Pagine

Print Friendly and PDF

mercoledì 25 maggio 2022

Elogio di una città che non sta mai ferma

Francesco Liuzzi con la moglie Chiara Mazzoccoli

UN ALLEVAMENTO DI

LUMACHE CHE SORGE,

CRESCE E MUORE PER

COLPA DELLA SICCITA'.

 

Nel 1999 nella masseria 

“La Pizzica” della famiglia

Piangerino, si svolse un

convegno, che stimolò alcuni

giovani di buona volontà a

impegnarsi in questa

attività, che non va svolta

con leggerezza.

 

 

Franco Presicci


Fino al 2001 la culla delle lumache in Puglia era a Crispiano, cittadina in provincia di Taranto, ricca di iniziative realizzate sempre a regola d’arte. Ad avere l’idea era stato il dottor Francesco Liuzzi, che all’età di cinquant’anni aveva perso il posto di lavoro perchè l’azienda in cui lavorava aveva chiuso definitivamente i battenti; e siccome in queste situazioni se non spremi il cervello sei perduto, il dottor Liuzzi, pensa e ripensa, si impegnò con coraggio e determinazione in questa lodevole impresa, denominandola “L’oasi delle chiocciole”. 

Campo allevamento chiocciole
“Una novità assoluta per il Tarantino”, commentava con il suo solito entusiasmo Michele Annese, profondo conoscitore della sua terra. Liuzzi, persona amabile e concreta, seria e preparata, laurea in Sociologia, la allestì su un terreno preso in affitto dall’enologo Vito Luccarelli. Furono in molti ad andare a visitarla. Io stesso, stimolato anche dalla curiosità di vedere come fosse fatto un allevamento di lumache, accettai volentieri l’invito. E Liuzzi mi spiegò dettagliatamente come mettere su una dimora di lumache, come proteggerla dai pericoli e come assicurarle la continuità. Lo spazio era rettangolare, erboso, incastonato in un’ampia campagna con qualche casupola lontana. 
Franco Presicci,Francesco Liuzzi,Chiara Mazzoccoli
Nei primi due anni l’attività andò a gonfie vele, producendo parecchi quintali di lumache (anche perché i campi erano aumentati, diventando 33), che venivano mandati ai migliori ristoranti di Martina Franca, Locorotondo, Ostuni, persino a San Giovanni Rotondo, dove per la sagra del paese venne fornito un quintale di delizie. Il dottor Liuzzi partecipava a tutte le sagre affollate e importanti, e a solennità rituali e rinomate. Il suo ostello di lumache destinate alle pentole più esigenti era apprezzato e richiesto dappertutto. Alla festa della Madonna della Neve, il 5 agosto del 1999, lui e sua moglie Chiara Mazzoccoli arrivarono, nel punto in cui il municipio crispianese guarda la chiesa patronale, con i loro contenitori pieni di “escargot”, non so più se cotti alla Bordeaux o alla Bourgogne o alla “parisiènne”, oppure alla maniera delle nostre nonne, che erano maestre dei fornelli, arte che trasmettevano alle figlie volenterose. Il mollusco, appartenente alla famiglia dei gasteropodi, era squisito ed erano in molti a dirlo ad alta voce. Era servito in una coppetta bianca personalmente dal coltivatore. Poi nel 2001 la siccità fece un disastro e l’”Oasi delle lumache”, che era stato depredato dai ladruncoli. si trasformò in un sogno svanito. Lo ricorda, Liuzzi, un pomeriggio nell’ufficio di Annese nella biblioteca di Crispiano, durante un’intervista, in cui tra l’altro mi comunicò che il suo allevamento si era ingigantito, e lo fece senza atteggiamenti trionfalistici, ma con i suoi soliti toni bassi e un pizzico di soddisfazione che lo rendono più simpatico.
insegna del convegno  
Pasquale Miccoli,Antonio Gentile,Michele Annese, Oronzo Perrone,Luca Ficco e Franco Liuzzi     

Ed era sorridente, sempre nel maggio del 1999, al convegno, nella struttura rurale “La Pizzica” della famiglia Piangevino, sull’”Allevamento delle lumache da gastronomia in Puglia, situazioni e prospettive”. Un incontro molto interessante, al quale presero parte oltre 450 persone e sei relatori: Antonio Gentile,

 

commissario straordinario della Comunità Montana Murgia tarantina; Pasquale Miccoli, assessore all’Agricoltura del Comune di Crispiano; lo stesso Franceso Liuzzi, Oronzo Perrone, esperto regionale di elicicoltura; Luca Ficco, titolare dell’azienda “Tecnoelix” di Lecce (conservo una “brochure” e gli atti). Si parlò a lungo di lumache, tra l’altro un piatto tipico delle mense dei buongustai pugliesi. ”Ma purtroppo – sottolineò Ficco - il loro consumo si mantiene attualmente quasi esclusivamente concentrato in certi periodi dell’anno”. Questo perchè la specie di chiocciola “più fortunata” è la “Helix Aperta”, altrimenti detta “monacella”, che viene messa in commercio specialmente nel periodo estivo per il semplice motivo che solo allora forma l’opercolo, quella lamina bianca che si stende sulla bocca della chiocciola. “Quindi soltanto una vasta diffusione dell’altra specie, la “Helix Adspersa”, potrà ovviare all’inconveniente potendosi questa riprodurre in cattività con sistema a ciclo biologico completo”. 

