MULTATO IL CELLULARE DEL BARBIERE CON LA VOCE DI DONNA SUMMER
“Chi diffonde musica nel suo locale deve
pagare”, ha detto il funzionario della Siae che ha steso il verbale.
“Meno male che è rimasto muto il telefonino di mia
moglie con la colonna sonora di ‘Un pugno di dollari’”, si è
consolato il barbitonsore, parlando con il giornalista che ha snidato e
pubblicato la notizia...
Franco Presicci
Mi domando se nella bottega del barbitonsore don
Nonò, che potava tutta la famiglia Cammilleri, per il concertino
domenicale con chitarra e mandolino di Pirrotta e Spitaleri, il primo
ferroviere e il secondo falegname, si pagassero i diritti d’autore
alla Siae, nata a Milano il 23 aprile del 1882. Il famosissimo
scrittore, Andrea, classe 1925, di Porto Empedocle, padre del
commissario Montalbano, non ne fa cenno (almeno così ricordo), ma
probabilmente nessun uccellino cinguettò all’orecchio d’un
funzionario, e don Nonò se la passò sempre liscia.
Non è stato
così fortunato Giuseppe Laiso, 68 anni, che da una vita maneggia
pettine e rasoio a Fiorano, in provincia di Modena.
Ecco
il fatto. Una sua assistente aveva lasciato sul tavolo il proprio
Smartphone, che all’improvviso, ricevendo una chiamata, l’ha
segnalata a suon di musica. Galeotto, cacio sui maccheroni per un
ispettore della Siae, che ha steso un verbale specificando il brano:
“Love to love you baby” di Donna Summer, cantante americana che
per i suoi successi negli anni 70 venne insignita del titolo di
“Regina della disco music”. “Meno male – si è consolato più
tardi Laiso – che è rimasto muto il telefonino di mia moglie, che
avrebbe intonato un pezzo della colonna sonora di Ennio Morricone per
‘Un pugno di dollari’ di Sergio Leone con Clint Eastwood;
altrimenti le multe sarebbero state due”.
Pagina di un calendarietto con la donna in Grecia |
Le conquiste della tecnica, si sa, a volte
hanno i loro aspetti negativi, ma non entro nel merito, anche perché
non me ne intendo granché; e tra l’altro penso di non correre
questi rischi, dato che il mio apparecchio tascabile ha il verso di
un usignolo, che immagino, venendolo a sapere, non pretenderà di essere retribuito. Mi interessa invece il
discorso sui cronisti, prendendo ad esempio proprio l’autore di
questo “scoop” pubblicato sul “Quotidiano Nazionale” e sul
“Resto del Carlino”, simbolo di Bologna, il cui primo numero uscì
il 21 marzo del 1885 con l’editoriale di Giulio Padovani. Parlo di
Gianpaolo Annese, 40 anni, laureato in Scienze della comunicazione,
nato a Mola di Bari, residente a Crispiano, trasferitosi a Modena
dopo un eccellente rodaggio professionale nella redazione barese di
“Repubblica” e all’Adn Kronos, e l’esperienza di sette anni
da direttore di “Polites”. Un cronista di ottima stoffa, che con
quest’articolo ha assestato un “buco” a tutta la concorrenza,
che ha dovuto riportarlo il giorno successivo.
Giuseppe Laiso |
Non solo Gianpaolo ha
snidato la notizia, ma l’ha riferita con misura, senza enfasi,
controllando ogni particolare, interpellando un rappresentante
sindacale; la stessa Siae, secondo la quale il barbiere, che
smentisce, aveva il telefonino connesso con un amplificatore…Ha dato al
lettore tutte le informazioni che gli possono interessare, elencando,
in un pezzo d’appoggio (titolo: “Lo Smartphone è sanzionabile
solo se attaccato alle casse o usato come radio”), i locali che
devono osservare le regole che disciplinano la materia, dagli studi
professionali agli ascensori; oltre agli aggeggi come le segreterie
telefoniche.
Dice persino come si corrispondono i compensi per i
diritti d’autore per la musica di sottofondo e altro ancora. Un
servizio completo, puntuale, scrupoloso.
Enzo Jannacci e Franco Bompieri |
La notizia è di quelle che fanno discutere; e
infatti da giovedì 25 marzo, giorno in cui è apparso lo “scoop”
di Annese, sento gente che lo commenta, chiedendosi se sia giusto
prendersi una multa per il trillo del cellulare. Sulla “Lilla”,
il serpentone che corre nel ventre di Milano senza conducente, un
passeggero diceva a un altro che si era messo al sicuro sostituendo
“Bella ciao” con la sveglia dell’orologio; e l’altro: “Toh,
io ho cancellato “Va, pensiero….”. Non se ne parla soltanto sui
mezzi pubblici, tra l’altro bazzicati da suonatori ambulanti di
tromba, chitarra, mandolino, fisarmonica (ed è bene, a mio parere,
che si chiuda un occhio, come lo si chiuse anni fa per l’artista
che sul metro deliziava con il suo violino e poi acquerellava figure
sul pentagramma). La polemica è spuntata anche in un mercato
rionale. “E’un peccato colpire sistematicamente i lavoratori,
soprattutto in questi tempi difficili…”, esplode una signora
bassina, sdogata, con tanto di zucchero filato sul capo, mentre il
fruttivendolo infila con rabbia le cime di rapa nel sacchetto.
