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mercoledì 26 ottobre 2022

Una scrittrice in erba simpatica

IL SUO PRIMO LIBRO PRESENTATO

NEL MERCATO DI PORTA ROMANA

 

 

 

 

 

Durante la cerimonia aleggiava la

voce di Giorgio Gaber, che a quella

Porta di Milano dedicò una canzone.

Serata bella,  divertente, appassionante

 

Franco Presicci

Porta Romana bella Porta Romana: aleggiava l’altra sera nel mercato della zona la voce di Giorgio Gaber; mentre alle 18 la gente faceva la spesa fra peperoncini piccanti appesi fra luci policrome e cime di rapa e in un angolo andava in scena la presentazione di un bellissimo libro di Emma Sedini, “Risolatte a colazione”. 

Ingresso del mercato
L’autrice, una ragazzina di 22 anni, spigliata, velocista della parola, determinata, vulcanica, elegante, una coppola alla Enrico Montesano a “Ballando con le stelle” sui capelli biondi, sorriso aperto, dolce, schietto, che fioriva all’inizio delle domande e si spegneva al termine delle risposte. Che non sconfinavano mai ed erano sempre efficaci. Emma Sedini, per gioco, si definisce Giamburrasca, e non le crede nessuno. Tra il pubblico ha diffuso una ventata di simpatia: ha fatto ridere ed emozionare e anche divertire. Vuol dare l’impressione di essere un po’ sbarazzina, invece dev’essere scrupolosa e volitiva, studia “management per i beni culturali” alla Bocconi e tra un libro di economia e l’altro ha scritto il suo, dove presentandosi alla sua maniera dice di essere nata nel “capoluogo del risotto allo zafferano e della schiscetta… quando il calendario ha sostituito dopo un millennio la sua prima cifra. “Un momento, manca l’ingrediente segreto di ogni ghiribizzo creativo: quella metà di sangue etrusco dovuta alle origini perugine che rimandano al dialetto del Lago Trasimeno”. Bene, messa da parte la seconda guerra punica, sostiene di essere una specie rara e curiosa. Animale mattutino, solitario, dall’aria squisitamente pittoresca (l’aggettivo torna spesso nella sua tessitura linguistica: n.d.r.). Ama i toni pastello, il gusto vintage e i dettagli naturali. Si nutre quotidianamente di pane con lievito madre di segale…Sono parole sue, non ci metto lingua. E’ un po’ cangiante: “Un giorno si sveglia pittrice, quello dopo stilista, scrittrice o illustratrice-… “.
 
Banchi con peperoncini appesi

E a giudicare dalle illustrazioni che danno più luce al suo libro, devo dire che ha anche una mano felice, oltre a una penna galoppante, una scioltezza di stile. E’ piacevole seguirla anche nell’autobiografia. Gioisce pedalando per le vie di Milano, magari anche per esplorarle, visitando i vecchi negozi, la natura, le cose autentiche di un tempo, facendo la spesa, conversando con chi sta oltre il banco, ammirando i colori e le forme del punto-vendita. “Ci vado, vedo una cosa strana e voglio comperarla, per scoprirne la storia, le caratteristiche”. Se vede un’opera d’arte è interessata ad andare oltre, individuare la personalità dell’artista e apprenderne la vita, le vicende, i peccati e le virtù. Emma è una persona creativa, ama scrivere e dipingere per riempire – dice - la quotidianità. Il risolatte è come una tela bianca per legare il mondo delle favole e quello dell’arte”. Dipinge ogni giorno, quindi cibo e arte sono ricorrenti, nella sua vita. “Gli ingredienti per me sono un libro aperto”. Non si sottrae ad alcuna domanda. E’ schietta, limpida, trasparente come un fiume incontaminato.

