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domenica 6 agosto 2023

Il generale Umberto Massolo

Umberto Massolo

UNA CARRIERA BRILLANTE

FRA CRIMINALI INCALLITI


Con i suoi uomini ha mandato

in carcere rapinatori, truffatori,

trafficanti di droga, assassini,

mafiosi, spacciatori di monete

false. Tanti anni nell’Arma vissuti

con orgoglio e fedeltà.


Franco Presicci  

Quanta fatica feci per intervistare un ufficiale dei carabinieri per le mie pagine intitolate: “L’Arma racconta”. Guido Gerosa era diventato da poco capocronista quando venne alla mia scrivania per dirmi che dovevo intervistare tutti quelli che avevano investigato a Milano, lavorassero a Venezia o a Catania o a Livorno. “Prendi l’aereo e scrivimi i ‘Racconti del maresciallo’ sull’esempio di Mario Soldati. Trasecolai. ”Io sono un artigiano della penna, quello un mostro sacro”. “Dai, mettiti in contatto con la segreteria di redazione per gli aerei o i treni”. 

Plantone,Marzo,Presicci

Cominciai telefonando a Mario Jovine, questore di Venezia, a Vito Plantone di Catanzaro, a Enzo Caracciolo, a Antonio Fariello e si dissero disponibili. Quando arrivò l’autorizzazione dal Comando generale dei carabinieri mi trovai di fronte a più di un paletto: per esempio, niente nomi né accenni che potessero far risalire alla persona. Interpellai due colonnelli e un capitano, tutti simpatici e intelligenti, oltre che “detectives” di grande spessore. Uno di loro dipingeva carabinieri a cavallo su sfondo blu e non volle neppure che facessi riferimento a questa sua egregia attività, perché avrebbe potuto portarlo allo scoperto. Contravvenendo alle norme del giornalismo e consigliatomi con Gerosa, presi penna e taccuino e cominciai dal primo, che mi trattava con i guanti bianchi, senza mai rinunciare ai suoi doveri scucendomi una notizia in esclusiva. Anche adesso sarei tentato di rivelarne il nome e il grado, ma la serietà e il rispetto m’impediscono di farlo.

Il generale Umberto Masssolo

Ho dovuto aspettare il giorno della pensione per ottenere un’intervista dal generale Umberto Massolo. Era il 4 dicembre del 2008, quando riuscii a smuoverlo. Lo chiamai, gli proposi di raccontarsi per un paginone che “Il Giorno” mi riservava il sabato e ci incontrammo in un bar vicino a piazza Cavour, dove il giornale aveva sede allora. Fu un piacere immenso rivedere Umberto, in borghese, i capelli quasi bianchi, elegante, sorridente, giovanile. Più che un carabiniere mi sembrava un docente universitario, o un imprenditore che passa le giornate a fare calcoli e progetti o ad imporre una linea alla sua azienda. Mi offrì un caffè e mi chiese come passassi le mie giornate, visto che quando ero in servizio trascorrevo giorni, e notti, tra il giornale, la caserma di via Moscova e via Fatebenefratelli. Le passavo, e le passo, leggendo o scrivendo le mie giornate, che mando a “Minerva news”, che mi pubblica ogni mercoledì. Sono ricordi di un vecchio cronista che non rinuncia ad incontrare persone, strappare loro brani di vita, curiosità, esperienze. Massolo, che aveva lavorato anche con il generale Alberto Dalla Chiesa, ne ha di cose da dire e non si fece pregare a snocciolarle. “Ero allievo ufficiale carrista alla Ferrari Orsi di Caserta, vinsi un concorso interno e divenni carabiniere, sottotenente di complemento. In un secondo concorso per il passaggio al servizio permanente effettivo mi classificai terzo.

Galleria Vittorio Emanuele

Era il 1965”. Iniziò così la nostra conversazione, mentre nel locale entrava e usciva gente, ordinava, sorbiva la bevanda, pagava. Non fu dunque la passione a spingerlo verso l’Arma. In famiglia c’erano sei carabinieri con gradi diversi, da appuntato a maggiore e a furia di vedere tutte quelle divise capì che il suo futuro era nell’Arma, formata il 13 luglio !814. Quando decise aveva una lettera di assunzione inviatogli da una banca importante. “Non era la mia aspirazione lavorare dietro lo sportello di un istituto di credito, anche se tra i più prestigiosi e anche in quegli anni fare il bancario dava un certo tono. Tra l’altro avevo studiato economia all’Università di Torino con il mitico Ricossa”. Umberto Massolo era, ed è, dotato di spirito d’iniziativa, era dinamico, volenteroso e trascorrere ore e ore in un ufficio, con le condizioni che quella vita comporta lo faceva star male al solo pensiero. “E m’impegnai fino spasimo per riuscire nel mio intento di far parte dell’Arma.