Il prefetto Francesco Colucci nel salone di Salvatore Seccia, al centro |
E da
un argomento si passa a un altro, comune denominatore il denaro da
sborsare. In un negozio soffiava il lamento di un cliente per le
librerie risucchiate dal vortice dei canoni di affitto, come la
Partipilo, in viale Tunisia a Milano, la Mandese in via D’Aquino a
Taranto, per la quale io stesso su Facebook ho emesso un grido di
dolore, e tantissime altre. Ma questa è un’altra faccenda. L’episodio della barbieria di Fiorano,
oggetto dello “scoop” di Gianpaolo Annese, mi ha procurato un po’
di amarezza. Anche perché amo questo mestiere, che come quello di
calzolaio è un’arte e ha una bella storia. Amo l’ambiente in cui
viene esercitato e gli arredi, gli utensili: dalla poltrona girevole
all’affilarasoi, al bacino, allo spruzzatore, alla tazza per la
saponatura… Nel piccolo regno del mio amico mantovano Franco
Bompieri, barbitonsore e scrittore, sono esposti in una vetrinetta; e
quando vado a trovarlo, in via Morone, a Milano, a due passi dalla
casa di don Lisander (il Manzoni, intendo) li osservo e penso a
Massimo Alberini, esperto del settore e di circhi, che avrebbe dovuto
inserirli nel suo “Collezionismo minore” tra cavatappi, pipe,
treni…
Ogni volta Franco tenta di distrarmi proponendomi di dare
una regolata alla mia chioma; ma non mi sottopongo al procedimento
perché troppo importanti sono quelli che lui e i suoi collaboratori
prendono per i capelli. Qualche nome? Cesare Romiti, Marco
Tronchetti Provera, Enzo Bettiza…Oggi; e ieri? Su quelle poltrone
si sono seduti Adriano Olivetti, Indro Montanelli, Luchino Visconti,
Enrico Cuccia, Giorgio Strehler, Paolo Grassi, Marcello Mastroianni…
Pagine di un calendarietto dei barbieri con la bottega nel Settecento |
Quello di Bompieri è un salotto, e lo è la barbieria di un altro
mio amico, Salvatore Seccia, orgogliosamente di San Ferdinando di
Puglia, che ha fra tanti noti clienti Maldini e in passato ha
depilato personaggi come Ivanhoe Fraizzoli e Nicolò Carosio, il
radiocronista popolarissimo dagli anni 30 al dopoguerra, un
buontempone, che da pensionato, seduto a un tavolo del bar (da anni
scomparso) di Galleria Unione, quasi sotto il Duomo e, tenendo in
mano un bicchiere di whisky, esortava i passanti a farsi sforbiciare
da Salvatore, che svolgeva l’attività di fronte. Come in tutti i
salotti, in questi “atelier” si chiacchiera, si discute, ci si
racconta, si scherza, ci si rilassa, addirittura si stringono
amicizie. Era così nella Grecia antica e nella Roma dei Cesari, dove
soprattutto Nerone aveva gran cura della sua capigliatura; e Augusto,
nell’attesa di essere servito, leggeva e scriveva.E siccome sono ormai uscito dai binari, posso
riandare con il pensiero alla barberia che frequentavo da ragazzo, il
cui titolare veniva indicato con un soprannome (“Puperùsse”),
dovuto alla forma del suo naso. Ci entravo con un compagno di giochi
a cui piaceva suonare l’organetto a bocca, acquistato in una festa
di paese. La moglie del titolare, che di solito cicalava, sollecitava
il ragazzo ad esibirsi, e quello eseguiva. Una sera il marito, rapito
dal suonatore, mi fece sanguinare un orecchio. Era uomo fortunato:
non incappò mai nei rigori della legge per aver consentito la
diffusione della musica nel suo salone. E a Natale fischiava e
canticchiava quando regalava ai clienti quei bellissimi calendarietti
profumati, detti dei barbieri, che molti ricordano ancora con nostalgia. E
avrei concluso così, se alla notizia non fosse spuntata la coda: la
Siae ha ribadito la propria versione, che non trova riscontro nel
verbale, e da parte sua il barbiere replica che non è vera. Comunque
fino ad oggi la multa non è arrivata, forse perchè l’ente ha fatto
marcia indietro.
Bravo Presicci, che ha commentato la notizia con ironia e l'ha arricchita con riferimenti storici e con ricordi personali,facendo tornare in molti di noi la memoria di oggetti, profumi e sincerità di relazioni interpersonali del nostro Belpaese.
RispondiEliminaComplimenti a Gianpaolo che, con stile ed eleganza, ha portato alla ribalta della cronaca nazionale un episodio di eccessivo zelo burocratico, di cui spesso siamo vittime inconsapevoli. Silvia
Ciao Franco, grazie per la puntuale e divertente ricostruzione, speriamo di rivederci presto. Gianpaolo
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