Confezioni di chiocciole pronti per il mercato
Furono poi illustrare le fasi del processo produttivo, indicando l’accortezza da osservare nella scelta del terreno, che deve avere precise caratteristiche anche dai punti di vista climatico-ambientale e morfologico; nella concimazione della vegetazione; nella disinfestazione chimica; nell’introduzione delle chiocciole nei mesi ideali, che vanno da maggio alla prima quindicina di luglio. Il convegno, aperto da Michele Annese - solerte e appassionato direttore di “Minerva”, già segretario generale della Comunità Montana; dinamico, competente, accorto e colto direttore della Biblioteca Comunale “Carlo Natale”, in via Roma - prima, e per molti anni, che il luogo sacro venisse sconsacrato, lasciando a casa una quindicina di validissimi collaboratori - fu seguito con molta attenzione anche da molti giovani, alcuni dei quali espressero la volontà di dedicarsi a questa occupazione, prendendo lezioni da “maestri” della zona di Lecce, che da anni conducono ottimi allevamenti. Altri presero la parola per annunciare che la stavano già attuando nei loro paesi di appartenenza, e a tempo pieno, “perché – aveva avvertito un esperto intervenuto al convegno, l’allevamento delle lumache non è un’attività che si possa intraprendere per passare il tempo. Fu quella un’occasione di grande soddisfazione: La Puglia si stava muovendo, dimostrando volontà di fare, intelligenza, competenza.
 
Cestini di chiocciole
Al termine della manifestazione furono offerte lumache a tutti, al sugo o con aglio e prezzemolo. A due passi da me avevo una persona illustre e alla mano, ironica, molto apprezzata e amata a Crispiano, Francesco Paolo Liuzzi, di professione pediatra e sindaco del paese. Liuzzi mi esortò a sedermi di fianco a lui e mi stimolava a servirmi più volte: “Manìscete, pìgghietene ‘n’òtre, so ‘n’amòre”. ”Ma ho il colesterolo alto”, rispondevo. “La lumaca lo ammazza, il colesterolo, dagli addosso, coraggio! Fattelo dire da un pediatra”. E la gola vinse la prudenza. Il sindaco mi piaceva. La prima volta che lo conobbi eravamo a tavola in una masseria e, rivolto ad Michele, chiese sottovoce. “Ma ‘stu giurnaliste no’nge parle maje? Cum’è ca stè’ sembe citte?”. E Michele: “Vedrai la prossima volta”. Tornando al convegno, devo dire che fu per me molto istruttivo. Per esempio, appresi che la lumaca Helix contiene mediamente il 12 per cento di proteine di elevato valore biologico e un basso contenuto di grasso (0,9 per cento).
 
Come si è visto, scrivendo questo articolo ho dato ampio spazio al dottor Francesco Liuzzi e al suo allevamento di lumache. Encomiabile e sfortunato. L’ho sentito giorni fa ed era amareggiato, come lo sono le persone che vedono le loro opere ridursi in cenere non per loro colpa. La Regione avrebbe potuto dargli una mano. “Pensi che in Sicilia questi allevamenti stanno prendendo piede”. Non me la sono sentita di dirgli una parola di vicinanza, perché spesso queste parole vengono bollate come retorica. Ma da quel dialogo sono uscito sconcertato. Mi viene in mente che avevo raccontato a un mio collega del “Giorno”, Piero Borsotti, laurea in geologia, dell’impresa di Francesco Liuzzi, e lui, che nel tempo libero non riusciva mai a starsene con le mani in mano, e curava l’orto, creato per scopi didattici, della scuola della figlia, decise di mettersi a studiare per dar vita a un allevamento, in miniatura, prendendo esempio da Liuzzi. Non si dovrebbe mai lasciar morire un’opera dell’uomo che è costata sacrifici, impegno, fatica. La siccità ci viene dal cielo avaro di pioggia e quando arriva produce danni., provocando spesso lacrime e sangue. Quella di Francesco Liuzzi è stata un’idea bellissima, avviata in un momento particolare: la perdita del posto del lavoro. Per realizzarla non aveva chiesto niente a nessuno. Ricordo la sua contentezza quando invitò me e tanti altri a vedere il luogo in cui crescevano le sue bestioline e i commenti delle persone presenti. Un signore anziano continuava ad esaltarlo perché aveva installato questa “fattoria” nella città delle cento masserie. Crispiano è un paese laborioso, con la voglia di migliorare e realizzare. Quando Annese era alla guida della biblioteca vedevo tanta gente, giovani e vecchi, con il capo chino su un libro o un giornale. Gente che voleva arricchirsi dentro. Un esempio oggi è l’Università del Tempo Libero e del Sapere, direttrice Silvia Laddomada, dove si discute, s’informa, si costruisce, avendo sempre un pubblico attento. Sere fa ho ascoltato una conferenza dell’avvocato Tommaso Chisena su Moro. Ho sempre apprezzato lo spirito d’iniziativa di Crispiano (il presepe vivente, la sagra del peperoncino piccante, tutte le iniziate forgiate nella biblioteca: una fucina di idee). Ma non si può fare tutto e sempre da soli: una mano deve venire anche dall’esterno, soprattutto quando un edificio crolla, una conquista svanisce. Quel giorno del 1999, si respirava aria di ottimismo e me la portai fino a Martina, dove vado a villeggiare ogni anno. Adesso quell’aria, anche per altre ragioni, si è attenuata. E sono davvero dispiaciuto che quell’allevamento non ci sia più, anche se il mio dispiacere non risolve niente.












 

Nessun commento:

Posta un commento