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domenica 30 luglio 2023

E’ scomparso Franco Bompieri

IL BARBIERE CHE TAGLIAVA

Franco Bombieri

I CAPELLI A ENRICO CUCCIA

 

Il suo primo impegno emozionante

da garzone fu quello di fare la barba

a Totò all’Hotel de Milan. Il suo

salone in via Morone era frequentato

dalle personalità più famose di

Milano, e non.

 

Franco Presicci

E se n’è andato anche Franco Bombieri, il barbiere-scrittore titolare dell’Antica Barbieria Colla di via Morone. Non stava bene da tempo e si era ritirato. A Tellaro, dove aveva la casa delle vacanze, a poca distanza da quella di Mario Soldati, non lo incontravano più nelle passeggiate quasi quotidiane e se ne meravigliavano. Era gentile, per strada si fermava a scambiare due parole con tutti, e a volte anche con chi non aveva confidenza. A Milano lo conoscevano quasi tutti, non soltanto le personalità che affidavano le loro chiome alle sue forbici. Tra questi, i Falk, Cesare Romiti… Nel suo albo d’oro elencava Guido Piovene, Enrico Cuccia, Leonardo Mondadori, Raoul Gardini, Il critico letterario Giuliano Gramigna, Indro Montanelli…, scomparsi da tempo.

Bompieri ed Emilio Tadini

Per tutti questi personaggi scrisse uno dei suoi libri: “Presi per i capelli”, indicando caratteri, comportamenti, preferenze, tic. Sempre con garbo. Enzo Bettiza, il grande inviato del “Corriere della Sera” ed esperto dei Paesi dell’Est, quando andava da lui si portava una camicia e una cravatta di ricambio. Un giorno una tazza di tazza portatagli dallo stesso tonsore, si rovesciò e macchiò indumento e striscia di seta. Bettiza rimase imperturbato e raccomandò al responsabile, impallidito, di non preoccuparsi perché tanto doveva tornare a casa. Un gentiluomo non si smentisce mai. Piovene uscì con la faccia ancora insaponata, perchè si era ricordato improvvisamente di un appuntamento. In “Presi per i capelli” i racconti di Bompieri sono brillanti e divertenti. Il suo primo volume, “Il freddo nelle ossa”, edito da Longanesi, sul “Giorno” fu recensito da Marco Nozza, una delle firme più prestigiose del quotidiano. Fu in quella occasione che io conobbi il tonsore-scrittore.

Franco Bompieri e Lalla

Andai a trovarlo in via Morone, lo colsi in un momento di riposo e mi feci raccontare la sua storia, partendo dai tempi, in cui, ancora garzone nell’Antica Barbieria Colla, fu mandato all’Hotel de Milan a fare la barba al principe De Curtis, in arte Totò. Parlava con voce bassa, ma con ordine, intervallando battute di spirito ai dettagli della sua vita e del suo lavoro. Scriveva di notte e nel tempo libero: e usava il computer anche a Tellaro tra una camminata e l’altra. Se una persona che lo conosceva di nome gli rivolgeva il saluto, lui si fermava e lo inondava di domande. Era di Volta Mantovana, in provincia di Mantova, dove tornava quando aveva voglia d’irrorare le sue radici. A Milano non conosceva soltanto i vip soliti a frequentare il suo salone, che era elegante, con una vetrina piena di attrezzi storici del mestiere e barbitonsori seri, cortesi e abili, che si avvicendavano con discrezione nel servire i clienti. Gli volevano bene tutti, da Gad Lerner a Nanni Svampa, da Emilio Tadini a Enzo Jannacci. Enzo Bettiza gli dedicò un’intera pagina della “Stampa”. Al tempo dei calendarietti dei barbieri ne creò uno suo, originale e spassoso: lui con un cerino in mano vicino a un finto cervo con un bel palco sulla teta, e ad un amico seduto vestito da Babbo Natale.

Lalla
Giovanni Morandi con Gorbaciov
Stare con lui era uno spasso. “Andiamo al bar a bere qualcosa, poi torniamo, ti siedi sulla poltrona girevole e ti taglio i capelli”. Non so più quante volte me lo ha detto e io mi sono sempre tirato indietro: non me la sentivo di occupare uno di quei posti prestigiosi, dove di solito si sedevano, o si erano seduti, deretani illustri: Marcello Mastroianni, Luchino Visconti, Roberto Benigni, quando erano a Milano, e tantissimi altri.
Bompieri non se ne vantava. La sua barbieria s’identificava con via Morone, che svirgolando da via Manzoni sfocia nella bellissima piazza Belgioioso, dove si aprono le finestre di casa Manzoni, il “Boeucc”, il lussuoso ristorante che vanta la bellezza di 600 anni e il palazzo in cui abitò il Giovin Signore del Parini. Titolare Monica Brioschi, che mancò all’esame da notaio per l’improvvisa morte del padre. In quel locale glorioso fui ospite di Giancarlo Vigorelli, critico letterario e scrittore, oltre che amico di Krusciov. Una mattina Giancarlo mi invitò nella casa di “don Lisander” e mi regalò tre suoi grossi volumi sull’autore de “I Promessi Sposi”. Partecipai a tutte le presentazioni dei libri di Franco Bompieri. All’ultima, quella di “Arriva il principe”, fra i relatori c’erano, fra gli altri, Scheiwiller, l’editore, il sindaco di Milano Carlo Tognoli, Enzo Jannacci, la giornalista di “Repubblica” Natalia Aspesi. La sala era affollata. Un libro che sprizzava ironia: era stata preannunciata la visita del principe e la gente si era impegnata molto nel fare il belletto alla città, che per l’avvenimento doveva presentarsi nel migliore dei modi. Ma sua altezza si fece attendere molto. Quando mise piede in paese tutti erano a letto a dormire e lui non ebbe alcuna accoglienza. Aveva un bisogno idraulico da smaltire e se ne  liberò come un comune mortale annaffiando un muro. Un libro divertente che alla fine della lettura si ha voglia di riaprire. Potevo considerarmi suo amico.
Catania con Ottavia Piccolo e Lotito

