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mercoledì 22 febbraio 2023

Un ricordo di Franco Bompieri

Franco Bompieri

E’ ANDATO IN PENSIONE

IL BARBITONSORE SCRITTORE

 

Nel suo salone di via Morone

arrivavano Cuccia, Montanelli,

Bettiza, Calvi, Visconti, Gaber.

Mastroianni quando si trovava

a Milano, Montanelli, Romiti…

 

 

 

Franco Presicci 

Tellaro
 

Volta Mantovana è un paese di oltre 7mila abitanti a una quindicina di chilometri dal lago di Garda.
Ha un castello medioevale, Palazzo Gonzaga, del XV secolo, e la chiesa parrocchiale, dove venne battezzato Franco Bompieri, il famoso barbitonsore-scrittore dell’Antica Barbieria Colla di via Morone, a Milano.

Via Morone

Una via silenziosa e tranquilla di borgo antico che sbocca nella bellissima piazza Belgioioso, dove ancora echeggiano i passi cadenzati di Alessandro Manzoni, che aveva casa all’angolo,e le voci del salotto della famosa contessa ClaraMaffei.

Mario Soldati di Carmine La Fratta    

Ernesto Calindri

 

 

Fino a poco tempo fa sulla soglia della barbieria a volte si stagliava il

 

 

 

 

“comandante”, sorridente, le braccia conserte in attesa di uno dei suoi importanti clienti: Indro Montanelli, Gianni Brera, Cesare Romiti, Tronchetti Provera, Raffaele Mattioli, Ferruccio De Bortoli, due volte direttore del “Corriere della Sera”, Enzo Jannacci, Giuliano Gramigna, Adriano Olivetti, Roberto Calvi, Gad Lerner, Ernesto Calindri, Franco Zeffirelli, Enrico Cuccia, il “dominus” di Mediobanca, sede in via Filodrammatici, Carlo De Benedetti, Roberto Mazzotta, Luigi Visconti, duca di Grazzano, Luchino Visconti, il grande regista, Marcello Mastroianni, quando entrambi e tanti altri venivano a Milano, e il primo ci veniva spesso…. E una sera di settembre ’66, mentre stavano per chiudere la barbieria, si disegnò nel riquadro della porta d’ingresso la figura del principe Filippo di Edimburgo. Quando era ancora giovane Franco Bompieri fece la barba a Totò all’albergo Continental di via Manzoni. Enzo Bettiza, che dopo essersi fatto sbarbare cambiava ogni volta la camicia e la cravatta nella saletta riservata, un “gentleman” del giornalismo, gli scrisse una pagina intera su “La Stampa” degli Agnelli. Un pomeriggio Bettiza, penna d’oro del “Corriere”, alto, elegante, modi signorili, carismatico, seduto sulla poltrona girevole in attesa di essere insaponato, vide Bompieri deporre un vassoio sul bordo del lavandino. Mentre il grande giornalista si accingeva a prendere la tazzina di caffè, il vassoio cadde proprio sulla camicia e la macchiò. Bompieri sbiancò e l’altro, con molta calma: “Non c’è problema, tanto devo tornare a casa per cambiarmi d’abito per un appuntamento”. Io, seduto in un angolo all’ingresso, assistetti alla scena, mi alzai e mi presentai all’autore di “Via Solferino” e di altri libri, e rimasi di stucco di fronte alla cortesia del mito, che mi trattava come se fossi al suo livello.

