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mercoledì 29 maggio 2019

Appuntamento ogni domenica in via Armorari

            Esposizione di figurine liebig di Roberto Fontana in via Armorari
NELLE FIGURINE DELLA LIEBIG

SCORRE LA STORIA DEL MONDO


Per realizzarle s’impegnarono artisti di alto livello, che non firmavano per il timore di perdere prestigio.

Splendidi anche i pezzi di “Bon Marchè”,             i magazzini fondati da Aristide Boucicaut.

Le figurine erano un veicolo pubblicitario che faceva sognare..









Franco Presicci   


L’apripista delle figurine e di altri stampati e quindi delle raccolte nel settore, fu Luigi Senefelder, di Praga, autore poco fortunato – parola di Massimo Alberini, autore tra l’altro, del volume “Collezionismo minore”, edito nel 1984 - convinto che “il procedimento di incisione all’acquaforte, su lastra di rame, può essere trasferito su pietra levigata che contrariamente al metallo non viene corrosa dall’inchiostro e consente la tiratura di migliaia, e non più di qualche decina, di esemplari. Fu la nascita della litografia … e della stampa a molti colori…”. 
Brera
Nel 1800 Senefelder si guadagnò l’incarico di direttore della stamperia reale di Prussia; e il litografo Engelmann, nel 1839, attuando quella scoperta, avviò la produzione in cromolitografia, battezzando quelle figure che dai collezionisti furono chiamate “cromo”. In seguito si svilupparono altri sistemi e il mondo delle figurine si allargò, facendo aumentare il numero degli appassionati. Per le figurine cominciò il successo. I Magazzini “Bon Mercihè”, fondati da Aristide Boucicaut, con quei quadretti, coinvolse i bambini e gli adulti prima con i “souvenirs” delle esposizioni universali, iniziando da quella di Parigi del 1889 e continuando con la storia dell’auto, i primi aeroplani, la moda, la visita dello zar, nel 1893, nella capitale francese...
Copertina figurine liebig



Brillante la sorte delle figurine Liebig, dal nome di Justus von Liebig (1802-1873), due cattedre universitarie e parecchie conquiste nel settore della chimica alimentare. Molti collezionisti assunsero una notevole importanza. Tra questi, il nostro Giancarlo Saccone. Nel febbraio del 2008 m’intrattenni un paio d’ore con Roberto Fontana, che operava in questo ambiente da quarant’anni. Lo incontrai in via Armorari (un tempo popolata da laboratori di valenti armaioli, tutelati, con i loro collaboratori, garzoni compresi, da un paratico, che tra l’altro imponeva loro una disciplina severa), dove ogni domenica mattina si svolge il mercato di ogni tipo di collezionismo, dai francobolli alle stampe antiche, alle cartoline d’epoca, alle medaglie, alle monete … Fontana si raccontò volentieri. ”A diciassette anni presi a cercare francobolli e fumetti. Per il piacere di classificare, ordinare, conservare”.
Roberto Fontana, collezionista figurine
Piazza Duomo nel dipinto di Corvaja
