I questori Caracciolo e Plantone
 

Il questore Fariello
Lo slancio mi consentì di riportare un ottimo risultato a livello nazionale”. Sicuramente Massolo è orgoglioso di questa appartenenza, ma non lo dà a vedere e parla come se il soggetto della conversazione fosse un altro. Fa una piccola sosta osservando un tipo strano che è entrato con la giacca sulle spalle, gli occhiali scuri all’ultima moda e la camminata un po’ da guappo del film di Totò, poi come se si svegliasse da un sogno o quella persona gli ricordasse una figura già conosciuta, riprese il discorso: “La prima destinazione fu la tenenza di Fossano, in Piemonte, alle dipendenze del colonnello Emanuele Tuttobene, poi ucciso dalle Br. Comandante della Brigata, che operava in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta con il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa assassinato dalla mafia il 3 settembre 1982. In seguito fui io a dirigere la tenenza, prima di passare alla Compagnia di Genova Sampierdarena, quindi a Milano, al Nucleo radiomobile di via Vincenzo Monti e a quello operativo di via Moscova e infine ai Nas.


Umberto Massolo come detto, era in congedo. Lo intercettai la prima volta proprio nel cortile della caserma di via Moscova, che aveva avuto tra gli alti ufficiali Dalla Chiesa e Vitali. In via Moscova, dove io e miei colleghi della concorrenza andavano ogni giorno per mietere notizie e spesso per le conferenze-stampa in cui Gebbia allora capitano, Vitaliano, colonnello, o il suo pari grado Martorana ci raccontavano le grosse operazioni portate a termine contro trafficanti di sostanze stupefacenti, rapinatori, rapitori di persone, o esperti nella falsificazioni del denaro…

Mario Jovine
Spesso ci convocavano per le 17 o per 11 del mattino, attraverso un appuntato di nome Lapo, che era l’esempio della cortesia. E Umberto Massolo era quasi sempre presente; a volte era lui a riferirci date, ore e fatti, personaggi coinvolti, le loro specializzazioni e i loro modi di realizzare un crimine. “A Genova Sampierdarena il periodo che va dall’81 all’87 fu molto movimentato per gli scioperi all’Ansaldo, alla Fincantieri, all’Italsider, al Porto. Ci fu anche, il 9 ottobre dell’85, il tragico episodio dell’Achille Lauro con l’uccisione del cittadino americano di religione ebraica, Leon Klinghoffer. Due dei quattro del commando furono rinchiusi nella nostra camera di sicurezza per quasi un mese e vennero interrogati dall’Antiterrorismo e dall’autorità giudiziaria”. Ha la memoria lucida e gli piace ricordare. “Nell’88 arrivai a Milano da tenente colonnello, e partecipai alla liberazione di ostaggi, qualcuno purtroppo trovato morto. Abbiamo fatto di tutto: neutralizzato sequestratori, “killer”, bande che gestivano il traffico di droga o di armi, assaltavano banche o negozi. Bloccammo un latitante dalla pistola facile mentre in biciletta andava a comperare il latte. Bloccammo un grosso esponente della mafia e i sostituti procuratori Ilda Boccassini e Francesco Di Maggio vennero in via Moscova con una bottiglia di “champagne”. Rimase a Milano fino agli anni 60. Li ricorda sempre, quegli anni caldi Nel 1988 vi furono 108 omicidi, soprattutto nell’ambito della criminalità più spietata. Nel ’92 passò ai Nas.

La Galleria Vittorio Emanuele
“Destinato al comando de gruppo As dei carabinieri dell’Italia Settentrionale. Avevo alle mie dipendenze una decina di nuclei altamente specializzati. Ci siamo occupati di mucca pazza, sangue infetto… Si correva a Padova, Torino, Genova per indagini nel settore primario dell’antisofisticazione e in quello sanitario, che era stato aggiunto nel ’79. Si controllavano allevamenti di bovini, prodotti farmaceutici, additivi, olio, vino; s’intercettavano importazioni clandestine di alimenti. Capitava di ricevere segnalazioni di carni macellate abusivamente e di trovare invece prodotti contraffatti o medicinali arrivati da Paesi che non davano garanzie igieniche. Abbiamo chiuso ristoranti, bloccato tonnellate di pesce mal surgelato, scoperto nidi di uccelli tra pezzi di formaggio di dubbia provenienza miscelato con la clorofilla…". Lo ascoltavo con piacere. Riempii il mio taccuino, ma avevo fissato quasi tutto in testa. E per concludere domandai a Umberto Massolo come trascorresse le sue giornate da pensionato. Risposta rapida: “Gioco a golf a Zoate, fra Lodi e Peschiera Borromeo e mi godo il rustico che possiedo a Volpedo, dove seguo tutte le manifestazioni che celebrano Pelizza, l’autore del ‘Quarto Stato’”. Gli piace cucinare, cura i suoi sette gatti. D’inverno vive a Milano con la moglie Maria Elisabetta, professoressa d’italiano, latino e geografia, anche lei in pensione. “E sono iscritto alla sezione carabinieri in congedo in un piccolo paese dell’Alessandrino, il cu presidente, Galasso, è un ex maresciallo calabrese, che ha scritto un bel libro sui suoi 40 anni nell’Arma”. E’ proprio vero: nell’Arma per sempre, fedele nei secoli.




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