Quando andai in pensione, il direttore Enzo Catania mi invitò a sottoscrivere un contratto di collaborazione, confermato poi da Giovanni Morandi, bel volto greco, che una mattina mi chiese una pagina sui calendarietti dei barbieri, ormai non più profumati nelle teche dei collezionisti più appassionati. Chiamai Bombieri per avere qualche notizia in più sull’argomentò e lui, fra l’altro, mi fece dono di quello che aveva fatto eseguire tantissimi anni prima: un pregevole, caro ricordo. Grazie a lui, potetti scrivere un articolo sulla storia di quei quadratini di carta ricchi di immagini di attori, di auto, di biciclette… Uno era sul primo bacio cinematografico, un altro sulle guerre d’Africa, altri su attori e attrici.
 
Lalla, l'assistente
Franco Bompieri
I calendarietti erano distribuiti dai tonsori nelle loro barbierie, erano attesi e molti si sarebbero rapati a zero pur di averne uno e magari due in più. E divennero oggetto di collezionismo. Qualche anno fa a Martina Franca me ne regalò qualcuno Peppino Montanaro, che leggeva i ricordi d’infanzia di Gaetano Afeltra sul “Corriere della Sera” e conosceva tutto degli autori di Martina, comprese le pagine di Aminta Scialpi.

Franco Bompieri aveva una bella storia da raccontare. Commovente quella del barbitonsore ragazzino che si trovò di fronte aTotò, con l’incarico di raderlo. Era emozionato, quasi gli tremavano le gambe. Il compito era più grande di lui, ma riuscì a portarlo a termine con onore. Ho saputo da Tellaro della sua morte. Me l’ha comunicata mio figlio Gianluca. Poi Lalla, sua assistente per una vita, mi ha mandato un messaggio: “Abbiamo perduto il nostro Franco”, accompagnato da qualche sua foto (una lo ritrae sulla soglia della sua Antica Barbieria Colla, di cui è stato l’ultimo titolare) e da un ritaglio del quotidiano “Il Giorno”.

Piazza Belgioioso con il Palazzo di Manzoni
Via Morone

Sono a Martina Franca e non posso essere presente ai suoi funerali. Ma lo porterò per sempre nel cuore (per sempre forse è un po’ esagerato, perché ho la sua età: 89 anni, e l’ultimo tremo mi aspetta alla stazione dalla quale si parte senza possibilità di ritorno). Come dimenticare Franco Bompieri? La sua simpatia, la sua sagacia, la sua umanità? Amava tanto Milano, le sue viette: oltre a via Morone, dove ebbe il suo salotto letterario la contessa Clara Maffei, via Bigli, dove abitò Eugenio Montale; via Borgonuovo, il poeta e critico d’arte tarantino Raffaele Carrieri; i Navigli, dove si continua ad onorare Alda Merini.
L'abbraccio

Amava il suo regno, rispettava i suoi collaboratori, accoglieva a braccia aperte tutti i suoi clienti, come Leonardo Mondadori e Enzo Jannacci. “Facciamo due passi”, mi disse un pomeriggio. Io preferivo piazza Belgioioso, dove si avvertono ancora i respiri e i passi di Stendhal, invece prese una direzione diversa: Brera, luogo storico, sacro, non tanto per l’Accademia ma per gli artisti che negli anni 50-60 lo frequentarono, sedendosi ai tavoli del Bar Jamaica a discutere di arte e di altro. Ricordo che quando festeggiarono i cento anni della barbieria dovettero chiudere quel nastro d’asfalto, tanta era la gente affluita anche per vedere le personalità di cui parlavano i giornali, da Cesare Romiti ai Provera. C’erano tutti, o quasi. Fu anche donato a tutti un libro sull’Antica Barbieria Colla, di cui Franco era il sovrano. E adesso…? Si chiederebbe Hans Fallada. Adesso non si sentirà più la voce di Franco Bompieri, il barbiere-scrittore, rasoi, forbici e computer, fantasia e concretezza, galantuomo di antico stampo, autore prolifico. Mi viene da dirgli ciao, come se dovessi rivederlo domani, per passeggiare davanti alla Scala o in Galleria Vittorio Emanuele o in via Monte Napoleone, il salotto di Milano. Ma se non proprio domani, dopodomani lo rivedrò, con quel suo sorriso che gli illumina il volto. Ma non potrà dirmi: “Siediti su quella poltrona, perché voglio tagliarti i capelli”.









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