Lalla Pedroni

Ora Bompieri è andato in pensione. E anche Lalla Pedroni, che per 39 anni è stata la preziosa collaboratrice del titolare dell’Antica Barbieria Colla, ha lasciato per lo stesso motivo via Morone, con tanta nostalgia. Bella, distinta, riservata, delicata, mai una parola di troppo, parla con affetto del barbiere-scrittore. “Era un padre per me. Uomo di gran cuore, altruista, umano. Era affezionato ai suoi lavoranti, li rispettava, li difendeva. Se uno di loro commetteva un errore, lui s’infuriava, ma poi la sera lo abbracciava: ‘Tu lo sai che ti voglio bene’. Lo fece con un giovane, bravissimo ma lento, il giorno in cui con un cliente era stato più lento del solito”. Ne avrebbe episodi da raccontare, Lalla. Ma mi dà l’impressione di temere di dire innocentemente qualcosa che possa risultare poco riguardoso per Franco, che aveva il rispetto, l’amicizia e la stima di tutti quelli che lo conoscevano. Moliti cittadini avevano soltanto sentito parlare di lui o avevano solo letto i suoi libri. Lo conobbi negli anni Settanta, quando uscì da Longanesi il suo “Il freddo nelle ossa”, recensito su “Il Giorno” da Marco Nozza, giornalista esemplare, esperto di terrorismo. Mi invitò subito a dargli del tu. Si comportò come se fossimo in confidenza chissà da quanto tempo. Lalla mi dice: “Non voglio che si parli di me. io devo restare in un cantuccio. Sono contenta che si parli di lui”. L’ho incontrata giorni fa, questa signora molto educata che non ama la ribalta. Devo incalzarla per farle ripercorrere i passi di un uomo che ha trascorso notti e notti a scrivere. Il suo “Arriva il principe”, poi presentato in un locale molto ben frequentato da personalità rilevanti (Natalia Aspesi, l’editore Scheiwiller, Il sindaco Carlo Tognoli, Enzo Jannacci … ).

Copertine
Pieghevole natalizio di Bompieri 
Il principe, in quelle pagine, doveva arrivare in una cittadina della terra di Sordello - il menestrello che per ammirazione abbraccia le ginocchia di Virgilio nel VII canto del Purgatorio - un certo giorno e a una certa ora; invece comparve con molte ore di ritardo, di notte, quando i cittadini erano già a letto, stanchi di tutti i preparativi e i restauri agli edifici e alle strade che avevano eseguito per fare bella figura. Grande, Bompieri. Era anche un uomo di compagnia. A Tellaro, dove ha una bella casa, giocava a carte con Mario Soldati, atro personaggio memorabile, di cui ho letto quasi tutti i libri e i racconti surreali su “Il Giorno”. Lo intervistai nel suo studio milanese, quando nel ’76 vinse il Premio Bagutta e non riuscivo quasi a seguire il ritmo delle sue risposte. Simpatico, amabile nel suo stile di scrittura e nei suoi modi, quel pomeriggio parlava con la velocità di una locomotiva a vapore. Ora che Franco Bompieri diserta il salone di via Morone (ha lasciato la conduzione alla figlia), mi capita di rileggere stralci della sua vita privata. “Sono partito dal mio paese, Volta Mantovana, il 20 settembre del 1949. Era domenica, avevo una valigia di legno tinta in color pelle e cinquemila lire in tasca. Tutto quello che mio padre poteva permettersi”. Aveva quindici anni e sei di lavoro alle spalle. “Facevo, come tuttora faccio, il barbiere nella migliore barbieria del paese…Milano mi faceva paura…”. Una sera lo accompagnò a casa in auto un amico e lui gli raccontò un po’ della sua storia. E allora l’amico gli consigliò di scriverla.