Il fronte del mercato di Porta Romana
Mitraglia le risposte come avesse un gobbo invisibile davanti, e indica più volte il nonno Sergio, “senza il quale io, la risolartista, non avrei mai imparato a disegnare”. Un mito è per lei, il nonno. Uomo alto, in forma, empatico, In gioventù ha giocato nel Milan e conserva uno stile atletico. Classe 1933. Al termine della cerimonia lo aggancio per fare due chiacchiere, e sono due davvero, per ricordare Nereo Rocco, centrocampista, prima e allenatore dopo e per inneggiare all’anno che ci arresi coetanei. Donato Abbascià, fratello del grande, indimenticabile imprenditore Dino, che ho abbracciato quando l’ho pescato fra il pubblico, ha un bel po’ di anni in meno, ma non lo ha confessato per vanto. Il nonno, e la nonna? Ginia, cuoca, ha, come dice la nipotina, colorato la sua infanzia di Linguine con la sua “Conserva”’ e le ha trasmesso il piacere di fare la spesa nei posti giusti. “Per lei andare a fare la spesa non significa il carrello tra gli scaffali del supermercato (o meglio non solo). Piuttosto, si traduce nel passeggiare davanti ai banconi scintillanti e brulicanti di delizie dei negozi del centro. 
 
Lenoci, Emma Sedini e Erika Dosso

Il ‘Peck’ rimane il suo preferito…”. Si sono avvicendati spesso, i nonni, nel suo dialogo con Erika Dosso, che scavava nella sua personalità. Ma non poteva mancare, anche tra i personaggi del libro, la mamma, Monica, “a cui piace moltissimo il cioccolato, e non è difficile intuirlo. Cioccolato in tutte le se forme. A partire dai biscotti, i frollini al cacao, con farina semintegrale biologica. Da quando li ha scoperti (circa un paio di anni fa) sono diventati i compagni inseparabili di ogni suo caffè del dopo pranzo. In effetti già solo il colore le si addice: l’impasto di quei biscotti racchiude tutte le tinte dei suoi capelli”. Il cacao, poi, è legato ai suoi bei ricordi d’infanzia: quelli che hanno il sapore di pane e nutella… “Il cacao infine si riconduce al budino al cioccolato, uno dei dolci fatti dalla nonna Ginia”. Queste pagine seducono l’attenzione e la curiosità; ti deliziano, ti rinfrancano. Che spasso! “A sentir parlare di quel composto gelatinoso e ondeggiante subito drizza le orecchie (Monica: n.d.r.) e prepara il cucchiaino. Sarà anche qui il colore che si intona con i capelli o, forse, quella consistenza morbida ed elastica. Mistero. Sta di fatto che il cacao, e i frollini al cacao di conseguenza, parlano di lei più di tante parole…”. Seguono l’elenco dei meriti di Monica e una birichinata dell’autrice: “La mamma è anche lo chef di casa. E’ lei ad essere dietro ogni tavolozza cucinata a pranzo e cena… In realtà ciò che accade nella cucina di via C.A. è un’opera d’arte collaborativa. E’ la figlioletta ad avere le idee, e la mamma a renderle concrete...”. L’avevo detto che Emma, pur così simpatica da entrarti subito nel cuore, qualche volta infilza soavemente le parole con sciabolate da ribalta. Concludendo, da figlia modello, ecco una qualità molto rara, ma che caratterizza proprio la mamma Monica: la sua sensibilità profonda e sottile, capace di cogliere e apprezzare anche le piccole cose quotidiane. E il babbo, Antonello? Beh, lui non comincia bene la giornata se non ha i suoi frollini integrali da riempire di marmellate di pesche. E’ convinto che fanno bene, anzi che sono biscotti che fanno meno male degli altri. Antonello è un signor ingegnere, uno spirito calmo che ama fare le cose con altrettanta calma., perché ama farle nel miglior modo possibile. Tanto che certe cose come le fa lui non le fa nessuno. Uomo poliedrico, è pronto ad intervenire in ogni emergenza: il rubinetto s’incapriccia, la lampadina è affetta da fremiti e lampeggia a singhiozzo, il televisore agonizza? C’è lui, il pronto soccorso di casa. Ma non chiedetegli di dissetare le piante. E’ bravo ad aggiustare i fornelli, ma non ad usarli. Che birba! Dispensa zucchero e sale...