Poi passò alle figurine, catturato ben presto dalle Liebig, e vi si dedicò con fedeltà assoluta. “Mi piacevano le immagini, una miriade: i fiori, gli attori del cinema, le ville d’Italia, le montagne, le manovre estive dell’esercito italiano, i costumi regionali, la coltivazione del tè e del caffè, le guerre, i monumenti, lo sport, i dinosauri, i segni dello zodiaco, i rifugi alpini, il canale di Suez, la guerra di Troia, le grandi battaglie, i personaggi celebri dell’antichità: con informazioni, sul retro, riguardanti il soggetto …”. Per esempio, la figurina dedicata a Cortina d’Ampezzo spiegava che le bellezze naturali di questo paradiso ‘devono la loro notorietà in gran parte anche agli impianti di funivia, come la Cortina-Poco, aperta nel 1926 e rinnovata trent’anni dopo per le Olimpiadi invernali; e la funivia di Faloria, data di nascita il ’39, altra considerevole finestra spalancata su un meraviglioso panorama”. Una figurina del 1910 commemorava i 50 anni della spedizione del Mille; una del 1912 la guerra italo-turca, un’altra ancora, del 1907, le rivoluzioni del XX secolo. Oltre 1800 temi, secondo l’autorevole catalogo Sanguinetti. Roberto Fontana ricordava, con entusiasmo e con grande competenza, questo tipo di collezionismo: “Un’enciclopedia a colori, dove la gente poteva anche imparare la storia, la geografia, conoscere gli angoli più suggestivi dello Stivale…”. E tanti infatti le ebbero come scuola. “A quei tempi i ‘mass media’ scarseggiavano, il piccolo schermo era di là da venire, e questi preziosi cartoncini, che parlavano in diverse lingue, compreso il russo, furono anche un veicolo pubblicitario efficacissimo. La cromolitografia per eccellenza era la Liebig. Portava un nome rilevantissimo, come detto quello del barone Justus von Liebig, a cui si deve il famoso estratto di carne. Un ingegnere inglese, nel 1862, ebbe l’idea di sfruttare quella ricetta e inaugurò una fabbrica in Uruguay, con ufficio ‘marketing’ a Parigi, città dalla quale ebbe inizio la suggestiva vicenda delle figurine Liebig”. Se ne innamorò subito, con fedeltà assoluta. ”Le osservavo quasi incantato: i fiori, gli attori del cinema, le ville d’Italia, le montagne, le manovre estive dell’esercito, i monumenti, lo sport, i segni dello zodiaco...
Via Dante da piazza Cordusio
Una del 1910 commemorava i cinquant’anni della spedizione dei Mille; un’altra, del 1912, la guerra italo-turca; un’altra ancora del 1907, le rivoluzioni del XX secolo. Oltre 1.800 temi, secondo l’autorevole catalogo Sanguinetti. Fontana, pacato, quasi sottovoce, espressione severa, sfornava notizie su notizie: “Il fenomeno stimolò molti editori. Decenni dopo nacquero i concorsi a premio, che coinvolsero schiere di persone; e il “Feroce Saladino”, che nel 1937 sfociò in un film interpretato dal simpaticissimo attore catanese Angelo Musco (figlio di un umile bottegaio, s’impegnò nel teatro a sedici anni con l’Opera dei Pupi”, affrontò il varietà, facendosi sempre più apprezzare, tanto che l’autore drammatico Nino Martoglio scrisse per lui “San Giovanni decollato”, il critico teatrale Renato Simoni lo esaltò e Luigi Pirandello gli affidò “Pensaci Giacomino”, Liolà… il successo a Milano con “Il paraninfo” di Capuana, ”… morì nel capoluogo lombardo nel ’37). Le figurine dunque furoreggiarono: esibendone un esemplare si poteva entrare al cinema senza passare dalla cassa. Sotto i portici di piazza Santa Redegonda a Milano si accalcavano centinaia di persone in cerca dei pezzi più particolari, rari, che oggi possono avere un valore di migliaia di euro. E’ stata un’avventura appassionante, quella delle figurine Liebig – commenta Fontana - Iniziata nel 1872, s’interruppe nel 1975 (all’estero tredici anni prima), riprese nel 1998, per terminare nel 2001 con la serie contrassegnata dal numero 1878. “Sono state emesse – parola del catalogo Sanguinetti – 1.871 serie, ogni serie, salva qualche eccezione, composta di sei pezzi.
Via Armorari
In tutto oltre 11 mila figurine solo nella nostra lingua”. Di questi esemplari – continuò – colpivano le vedute, il colore, il disegno, dovuti alla penna di artisti illustri, che non firmavano nonostante dessero vita a opere di autentica bellezza. Il motivo? Il timore di vedere calare il proprio prestigio. Fontana passava ore e ore a sfogliare gli album. Gli domandai quante serie possedesse: “Circa 1.800 e 20 mila figurine di altri tipi. Le apprezzano dai 40 anni in su. Io a 15 anni spendevo la paghetta per acquistare francobolli, mia figlia non ci pensa nemmeno”. E’ gelosissimo del suo patrimonio. “Non permetto che si tocchino le mie minuscole stampe. Sono piccoli gioielli, le Liebig”. Fontana ha un banchetto per lo scambio dei doppioni al mercatino di via Armorari, vicino a piazza Cordusio. Mi disse che conosceva quassi tutti i patiti che vi si riversavano. “Ci sono 200 tavoli, tutte le domeniche, già alle 9.30, qui si forma una folla di veri appassionati. Gente che chiede informazioni sulle date, sui contesti, sulle case editrici…”. Fontana ha risposte per tutti. Come fa Mauro Ferrari, con postazione di fianco, ricca di cartoline d’epoca, altri cartoncini meravigliosi, “viaggiati” e non. Qualcuno si mostra più erudito e intavola conversazioni sulla storia delle figurine, descrivendo quelle dette del cioccolato e quelle di una ditta di caffè.
La galleria
“Non va dimenticato – interruppe un signore alto e sottile, una nevicata sulla testa, gentile, gli occhiali alla Cavour - il filone delle figurine Perugina, alle quali appartiene il ‘Feroce Saladino’”. In via Armorari si danno appuntamento anche i milanesi lontani mille miglia dal collezionismo: sono spinti dalla curiosità o dal desiderio di godersi un po’ l’atmosfera di una storica via a due passi dal Duomo. “Mi piace andare da un banco all’altro – diceva un tale dal marcato accento barese, vestito elegantemente – e ascoltare i discorsi che s’intrecciano. Ho sentito parlare di raccolte di bottoni, sassi, scatole di fiammiferi, fascicoli di Topolino, manifesti pubblicitari, cartoline tranviarie, etichette d’acqua minerale… E ho voluto incrociare qualcuno di questi personaggi che devono avere tanto spazio a disposizione per potervi collocare tutti quei pezzi che in un’abitazione normale creano sicuramente qualche problema”. Intervenne un altro visitatore disinteressato, affermando “che gli oggetti elencati facevano parte, certamente non di un collezionismo di alto livello artistico, come i trenini, i grammofoni, con tromba o senza, le radio dei tempi del regime; ma di un collezionismo minore”, che comunque richiede la sua parte di tempo e anche di esperienza. ”A parte il piacere di tenere cose ambite, come contenitori di birra, magati di latta, giocattoli di una volta legati all’infanzia, conchiglie e via dicendo”. Proprio l’altra sera un mio amico che raccoglie di tutto ha acquistato vecchi calendari delle dimensioni anche 50 per 70 con figure che ti lasciano di stucco. Li ha aggiunti a libri antichi, fascette per sigari, menù, soldatini di carta…









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