Giuliano Gramigna
Come accadde a Piero Chiara, al quale fu, se non ricordo male, Vittorio Sereni a suggerire di scrivere le storie che raccontava così bene a voce. Fu così che Franco Bombieri, abile con il pettino e il rasoio, lo diventò anche con la penna. “Dormiva poco – dice Lalla - e scriveva”. I suoi editori: prima Longanesi, poi Rizzoli, poi Scheiwiller, Feltrinelli, Sugarco, Mondadori. Io ho frequentato poco le barbierie. Da ragazzetto i miei capelli ricci per mia madre erano intoccabili. Da grande me li potava in casa qualche parente volenteroso, oggi me li cura mia moglie. In famiglia non ho avuto parenti sia pur lontani con i volti incorniciati da barba e baffi simili a quelle di Cavour, Freud o Carlo Marx. Soltanto nonno Francesco vantava baffetti alla David Niven. Io non ho mai avuto propensioni per l’onor del mento. Da Bompieri non mi sono mai seduto sulla poltrona girevole, nonostante gli inviti ripetuti. Non me la sentivo di accularmi sui soffici e comodissimi sedili di solito occupati da persone illustri. Ci andavo perché mi piaceva parlare con Franco, mi piaceva l’atmosfera del luogo, il silenzio quasi religioso che vi regnava. La Barbieria di via Morone non era un locale di simposio come nell’epoca alessandrina (e anche in tempi recenti in altri) o approdo di pettegolezzi. “Quando incontrai Franco in casa di suoi cugini io lavoravo a Lissone saltuariamente dopo aver fatto la scuola di estetica a Monza. E lui mi disse: ‘Se hai voglia, vieni a Milano’. Seguirono anni meravigliosi”. Batto sul chiodo: “Lalla, non vuole proprio strappare alla sua memoria qualche particolare carino?”. Eccolo: “Un giorno Alfio, un lavorante, dimenticando il carattere del banchiere Enrico Cuccia, che entrando scuciva appena un “Buongiorno” e poi un ”Grazie” appena percettibile (si faceva radere e sistemare i capelli nella saletta subito a sinistra rispetto all’entrata), gli chiese: “Dottore. Ho un gruzzoletto da parte, che cosa devo fare?”. “Se lo mangi”, fu la risposta secca. E Ranco? “Lui stava sempre in bottega. A mezzogiorno andava a mangiare qualcosina dal suo amico Paolo Brioschi, il titolare del ristorante “Boeucc (sorto nel 1686: n.d.l.).  Attualmente in bottega si faceva il pisolino”. Qualche volta schizzava il ritratto di qualche cliente, poi riportato in “Presi per i capelli” (Mondadori): “Non chiedetemi perchè, ma per me Enzo Bettiza è la reincarnazione di un principe russo. Me lo ricordo sin dai tempi in cui lavoravo alla barbieria dell’Hotel Continental.
Alto, bello, capelli corvini, indifferenza per il costo delle cose, veniva già considerato un giornalista eminente, specializzato in politica internazionale, in particolare dell’aria orientale…”. Per i capelli lo scrittore ha preso anche Emanuele Pivella. “Il più inglese dei miei clienti”. Lalla rompe i miei pensieri sulla bottega di via Morone: “Franco era molto attivo, andava alle mostre, dove osservava attentamente i quadri, incontrava gli amici pittori e a volte qualche cliente che aveva appena ‘curato’”. Qualche volta ho avuto la tentazione di fare un salto a Tellaro con mio figlio e la sua compagna, che ha lì una casa. Ci volevo andare per fare una sorpresa proprio a Franco, magari intercettato per strada, mentre si faceva una breve passeggiata salutare. Quanti ricordi di via Morone custodisco nella memoria. Il giorno in cui il mio direttore Giovanni Morandi mi chiese un articolo sui calendarietti dei barbieri, per esempio, una telefonata a Bompieri, un salto da lui ed ecco la storia di quei quadretti profumati che distribuivano i tonsori a Natale e alcuni esemplari con poesie stampate sulle pagine, i baci cinematografici, le guerre d’Africa, le gare ciclistiche… “Sono contento, un bel pezzo”, mi disse Giovanni, sporgendosi dalla scrivania impilata di libri. Ricordo il giorno della festa per i cent’anni del salone. Il Comune concesse la chiusura della strada per accogliere i vip. C’erano quasi tutti: Romiti, Tronchetti Provera, Jannacci, Gad Lerner… Durante la cerimonia venne consegnato il libro “Antica Barbieria Colla: 1904-2004”, di Franco Bompieri, che nelle prime righe scrive: “E’ motivo d’orgoglio poter festeggiare oggi quello che Guido Colla prima e Guido Mantovani poi hanno fatto per tenere alto il prestigio di questa bottega”.




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