di incanto, di scolpita semplicità, di richiamo costante ed ancestrale alla cultura popolare”. A volte sento Maria, che mi informa su quanto avviene dalle sue parti e mi manda immagini anche sulle giornate di neve. E’ stata lei a dirmi della visita del principe di Monaco, della curiosità dei turisti in via Monte Pertica che hanno subito riconosciuto la personalità che aveva alle spalle un lungo sciame di turisti e persone del luogo. Mi sarebbe piaciuto intervistarlo sulla Puglia, sulle case incappucciate, sul Trullo Sovrano, su quella folla di fischietti, tra cui Vittorio De Sica, Antonio Di Pietro e quell’opera che mostra il naufragio della prima notte, con la sposa addormentata e il marito con gli occhi stravolti verso il soffitto; o il prete che fa il bagno nella tinozza con il tricorno in testa. L’ospite si sarà sicuramente divertito. E Maria ne parla con soddisfazione, ripetendo: “’U princepe ind’u negòzzie mègghie!”.






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