Altro aspetto del mercato
Quindi attenzione! Il papà, oltre che un professionista di talento, è a sua volta un artista. Si racconta (“e se ne vedono testimonianze per casa) della sua antica passione per gli acquerelli. Oggi non lo si vede mai con i pennelli tra pollice e indice, ma si sospetta che sia stato proprio lui a imprimere l’amore per l’arte alla figlia scrittrice. Questo libro, mentre lo assapori, ti rende, ripeto, gioioso. Non riesco a deporlo neppure per andarmi a sedere a tavola, dove gli spaghetti con il sugo fumano e aspettano. Queste pagine mi hanno catturato; mi hanno coinvolto in un viaggio affascinante nel mondo di questa giovane autrice, che – dice - ha trovato per caso il suo editore, non ancora trentenne, Paolo Giacovelli, già barbitonsore, e oggi anche assessore a Locorotondo, il paese di Giuseppe Giacovazzo, che fu direttore de “La Gazzetta del Mezzogiorno e realizzatore del primo documentario a colori per la tv. Anche qui Milano e la Puglia si stringono la mano, come ha detto Francesco Lenoci che l’altra sera ha preso la parola al Mercato di Porta Romana per dire la sua sul libro e sull’autrice allieva e lui docente in università diverse.
Enzo Rocca e Ema Sedini
Una serata “sui generis”, che ha avuto come presenze importanti Enzo Rocca, già vice direttore generale di un istituto di credito, ed eccellente fotografo, e professionisti di rilievo. A proposito, dopo la lista dei pregi e dei difettucci di nonni, papà e mamma e del bassotto Artemisio, ecco nel libro anche il profilo della risolartista: fa colazione ogni mattina con una ciotola di risolatte, solo stimolatore del suo spirito pittoresco e della sua creatività. Ma per darle i colori necessari (anche i colori sono dietro l’angolo per sbucare sovente in questi racconti, che si snodano tra una fantasia feconda e una realtà quotidiana) sono necessari ingredienti giusti. Il suo risolatte non è di quello comune, ma di un tipo particolare, cioè latte che viene da mucche che pascolano su prati fertili costellati di fiori di montagna… Poi la frutta di stagione, che cambia a seconda dell’estro del momento. “Passiamo alle note dolci e zuccherine dalle deliziose sfumature dorate. Miele d’acacia, miele millefiori, miele di castagno. Sono queste le varianti sinfoniche da cui poter pescare con il cucchiaino”. Insomma, anche il libro è una tavolozza. Emma è attirata dai negozi storici, come quello di Mazzolari, negozio magico di ieri che continua a procurare fragranze nella Milano di oggi. Adora la vecchia Miano come Alberto Lorenzi e Guido Lopez, Alfonso Gatto e Gaetano Afeltra. Adora Brera, “il vero ambiente naturale degli spiriti creativi, che gironzolano ad ogni ora del giorno, e in piena libertà”. Oggi meno di ieri. Negli anni Cinquanta lì potevi incontrare Guttuso, Quasimodo, Confalonieri, Kodra e persino Mussolini, che ogni mattina passava dal bar Giamaica. La risolartista ha anche un po’ giocato, in queste righe. Le piace giocare con le geometrie della vita che osserva dal balcone di casa. Quando deve fare la studentessa e aspirante businesswoman, resta china sui libri, di economia, ma anche di arte e cultura anche l’intera mattinata. Quando invece deve indossare i panni di risolartista si dà “alla pazza creatività”. E scrive anche della sua casa, un luogo pittoresco abitato da persone pittoresche; e quella dei nonni, che più che una casa è un museo, comprendente anche una raccolta di piatti Petit Fleur. Da qui ai Racconti: “Il primo Gelato in barattolo rosa pastello (compostabile)”; “Il primo giorno di lavoro”; “Un mazzo di fichi fioroni”; “il mirtillo del banchiere”, “Un saluto al sole color albicocca…”. Quanta inventiva e quanto talento in questa gemma di 22 anni, capace di dipingere anche le parole, d’infiorettare i discorsi, di ricamare frasi, di dire solo l’essenziale nella descrizione di persone e ambienti. Un plauso anche all’editore, Formica di Puglia.







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